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A Vagner Love del calcio non è mai importanto tanto

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A Vagner Love del calcio non è mai importanto tanto

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A Vagner Love, del calcio, non è mai importato poi così tanto. È stato solo il suo pretesto per poter condurre una vita agiata con le luci puntate su di sé, più per le disavventure fuori dal campo che per le gesta compiute sul rettangolo di gioco.
Eppure lui di qualità ne ha sempre avute. È stato il classico giocatore che si è ritrovato tra i piedi abilità divine, figlie di un disegno universale proibito agli uomini, che ha però preferito non sviluppare né potenziare, ma semplicemente lasciare allo stato brado e sfruttare alla minima potenza. Se avesse davvero investito sul calcio, allora quello che all’inizio del nuovo millennio era considerato essere uno dei brasiliano con il futuro più limpido, avrebbe davvero inciso il proprio nome negli almanacchi calcistici.

Ma a Vagner, del calcio, non è mai importato poi così tanto. È stata solo la maschera di un personaggio da romanzo. Malavita, donne, alcol.
Oggi spegne la sua candelina numero 35 uno dei giocatori più variopinti degli ultimi decenni.

 

 

SANGUE BRASILIANO

Ad essere onesti, parlare al passato di Vagner Love è un errore, perché tutt’ora gioca a calcio a livello professionistico. La maglia indossata è quella del Corinthians e fino ad oggi nel Brasileiro Serie A in 6 partite disputate ha gonfiato una volta la rete avversaria.
Il suo è un ritorno in Brasile, il sesto per la precisione e la sua carriera nella sua terra d’origine è equamente divisa tra tre squadre: due avventure con il Palmeiras, due con il Flamengo ed altrettante con lo stesso Corinthians.

Ed è con il Palmeiras che tutto è iniziato. Lui che è nato a Rio de Janeiro l’11 giugno 1984, ha assorbito tutta l’elettricità e l’adrenalinica natura della sua città madre, mostrando ogni sua qualità sin dagli esordi con il pallone tra i piedi. Da appena maggiorenne ha segnato 27 gol in 42 presenze con i “Verdão”, permettendo alla squadra di tornare nella massima serie brasiliana. È proprio con il Palmeiras che Vagner Love diventa Vagner Love. Perché all’anagrafe il nome che figura è Vágner da Silva Souza, e di “Love” non c’è traccia. E allora perché è universalmente conosciuto con questo nome?

Semplicemente perché gli innumerevoli intrecci amorosi ricamati dal brasiliano gli sono valsi questo epiteto. In particolare sembra essere una doppia “scappatella” con una donna prima di una partita importante la ragione principale di tale attributo. Ma sono solo gli albori di una carriera dai mille risvolti.

 

IN RUSSIA CON IL BRASILE NEL CUORE

Sono 6 milioni sborsati nel 2004 che hanno allentato, pur senza strapparlo, il cordone ombelicale che ha da sempre legato Vagner e il Brasile. È stato il CSKA Mosca ad acquistare le sue prestazioni. Più che una storia quella tra l’attaccante e la squadra russa è una matriosca di storie, con nuovi risvolti e verità che sono emerse negli anni.

Calcisticamente la sua avventura è ricca di successi. Nella prima stagione segna 9 gol in 12 partite, ma è nella seconda che è entrato a scaldare il cuore dei tifosi nel gelo russo: con 4 gol e due assist ha preso per mano il CSKA e gli ha permesso di alzare al cielo una Coppa Uefa dal sapore storico. Un successo che ha portato concretamente la sua firma, con una rete arrivata in finale che ha chiuso i giochi contro lo Sporting Lisbona, che si è inchinato per 3-1.

La stessa Europa League della quale è diventato il capocannoniere nella stagione 2008-2009, sempre con la maglia russa indosso. Sono state 9 le stagioni con il Mosca, nelle quali ha segnato 120 gol in 244 partite e ha collezionato ben 14 trofei. Gol di destro, di sinistro, di qualità e di potenza, di puri strappi e di ragionati colpi balistici. Nelle sue corde c’era questo e molto altro. C’era il calcio, se solo avesse voluto davvero giocarlo.

In quel periodo che si è esteso tra il 2004 e il 2013, però, non ha soltanto giocato con il CSKA, perché i troppi gossip e le innumerevoli bravate compiute lo hanno portato per ben 3 volte, sempre in prestito per 6 mesi, a tornare ad abbracciare la propria terra natia.

Prima il ritorno nella maglia verde del Palmeiras con la quale ha segnato 5 gol in 12 partite, poi la doppia avventura a Flamengo divisa tra 2009-2010 e 2011-2012 con 21 reti all’attivo. I risultati sul campo sono sempre arrivati, ma se Vagner avesse realmente scelto di seguire la strada del calcio i livelli sarebbero stati ben più alti. E invece…

LA BELLA VITA

È stata un’esperienza grandiosa per me. Le ragazze russe hanno il viso più bello del mondo. Anche se non sono stato con un gran numero di russe. Ci sono anche queste ragazze che creano una sorta di competizione tra loro. Sono molto esigenti e vogliono un po’ di fama. Sono molto curiose riguardo ai ragazzi di colore. Spesso si organizzavano anche delle orge. Per un gruppo di sei uomini c’erano almeno otto donne.

E invece a Vagner, del calcio, importa davvero poco. La via che ha seguito è stata solo enfatizzata dai soldi derivanti dalle qualità calcistiche, ma era quella per lui più naturale. Il mondo del calcio è stato e sempre sarà solo un passatempo, una vita secondaria che faceva da sottofondo alla sua innata e perenne necessità di donne.

Prima di andare per la seconda volta in prestito al Flamengo mi sentivo solo a Mosca. Non c’erano brasiliani in squadra. Spesso chiedevo di restare a casa, ma a casa non c’era niente da fare. Quindi facevo sesso tutto il tempo. Per questo ero sempre rilassato e calmo in campo. Intendo fare sesso ogni giorno.

Un carattere impossibile da gestire, un sangue brasiliano che ribolle nelle sue vene e lo rende imprendibile e implacabile sia in campo che fuori. Le capigliature che giganteggiavano sul capo sono lo specchio del suo animo alla continua ricerca di nuovi stimoli. Pelato, treccine gialle, rosse, blu, azzurre, viola, acconciature impensabili. C’è tutto questo nello stile del brasiliano. Una serie di continui eccessi.

Come quando per eccesso di velocità è stato arrestato a Mosca. O quando è arrivato ad azzuffarsi con l’allora compagno di squadra Adriano al Flamengo, in una festa organizzata dallo stesso Imperatore che era prossimo a lasciare il Brasile per andare a giocare alla Roma. In quel party i due arrivarono alle mani per via di una donna. Era il 2010 quando il quotidiano Brasiliano O Globo narrava di questo avvenimento.

Ed era sempre il 2010 quando Rede Globo ha reso pubbliche le immagini di  Vagner che entrava nella favela di Rocinha per partecipare, anche in questo caso, a una festa, scortato da narcotrafficanti armati di AT4, un lanciarazzi anticarro con gittata di 300 metri. Nella festa inoltre scorrevano litri di alcol, droga e donne a profusione. Il tutto dopo una doppietta segnata contro il Volta Redonda appena qualche ora prima. La natura di Vagner è questa.

Fonte immagine: profilo Instagram Vagner Love.

 

DIMENTICATOIO

Inevitabilmente Vagner Love è sprofondato nell’oblio; nel dimenticatoio. Dopo la cessione dal CSKA ha giocato due anni in cina con lo Shandong Luneng, con 19 gol in 31 partite, prima di partire alla volta del Principato di Monaco, ove ha messo a referto appena 4 reti. Poi ha giocato un anno in Turchia: sei mesi con l’Alanyaspor, altrettanti con il Besiktas e infine è tornato a casa, nel suo amato Brasile, con il Corinthians.

Sarebbe potuto diventare grande, Vagner, con le qualità che gli erano state regalate al momento della nascita.
Ma lui ha preferito altro.
La sua natura indomita ha avuto la meglio su tutto il resto e gli ha fatto vivere un’esistenza su misura. Sproporzionata, ma pur sempre la sua misura.
Perché alla fine, a lui, del calcio non è mai importato poi così tanto.

 

 

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Arrivano le parole di Gravina su Acerbi: “La sentenza va rispettata”

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FIGC

Dopa la decisione del giudice sportivo di assolvere Acerbi sono arrivate le dichiarazioni del presidente della Figc Gabriele Gravina circa l’accaduto. Nelle ultime ore la sentenza aveva scatenato le reazioni più disparate, a partire dall’indignazione del Napoli resa nota tramite un suo comunicato ufficiale. A cercare di placare le acque ci ha provato proprio Gravina, a conclusione dell’Assemblea di Lega odierna. Gravina ha invocato il rispetto verso la sentenza del giudice sportivo. Inoltre si è pure detto disposto a credere alla difesa di Acerbi che aveva saltato per via del caso gli ultimi impegni con la Nazionale italiana. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni.

GRAVINA – “L’assoluzione di Acerbi? Si tratta di una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono  principi che devono essere rispettati altrimenti corriamo il rischio di  far saltare tutto il sistema. Io accetto il verdetto e sul piano umano  abbraccerò il ragazzo quando lo incontrerò. Abbiamo saputo di una verifica da parte del giudice sportivo e allora, per evitare forme di distrazione, lo abbiamo lasciato a casa. È stata una decisione a scopo precauzionale, non perché già condannato. Acerbi ha fornito le proprie motivazioni e noi crediamo alle parole del ragazzo”.

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Flash News

Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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Khvicha Kvaratskhelia, giocatore del Napoli - Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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