Quando dall’urna di Nyon, Shevchenko ha estratto Barcellona e poi Roma, gli sguardi romanisti si sono rivolti verso l’alto. Per i blaugrana invece “l’avversario migliore che potesse capitare”.
CONDIZIONE
Recita una tra le più conosciute leggi di Murphy: “quando tutto va bene, qualcosa andrà male”. Quindi: “quando non può andar peggio di così, lo farà” e “se le cose sembrano andar meglio, c’è qualcosa di cui non stiamo tenendo conto”.
ROMA
Questa legge sembra stata scritta appositamente per la Roma di Di Francesco. Perché tutto sembrava andare bene: contro lo Shakhtar la Roma è stata paziente e si è qualificata ai quarti di finale battendo una squadra troppo conservativa. Il passaggio del turno ha assunto un grande valore per la Roma, tanto simbolico quanto materiale. L’ambiente si scrolla di dosso anni di delusioni europee, dopo aver visto una squadra che ha potuto finalmente vivere uno scontro ad eliminazione senza tragedie. Il risultato porta inoltre prestigio ad un gruppo al primo anno di progetto Monchi. Anche se è molto improbabile che la Roma riesca ad alzare un trofeo, i milioni guadagnati dal percorso in coppa finora permetteranno di pensare al futuro con più serenità. Inoltre, anche in campionato, dopo un black out durato più del previsto, era tornata finalmente la luce. Dice Murphy: non stavamo tenendo conto di qualcosa.

I sorteggi di Champions hanno ricordato ai giallorossi che qualcosa doveva andare male. Roma contro Barcellona. Poteva andare peggio? No, non poteva andare peggio. Nessuna eccezione a confermare la regola.
BARCELLONA
Per il Barcellona, neanche a dirlo, situazione contraria. ¡Buena suerte! “Un Bonbon”. Titolano così i sorteggi i giornali spagnoli. “Roma, el que querian”. Inutile anche considerarli troppo convinti. È il Barcellona. Punto. Una squadra che è imbattuto da 12 partite casalinghe in Champions League contro squadre italiane, con nove vittorie e tre pareggi, l’ultima sconfitta risale ad aprile 2003 contro la Juventus. La squadra di Ernesto Valverde è quella che ha subito meno gol in questa Champions League, soltanto due (nessuno nei primi tempi). Inoltre il Barcellona ha mantenuto la porta inviolata in sei delle otto partite giocate. Altro primato dei catalani.
FACCIA A FACCIA
BARCELLONA
Il pronostico è quasi inutile. C’è l’imbarazzo della scelta, nell’elencare i motivi per i quali tutto fa dire “Barça”. Partendo dai numeri, Valverde è primo nella Liga con otto punti sull’Atletico, è in finale di Coppa del Re, ha vinto il girone di Champions davanti alla Juventus e ha eliminato il Chelsea di Conte agli ottavi. Poi, nel faccia a faccia, non si può non aprire il capitolo Messi. Un traguardo di cento gol segnati in Champions, e si viaggia al ritmo di 34 reti in 42 gare stagionali. Oltre a lui anche i “rinforzi” come Paulinho e Dembelé, che sono costati molto, hanno già dimostrato di essere giocatori da Barcellona. Valverde ha dato solidità a questa squadra, tanto da incassare solo 2 reti in tutta la Champions e infatti il Barça di oggi difende molto meglio che in passato.

ROMA
“Penso che nei quarti qualsiasi squadra sia complicata. È pericoloso fare analisi di questo tipo. Non volevamo Madrid o Sevilla come abbiamo visto, la Roma è un rivale complicato. Non sai cosa può accadere. Se mi attengo ai dati, ha vinto 3-0 con il Chelsea, ha messo in difficoltà l’Atletico Madrid e questo dà un’idea delle loro credenziali e più in due partite che tutto può succedere. Conosciamo le potenzialità della Roma”
La Roma è la sfavorita. Nessuna novità. Ma Ernesto Valverde non vuole assolutamente sottovalutarla. I giallorossi sono squadra che molte volte ha dimostrato di avere poca coscienza dei propri limiti. Che di per sé è un difetto. Qui, invece, si trasforma in un pregio. Perché contro un avversario così importante bisogna considerarsi (o almeno credere di essere) capaci di tutto. Basta ripensare al pareggio di Stamford Bridge, o al 3-0 all’Olimpico sempre contro il Chelsea. Risultati che, al momento del sorteggio, nessuno poteva immaginare. Alla Roma il compito di provarci, contro un Barcellona che resta sempre il Barcellona, con i suoi infiniti punti di forza e qualche debolezza. Ad esempio non è più quella squadra fortemente asfissiante in fase di riconquista del pallone come durante l’era Guardiola, raramente soffoca i rivali. Qualcosa concede. E ora ha anche il grosso problema con Busquets, uscito con una frattura al piede destro dal match contro il Chelsea: tre settimane di stop, forse rientrerà in tempo per l’andata dei quarti, ma non è sicuro.
SOGNARE NON È MAI COSTATO NULLA

Barça sia. Con tutto il carico di emozioni e attese che una partita così può portare. Barça sia. Con Messi, Suarez, Iniesta, le cinque Coppe dei Campioni, il Camp Nou, le gradinate che trasmettono identità catalana e indipendentismo, la quantità innumerevole di campioni, un museo da far invidia a quelli artistici, non a caso “més que un club“. Un gigante culturale e sportivo. E allora, senza scomodare Davide e Golia e tutti quei luoghi comuni che in situazioni così vanno tanto di moda, il compito della Roma sarà proibitivo. Ma mai proibito. Provando a resistere il più possibile al Camp Nou e poi giocarsi tutto all’Olimpico.