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Pensiero del Diez

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PSG

In tutti questi anni José Mourinho ha esercitato su di noi, nel bene e nel male, un gran fascino.

Questo deriva dalla nostra percezione di un uomo che può avere sempre il controllo della situazione.
Quello che è stato il peggior risultato della sua carriera infatti non può certo intaccare il suo valore, i suoi successi, le sue idee e i suoi metodi.

“Voglio essere dove amo essere e dove la gente ama che io sia”. E poi, in conferenza stampa: “So che in Inghilterra sono amato. Sono amato dai fan, sono amato dai media che mi trattano in modo corretto, criticandomi ma pure dandomi credito quando lo merito”. 

La prima stagione di Mourinho al Manchester United poteva passare solo come una stagione di assestamento. Una transizione difficile dall’era e dai meccanismi di van Gaal. Adattarsi all’ambiente è stata con ogni probabilità una delle più grandi sfide della sua carriera.

Non era facile immaginare una partenza simile. Anche questa volta ha dimostrato di essere lui lo Special One. Sin dall’arrivo, lo United ha soddisfatto tutte le sue richieste, spendendo più di 150 milioni di sterline e assicurandogli alcuni dei migliori giocatori al mondo nei rispettivi ruoli. Ora i mezzi per dare continuità ai successi ci sono tutti e non manca neanche la disponibilità da parte della società nell’investire sul calciomercato una somma ancora maggiore rispetto a quella della scorsa stagione.

La conclusione di questa stagione ha dimostrato una cosa: quando il Manchester United dice di voler arrivare a qualcosa, ci arriva. È andata così sia con la Coppa di Lega che con l’Europa League. Mourinho è stato capace anche questa volta di esercitare un buon controllo della situazione. Ha definito chiaramente gli obiettivi a inizio stagione, poi ha saputo infondere nei suoi giocatori la fiducia necessaria per affrontare gli impegni con la giusta determinazione.

ESSERCI QUASI

Nella prima parte della stagione, nonostante le vittorie, il Manchester ancora non aveva convinto tutti fino in fondo.
C’è stato un preciso momento della stagione in cui le certezze sono crollate. È la sconfitta nel derby contro il City di Guardiola, in cui sono emersi diversi problemi di gioco.


Mourinho inizialmente si era affidato al 4-2-3-1 e aveva sperimentato nuove idee. Le prime tre partite però, concluse con tre vittorie, avevano forse illuso tutti sulla facilità del cambiamento in atto. Dopo il derby è iniziato un periodo difficile, aggravato anche dalla sconfitta contro il Watford. La squadra intensa e fisica che Mou aveva pensato non stava funzionando troppo. Mancava soprattutto l’interscambio delle posizioni e i movimenti ad allargare il campo. Non è certo un caso in fatto che lo United sia la squadra che ha corso meno chilometri in tutta la Premier League.

Bisognava studiare una nuova rotta. Si è dimostrato così capace di gestire tanta qualità e sfruttare il talento dei suoi ragazzi. La forza fisica dei giocatori e le abilità nei duelli aerei hanno fatto trasparire, nonostante alcune lacune, una squadra adatta alla Premier. Ma non ancora per puntare al vertice.

DIPENDENZA

Pogba e Ibra si sono uniti.

Sembrava una storia destinata a trasformarsi in una battaglia e invece è nato un amore. Nessuna coppia offensiva ha creato così tante occasioni da gol in Premier. Lo United è diventato completamente dipendente dai due. La prestazione di Pogba però neanche questa volta è rimasta pulita dai dibattiti e dalle critiche. Eppure la sua importanza è stata evidente. Perché nessuno è stato in grado di dare alla squadra un contributo del genere, in entrambe le fasi. Pogba è stato determinante per dribbling riusciti, per duelli aerei vinti, per il numero di passaggi effettuati.

WAITING FOR…

Uno degli errori da non commettere sarà proprio quello di sottovalutare i tanti giovani talenti che in questi anni hanno avuto la fortuna di affermarsi. A loro si affiancheranno i nuovi arrivi del mercato e saranno almeno altri 3 i giocatori che verranno aggiunti all’organico: un centrocampista, un attaccante (visto l’addio di Zlatan Ibrahimovic) e un’ala. Tra questi Romeu Lukaku. Uno dei nomi più caldi di questa estate, ormai vicinissimo allo United. L’attaccante belga di origini congolesi si trasferirà dall’Everton per 75 milioni di sterline. E per un nuovo arrivo c’è una partenza. Questa volta è il momento di Wayne Rooney. Dopo 13 stagioni in cui ha vestito la maglia del Manchester United, saluterà l’Old Trafford per tornare a casa. Come nelle favole. Per lui casa è Liverpool. Andrà all’Everton, la squadra che ha nel cuore fin da quando era bambino.

Ora, dopo un anno che doveva essere quasi di prova e invece si è dimostrato molto di più, Mourinho dovrà far capire a tutti di saper come fare per vincere la Premier League.

Ha seminato. Ora deve aspettare e poi raccogliere. Bisogna lavorare piano, senza troppa fretta.

Good luck Special One!

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Rugani sta diventando ciò che tutti ci aspettavamo

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Rugani

Daniele Rugani si sta rendendo autore di una buonissima stagione confermando, di fatto, parte delle aspettative maturate nei suoi confronti ai tempi della primavera Juve e del suo impatto a Empoli.

DA QUINTA A SCELTA A COMPRIMARIO

Rugani sta avendo un impatto eccezionale sulla Juventus e tutto ciò ha un particolare valore proprio in virtù del percorso che lo ha portato a rivestire questa importanza, quest’anno. Già, perché Allegri parole al miele per Rugani le ha sempre avute ma non sempre – anzi – a certe sviolinate sono susseguiti i fatti. Rugani, a livello di scelte, ha iniziato la stagione da quinta e ultima opzione per il pacchetto arretrato: parlano le presenze della prima parte dell’annata con Danilo e Alex Sandro disponibili. Panchina fissa, ultima spiaggia.

È stato bravo il ragazzo a non demoralizzarsi, ad accettare le scelte seppur – evidentemente – conscio del proprio valore, dando il 101% nelle occasioni avute. Già, perché con Rugani in campo la Juventus ha subito una rete in sei gare e l’unica marcatura segnata dagli avversari è stata un colpo di testa sferrato in una zona di competenza non sua. Gioca in una zolla di campo che non è la sua, a sinistra, e lo fa con la sicurezza di chi ha raggiunto la propria maturità calcistica. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che il vizietto del gol non lo ha perso mai, è chiaro che su Daniele Rugani, dopo anni di dimenticatoio e critiche ingenerose, sia giusto spendere più di una parola positiva.

IL PERCORSO DI RUGANI NON È NUOVO

Tornando indietro negli anni, ricordiamo tutti quanto si parlò bene di Rugani 7-8 anni fa. All’unanimità, in Italia, eravamo un po’ tutti convinti che Rugani-Romagnoli, rispettivi giocatori di Juventus e Milan al tempo, sarebbero stati la cerniera ermetica della Nazionale Italiana per anni e anni. Spoiler: non è mai stato così. I due hanno giocato insieme solo in tre occasioni: due volte contro l’Olanda e una contro la Germania, totalizzando due pareggi e una vittoria.

Eppure, a distanza di anni, la musica potrebbe essere cambiata e non sarebbe né la prima né l’ultima volta nel calcio. Il percorso di Rugani ricorda tremendamente quello di altri calciatori diventati importanti in colpevole ritardo – anagraficamente parlando – per le loro squadre. Si pensi a Matteo Darmian, per esempio: 4 anni nel dimenticatoio al Manchester United, un anno di purgatorio al Parma e poi l’approdo all’Inter come riserva con l’etichetta di “usato sicuro. Un ‘usato sicuro’ che l’anno scorso ha disputato 48 partite in quattro ruoli diversi giocando da titolare inamovibile una intera Champions League fino alla finale. Rimanendo più nel ruolo, si pensi a Nacho Fernández: una vita a guardare il campo alle spalle di titani come Ramos e Pepe prima e Militao e Alaba poi. Oggi, a 33 anni, è capitano del Real Madrid e qualche mese fa il suo club ha rifiutato qualsiasi offerta per lui, trattenendolo nonostante il ruolo apparentemente marginale e una carta d’identità non certo fiorente. L’anno scorso ha disputato 44 gare, oggi è gia a 12.

UNA PRIMA VERA OCCASIONE

E allora ci si chiede se anche Rugani non meriti un percorso del genere. Rugani, nato all’ombra di una BBC andata finalmente in pensione – nella sua totalità – alla fine della scorsa stagione, era sempre stato visto come l’erede dei tre colossi dietro e il peso del suo ‘fallimento’ era rapportato solo alle grosse aspettative che nutrivamo su di lui. Il ragazzo potrebbe non avere la stigmate del predestinato o quelle precise doti di difensore leggendario ma è un calciatore di enorme valore che in questa Juventus ci può stare alla grande.

Perciò oggi, agli sgoccioli del 2023, facciamo nuovamente il tifo per Daniele Rugani, quel difensore che una vera chance non l’ha davvero mai avuta. E perché con un pizzico di nostalgia e di speranza, anche in Nazionale, sarebbe interessante vederlo in coppia con Alessio Romagnoli, un altro calciatore spesso troppo bistrattato e che alla Lazio ha trovato finalmente la sua dimensione e la continuità che cercava. Perché nella vita non si è mai davvero in ritardo: ognuno ha, semplicemente, i propri tempi.

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La nostra prima pagina

Fiorentina-Bologna 2-1, le pagelle del match: Bonaventura illumina, Nico Gonzalez decisivo!

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Pronostico Fiorentina-Cagliari

PAGELLE FIORENTINA-BOLOGNA – Partita di cartello oggi all’Artemio Franchi di Firenze: Fiorentina-Bologna è una sfida dal profumo europeo. I rossoblu si presentavano al match da sesti in classifica e imbattuti da 10 partite, mentre la squadra di Italiano è reduce dalla vittoria europea contro il Cukaricki. Grazie a un rigore di Gonzalez e a un super gol di Bonaventura, la squadra viola vince la partita 2-1 dopo tre sconfitte di fila: non basta il rigore d Zirkzee al Bologna. Tante polemiche arbitrali in questa partita, che si accende dal punto di vista nervoso quasi subito e Maresca fatica a tenerla in mano. Rimangono forti dubbi sul contatto Arthur-Saelemaekers.

Numero Diez vi fornisce le pagelle del match valido per la dodicesima giornata di Serie A.

LE PAGELLE DELLA FIORENTINA

Terracciano 6.5: c’è la sua firma su questa vittoria. Decisivo nel primo tempo su Saelemaekers e nel secondo su Ferguson: rischia nel contatto con Orsolini, anche se tutto fermo per fuorigioco.

Parisi 4.5: brutta partita del terzino italiano. Commette il fallo (ingenuo) da cui nasce la punizione del rigore del pareggio del Bolognese, da lui stesso procurato. Giocando a destra, inoltre, commette qualche errore tecnico di troppo: Italiano lo toglie all’intervallo. (Dal 45’ Ranieri 6: buon secondo tempo, anche se a fine match prende un giallo evitabile che gli costa la squalifica).

Milenkovic 6: il migliore del reparto difensivo della Fiorentina, sempre preciso e ordinato. Compie quasi nessuna sbavatura, riesce a contenere Zirkzee – solo in un’occasione del secondo tempo gli sfugge sulla fascia sinistra.

Martinez Quarta 5: prova insufficiente dell’argentino. Rischia nel primo tempo perdendo un pallone sanguinoso su Zirkzee, tanti errori tecnici. Migliora quando viene spostato sull’esterno, ma non era in una giornata positiva.

Biraghi 6: buona prestazione nel complesso del capitano della Viola, costretto ad uscire all’88’ per un fastidio muscolare. Fatica a contenere Orsolini, ma cresce all’interno della partita – sempre pericoloso nella battuta dei calci piazzati. (Dall’88’ Comuzzo SV).

Duncan 6: partita di sostanza, infatti riesce a schermare parecchie offensive rossoblu. Non sempre preciso tecnicamente, ma ripaga la fiducia di Italiano con una prova sufficiente.

Arthur 5.5: rischia nel contatto con Saelemaekers, anche se Maresca non ha fischiato rigore per il Bologna. Per il resto gestisce bene la palla coordinando il gioco della Fiorentina, anche se non è una delle sue migliori partite – può fare sicuramente meglio. (Dal 78’ Lopez SV)

Gonzalez 7: torna al gol dopo più di un mese e, oltre alla rete, compie un’ottima partita. È la luce tecnica della Fiorentina, quasi tutte le pericolosità offensive passano dalle sue giocate. Trasforma chirurgicamente il rigore decisivo per la vittoria.

Bonaventura 7.5: 100esimo gol a cui prende parte in Serie A tra reti e assist, convocato nuovamente in Nazionale. Migliore in campo del match l’ex Milan che trova un gol di una difficoltà tecnica elevata e delizia il pubblico con giocate di livello: fondamentale negli schemi di Italiano, crescita esponenziale. (Dal 91’ Mina SV).

Kouamè 5.5: titolare a sorpresa al posto di Brekalo, non riesce a incidere. Tenta più volte la conclusione, ma con poca precisione e lucidità: luci e ombre.

Nzola 6: serve l’assist per il gol di Bonaventura, compie un buon primo tempo. A volte un po’ assente dal gioco, sbaglia qualche appoggio, ma la sua rimane una prova sufficiente – sostituito all’intervallo. (Dal 45’ Ikone 6.5: ingresso determinante; si guadagna il rigore del vantaggio, sprinta sulla fascia e conferma di essere un elemento chiave di questa squadra).

Italiano 6.5: dopo tre sconfitte consecutive, torna a vincere la sua Fiorentina in una partita molto complicata. La scelta dei cambi all’intervallo è perfetta e la sua squadra rischia complessivamente poco contro un Bologna in ottima forma.

LE PAGELLE DEL BOLOGNA

Skorupski 6: non può far nulla sul gol di Bonaventura, spiazzato da Gonzalez sul rigore. Per il resto non compie particolari errori.

Posch 6: prova sufficiente del capitano rossoblu, che subisce poco dal suo lato e mette tanta sostanza. Il suo rientro è essenziale per Motta anche per la sua duttilità nel reparto difensivo. (Dal 76’ Lucumi SV)

Beukema 5.5: meno preciso del suo compagno di reparto in alcune letture. Non compie una prova totalmente negativa, ma ha dimostrato in questa stagione di poter fare prove decisamente migliori.

Calafiori 6: continua a crescere il centrale classe 2002, riscoperto da Motta in un ruolo in propriamente suo. Lascia probabilmente troppo spazio per calciare a Bonaventura, ma è l’unica sbavatura in un match preciso.

Kristiansen 5: procura scioccamente il rigore del vantaggio viola con una trattenuta evidente su Ikonè, che gli crea molte difficoltà. Anche le primo tempo fatica contro Gonzalez, non una buona prova del terzino ex Leicester. (Dal 76’ Lykogiannis 5: non commette particolari errori fino all’ultima punizione del match che spreca malamente calciandola fuori).

Freuler 6: buona partita dello svizzero. Ordinato in fase difensiva, si propone meno del solito in attacco lasciando più spazio ad Aebischer per gli inserimenti. (Dal 69’ Moro 6: buon ingresso del croato finito un po’ sotto nelle gerarchie di Motta, ma chiamato spesso in causa nelle partite fisiche).

Aebischer 5.5: prova non scintillante dell’ex Young Boys che viene schierato più indietro rispetto alle sue zolle preferite. Offensivamente cerca di proporsi, ma non è preciso e prende un’ammonizione evitabile che condiziona il prosieguo del match.

Orsolini 6.5: prova più che sufficiente per l’italiano. Gli viene annullato un gol a fine primo tempo per fuorigioco, ci va vicino in un altro paio di occasioni: una spina nel fianco costante della difesa avversaria. Permangono i dubbi sulla sua non convocazione con l’Italia. (Dal 69’ Ndoye 5: fumoso nelle giocate, non riesce a incidere e finisce per risultare inconcludente).

Ferguson 6.5: partita di livello dello scozzese, che va vicino due volte al gol – nel primo tempo di testa e a fine match con un tiro angolato ben parato da Terracciano. Il ruolo cucitogli addosso da Motta gli si addice perfettamente, riesce a trovare gli spazi giusti per inserirsi.

Saelemaekers 6: gara a fasi alterne del belga che, però, è sufficiente. Fornisce alcuni spunti interessanti, va anche vicino al gol nel primo tempo – in alcuni momenti, invece, è fumoso e poco lucido nelle giocate. Eccessivamente nervoso nel match.

Zirkzee 6.5: altra partita di qualità dell’olandese. Rigore trasformato con precisione e pulizia tecnica nelle giocate di raccordo per il gioco offensivo dei rossoblu; il suo miglioramento è costante – anche se alcune volte si isola troppo all’interno del match, ma sono fasi di crescita. (Dall’84’ Van Hooijdonk SV).

Thiago Motta 5.5: il Bologna era partito bene nel primo tempo, con buone trame offensive e una pressione più alta del solito nel momento in cui la Fiorentina girava il pallone in difesa. Nel secondo tempo il rigore all’inizio condiziona i successivi 20’ in cui la squadra crea poco o nulla, salvo poi riprendersi nel finale. La scelta di Kristiansen non premia e il cambio Ndoye-Orsolini risulta abbastanza strano, visto l’ottimo momento dell’italiano.

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Alla Juventus serve un centrocampista: chi farebbe più comodo tra Samardzic e Thuram?

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Udinese, si cerca il sostituto di Samardzic: su di lui Inter e Lipsia

La Juventus, alle prese con le vicende Paul Pogba e Nicolò Fagioli, è orientata ad acquistare un nuovo centrocampista durante il mercato di gennaio. In tal senso, i nomi di Lazar Samardzic e Khephren Thuram sembrano i più appetibili sul taccuino del Football Director, Cristiano Giuntoli.

UNA NECESSITÀ NUMERICA

La Juventus non si può nascondere: il centrocampista è una priorità assoluta della dirigenza in virtù non tanto di rinforzare la rosa in vista del mercato di gennaio, quanto piuttosto di rimpolpare numericamente l’organico. Già, perché la fresca notizia della squalifica di 7 mesi di Nicolò Fagioli è la seconda tegola cascata sulla testa del club dopo l’accertata positività al doping di Paul Pogba. Due nomi non esattamente casuali, tra l’altro: il primo, valore Transfermarkt di 35 milioni di euro, era stato nominato miglior giovane della scorsa edizione di Serie A, il secondo, nei piani della dirigenza, sarebbe stato il faro del reparto, nonchè stella assoluta della squadra con il numero 10 sulle spalle.

E con i soli Locatelli (attualmente non brillante), Rabiot (finora lontano dai livelli della scora stagione), Miretti (ancora in attesa di sbocciatura), McKennie (forse il più positivo ad oggi) e Nicolussi Caviglia (deve ancora debuttare, quest’anno) appare difficile pensare di perseguire in totale serenità gli obiettivi preposti.

Per questo motivo, Giuntoli è molto attivo sul mercato, tanto che i nomi di centrocampisti accostati alla Juventus per la prossima sessione di mercato si sprecano: c’è il sempreverde De Paul – che in realtà, all’Atletico, performa sempre ottimamente – il nuovo nome, Emil Hojbjerg – che probabilmente può arrivare solo a condizioni vantaggiose, vista l’età – e poi i due nomi più intriganti e, per certi versi, percorribili: Khephren Thuram e Lazar Samardzic.

Ciò che hanno in comune questi profili è la posizione ed il ruolo in campo: mezzeali. Per il resto delle caratteristiche, difatti, sono piuttosto diversi tra loro. Eppure ciascuno, con i propri limiti e con le proprie caratteristiche, potrebbe fornire un grosso apporto alla Juventus in una zona del campo che, da tempo, rappresenta il punto debole della squadra.

KHÉPHREN THURAM, UNA MEZZALA CHE RICORDA POGBA

Khéphren, fratello di Marcus che stiamo imparando a conoscere in questi mesi, è un classe 2001 e veste la maglia del Nizza dal 2019, club col quale ha maturato la bellezza di 119 presenze.

Thuram è un profilo interessantissimo sul quale non si sono posati solo gli occhi della Serie A ma anche della Premier League con il Liverpool in prima fila. Questo, perché il giovane calciatore francese possiede spiccati doti fisiche e atletiche unite ad una tecnica di base di buonissimo livello che lo rendono un centrocampista totale. Strappa, domina col fisico, recupera palloni, porta palla, e calcia: Khéphren Thuram in campo è un box-to-box discretamente elegante con margini ampissimi. E ricorda, in alcuni aspetti, il giovanissimo Pogba che si affacciò all’avventura juventina nel 2012.

É appetibile sul mercato in quanto il suo contratto vedrà scadenza nel 2025 e, perciò, la finestra invernale del 2024 rappresenta l’ultima opportunità per il Nizza di strappare un accordo economico discretamente vantaggioso.

Innamorato calcisticamente del ragazzo è anche Fabio Cannavaro che lo ha recentemente sponsorizzato in un’intervista

“In che squadra di Serie A vedrei bene Thuram? Ovunque. Fossi un club italiano lo prenderei subito, farebbe comodo a tutti”. 

LAZAR SAMARDZIC, L’INTER NON ERA DESTINO?

L’altro nome, invece, lo conosciamo tutti. E non solo per l’arcinota trattativa arenatasi alle ultime battute che lo aveva quasi portato a vestire il nerazzurro.

Il talento di Lazar Samardzic (vedasi il gol realizzato contro il Napoli qualche settimana fa) è sotto gli occhi di tutti, tant’è che l’Inter stessa aveva fatto di tutto per tentare di assicurarselo. Centrocampista elegante, mancino e dal piede caldo, Samardzic è un centrocampista classe 2002 col vizio del goal e margini di miglioramento colossali. Il suo nome, mediaticamente, ha smesso di suscitare clamore forse per la sfortunata vicenda relativa al mancato trasferimento a Milano ma il suo ardore in campo è rimasto lo stesso, così come la voglia di misurarsi con certi palcoscenici. Samardzic è infatti titolare inamovibile della formazione di Sottil con ottimi risultati (già due gol quest’anno, ndr).

In rapporto al suo quasi coetaneo Thuram, è sicuramente più elegante palla al piede, più offensivo sul rettangolo di gioco, più votato al goal ma anche meno coinvolto nella fase difensiva e nei recuperi – tanto da essere stato schierato persino trequartista o attaccante nella scorsa stagione.

In termini economici, un suo ipotetico acquisto è da considerarsi forse più alla portata rispetto a quello del francese per costi di cartellino e ingaggio – nonostante un contratto ancora lontano dalla scadenza, datata 2026.

SAMARDZIC O THURAM?

Ragionando su costi, possibilità, ambientamento e identità di gioco, probabilmente il serbo Samardzic rappresenta il match perfetto per questa Juventus.

In primis, per un fattore ambientale: arrivare a metà campionato è sempre complesso e conoscere già la lingua, il paese e il campionato sono vantaggi che rendono l’adattamento sicuramente più rapido ed efficace. Non è da sottovalutare, inoltre, l’interessante intesa che si creerebbe con i compagni di Nazionale, Kostic e Vlahovic. In generale, anche in campo, individuare un calciatore propenso alla giocata, all’ultimo passaggio è ciò che serve davvero alla Juventus di Allegri, spesso tacciata di povertà tecnica in quella zona del campo. Samardzic aggiungerebbe quel brio alla manovra che attualmente nessun centrocampista in rosa può dare. E dulcis in fundo, il fattore economico: di Samardzic si conosce già orientativamente il prezzo (l’Inter aveva l’accordo a 16+2 di bonus) mentre per Thuram c’è da scavalcare una forte concorrenza e c’è da giocare sul prezzo.

In conclusione, è bene puntualizzare come i due potrebbero coesistere, rivelandosi entrambi pedine preziose per la Juventus. E chissà che il club bianconero non decida di farsi un regalo, assicurandosi uno dei due per gennaio e puntando all’altro in estate.

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Calcio Internazionale

Non solo Messi e Busquets, l’Inter Miami punta anche Hazard

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Eden Hazard, dopo la cocente delusione del Real Madrid, vuole incominciare un nuova avventura e riportare in alto il suo nome. Secondo il Sun, Hazard potrebbe incominciare una nuova esperienza in MLS. L’Inter Miami sembrerebbe fare sul serio per l’ex Real, che se dovesse accettare potrebbe incominciare la nuova avventura al fianco di Leo Messi e Sergio Busquets.

Considerato da molti il belga più forte di sempre, si è perso a Madrid in quella che poteva diventare l’occasione per raggiungere i più grandi. L’ex Chelsea è stato candidato per ben sei volte alla conquista del pallone d’oro, ciononostante non è mai riuscito ad esprimersi al meglio o a conquistare la titolarità negli anni dei Galacticos.

 

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