Il nuovo punto di riferimento del Milan di Pioli è Sandro Tonali. Dopo una prima stagione di rodaggio, piena di difficoltà, il centrocampista è finalmente esploso, mostrando tutto il suo sconfinato potenziale. Dove può arrivare?
1- Etichette. Sin dai primordi del suo debutto tra i grandi, Sandro Tonali ha dovuto convivere, facendo i conti, con la pesante etichetta di nuovo Pirlo. Le caratteristiche fisiche, i capelli lunghi, uno stile simile di muoversi, una corporatura coincidente e il comune legame con la città di Brescia non hanno agevolato il percorso di crescita del talento nato nel lodigiano. Tonali ha dovuto misurarsi con il peso di un paragone impossibile da sostenere per chiunque, specialmente per un ragazzo nato nel 2000 alle prime vere esperienze nel calcio professionistico.
2- Pressione e aspettative. Una delle dirette conseguenze del punto precedente è la pressione venuta a crearsi attorno al centrocampista rossonero. Le ottime stagioni disputate al Rigamonti, specialmente quella della cavalcata e promozione in Serie A, avevano fatto stropicciare gli occhi a esperti e tifosi, gridando al fenomeno. Le aspettative sono cresciute, moltiplicandosi, affidando la speranza di aver cresciuto in casa un nuovo crack del calcio europeo in lui. L’impatto con la prima categoria, prima, e con un palcoscenico come San Siro, poi, hanno ridimensionato il calciatore italiano. Qui, purtroppo, manca la cultura dell’aspettare, fiondandosi subito a giudicare e affossare con le critiche. Tonali ha dovuto adattarsi a un altro tipo di calcio e a un altro tipo di concorrenza nel Milan, ritrovandosi in una dimensione totalmente nuova, accelerando il percorso di crescita mentale che oggi lo ha portato a essere il futuro campione che si prospettava essere.
3- Pioli e la fiducia. Dopo una stagione piena di difficoltà, ostacoli e delusioni, mollare la presa sul talento cresciuto nel Brescia, evitando di dargli altre chance, sarebbe stata la cosa più facile da fare. Pioli, invece, lo ha aspettato, insistendo su di lui, lavorandoci quotidianamente e provando a incutere in lui la convinzione di poter essere il giocatore che tutti volevano vedere, mostrando il suo vero volto. Un passo alla volta l’allenatore parmigiano è riuscito a raggiungere il suo obiettivo, affidando le chiavi del gioco della sua creatura nelle mani di Tonali.
4- Statistiche. Come sempre, i numeri aiutano a capire e ottenere un panorama più chiaro di quello di cui si parla, sostenendo la tesi con dati concreti. Tonali, fin qui, ha giocato 22 volte, collezionando 1.448′ di gioco. Ha recuperato 105 palloni, quasi 5 per partita, ne ha intercettati 17, uscito vincitore da 83 contrasti e subito 28 falli. È il calciatore del Milan con la media voto più alta della rosa. Tocca molti più palloni rispetto all’anno scorso, circa 70, ha aumentato la mole di tiri, passando da 0,61 a 1,80. Esegue 38 passaggi a partita, completandone l’87%. Numeri di un cambiamento lampante.
5- Presenza difensiva. I numeri svelano una verità inconfutabile. Uno dei punti di forza di Tonali è la fase difensiva. In Serie A, pochissimi sono in grado di reggere il confronto. La velocità abbinata a una prestanza fisica notevole, lo rendono uno specialista dei recuperi. Corre per tutto il campo, inseguendo gli avversari, senza che abbiano il tempo di respirare. La posizione è sempre quella giusta, il modo di stare in campo anche. Guardandolo giocare, si ha l’impressione che si trovi ovunque in ogni momento, coprendo ogni porzione del rettangolo verde, senza mostrare segni di fatica o cedimento, tutt’altro.
Tonali non sembra stancarsi mai, provando piacere in quello che fa e mostrando una leggerezza senza eguali. I suoi recuperi non sono mai casuali, ma sempre orientati verso l’utilità e con un occhio all’azione successiva. Spesso, dopo aver recuperato palla, il centrocampista del Milan fa ripartire l’azione, creando più volte potenziali occasioni da rete. Esemplare, in questo senso, è la rete segnata a Bergamo contro l’Atalanta.
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