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L’eliminazione nel play-off qualificazione per Russia 2018 contro la Svezia, ha rappresentato l’epilogo  di un sistema calcistico che ha fallito e ha costretto un intero Paese a domandarsi cosa realmente non funzioni nel nostro movimento, soprattutto in termini tecnici. Al di là di come si è chiusa la vicenda Tavecchio e di come comincerà la nuova era della FIGC, il calcio italiano ha assoluto bisogno di una ventata d’aria fresca: e non solo dietro le scrivanie.

Nonostante il declino tecnico della nostra Nazionale e del nostro campionato, alcune realtà di Serie A ci stanno dimostrando di saper investire sui giovani, consapevoli che la loro crescita è proporzionalmente rapportata a quella della squadra in toto e del movimento calcistico italiano in generale. Chiesa, Barella, Pellegrini, Cutrone, Romagna e (ovviamente) Donnarumma sono alcuni dei prospetti italiani che, in questa prima metà di campionato, hanno giocato con maggiore continuità, dimostrandosi già pronti per effettuare il salto di qualità finale. Quindi a che punto siamo con i nostri ragazzi?

CHIESA E L’ARTE DI ROMPERE E AGGIUSTARE

Non sono tanti i giocatori che a 20 anni hanno già questa presenza dentro la partita. Sta crescendo nelle cose dove all’inizio commetteva qualche errore, nelle scelte di gioco, nell’esser più lucido e nel sapere quando è il momento di effettuare il dribbling o il passaggio o il tiro in porta.

Le parole di Stefano Pioli racchiudono l’essenza di Federico Chiesa, in tutto e per tutto. Pregi e difetti di un ventenne con ampi margini di miglioramento, ma che possiede dentro di sé l’arma migliore per poter diventare un giocatore importante: la fame. L’esuberanza tecnica, fisica e caratteriale del figliol prodigo di Enrico, lo rendono un giocatore fastidioso, soprattutto per i terzini avversari, ma alcune volte anche confusionario per il suo modo di giocare. Chiesa però in questa stagione, dopo la partenza di giocatori come Borja Valero, Bernardeschi, Vecino e Kalinic, ha dimostrato di saper dominare e controllare tutta la sua personalità, ergendosi a giocatore chiave del 4-3-3 viola.

Le sue sgroppate sulla sinistra, condite da dribbling, cambi di passo e scatti improvvisi raccontano di un ragazzo voglioso, famelico e calcisticamente “cattivo”, evidenziando però gli stessi limiti già citati precedentemente, ovvero il non saper valutare le situazioni e le dinamiche interne di una partita che dura 90 minuti, e che all’interno della quale non si può sempre correre ai mille all’ora. Frenesia e ferocia di un ragazzo che non vuole mai smettere di correre, pur sapendo che per arrivare all’obiettivo finale c’è anche bisogno di attendere e soffrire.

I 4 gol e 4 assist in 19 partite riassumono ed evidenziano una notevole prima parte di stagione: non solo nel saper andare in porta da solo, ma anche nel carpire i momenti giusti nei quali servire il proprio compagno. Al di là dei numeri, Chiesa sta già palesando la sua importanza nello schema tattico di Pioli: da esterno di sinistra può rientrare verso il centro del campo, o spostarsi parallelamente alla linea laterale per sfruttare anche la sua abilità di crossatore. In un calcio sempre più propenso ai moduli che prevedono esterni d’attacco abili nell’uno contro uno, saper saltare l’uomo diventa determinante, e questo Chiesa lo sa fare.

BARELLA E UN CONCENTRATO DI MATURITÀ

Nicolò Barella è un ragazzo di 20 anni e, sembra strano a dirsi, è già diventato fondamentale per il Cagliari. A tratti addirittura imprescindibile per un centrocampo che, senza di lui, perde di qualità, dinamicità e sostanza.

In un nostro articolo di qualche mese fa raccontavamo così l’imprescindibilità di Nicolò Barella per il centrocampo del Cagliari e la sua notevole maturità, calcistica e non, seppur sia soltanto ventenne. La passata stagione aveva già fatto intravedere l’importanza del suo lavoro di filtro, qualità e presenza al centro del campo dei sardi; il girone d’andata di quest’anno non solo ci ha convinto pienamente di quello che avevamo visto anno scorso, ma anzi ci ha ulteriormente impressionato l’innalzamento delle prestazioni di Barella.

Anche il centrocampista sardo, così come Chiesa, sta crescendo notevolmente dal punto di vista mentale. Difatti Barella, facendo dell’agonismo e del dinamismo il suo punto di forza, talvolta pecca di irruenza ed eccessiva aggressività. Questo tradotto in termini di regolamento significa un numero eccessivo di cartellini gialli ricevuti.

I progressi di Barella però sono ormai sotto gli occhi di tutti, soprattutto dal punto di vista offensivo: i 2 gol segnati finora ne sono la dimostrazione visto che l’anno scorso non era andato in rete neanche una volta in 28 presenze. Cercare di rendersi sempre più pericoloso in zona d’attacco è l’altro grande miglioramento sul quale deve lavorare il numero 18 del Cagliari. Correre meglio (non meno) e sfruttare le giuste energie nelle giuste zone di campo, per poi rendere con più qualità negli ultimi metri di campo: questo è lo scoglio determinante che deve superare Barella nel suo girone di ritorno.

CUTRONE E LA FORZA INTERIORE

“L’abbiamo messo là perché può fare tutti i ruoli d’attacco, è tarantolato, non sta mai fermo. Per la voglia che ha, se gli dai la maglia di Donnarumma e lo metti in porta lui lo fa.

Del Milan appariscente, rinnovato e carico di aspettative di fine estate, è rimasto poco e nulla: soltanto qualche sprazzo di orgoglio e onore che ha dato la possibilità a qualche giovane di mettersi in mostra. Alla faccia dei milioni spesi nel mercato estivo, Patrik Cutrone sta dimostrando (sul campo) di meritare di indossare la gloriosa maglia rossonera. L’attaccante classe 1998 è un carico di esplosività, fame, cattiveria e voglia di lottare e, come ha detto anche Gattuso, non sta mai fermo in campo.

Se si sommano tutte queste caratteristiche e si decide di racchiuderle in un numero, ciò che verrebbe fuori sarebbe: 9. 9 gol tra campionato, Europa League e Coppa Italia. 9 gol che lo rendono il miglior marcatore stagionale del Milan. Se ce l’avessero detto ad Agosto non ci avremmo mai creduto, ma in realtà dietro a quel carico di esplosività, c’è un vero giocatore che, appena ventenne, ha già dimostrato di possedere gli attributi.

Le caratteristiche di Cutrone sono uniche nel suo genere e allo stesso tempo sono perfettamente compatibili con ciò che è il calcio ormai da qualche stagione: qualità abbinata alla fisicità. Proprio sul primo versante, Cutrone ha sicuramente ampi margini di miglioramento e pecche sulle quali lavorare; soprattutto quando si tratta di giocare con la squadra palla a terra, cercando il fraseggio con il centrocampo, l’attaccante classe 1998 va un po’ in difficoltà viste le non eccelse qualità tecniche. Sia Montella che Gattuso lo hanno premiato innumerevoli volte, facendolo giocare titolare, per la sua duttilità: senza dover scomodare un giocatore sicuramente più forte e vincente di lui, ma l’applicazione dimostrata da Cutrone durante le partite nelle quali è stato schierato esterno d’attacco, hanno ricordato il sacrificio costante di Mario Mandzukic nella Juventus del 4-2-3-1. La forza interiore dimostrata dal giovane attaccante rossonero è un punto di partenza dal quale può prendere piede un percorso di sgrezzamento che può renderlo un giocatore capace di abbinare il controllo della palla e l’esplosività.

QUINDI A CHE PUNTO SIAMO?

Oltre a Chiesa, Barella e Cutrone, è doveroso citare anche Pellegrini e Romagna, che stanno continuando (nel caso del centrocampista della Roma), e cominciando (nel caso del difensore del Cagliari) il proprio percorso di crescita. Pellegrini soprattutto sta offrendo buone prestazioni dal punto di vista della qualità e soprattutto della personalità visto che l’impatto con una piazza come Roma poteva essere non semplice da metabolizzare. Anche Romagna, dopo qualche errore iniziale, sta prendendo sempre più confidenza con la Serie A, sia da un punto di vista fisico che tecnico. La grande prestazione di fisicità offerta dal prodotto del settore giovanile juventino, proprio contro la sua ex squadra, ha messo in evidenza il percorso di crescita continua che Romagna sta attuando nel 3-5-2 di Diego Lopez.

Questi giocatori devono essere la base per una ricostruzione totale del nostro calcio visto che rappresentano, anche dal punto di vista mentale, un esempio su come crescere e migliorare giocando. Questi nomi però (contando ovviamente Donnarumma che ormai è quasi un giocatore affermato) sono ancora pochi per poter definire e affermare lo sviluppo di un percorso di ringiovanimento del movimento calcistico italiano. Ora come non mai: ripartiamo dai Barella, dai Chiesa e dai Cutrone. 

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Roma-Fiorentina 1-1, le pagelle: succede di tutto all’Olimpico

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Mancini

Una partita folle. Novanta minuti più sette di recupero, due espulsioni ed altrettanti gol. Al triplice fischio Roma e Fiorentina escono con un punto a testa: Lukaku porta in vantaggio i padroni di casa, Martinez Quarta risponde e mette la palla al centro. Nel finale i giallorossi restano sotto di due uomini e resistono alla carica ospite: allungo Champions mancato, quarto posto difeso. Amaro in bocca per Italiano dopo un recupero infuocato da occasioni e scintille.

Ecco le pagelle del match offerte da NumeroDiez direttamente dalla tribuna stampa.

LE PAGELLE DELLA ROMA

Rui Patricio 7: Se la Roma arriva al riposo in vantaggio il merito è anche suo. L’uscita a valanga su Nzola chiude lo specchio della porta e nega all’attaccante il gol del pareggio. Bravo anche nelle occasioni successive, strepitoso su Nico. IL MIGLIORE RUI DI QUESTA STAGIONE.

Mancini 6.5: Rischia di combinarla grossa regalando un pallone a Bonaventura nel finale dei primi 45’, il Jack di Firenze lo grazia. Nel finale della partita regge la baracca insieme ai compagni di reparto: il punto conquistato dalla Roma è tutto della difesa. STOICO.

Llorente 6.5: Sempre più centrale all’interno di questa squadra. Attento, preciso, grintoso: se si subisce per 70’ prima o poi un gol può arrivare, gli ultimi scampoli di gara dello spagnolo sono un inno alla resilienza. CONDOTTIERO.

Ndicka 6.5: Il suo duello con Nzola è equilibrato. Entrambi fisici, entrambi veloci: l’ivoriano regge e si fa saltare raramente. Non si mette spesso in mostra, ma cresce partita dopo partita. E oggi ha dimostrato il suo valore. ROCCIA.

Kristensen 5.5: Replicare la prestazione offerta a Reggio Emilia era difficile, impossibile. In fase difensiva il suo lavoro è anche apprezzabile, ma nei primi 45’  il danese non riesce mai a lanciarsi in profondità. Nella ripresa lascia spazio a Kouamè per il cross che porta al gol subito. DIETRO SI, DAVANTI NO.

Cristante 5.5: Prestazione a due facce per lui: dopo 5’ partecipa alla stupenda azione del vantaggio romanista, poi rischia di pasticciare in più occasioni. L’affidabilità è un suo punto forte, specialmente in questa stagione, ma una serata storta capita a tutti. CHIAROSCURO.

Paredes 6: L’argentino è questo. Utile nel possesso e in fase di interdizione, inutile nelle ripartenze e nelle giocate in velocità (soprattutto quando c’è da imbucare). Belle le sventagliate a cambiare gioco. IL SOLITO, GRAZIE.

Pellegrini 6: Soffre molto l’abbassarsi della Roma dopo l’infortunio di Dybala. Arthur scende a prendere palla sulla linea dei difensori, fuori dal suo raggio d’azione. In una gara dove la sfera ce l’ha quasi sempre la Viola si limita a chiudere gli spazi, per il resto poca cosa. SI PUÒ FARE MEGLIO. (dall’84’ Bove sv)

Zalewski 5: Inizialmente presidia la fascia e contiene Kayode. Il suo diretto avversario è temibile in fase offensiva e punibile in quella difensiva: il polacco non subisce e non ferisce. La sua espulsione nella ripresa, però, segna il tramonto romanista. UNA AUTENTITA SCIOCCHEZZA.

Dybala 6.5: È il Prometeo giallorosso che dona luce all’attacco, anzi al gioco, della Roma. La sua fiamma però si spenge presto: delizia l’Olimpico con un assist di trivela e abbandona il campo per infortunio. L’errore da pochi metri nel primo tempo è da matita rossa, raddoppiare in quel momento sarebbe stato fondamentale. LA JOYA DI CRISTALLO. (Dal 23’ Azmoun 5: Morbido in tutto, dalle giocate ai contrasti. Sbaglia tutto lo sbagliabile ed esce per infortunio. MALE. Dal 61’ El Shaarawy 6: Incidere in questa partita, nella sua situazione, era impossibile. CI PROVA )

Lukaku 6: Se la Roma si esprimesse sempre come ha fatto nei primi minuti di gara, Lukaku sarebbe il capocannoniere del torneo. Se messo in grado si trasforma in una macchina da gol, nelle partite di sofferenza come questa perde di utilità. E se poi ti fai espellere così… NO.

All. Mourinho 6: La Roma perde una grande chance. Si, la partita si era messa male, ma nasce tutto dall’atteggiamento passivo espresso dopo l’infortunio di Dybala. Questa Lupa è da quarto posto? DA DECIFRARE.

LE PAGELLE DELLA FIORENTINA

Terracciano 6: Difficile descrivere la partita del portiere viola. Dopo 5 minuti incassa un gol dove può solo restare osservare, nel resto della partita rimane a guardare i suoi che spingono senza essere chiamato in causa. SPETTATORE, DALL’INIZIO ALLA FINE.

Kayode 6.5: L’espulsione di Zalewski cambia la partita. La sua prestazione nel complesso non è indimenticabile, rimangono i meriti per aver beffato il polacco. DECISIVO. (dall’80’ Maxim Lopez sv)

Ranieri 6.5: Dal gol subito in poi la Fiorentina cresce costantemente, con essa si alza la linea del baricentro viola. Il difensore italiano delega l’impostazione del gioco ad Arthur e copre bene i tentativi di anticipo di Quarta su Lukaku. ATTENTO.

Quarta 7.5: Stacco in terzo tempo ed incornata in girata, gol pesantissimo. Non contento pochi minuti dopo sfiora, ancora di testa, la doppietta. Solo un riflesso felino di Rui patricio gli nega la gloria. MARCATORE.

Biraghi 5.5: La formazione di Italiano fatica a risolvere il dedalo difensivo romanista. Da uno come lui ci si aspettano piogge di cross, in questa partita ha inciso meno del dovuto. FRENATO.

Arthur 6: Tocca all’incirca un milione di palloni. Tutti banali. La Fiorentina esce dal campo senza i tre punti per mancanza di cattiveria, il giro palla ha senso se è mirato. Il brasiliano rappresenta perfettamente questa squadra: precisa, di qualità, ma anche POCO AFFILATA.

Duncan 6: Qualche scelta sbagliata di troppo nel finale. Tira quando deve passare, allunga il possesso quando c’è da provare a colpire. POCO INCISIVO.

Kouamé 6.5: La sua prestazione poco convincente viene risanata dall’assist al bacio che porta Quarta in gol. Nel resto della gara viene oscurato da Mancini. UNA FIAMMATA.

Bonaventura 6.5: In un primo tempo dove la Viola palleggia tanto, ma a vuoto, è sua l’unica imbucata vincente: uno  scavetto in controtempo che taglia la difesa della Roma e trova Nzola, meno bravo nel trasformare. A metà secondo tempo sfiora il gol del sorpasso, la traversa gli dice di no. QUALITÀ. (Dal 77’ Sottil sv)

Ikoné 5.5: Il pareggio, per come si era messa la gara, sta stretto alla Fiorentina. L’attacco della Viola produce poco e raccoglie meno, a segnare ci pensa un difensore. Lui libera solo una volta il suo mancino, il tiro è centrale. TIEPIDO. (dal 71’ Nico Gonzalez 6: Italiano si gioca il suo asso nella manica nel tentativo di bucare la corazzata romanista. Ci prova di testa ma non riesce a colpire. A SALVE).

Nzola 5.5: Si allaccia con Ndicka, non ne esce vittorioso. La manovra avvolgente della Viola lo carica di pressioni da parte del terzetto difensivo romanista, spreca malamente la sua unica occasione. Il colpo ravvicinato colpisce Rui Patricio, quello è un errore. SPRECONE.

All. Italiano 6: La Fiorentina ha grande margine di crescita. All’Olimpico i suoi giocatori reagiscono bene al gol subito e recludono i padroni di casa nella loro metà campo. La qualità c’è, il carattere anche, manca un pizzico di malizia nella chiusura della manovra offensiva. AMARO IN BOCCA.

 

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Calcio Internazionale

Incredibile in Liga: il Girona supera il Barcellona e trova la vetta

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Girona Barça

IL GIRONA SUPERA IL BARCELLONA E TROVA LA VETTA – È incredibile quanto è appena successo ne La Liga, dove il Girona ha vinto 4-2 in casa del Barcellona. I biancorossi ottengono, quindi, il primo posto in classifica dopo il pareggio del Real Madrid di ieri pomeriggio.

IL GIRONA SUPERA IL BARCELLONA E TROVA LA VETTA

Il Girona apre la partita con il solito Dovbyk, che trova il suo ottavo gol in campionato. Il Barcellona risponde dopo pochi minuti con Lewandowski, su assist di Raphinha. Nel finale del primo tempo arriva il raddoppio degli ospiti con il classe 2001 Gutierrez, cresciuto nel vivaio del Real Madrid. Nella ripresa la squadra di Xavi fatica a trovare il pareggio e subisce il terzo gol della partita: questa volta è il neoentrato Valery a superare Ter Stegen. Il Barça attacca disperatamente e trova il gol della disperazione con Gundogan, servito da Yamal al 91′. Il forcing offensivo non paga e al 95′ il Girona cala il poker con Stuani, continuando quindi a sognare in grande.

LA LIGA: LA CLASSIFICA

GIRONA 41 punti

REAL MADRID 39 punti

ATLETICO MADRID 34 punti

BARCELLONA 34 punti

REAL SOCIEDAD 29 punti

ATHLETICO BILBAO 29 punti

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Flash News

Martinez Quarta: “Era una partita da vincere, il mister mi dà tanta libertà”

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martinez quarta

Lucas Martinez Quarta ha parlato ai microfoni di DAZN al termine della sfida dell’Olimpico tra Roma e Fiorentina, finita 1-1. Di seguito le sue dichiarazioni nel post-partita.

PAREGGIO DI QUESTA SERA“Purtroppo abbiamo pareggiato e potevamo fare di più. Loro hanno fatto gol nel primo tempo e si sono chiusi. Ci prendiamo questo punto e guardiamo avanti. Siamo un po’ dispiaciuti, perché era la partita per vincere. Pensiamo a giovedì”.

POSIZIONE IN CAMPO“Il mister mi dà tanta libertà di inserirmi un po’ e quando vedo il momento giusto provo a dare una mano anche lì davanti”.

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Flash News

Inter al top: Pavard torna a San Siro, Thuram commenta sui social

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L'esito degli esami di Pavard

Nella partita di ieri contro l’Udinese si è rivisto a San Siro Benjamin Pavard. L’ex terzino del Bayern Monaco è tornato a sostenere i compagni dopo l’infortunio al ginocchio patito sul campo dell’Atalanta. Nella giornata di oggi il francese dell’Inter ha pubblicato una foto sul suo profilo Instagram in cui mostra tutta la sua felicità per essere tornato nel suo stadio.  “È bello essere a casa”, questa la descrizione delle foto pubblicate sui social, in cui è arrivato un commento da un suo compagno.

IL COMMENTO DI THURAM

Marcus Thuram ha commentato “Benji l’interista”, tutto questo dopo il siparietto tra i due in campo. Thuram a partita finita ha fatto cadere Pavard, mettendosi dietro di lui. Un gesto particolare, soprattutto nei confronti di un giocatore alle prese con un recupero da un infortunio, ma che non ha causato ulteriori problemi. Il terzino francese punta a tornare in campo entro la fine del 2023, e la partita con la Lazio potrebbe essere il match fissato per un suo ritorno almeno in panchina.

 

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