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5 allenatori da seguire nella stagione 2018-2019

Calcio e dintorni

5 allenatori da seguire nella stagione 2018-2019

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Nel variegato universo calcistico del ventunesimo secolo possiamo distinguere due categorie di allenatori, così da classificarli in modo preciso per il lavoro che svolgono: sono i bottom-up e i top-down. I bottom-up sono quegli allenatori che modellano le idee di gioco solo dopo aver valutato le caratteristiche dei giocatori migliori, cioè guardano prima il materiale e poi pensano al resto, partendo quindi dal basso. I top-down, invece, sono degli allenatori che hanno dei principi di gioco ben definiti, cioè le loro idee sono imprescindibili, e sono i giocatori che in questo caso si devono adeguare.

Abbiamo selezionato 5 nomi interessanti di allenatori top-down da seguire nella prossima stagione, proprio per capire cosa porteranno nei loro nuovi club e quali risultati potrebbero arrivare. Alcuni di loro sono dei veri e propri ‘guru’ della panchina, mentre altri arrivano da esperienze che non si sono concluse nel migliore dei modi e cercano un rilancio.

MAURIZIO SARRI 

Iniziamo con un nome forte, cioè quello di Sarri, che ha deciso di accettare l’offerta del Chelsea e di trasferirsi in Premier League. Il tecnico toscano, dopo aver creato addirittura una propria filosofia di gioco, il sarrismo, è pronto per affermarsi anche in Inghilterra.

Il modulo di riferimento per Sarri a Napoli è sempre stato un 4-3-3, formato dai soliti 11 giocatori con qualche riserva di lusso. Ripartirà sicuramente da lì, da questo suo punto fermo, e l’acquisto di Jorginho ne è la conferma. Il calcio fatto da triangolazioni veloci e verticalizzazioni improvvise potrebbe sposarsi a meraviglia con le caratteristiche della Premier League, il campionato iper-veloce per eccellenza.

L’allenatore dovrà rivedere comunque il suo possesso palla conservativo, proprio perché i ritmi del campionato inglese sono molto più alti rispetto a quelli del campionato italiano e i giocatori potrebbero andare in difficoltà nella gestione prolungata del pallone.

Un altro aspetto su cui dovrà lavorare molto il tecnico ex-Napoli sarà quello riguardante la linea difensiva: i movimenti della difesa (rigorosamente a zona) non sono semplici da assimilare nel breve periodo, per questo, almeno all’inizio, il Chelsea potrebbe avere grosse difficoltà per quanto riguarda la fase difensiva.

Detto questo, se dovesse puntare un euro allora dovrebbe essere puntato proprio su Sarri, con la convinzione che porterà la sua filosofia di gioco anche in Inghilterra, sperando possa raccogliere anche qualche titolo, così da mettere a tacere i suoi detrattori.

MARCELO BIELSA

El Loco, è questo il suo apodo calcistico che lo ha contraddistinto da sempre. Marcelo Bielsa o lo ami o lo odi, non ci sono vie di mezzo, un po’ come quello che vuole lui dai suoi giocatori. Ritmi sempre altissimi, scambi di posizione e movimenti continui, aggressione alta per la riconquista del pallone, calcio offensivo e difesa rigorosamente a 3. Era tutto fatto due estati fa per il suo sbarco in Italia, alla Lazio, poi ci furono delle controversie con la società e Bielsa decise di rifiutare la panchina dopo aver già firmato il contratto.

Bielsa è stato – lo è tutt’ora – uno degli allenatori più influenti della storia del calcio e in molti hanno deciso di partire dalle sue idee e dai suoi metodi di lavoro per iniziare il proprio percorso, basta un nome su tutti: Pep Guardiola.

“Per me Marcelo Bielsa è il miglior allenatore del mondo. Non importa se non ha vinto titoli, quel che conta è l’influenza che ha sui suoi giocatori, io ho una grande ammirazione nei suoi confronti per come riesce a migliorare gli elementi a sua disposizione e inoltre non ho mai conosciuto un giocatore che parli male di Bielsa. Ogni volta che ho avuto l’opportunità di parlare con lui mi ha sempre dato consigli importanti .”

Ma arriviamo al punto nevralgico del nostro approfondimento, perché seguire Marcelo Bielsa nella sua nuova esperienza al Leeds? Innanzitutto perché si confronterà con una realtà totalmente nuova, la Championship, e l’impatto non sarà dei più semplici.

Per assimilare i principi di gioco del Loco serve molto tempo, quello che spesso non gli è stato concesso, ma Bielsa cercherà fin da subito di dominare la serie B inglese.

Il suo 3-3-1-3 sarà imprescindibile e vedere una squadra del tecnico di Rosario che lavora esattamente come vuole lui non è solo divertente, è appassionante e coinvolgente. Il materiale a sua disposizione non sarà di prima classe, cosa che non gli è praticamente mai capitata, e quindi potrà lavorare a 360 gradi su ogni elemento della rosa, modellandolo a proprio piacimento.

Al Lille ha fallito, ma in un’altra città francese, Marsiglia, poco tempo prima aveva creato una squadra incredibile che fece faticare molto il PSG per la vittoria del campionato.

Se qualcuno vuole vedere qualcosa di nuovo, di particolare, il primo nome da seguire è sempre quello di Marcelo Bielsa, un vero e proprio maestro della panchina.

THOMAS TUCHEL

Thomas Tuchel sbarca sotto la tour Eiffel ed è assolutamente pronto a guidare il PSG, uno dei club più importanti al mondo che vuole affermarsi anche in Champions, arrivando alla tanto agognata coppa dalle grandi orecchie. Il tecnico tedesco non ha un modulo di riferimento e a Dortmund ha utilizzato diverse opzioni per il posizionamento in campo dei suoi e per l’uscita della palla dal basso, fondamentale però nei suoi principi di gioco.

Tuchel predilige il gioco di posizione, che è caratterizzato da un controllo ossessionato degli spazi centrali del campo, i cosiddetti “spazi di mezzo” (halfspaces in inglese), che sono delle zone più pericolose dove effettuare il proprio gioco e imporre il proprio dominio. La manovra ha una parola d’ordine: fluidità. Tocchi di prima, ribaltamenti sul lato debole dell’avversario e geometrie essenziali. A Dortmund il suo Borussia ha incantato, tanto che il gioco espresso dai gialloneri fu ribattezzato Tiki-Tuchel, ma non ha raccolto i frutti desiderati, tranne una misera Coppa di Germania.

Nella prima partita contro il Bayern Monaco nella ICC il PSG si è posizionato a 3 dietro, dando quindi un importante indizio su come Tuchel intenda schierare la linea difensiva. Come play arretrato potrebbe essere utilizzato Thiago Silva, ma sono ancora solamente delle suggestioni.

E allora sarà veramente interessante seguire Tuchel al PSG, visto che si dovrà confrontare anche con campioni del calibro di Neymar, Mbappé, Cavani e lo stesso Thiago Silva, che dovranno assolutamente ascoltare il proprio tecnico, altrimenti non avranno una facile convivenza.

EDUARDO BERIZZO

Il quarto nome da seguire è sicuramente il meno conosciuto, ma EduardoTotoBerizzo è un allenatore vero e nella sua esperienza di 3 anni al Celta Vigo ha fatto vedere cose davvero interessanti dove ha raggiunto anche una semifinale di Europa League.

Dopo il triennio in Galizia lo scorso anno è arrivata la grande chiamata, quella del Siviglia, che doveva ripartire dopo la stagione intensa vissuta con Sampaoli.

El Toto Berizzo a Novembre, dopo la spettacolare rimonta in Champions contro il Liverpool da 0-3 a 3-3, comunica alla squadra di avere un cancro alla prostata ed è costretto ad allontanarsi dalla panchina. Dopo essersi curato ritorna, ma viene esonerato nel giro di qualche partita, pur essendo al quinto posto in Liga e agli ottavi di Champions. Insomma Berizzo non ha vissuto sicuramente un’annata semplice e non ha neanche potuto lavorare con serenità sulla panchina del Siviglia.

Allora ha deciso di accettare la corte del Bilbao, una squadra che deve ripartire e soprattutto ritrovare quel concetto di identità che la contraddistingue da sempre. Eduardo Berizzo fa parte della scuola degli allenatori argentini influenzati dalla filosofia di gioco di Marcelo Biella – gli altri sono Pochettino, Sampaoli, Martino, Gallardo, tutti comunque con sfumature diverse.

El Toto predilige una linea difensiva a 4, e il posizionamento in campo dei suoi varia spesso tra 4-2-3-1 e 4-3-3. L’uscita pulita della palla da dietro è fondamentale e deve essere subito indirizzata verso gli esterni, che spesso cercano delle triangolazioni con gli interni. A volte Berizzo ha anche utilizzato la difesa a 3, segno di come l’allenatore argentino riesca anche a variare l’assetto predefinito dei suoi, in questo è molto ‘europeista’.

L’ultimo argentino che si è seduto sulla panchina del Bilbao è stato un certo Marcelo Bielsa, suo maestro, che al primo anno riuscì ad arrivare in finale sia di Copa del Rey che di Europa League, perdendole però entrambe contro Barcellona e Atletico Madrid.

Adesso Berizzo, dopo la controversa e sfortunata parentesi sevillista è pronto a ripartire proprio dall’Athletic Bilbao, se non sono segni del destino questi.

UNAI EMERY 

Prima della non felicissima parentesi al PSG Unai Emery veniva considerato come uno dei tecnici più brillanti d’Europa e a Siviglia è riuscito anche a raggiungere dei risultati clamorosi come le 3 Europa League consecutive.

Il tecnico spagnolo nel suo biennio al PSG ha vinto soltanto in Francia, mentre non è riuscito ad affermarsi in Champions – due eliminazioni consecutive agli ottavi contro Barcellona e Real. Anche il suo rapporto non idilliaco con alcuni giocatori chiave dello spogliatoio (Neymar su tutti) ha portato la società dello sceicco Al-Khelaifi alla decisione di esonerare il tecnico ex-Siviglia.

Emery riparte dall’Arsenal ed ha un ruolo fondamentale: è il primo allenatore a sedersi sulla panchina dei Gunners dopo un certo Arsène Wenger.

Unai ha già iniziato la sua rivoluzione, partendo dal mercato: ha acquistato Torreira, centrocampista in grado di svolgere i panni del regista alla perfezione, un portiere bravo con i piedi, e non solo, come Leno, e due difensori molto esperti come Sokratis e Lichsteiner. L’Arsenal infatti, negli ultimi anni, ha avuto sempre delle lacune difensive clamorose e gli acquisti sopracitati saranno fondamentali per la nuova difesa dei Gunners.

L’allenatore spagnolo avrà anche l’arduo compito di far convivere Aubameyang e Lacazette, due attaccanti fenomenali che hanno sempre agito come punta unica.

Dalle prime amichevoli arrivano segnali importanti su questo fronte: il modulo di riferimento è un 4-3-3 con Aubameyang largo a sinistra, pronto per convergere verso il centro e calciare con il piede forte, e Lacazette utilizzato come terminale offensivo.

Sarebbe un’evoluzione clamorosa per l’ex-Dortmund, visto che in passato ha giocato al massimo come ala destra. Quando, invece, l’azione si sviluppa sulla destra, con Ozil utilizzato come ‘falso esterno’, il numero dieci tedesco potrebbe andare ad occupare il ruolo di trequartista, dietro proprio alla coppia Aubameyang-Lacazette. Sono tutti esperimenti per adesso, ma qualcosa già si muove.

Emery proverà a replicare il calcio espresso a Siviglia, caratterizzato da un gioco offensivo spettacolare e una fase difensiva impostata sulla riconquista immediata della palla, e potrebbe anche far vedere qualcosa di nuovo. Una cosa è certa: Unai Emery rivoluzionerà l’Arsenal, anzi ha già iniziato.

 

 

 

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Cellino e l’incredibile retroscena ai tempi del Leeds: allenatore esonerato per colpa di… un divano!

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Cellino

CELLINO LEEDS – Massimo Cellino è da anni una delle personalità più controverse e particolari del calcio italiano, e non solo. Infatti, l’attuale presidente del Brescia è stato il patron del Leeds nel periodo compreso fra il 2014 e il 2017, periodo in cui il club alternata promozioni e retrocessioni in Premier League.

Alla base dei vari problemi vissuti in alcune situazioni vi erano incomprensioni tecnico-tattiche, ma anche linguistiche. Infatti, secondo quanto dichiarato ai microfoni del Daily Mail, la pronuncia inglese dell’originario cagliaritano non è mai stata impeccabile. Pertanto, a causa di questa insufficienza linguistica, le conseguenze sono state importanti anche nel percorso del Leeds.

Nello specifico, la richiesta del presidente di cambiare un divano presente nel suo ufficio ha subìto un’interpretazione del tutto erronea, spingendo i dirigenti del club a esonerare Brian McDermott, allenatore in carica fino a quel momento. Il problema di fondo è stato l’incomprensione fra il termine couch (divano) e coach (allenatore). Inoltre, secondo quanto sottolineato da Cellino stesso, l’equivoco non è stato mai noto, venendone a conoscenza solo il giorno della vigilia del successivo impegno.

Un episodio molto controverso, quindi, che ha portato all’esonero di un indifeso allenatore a causa di, incredibile ma vero, un divano. Questo episodio, dunque, è sempre rimasto incompreso dai tifosi, che non hanno mai visto di buon occhio Cellino.

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Dal Real Madrid alla NASA: Antonio Pintus studia la preparazione atletica degli astronauti

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PINTUS – Antonio Pintus è una delle figure “di secondo piano” tra le più note del calcio mondiale. L’italiano ricopre attualmente l’incarico di preparatore atletico del Real Madrid, apice della sua carriera professionale dopo una lunga avventura nello staff di mister Conte. Le sue metodologie di allenamento hanno stupito tutti per l’intensità e per l’efficacia derivata da esse, come sottolineato da Jude Bellingham ad inizio stagione. La sua tecnica ha incuriosito gli esperti di vari campi lavorativi, anche lontani dal rettangolo verde.

Infatti, secondo quanto riportato da RelevoPintus è stato convocato dalla NASA, l’organo spaziale statunitense, per approfondire la preparazione atletica degli astronauti. D’altro lato, invece, i responsabili dell’azienda amministrativa hanno studiato la metodologia del diretto interessato. In questo modo, l’obiettivo è acquisire i migliori segreti per incrementare la prestanza fisica degli astronauti. Si tratta di una collaborazione insolita, ma a testimonianza della grande ammirazione nei confronti di uno dei migliori professionisti nel suo ruolo.

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ESCLUSIVA – La ‘Brigata Mai 1 Gioia’ di San Marino raccontata dai suoi partecipanti

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San Marino

Sembrerà strano a dirsi, ma – alla fine di questa pausa – la nazionale del San Marino vive uno dei momenti migliori della sua storia recente. È vero: i biancazzurri hanno concluso il loro gruppo di qualificazione ad Euro 2024 con nove sconfitte su nove partite giocate, ma nelle ultime tre gare del girone (contro Danimarca, Kazakistan e Finlandia) San Marino ha realizzato altrettanti gol, segnando a tutte e tre le compagini affrontate. Un vero e proprio record, considerando che non era mai successo nella storia della nazionale.

Ad essere felici, quindi, non sono solo i componenti dello staff tecnico e i giocatori, ma anche e soprattutto i tifosi del San Marino che, spoiler, sì, esistono. Ma non solo, la nazionale può vantare addirittura di un gruppo di tifosi organizzato, la ‘Brigata Mai 1 Gioia’, composta da appassionatissimi che da anni seguono le avventure della squadra anche all’estero. Abbiamo voluto conoscere meglio questo simpaticissimo gruppo intervistando Daniele Davide, membri ormai navigati della Brigata.

POPOLARI LONTANO DA CASA

Proprio in virtù delle diverse trasferte, la Brigata si è fatta conoscere ed apprezzare fuori da San Marino e l’Italia, prendendo in simpatia tante tifoserie straniere, oltre che la stampa estera. Una cosa che ha tenuto subito ad evidenziare Daniele, l’attuale leader del gruppo.

“Effettivamente è molto strano. Le testate internazionali ci hanno cercato in ogni modo, ieri per esempio ero sul DailyMail, ma mi hanno chiamato anche BBC e altre testate di un certo livello. In Italia invece c’è gente che si domanda ancora cosa esista a fare San Marino e non ne comprendo il motivo. A conti fatti il nostro gruppo è quasi più conosciuto all’estero che in patria e spero che le cose possano cambiare e si capisca perché tifiamo San Marino. Il risultato non c’entra nulla, è una filosofia radicata”.

Una cosa confermata anche da Davide, che ci ha detto:

“A Belfast (contro l’Irlanda del Nord ndr.) i tifosi volevano conoscerci e fare foto con noi. È stato molto bello, alcuni addirittura ci mettevano di fianco i loro bambini per scattare fotografie di ricordo, incredibile. In Italia ci considerano quasi degli appestati!”.

UN GRUPPO NATO PER GIOCO

Chiaramente, per raccontare e conoscere meglio la storia della Brigata mai 1 gioia, abbiamo dovuto far luce sulle sue origini e sulle ragioni che l’hanno spinta a nascere. A spiegarci tutto nei dettagli è stato ancora una volta Daniele.

Il gruppo è nato 11 anni fa da un’idea di Massimo, il suo fondatore. Per curiosità andò a vedere un match a San Marino e allo stadio si accorse che tutti gli spettatori erano seduti, esattamente come al teatro, e nessuno cantava. Questa cosa gli mise un po’ di tristezza e per gioco decise di fondare un gruppo che con il tempo si è espanso. Ora siamo circa in 30 e i nostri membri vengono da tutt’Italia, ma anche da paesi esteri come Germania e Austria”.

Sì, perché è importante specificare che dei circa trenta membri della Brigata, in pochi vengono da San Marino. Gli stessi Daniele e Davide non sono sammarinesi: il primo viene dalla Toscana e vive a Modena, il secondo è originario di Salerno. Doveroso, allora, chiedergli i motivi per i quali si sono avvicinati alla causa biancazzurra.

Mi piace il calcio pulito, quello in cui non ci si picchia ma si fa amicizia, potremmo definirlo quasi un ‘calcio rugbistico’. San Marino è un unicum: incontri tifosi delle altre nazionali all’inizio e alla fine della partita, li conosci, ci scambi le sciarpe e magari ci vai anche a prendere una birra. È come se ci fosse un habitat incontaminato, dove tra l’altro è possibile conoscere anche i membri della nazionale. A Belfast per esempio abbiamo conosciuto tutti e sono diventato amico di Dante Rossi (calciatore della rappresentativa sammarinese ndr.). Contro la Finlandia, poi, abbiamo avuto modo di parlare anche con il CT, che ci ha raccontato come stessero lavorando e cosa era successo nella partita precedente in Kazakistan. È un clima irripetibile, chiaramente è impossibile fare questo con l’Italia o con qualsiasi altra nazionale: a San Marino trovi qualcosa che non si può fare da nessun’altra parte e questo mi ha spinto ad appassionarmi”.

Per quanto riguarda Davide, invece:

“Da anni mi piace il calcio sammarinese, per me la Champions League inizia a giugno con i turni preliminari, e non a settembre con i gironi. Diversi anni fa trovai la pagina della Brigata su Facebook e iniziai a seguirla perché la trovavo una bella iniziativa. Nel 2019, poi, mentre studiavo a Bologna, sul gruppo scrissero che c’era un posto disponibile per andare a vedere una partita e mi ci fiondai. In quella gara il San Marino riuscì anche a segnare un gol, così i membri della Brigata pensarono che portassi fortuna e mi inclusero immediatamente nel loro gruppo. In realtà da allora il San Marino non ha mai vinto e uno dei pochi pareggi mi ha fatto anche perdere una schedina perché avevo scommesso sulla sconfitta! Fu comunque un’esperienza molto divertente che mi ha fatto entrare in un gruppo di amici”.

L’AIUTO DELLA FEDERAZIONE

Quella della Brigata, insomma, è una realtà piccola ma vivace che, peraltro, nell’organizzazione di viaggi e nell’acquisto dei biglietti, ha potuto anche contare sulla federazione sammarinese. Come anticipato da Davide, a volte i membri del gruppo possono accedere a fasi di vendita anticipata dei biglietti, soprattutto contro gli avversari di lustro internazionale. Ancora una volta Daniele ci ha chiarito la questione.

“Il rapporto con la Federazione c’è sempre stato anche se siamo un gruppo indipendente che, in base alle situazioni, può anche criticare. Dallo scorso settembre, comunque, il nostro rapporto è passato dall’essere confidenziale a ufficiale. C’è stato un incontro tra i tifosi, il presidente federale, il segretario generale e il CT. È stata l’occasione per sederci ad un tavolo e iniziare a collaborare, i nostri obiettivi come gruppo sono affini a quelli della federazione e lo scopo è quello di portare gente allo stadio. Quando possibile loro cercano di aiutarci con i biglietti: chiaramente andare a vedere il San Marino non è gratis, ma si cerca di agevolare i tifosi che vengono più spesso. Anche per l’organizzazione logistica delle trasferte spesso parliamo e ci organizziamo con la federazione stessa, siamo entità distinte ma non estranee e anche questa è una cosa che non puoi trovare altrove”.

UN’ESPERIENZA DA PROVARE

Alla fine della nostra intervista, abbiamo voluto chiedere ai due ragazzi se si sentissero di consigliare l’esperienza di entrare a far parte della Brigata mai 1 gioia e quali fossero i lati positivi del tifare una squadra che, risultati alla mano, non vince da quasi vent’anni. Ci hanno risposto così.

“Tifare San Marino”, ci dice Daniele, “non è come tifare una qualsiasi altra squadra. Bisogna cambiare il punto di vista: chiaramente se si pensa solo al lato calcistico si vedrà una nazionale che, piuttosto che a vincere, ambisce a perdere con dignità, e questo non è chiaramente il massimo per una persona che guarda esclusivamente al campo. Si deve guardare al pacchetto completo: se si vuole sfruttare il calcio per fare nuove amicizie e portare valori allo stadio, allora l’esperienza è consigliatissima“.

“Nella battaglia tra Davide e Golia noi siamo Davide, personalmente sarebbe troppo facile tifare una squadra che vince sempre. Noi pensiamo ai ragazzi che scendono in campo: anche in caso di sconfitta, se alzano lo sguardo trovano gente pronta ad applaudirli e a riconoscere il merito di ragazzi come noi che hanno il coraggio di affrontare professionisti dieci volte più forti di loro. Sfido tutti i leoni da tastiera che attaccano con cattiveria il San Marino a giocare in uno stadio di 40 mila persone contro gente del calibro di Hojlund ed Eriksen, per me è un atto quasi eroico e va riconosciuto”.

Per quanto riguarda Davide, invece:

Tifare San Marino non è per tutti ed è un’esperienza che consiglio solo a chi nella vita sa accettare bene le sconfitte. Sicuramente però è un qualcosa di molto costruttivo che, anche al di fuori del calcio, insegna a vivere in maniera più rilassata e a godere anche delle piccole cose. So che sembra esagerato, ma trovarsi nella Brigata può essere anche terapeutico e renderci delle persone migliori“.

Si ringraziano Davide e Daniele per la loro gentilezza e disponibilità.

 

 

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ESCLUSIVA – Il dott.Pazzona approfondisce la psicologia in ambito sportivo

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Psicologia dello sport

PSICOLOGIA DELLO SPORT – Il ruolo dello psicologo dello sport è spesso sottovalutato. L’aspetto mentale è fondamentale, infatti, nel rendimento di un atleta. Ma quanto incide la psicologia nel calcio? Lo abbiamo chiesto al dott. Riccardo Pazzona, psicologo dello sport, che ha approfondito dettagliatamente l’argomento in questione.

QUANTO INCIDE LA PSICOLOGIA SUL CALCIO?

Quanto incide la psicologia sulla difficoltà di ambientamento di un calciatore, come ad esempio De Ketelaere, che ha deluso le aspettative al Milan e che è stato costantemente attaccato dalla tifoseria milanista?
“Sicuramente l’aspetto psicologico incide tantissimo nella prestazione. La prestazione è composta da 4 pilastri; se noi immaginiamo questi pilastri come le gambe di un tavolo, se una di questi cade, ecco che allora ci sono una serie di ripercussioni che vanno ad influire sulla prestazione come nel caso di De Ketelaere che adesso sta rendendo meglio all’Atalanta. Nel caso di una nuova realtà, una persona con difficoltà di ambientamento non riesce ad esprimersi al meglio”.

 

Spesso si sente parlare di giocatori che scendono in campo nonostante non abbiano una condizione mentale adatta: crede che un calciatore che non è sereno debba evitare di scendere in campo?
“Possiamo rispondere in due modi. O in base a come sta il giocatore, si decide se farlo scendere in campo o meno; oppure se vogliamo pensarla in maniera più strutturata, in funzione del suo stato d’animo e delle sue sensazioni, noi professionisti possiamo intervenire sulla regolazione emotiva. Per far ciò, è necessario monitorare una serie di parametri in prossimità della gara, e sulla base di essi, si interviene con specifiche tecniche”.

 

Parliamo del ritorno di Ibrahimovic al Milan: lo svedese è un grande motivatore, d’altra parte i rossoneri stanno vivendo un periodo negativo. Quanto potrebbero incidere la grinta e il carisma di Ibra al Milan?
“Certo, perché comunque parliamo di un leader tecnico e carismatico. All’interno di un contesto in cui si trovava fino a poco tempo fa, sicuramente avrà un bell’impatto. Il suo ruolo sarà presumibilmente quello di un trascinatore”.

 

Capitolo calcioscommesse: Fagioli e Tonali hanno subìto una squalifica piuttosto lunga. Quanto può incidere psicologicamente nella loro carriera?
“Non possiamo saperlo allo stato attuale. Quello che possiamo fare noi, da psicologi dello sport, è quello di gestire il momento, accompagnarli emotivamente in questo percorso complesso, ridefinendo gli obiettivi, perché ovviamente ci sarà un ritorno in campo e bisogna farsi trovare pronti”.

 

Abbiamo sentito parlare molte volte di “infortuni psicologici”, come nel caso di Nico Gonzalez quando fu accusato da Italiano di infortunarsi per problemi psicologici. Quanto effettivamente il fattore mentale può influire su un infortunio?
“A livello di probabilità di insorgenza di un infortunio, l’aspetto mentale incide in relazione allo stress che l’atleta sta sperimentando. Dal punto di vista del recupero dell’infortunio l’aspetto mentale pesa tantissimo ma, purtroppo, spesso non viene preso in considerazione. Un calciatore, infatti, per rientrare in campo, oltre ad essere pronto fisicamente, deve esserlo anche psicologicamente, perché l’infortunio è un vero e proprio trauma anche a livello emotivo. Questo può portare ad essere più limitati in campo magari per paura di farsi male”.

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