Il Torino batte la Roma allo stadio Olimpico e porta a casa la qualificazione ai quarti di finale di Coppa Italia. Questo è il verdetto finale che scaturisce l’importante 1-2 confezionato dai granata nella sfida di mercoledì scorso nella capitale.
SCHEGGE IMPAZZITE
Qualcuno ci spieghi questo Torino: squadra quadrata, che a volte sembra poter vincere contro tutte, ma molte altre si perde in un bicchier d’acqua.
Non è affatto un caso se una decina di giorni prima il gruppo di Sinisa Mihajlovic era uscito vittorioso a Roma contro l’altra tifoseria capitolina: contro la Lazio del sempre costante Ciro Immobile, delle sorprese Luis Alberto e Lucas Leiva e delle super conferme De Vrij e Milinkovic Savic l’unica parola certa per quanto concerne il mondo granata era “tre”.
Come i punti confezionati, così come le reti segnate, che avevano permesso al Torino di tornare a lottare per un posto in Europa League.
SGUARDO AL SERGENTE
Proviamo a scavare a fondo, fino a lì dove il semplice “se segnassi vinceresti” non può arrivare: il sergente di ferro, Sinisa Mihajlovic ha sbagliato più di qualcosa da quando allena il Torino, facendo spesso infuriare la tifoseria piemontese.
Guardando però qualche dato che immediatamente salta all’occhio, noteremo come i padroni dello stadio Grande Torino siano estremamente preparati nei calci piazzati a sfavore: sono trenta le occasioni fra punizioni e calci d’angolo concesse alla Lazio lo scorso 11 dicembre; l’unica rete laziale, però, avviene ad una ventina di minuti dal termine per colpa di un pallone perso dal gallo Belotti e trasformato in gol da Luis Alberto.
Stesso discorso si può fare dopo l’incontro di ieri: i lupi giallorossi hanno usufruito di 16 calci di rigore, 6 corner e un penalty, ma da nessuna di queste occasioni è nato il gol che ha permesso ai padroni di casa di accorciare le distanze.
Infatti il 4-3-3 ben bilanciato permette ai granata di non sbilanciarsi troppo e, per questo, di rimanere concretamente in fase arretrata, ripartendo rapidamente con gli esterni d’attacco.
Stiamo parlando, quindi, di schemi ben precisi che permettono a difensori alti e rocciosi di esser sempre in condizione di spazzare la sfera.
Basta far riferimento a Lyanco, un classe ’97 alto un metro e ottantotto.
O ancora basterebbe notare la prestanza fisica di Nkolou, capace, grazie alle istruzioni del mister slavo, di difendere il pallone egregiamente.
SE SON ROSE…
Fioriranno.
E allora perché il Torino fatica enormemente? Ad onor del vero se ci bastassero gli incontri disputati contro le due romane per giudicare questo Torino, avremmo davanti agli occhi una delle papabili squadre che si giocheranno il piazzamento in Champions League.
In verità se i ragazzi di Miha si posson definire schegge impazzite, è anche perché in qualunque momento della stagione è possibile osservarli alle corde.
Prendendo l’incontro disputato contro il Napoli, ci si accorge immediatamente di qualche carenza difensiva di troppo: contro i partenopei, il Toro si è presentato giocando con i quattro di difesa troppo larghi, favorendo quindi le continue incursioni degli esterni partenopei.
Il gioco di Sarri e il suo 4-3-3 sfrutta le ali d’attacco e ne serve i tagli dietro i difensori.
Lasciando la predisposizione larga, Sinisa Mihajlovic ha permesso ai partenopei di fare il proprio gioco: con un uno-due-tre micidiali, gli azzurri hanno tramortito i piemontesi in meno di trenta minuti.
COLPA O MERITO?
I giallorossi sono scesi in campo con nove undicesimi di titolari fra panchina e non convocati. Di Francesco ha sottovalutato il Torino, non scegliendo Alisson, bensì dando un occasione al polacco Skorupski. In fase arretrata giocano Moreno, Jesus, Palmieri e Peres, stravolgendo di fatto tutto il pacchetto difensivo. In mezzo al campo non giocano ne Nainggolan, ne tantomeno capitan De Rossi. L’unico titolare fra i titolari è di fatto Kevin Strootman, che occupa il centrocampo davanti a Gonalons, in mediana, e al brasiliano Gerson, stranamente schierato da mezzala dopo le ottime prestazioni sulle fasce contro Fiorentina e Chelsea.
In avanti finalmente gioca Schick, ma anche qua restano a secco di minuti dall’inizio sia Dzeko che Perotti.
Una squadra troppo maneggiata subisce la pressione offensiva di un Torino che in avanti non sbaglia quasi mai quando arriva sotto porta e che dietro è impeccabile.
Granata che, seppur con un discreto turn-over, restano ugualmente al livello dei titolari, forse perdendo appena qualcosa.
JUVE REGALATA
La vittoria dei granata ha permesso al gruppo di regalare ai propri tifosi il derby di Coppa ai quarti di finale. La vecchia signora si è imposta, infatti, per due reti a zero sul Genoa con i gol di Higuain e Dybala, i due migliori attaccanti dei torinesi.
Sono due quindi le stracittadine al secondo turno finale di Coppa Italia, con Milan-Inter.
Adesso si entra nel vivo: avanti a chi tocca!