Siamo ormai quasi alla fine degli ottavi di finale del Mondiale di Qatar 2022. Ma prima di scoprire quali saranno le migliori otto nazioni del pianeta, facciamo un piccolo passo indietro e analizziam0 un po’ più nel dettaglio l’eliminazione di Belgio e Germania.
Avremmo fatto fatica, alla vigilia dell’inizio del Mondiale, a immaginare le due europee escluse già nella fase a gironi. Lo sappiamo, si è già parlato molto della loro prematura esclusione dal torneo, ma abbiamo voluto inquadrare la questione prendendo in esame quella che è stata forse la causa principale della loro eliminazione. La mancanza di un centravanti.
NEL BENE O NEL MALE IL BELGIO DIPENDE DA LUKAKU
Ovviamente non vogliamo ricondurre tutti i problemi di Belgio e Germania unicamente alla mancanza di un vero numero 9. In entrambi i casi si tratta di una concausa che si unisce ad altri problemi delle sue squadre. Non si può però non fare a meno di notare che la sterilità dei reparti avanzati delle due nazionali ha dato il colpo di grazia alle speranze di entrambe.
Alcuni dati ci fanno capire quanto la mancanza di un centravanti sia stata fondamentale per entrambe. Il primo e più lampante dato è quello del Belgio, che ha segnato solo un gol nelle tre partite del girone. Ma c’è dell’altro. L’intera produzione offensiva dei Diavoli rossi è stata molto al di sotto della sufficienza nelle prime due partite del girone, contro Canada e Marocco.
In queste due sfide, pur avendo un possesso palla superiore a quello dei rispettivi avversari e manovrando molto più il pallone (soprattutto contro il Marocco), la squadra ha ottenuto un misero bottino di soli 0,9 expected goals di media. La sensazione è stata quella di una squadra che creava molto dalla trequarti in su. Ma al momento di mettere il pallone in rete è mancato il riferimento offensivo.
Riferimento offensivo che è stato decisivo, ma in senso negativo, nella terza partita del girone contro la Croazia. Dopo aver provato, con risultati insufficenti, Batshuayi, Mertens e Trossard nel ruolo, Martinez è stato obbligato a inserire Romelu Lukaku nel secondo tempo della sfida contro i croati. L’inserimento del centravanti dell’Inter in area ha effettivamente dato un riferimento (oltre che un senso) al gioco offensivo dei belgi. Che hann0 ottenuto un dato di ben 3 xG nella sfida.
Sarebbe bastato realizzare solo un gol per spedire agli ottavi De Bruyne e compagni, ma Big Rom ha sancito l’eliminazione dei numeri due del ranking FIFA con la sua imprecisione sotto porta. Magari con un Lukaku al top della forma adesso staremo parlando di tutto un altro Mondiale.
I PROBLEMI DI FINALZIZZAZIONE DELLA GERMANIA
Dal Belgio passiamo alla Germania, dove la statistica da sottolineare è un’altra e ben più agghiacciante. I tedeschi sono la nazionale con più expected goals in tutto il Mondiale finora, con 9,3. Ciò significa che la nazionale di Flick avrebbe dovuto segnare più di tre gol a partita (senza contare il rigore nella prima partita col Giappone). Il livello della rosa dei teutonici difficilmente avrebbe fatto presagire un disastro in questa spedizione. A dirla tutta la qualità del gioco espressa è stata tutt’altro che pessima. Con un reparto offensivo, guidato da Musiala, che più volte si è reso pericoloso nelle partite del girone.
Ciò che è mancato, guarda caso, è stata una prima punta in grado di insaccare le azioni offensive. Flick si è affidato a Kai Havertz o a Thomas Müller nel ruolo. Due trequartisti, dunque, più che vere e proprie punte. Eppure, il più convincente è sembrato essere Niclas Füllkrug, un vero numero nove, che ha salvato i tedeschi nella delicata sfida con la Spagna.
La sfida che però è stata decisiva per l’eliminazione della Germania è stata la prima, quella col Giappone. Dopo il vantaggio su rigore di Gündogan, i tedeschi hanno creato una quantità enorme di occasioni per il raddoppio.
Il dato alla fine della partita è stato di ben 26 tiri e 3,1 xG. Havertz, nei 79 minuti in cui ha giocato, non ha saputo cogliere nessuna delle occasioni create da Musiala, Raum e Gnabry. Anche qui vale lo stesso discorso fatto per il Belgio: se la Germania avesse avuto un centravanti avvezzo alla finalizzazione forse la Mannschaft sarebbe stata ancora in corsa per vincere il suo quinto Mondiale.
LA MANCANZA DEI CENTRAVANTI AL MONDIALE
Forse sarà l’evoluzione del ruolo, dei suoi compiti in seno alla squadra. Forse degli eccessivi tatticismi, ma è fuor di dubbio che il ruolo del centravanti è molto cambiato in questo decennio. Quell’animale che aveva nell’area di rigore il suo habitat naturale, sta evolvendo le sue caratteristiche per essere trasformato in qualcosa di meno letale.
Il discorso non vale solo per Belgio e Germania. Abbiamo una prova prendendo in esame tutte le prime punte presenti a Qatar 2022. Se si guarda la classifica capocannonieri quasi tutti i giocatori presenti (quelli con tre o più gol realizzati finora) sono molto lontani dall’essere paragonabili a un centravanti vecchio stampo.
Mbappé, Gakpo, Enner Valencia, Rashford. Tutti giocatori formidabili certo, ma che non hanno niente a che vedere (dal punto di vista puramente del ruolo ovviamente) ai vari Batistuta, Vieri, Pippo Inzaghi o David Trezeguet. Eccezion fatta per Olivier Giroud, che sta tenendo alto il nome dei vecchi numeri 9. Forse anche di Alvaro Morata, se si vuole però considerare un centravanti vero e proprio lo spagnolo, che fino all’anno scorso era stato dirottato sulla fascia da Max Allegri.
Si può notare come in quasi tutte le grandi nazionali tutte le prime punte non stiano attraversando un buon momento. A parte il già citato Giroud, se guardiamo all’Argentina stanno deludendo le prestazioni di Lautaro Martinez. Luis Enrique preferisce spesso affidarsi a un attacco leggero con Ferran Torres, piuttosto che affidarsi a Morata.
Alla Croazia sta mancando un ariete d’area come lo fu Mandzukic nel 2018. Il Brasile si affida a Richarlinson, non proprio un vero nueve. Nell’Inghilterra Harry Kane ha siglato finora un solo gol e viene utilizzato da Southgate più che altro come elemento di raccordo fra centrocampo e attacco. Il Portogallo ha CR7 che, come sappiamo, ama però partire dal centrosinistra. E Lewandowski ha siglato solo un gol in quattro partite.
Il problema non è dunque solo di Belgio e Germania. Ancora una volta è il dato sugli xG che ci aiuta a capire la scomparsa dei centravanti finalizzatori dal torneo. Nella top 10 degli expected goals per 90 minuto della Coppa del Mondo 2022 le prime punte vere e proprie sono meno della metà. Giroud, Morata, Embolo e Azmoun. Il primatista nella classifica è Marcus Rashford, e gli fanno compagnia Mbappé, Julian Alvarez, Musiala, Depay e addirittura un terzino, Nicolas Tagliafico.
Insomma, in questo Mondiale ha forse definitivamente attecchito la lezione di Pep Guardiola. “Il centravanti è lo spazio” o comunque qualcosa di ormai troppo diverso dal puro finalizzatore d’area. Ironia della sorte, l’evoluzione dell’idea di Guardiola ha raggiunto il suo punto più alto proprio ora che Pep ha deciso di invertire la rotta e affidare l’attacco del Manchester City a un ragazzo che di mestiere fa la prima punta. E che, soprattutto, sa dannatamente bene come avventarsi su ogni pallone in area come un vero centravanti di razza: Erling Braut Haaland.