La partita d’addio alla Roma, e molto probabilmente al calcio, di Francesco Totti sta attirando tutte le luci della ribalta in questa 38esima giornata di Serie A. Così quasi inosservato passa il congedo di Rodrigo Palacio dall’Inter, che ha deciso di non rinnovare il contratto dell’argentino. Una separazione silenziosa che si addice al personaggio: nella sua esperienza italiana ha dato prova di essere assai concreto, per nulla dedito a disperdere parole in inutili proclami. Proprio per questa sua indole poco avvezza al mettersi in mostra, è giusto dedicare un piccolo omaggio a un calciatore che ha sempre profuso il massimo impegno nella causa sposata.
I SUCCESSI ARGENTINI
Rodrigo Sebastian Palacio nasce a Bahia Blanca, in Argentina, il 5 febbraio 1982, e vanta doppio passaporto, argentino e comunitario (spagnolo), dovuto alle origini del nonno, trasferitosi in Sud America a seguito della guerra civile degli anni Trenta. L’influenza del padre, a quei tempi tesserato dell’Olimpo de Bahia Blanca, lo sospinge fin dalla tenera età verso il calcio. Muove i primi passi calcistici nel Bella Vista, formazione locale. A 19 anni passa all’Huracan, dove si mette in mostra siglando 15 gol nella sua prima stagione tra i grandi. Dopo un’avventura biennale al Banfield, ha la sua grande occasione: nel 2005 si trasferisce al Boca Juniors, uno dei club più prestigiosi al mondo. In questi anni, oltre alle 2 Recopa, 1 Coppa Sudamericana, 2 campionati e 1 Copa Libertadores, conquista il soprannome “El Trenza”, in onore della sua particolare acconciatura, caratterizzata dall’inconfondibile treccina. Con la maglia del Boca gioca anche la finale del Mondiale per club del 2007, terminata con una sconfitta ai danni del Milan, a cui però ha segnato il gol dell’1 a 1, una sorta di anticipazione del prossimo futuro. Dopo 5 stagioni ricche di soddisfazioni decide di mettersi alla prova in Europa: risponde presente alla proposta di Preziosi e si trasferisce al Genoa nell’estate del 2009, lasciando Buenos Aires con uno score di 82 reti in 185 presenze.
Un giovane Rodrigo Palacio ai tempi del Boca
LA CONSACRAZIONE IN ITALIA
In Italia mette subito in mostra le sue doti tecniche e tattiche sotto la guida di un timoniere esperto come Gian Piero Gasperini. La disponibilità al sacrificio e la duttilità tattica dell’argentino fanno subito di lui un elemento chiave dello scacchiere tattico genoano. Dopo due stagioni di buonissimo livello, arriva la consacrazione definitiva in un’annata travagliata per i rossoblù. Si succedono 3 allenatori diversi in panchina e la squadra si salva al photofinish con un 17esimo posto in campionato. “El Trenza” è il salvatore della patria che trasformandosi in goleador, incomincia a segnare senza sosta. Conclude la stagione siglando 21 gol in una squadra che ha lottato fino all’ultimo per non perdere la categoria. L’interesse delle grandi non tarda a giungere.
“El Trenza” in azione con la casacca del Genoa
GLI ANNI NERAZZURRI
Nel giugno 2012 un’Inter desiderosa di ricostruire dopo un anno deludente decide di puntare sul suo talento. L’impatto a Milano è devastante, migliora anche le statistiche della sua ultima annata al Genoa. Nei primi mesi vanta una media di un gol ogni 103’ e forma insieme al connazionale Milito, in fase calante, un buon tandem offensivo. Il girone di ritorno si rivela invece deludente e condanna la truppa di Stramaccioni alla nona posizione finale. Palacio sigla 22 reti tra Europa League e campionato nel suo primo anno a Milano. Le stagioni successive seguono lo stesso leit motiv, un Palacio che mette anima e corpo per la maglia, disposto a ricoprire qualsiasi ruolo pur di dare il proprio contributo – indimenticabile il quarto d’ora finale in coppa Italia contro il Verona in cui sostituisce Castellazzi tra i pali – ma una lunga sfilza di delusioni calcistiche accumulate sul campo. Con l’arrivo di Mancini ha poi avuto a disposizione sempre meno spazio e in questa ultima stagione è stato protagonista solo di alcune comparse.
PREDICA NEL DESERTO
Con Inter-Udinese si chiude l’esperienza di Palacio con la casacca nerazzurra, dopo 58 reti in 168 presenze. Lascia in un silenzio pieno di significato: saluta con l’umiltà di cui manca gran parte della rosa interista, con lo stile di chi ha sempre dimostrato di essere un grande professionista, dedito alla causa e disposto a mettere in secondo luogo i propri interessi a favore di quelli del gruppo. La dirigenza ha deciso di lasciar partire l’emblema delle qualità umane e professionali che meno sono rappresentate nell’attuale spogliatoio, invece di farne un pilastro della ricostruzione, prima di tutto morale, di cui necessita. “El Trenza” cercherà una nuova sistemazione per concludere la sua onorevole carriera, con l’amaro in bocca per aver predicato nel deserto nerazzuro, in cui il suo buon esempio è stato poche volte seguito.
In bocca al lupo per il futuro Trenza!!