A Roma non sono affatto contenti.
Arrivato come aizzatore di folle, anche Ramon Monchi, definito il miglior direttore sportivo al mondo dagli addetti ai lavori, si è dovuto chinare.
Roma brucia; a Roma non si scherza. A Roma ogni errore può ben presto diventare fatale.
ESIGENZE ROMA
La Roma che arriva al mercato di gennaio è una squadra che ha bisogno immediato di innesti importanti: la perdita sei mesi prima di Mohammed Salah, giocatore capace di segnare quasi 20 gol con la maglia della Roma nell’annata precedente a questa, non venne rimpiazzata a dovere.

Gli arrivi sulle fasce dei vari Defrel e Schick, adattati, assieme ad Under, troppo giovane per quella responsabilità, non sono bastati per vedere una Roma forte come quella di Luciano Spalletti.
Fu il derby l’ultimo vero sussulto della Roma: una bella vittoria per due reti a uno che lanciava la squadra di Di Francesco verso le posizione più alte della classifica.
POI?
Successivamente il degrado: la Roma in campionato troverà due vittorie contro Spal e Cagliari (al 94esimo fra le polemiche), ben cinque pareggi e tre sconfitte.
Sono solo tre i punti raccolti nelle ultime sette partite. Assurdo se si pensa che il Napoli ne ha raccolti ben quindici in più in sole sei gare.

Il problema è da risolvere probabilmente nella fase offensiva: se i capitolini sono la terza miglior difesa del nostro campionato, di contro in avanti sono tantissime le compagini che segnano di più; persino Samp, Atalanta e Sassuolo sono andati più volte in rete.
INNESTI
Era chiaro, quindi, come servisse innanzitutto un esterno alto in grado di fare la differenza per riprendere in tempo la stagione.
Inoltre avrebbe fatto comodo un terzino destro che potesse occupare ambedue i lati: sul laterale destro l’olandese Karsdorp ha subito un grave infortunio che lo terrà fuori per tutta la stagione, mentre Bruno Peres ha mostrato evidenti limiti tecnici.

Florenzi adattato al ruolo di terzino non poteva bastare ancora una volta.
Ed è per questo che a Roma la piazza non chiede il colpo da 90, ma semplicemente esige un non stravolgimento della rosa, con magari qualche zona del campo puntellata in modo intelligente a destra e manca.
BILANCIO
La società giallorossa, però, affronta il mercato con il peso del bilancio a gravare e con la necessità, come sempre ormai, di far cassa.
L’obiettivo è quello di cedere qualche pezzo grosso e rimpiazzarlo con giocatori senz’altro più abbordabili e meno costosi ma comunque bravi qualitativamente.

In poco tempo si parla di giocatori come Nainggolan e Dzeko sul piede di partenza.
Successivamente si farà il nome del terzino Palmieri, affiancato al bosniaco per chiudere una grande doppia trattativa che permetterebbe di far entrare nelle casse della Roma ben 60 milioni di euro.
EMERSON A ROMA
Il Palmieri che vedemmo a Roma fra l’ultima Roma di Garcia e la prima di Luciano Spalletti era un giocatore lento ed impacciato; appariva come un profilo tutt’altro che sicuro di se, che, piuttosto, spesso falliva palla al piede, favorendo contropiede o azioni pericolose degli avversari.
Con il tecnico ora all’Inter, il brasiliano ha ricevuto finalmente la giusta fiducia, iniziando a dimostrare il proprio valore: la stagione 2016-17, quella della sua consacrazione, lo ha visto essere uno dei migliori dell’intera annata della lupa: ben 33 tackle vinti, il 77% dei falli subiti, guadagnando quindi palloni affinché si riuscisse ad uscire da situazioni difficili.

E ancora: il 71% dei duelli uno contro uno vinti, il 68% dei duelli aerei a proprio favore. Parliamo di un terzino perfetto in quasi tutto.
Il suo calvario inizia proprio nell’ultima del capitano Francesco Totti: il brasiliano è titolare sulla fascia sinistra come sempre, ma dopo appena quindici minuti lascia in barella il campo a favore di Mario Rui.
LA CESSIONE
Trattenuto Nainggolan, una volta incassato il definitivo “No” di Edin Dzeko, il Chelsea ha cambiato mira, andando a prendere il centravanti dell’Arsenal Giroud, ma accettando ugualmente di prelevare dai capitolini Emerson Palmieri.

La cessione di Palmieri è comprensibile: salva il bilancio e consente alla Roma di non perdere un titolare ma un giovane e forte prospetto che però difficilmente avrebbe visto il campo con davanti una pedina quale Kolarov.
Trenta milioni di euro compresi di bonus sono quasi un piccolo capolavoro da parte del direttore sportivo ex Siviglia che monetizza un giocatore che negli ultimi sei mesi non ha mai visto il campo, poiché costretto ai box.
SILVA
Meno cinico e preciso probabilmente il DS nella scelta del sostituto.
Se i lupi erano riusciti ad incassare una considerevole cifra dalla cessione di Emerson, difficilmente si sarebbe potuta far scelta più azzardata.
Il suo sostituto sarà Jonathan Silva, giocatore senz’altro buono, ma infortunato da tre mesi ormai.

Classe ’94, promettente e rapido, ha però saltato 14 delle 19 gare fin qui disputate dallo Sporting Lisbona.
Il maggior problema si presenta, però, nel comprendere che non è stato semplicemente un infortunio lungo e duraturo, ma un KO che si presentava spesso, costringendolo ad essere indisponibile a corrente alterna.
FOLLIA DIFENSIVA
Se il pacchetto difensivo fino a quel momento era da osservare come l’unica vera certezza, quello che succederà negli ultimi giorni nella capitale sarà impensabile.
Alle spalle dei tre titolari (alternati) Jesus, Fazio e Manolas, la Roma ha Hector Moreno e Castan, due profili che difficilmente vedono il campo ma che sono comunque ottimi per un fatto perlopiù numerico.

La cessione di Castan, se rimpiazzata (da chiunque), sarebbe stata comprensibile e accettabile.
Il suo passaggio in prestito secco al Cagliari fa bene a tutti e gli consente più minutaggio per tornare, magari in futuro, qui a Roma.
L’ultimo giorno di mercato Monchi cede anche Moreno per 6 milioni di euro alla Real Sociedad.
Non è la cessione a fare clamore quanto tutto ciò che girà intorno ad essa: aver fatto plusvalenza con un giocatore ritenuto lento, scarso e inadatto è una manna, ma la Roma rimane senza riserve in difesa ed è costretta a richiamare dal prestito Capradossi.
CAPITANO MAI ESPLOSO
Elio Capradossi fu capitano della Roma primavera nel periodo in cui il settore giovanile dei capitolini era il primo del paese. Giocatore forte, fisico e carismatico era di futuro certo per la maglia giallorossa.
In verità, però, la sua è una parabola discendente: la Roma lo presta per due volte al Bari in Serie B, col ragazzo spesso in difficoltà e in panchina.
Nemmeno in Puglia, scendendo di categoria, è riuscito a prendersi la maglia da titolare.
E così ora la Roma di Di Francesco non solo non si è rinforzata nonostante le evidenti difficoltà, ma si trova con tre difensori centrali circa in rosa sulla quale poter puntare e un terzino sinistro tutt’ora in infermeria.
Giudicare ora sarebbe troppo presto, ma perlomeno lasciateci il beneficio del dubbio.