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Adani, Baldini e quella gita sul Monte Baldo

Calcio e dintorni

Adani, Baldini e quella gita sul Monte Baldo

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“Un giorno mi arriva un messaggio da mio figlio: <<Papà, io sono convinto che ci arriveremo in cima alla montagna, anche se non abbiamo gli scarponi, le racchette, le funi. Perché noi siamo come gli sherpa, che non hanno l’attrezzatura però conoscono l’anima della montagna>>”

A Gavirate, il dibattito “Giugno Sport” lo apre così Silvio Baldini, allenatore della Carrarese, spalleggiato da Daniele Adani e il giornalista di Sky Sport Luca Mastrorilli.

Un evento giocato sulla parola chiave rispetto. Poco più di un’ora piena di calcio, di religione e di Gino, l’amico-guida taglialegna di Baldini “che mi ha insegnato ad aver fede”. Ma anche di percorsi, gite sui monti e aneddoti passati alla storia.

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L’uomo delle lotte. Silvio Baldini, che da anni allena gratuitamente la Carrarese – “l’unico ritorno che desidero avere è alimentare la mia passione” – è diventato virale sul web nel dicembre scorso per il video-sfogo riguardante l’impianto sportivo della sua squadra, chiuso due giorni prima dell’inizio del campionato poiché non ritenuto a norma:

“Il problema non esisteva. Lo stadio bastava lasciarlo com’era. Non c’è mai stato un dato che potesse ritenere pericoloso lo stadio. E vedere questo accanimento, che non ci davano l’impianto, voleva dire alla mia squadra, alla quarta partita senza porte chiuse, di essere radiati. Mi chiedevano di andare a giocare in campo neutro per via che non avvenisse questo. Allora ho dovuto fare una battaglia per quelle millecinquecento persone che ci mettevano la passione venendo allo stadio”

Una lotta portata avanti quasi da solo, grazie a quella voglia di schierarsi sempre con i più deboli. <<Silvio è così. Quando sente di subire un’ingiustizia va in prima linea. E questo la gente glielo riconosce >> chiosa Adani

“Il problema vero che mi sono poi ritrovato di fronte sono state le parole della mia società – ribadisce Baldini: <<Un’altra volta, cerca di stare più calmo, perché facendo così ti hanno visto in tutta Italia. A noi non sta bene questo ritorno mediatico>>. Hanno avuto un effetto demoralizzante quelle parole, perché mi hanno fatto capire di far parte di un sistema in cui ognuno vuole un proprio ritorno”

Un dibattito a tutto tondo quello di Baldini, persino a sfondo politico: “La politica di oggi è dimostrare che tu non sei capace perché così ritorno al potere io, poi quando ritorno io tu fai per dimostrare che non ne sono all’altezza. Ma non si costruisce più niente così. Io ho votato Movimento cinque stelle perché vedevo in quella gente del cambiamento. Invece cosa hanno fatto? Si sono resi ancora più di parte degli altri” (Fonte immagine: profilo Instagram della Carrarese)

Ritorno che il tecnico non ha mai cercato:

“Quando allenavo l’Empoli in Serie A, Zamparini si interessò a me facendomi una proposta economica che, a quei tempi, avrei potuto prendere soltanto se andavo ad allenare la Juve. Cinque volte tanto rispetto a quanto prendevo all’Empoli. Ne parlai con mia moglie, che mi disse: <<Abbiamo tre figli, dobbiamo pensare al futuro>>. Di conseguenza, accettai la corte del Palermo. Peccato poi per una divergenza, mai successa in 18 anni di carriera, se non una volta al Brescia durante un ritiro, che portò alle mie dimissioni”

La purezza del percorso e dello scopo finale sono sempre rimasti chiari a Baldini, il suo intento di allenare gratis un po’ meno al pubblico in ascolto, al quale fornisce le sue spiegazioni:

“A Palermo avevo una sicurezza economica, però queste spalle larghe a livello finanziario cosa ti portano? Ti tolgono la felicità, perché poi si comincia a pensare ai soldi in banca e a come cercare di farli fruttare, cosa che ti porta ad occuparti di tutto tranne che in quello per cui sei pagato: allenare. E quando non ti occupi di quello che ami fare, non ti occupi più di te stesso”

Baldini: “Mi sono fermato sei mesi, e quando ho ri-iniziato ad allenare, dato che devo dare resoconto a me stesso e alla mia famiglia, ho subito detto: io vado ad allenare, ma devo andare gratis, perché devo essere libero di fare le cose che mi piacciono. Di lì nasce l’idea di allenare la Carrarese, e di farlo a tempo pieno. Mi alzo alle cinque del mattino, per le sette sono allo stadio, dove aiuto una ragazza che prepara le colazioni per i calciatori. E questo fatto di partecipare alla cura dei particolari mi migliora come persona” (Fonte immagine: profilo Instagram della Carrarese)

“Mi trovo sempre a combattere contro delle persone che non possono capire cos’è il mio sentimentocontinua Baldini –, loro conoscono solamente il risultato, la popolarità. A me queste cose non fanno sentire parte del sistema. Il mondo del calcio è un po’ particolare. I ragazzi sono nutriti da un apparato esterno che non porta il buon esempio. I genitori e i procuratori ripetono continuamente <<Cerca di far bene perché devi guadagnare soldi e diventare famoso>>. E allora io, che cerco di vendere solamente sogni, non mi identifico in questo insieme”

“Se un ragazzo sceglie di andare da un’altra parte, seguendo queste voci, non cerca dei sogni, ma la propria concretezza. Cosa succede? Che il calciatore si scorda il percorso che ha fatto. L’anno scorso a quattro ragazzi andati via dalla Carrarese gli dissi che non erano ancora pronti, non ancora bravi per fare quel salto di qualità. Non mi hanno ascoltato, e tutti e quattro hanno fallito. Tutti quei ragazzi, quest’anno, volevano ritornare da noi, ma io non potevo accettarli. Ma non perché io non li volevo aiutare, perché devono rifare il percorso. I loro genitori, come gli hanno detto <<Vai via che guadagni di più>>, ora gli dicono nelle difficoltà <<Ritorna da Baldini a Carrara, perché è lui che ti può dare una mano>>”

Lo interrompe Adani, desideroso di raccontare un’esperienza con l’attuale mister della Carrarese che ha arricchito l’opinionista di Sky Sport:

“Avevo ventiquattro anni. Baldini mi fece capitano, ed esserlo a quell’età era motivo di grande responsabilità. Mi ricordo un Brescia-Napoli il sabato, con il sottoscritto squalificato, e il mercoledì una sua frase: <<Dato che la prossima partita non giochi, venerdì ti porto in un posto>>. Pensavo ad una cena, un giro in centro. <<Tu fatti trovare sotto casa mia alle cinque del mattino>>. Io in quel periodo alle cinque del mattino rientravo dalla discoteca…. Arrivai all’appuntamento in orario, mi caricò sulla sua Jeep e iniziammo a rampare tra Trento e Verona. Arrivati a destinazione – Monte Baldo – iniziammo a parlare della famiglia, di argomenti profondi, di questioni che non sempre ti capita di trattare”

“In quel bosco ci andavo a fare le mie preghiere – specifica Baldini. Perché la preghiera va fatta nel luogo dove ritrovi te stesso, non per forza in chiesa, che può farti sentire come una cappa addosso”

“<<Aspettami qua>> commentò Baldini ad un certo punto, togliendosi la maglia. <<Guarda che ti ammali, ci sono venti gradi sotto zero>> gli risposi io. <<No, perché quando uno crede nelle proprie convinzioni non sente neanche il freddo. Adesso io vado in quel bosco, perché là ritrovo me stesso>>. Per quanto un po’ stranito dalla situazione (ripeto: avevo ventiquattro anni, ero abituato all’epoca a vivere in maniera superficiale) sentì la profondità del rispetto e del credo. Mi misi lì in attesa, durata quindici minuti: Baldini ritornò, mi abbracciò e mi sussurrò <<Voglio dirti che ti voglio bene, che non ti tratto come un giocatore>>. Un gesto che mi ha toccato, cambiato, perché da lì in poi ho iniziato a vederlo con occhi diversi. I suoi discorsi fatti alla squadra non erano più soltanto una questione tattica, ma umana. Questo non è il 4-2-3-1 o il 3-5-2, questo è cambiare la vita, i percorsi, incidere nel quotidiano. Mi dispiace, ma questo non si baratta con una vittoria o una sconfitta”

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Baldini: “A Coverciano racconto questo tipo di storie. Tutti vogliono un modulo, una formula, un qualcosa per poter capire cos’è il successo. Ma il percorso è questo qua. Bisogna saper aspettare. Non si può aver fretta, perché se uno ha premura va incontro a delusioni” (Fonte immagine: sito Figc)

L’argomento del bosco resta caro sia ad Adani che a Baldini, che arricchisce la serata con un ulteriore aneddoto:

“Il mio amico taglialegna riguardo la chiesa mi diceva: <<Adesso su dieci preti, uno lo fa per vocazione, gli altri nove perché non sanno come fare a mangiare>>. Manca questo: gente che si prende cura di chi è in difficoltà. Se si vede il peccatore come un diavolo, come una persona da allontanare, allora diventa normale che le persone non si aggregano più ma si allontanano. E ognuno coltiva il proprio orticello… Ma io non credo che l’uomo sia nato per cercare la superiorità uno sull’altro, bensì per condividere momenti belli e momenti brutti”

Prosegue il dibattito con continui insegnamenti, persino su che cosa trarre dalla sconfitta, con Adani che prende la parola:

“Baldini alla squadra ripeteva sempre: <<Non dovete aver paura di perdere, ma dovete aver paura di esservi allenati male>>. Se tu ti alleni bene – continua il mister – hai la consapevolezza che la sconfitta fa parte del gioco, ma se ti alleni male sai di essere colpevole di quella sconfitta. E quell’insuccesso ti rende ancora più triste, perché non dà la possibilità di giustificazioni. Non puoi scusare la tua pigrizia o la tua negligenza”

Adani:“Il calcio è di tutti perché per quanto possa esserci business, interesse, malizia (per usare un termine moderato) e sporcizia (per usare un termine reale) il calcio rimane nel cuore della gente, di chi lo ama, di chi lo rispetta, di chi si appassiona e cede nel seguirlo. Il calcio è di tutti nel senso più assoluto: non c’è differenza di ceti sociali, di colore, di sesso. A proposito di sesso, apro una parentesi: staranno emozionando le ragazze azzurre al mondiale. Ma queste ragazze faranno gli stessi sacrifici anche a ottobre e novembre. Aldilà della moda e delle forti spinte che si dà al movimento, le ragazze hanno giocato vent’anni fa e lo faranno fra altrettanti anni, quindi vanno rispettate nei loro sacrifici e nelle loro passioni, non solo nel movimento e nel rumore estivo perché c’è da cavalcare politica. Perché se il calcio è di tutti, lo è sempre” (Fonte immagine: profilo Instagram della Nazionale femminile italiana)

La vittoria è nascosta anche nella sconfitta:

“Sono uno che quando perde vuole cercare una giustificazione, ma non nel risultato, nel valore che ti può trasmettere la sconfitta, che la vita è bella ugualmente perché puoi, in quei momenti, ritrovare i sentimenti di chi ti sta vicino. Nel mio mestiere ho cercato di farmene una ragione delle sconfitte. Certe volte mi capita di perdere partite che rivedendole il giorno dopo al video mi domando: ma perché proprio a me? Può darsi che io sia nato per fare la persona dalla parte degli sconfitti. Sapete cosa trovo nella sconfitta? Trovo la cosa più bella di me, la mia famiglia.

Risponde Adani a qualche domanda del pubblico, tra comunicazione e scopi del calcio:

Io penso sempre che se tu hai un dono, di aver ricevuto qualcosa o incontrato qualcuno che te l’ha tirato fuori, devi assolvere un compito che è quello di trasformarlo e donarlo agli altri. L’onore che abbiamo noi, che siamo le persone un po’ in vista nel mondo del calcio, è di farlo arrivare alle persone cercando di tradurre il più possibile il messaggio dei protagonisti in campo. Va rispettato chi fa dei sacrifici: perché abbonarsi a Sky è un sacrificio, seguire le trasferte è un sacrificio, abbonarsi ad una squadra è un sacrificio…

Adani: “Nel calcio più diventi professionista e più l’intesse mina la nobiltà del tuo percorso. Ma, in qualunque caso, non verrai mai privato della possibilità di scegliere. Io resto dell’idea che il dono più grande del signore sia il libero arbitrio. Gli esempi guida sono quelli che ti devono scuotere, che ti spingono a pensare. Io e Silvio ci sentiamo a volte anche senza comunicare. Sappiamo che quando uno dei due ha bisogno, l’altro è sempre disponibile. E ci siamo nel credo, non per forza nel quotidiano”

Chiude il dibattito l’opinionista di Sky, raccontando gli sforzi dei suoi parenti:

“Io ricorderò costantemente i sacrifici dei miei genitori. Il mio percorso da calciatore è partito da una famiglia modesta, che però mi ha sempre assecondato negli studi e nelle mie passioni. Racconterò sempre quando mio padre apriva il frigo per sgridare davanti a me mia mamma che mi comprava più cose da mangiare, dicendo: <<È troppo pieno questo frigo. Non ce lo possiamo permettere>>. Il calciatore molte volte viene visto come un punto di riferimento mediatico, circondato da tanti agi, ma in realtà c’è un lato dove il calciatore ha fatto i passaggi difficili, che ti creano delle opportunità per crescere. Quando realizzi un sogno, inizia la parte più difficile: difenderlo. Conservare il proprio sogno equivale a realizzarlo, non è da meno”

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Calcio e dintorni

Dal Real Madrid alla NASA: Antonio Pintus studia la preparazione atletica degli astronauti

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PINTUS – Antonio Pintus è una delle figure “di secondo piano” tra le più note del calcio mondiale. L’italiano ricopre attualmente l’incarico di preparatore atletico del Real Madrid, apice della sua carriera professionale dopo una lunga avventura nello staff di mister Conte. Le sue metodologie di allenamento hanno stupito tutti per l’intensità e per l’efficacia derivata da esse, come sottolineato da Jude Bellingham ad inizio stagione. La sua tecnica ha incuriosito gli esperti di vari campi lavorativi, anche lontani dal rettangolo verde.

Infatti, secondo quanto riportato da RelevoPintus è stato convocato dalla NASA, l’organo spaziale statunitense, per approfondire la preparazione atletica degli astronauti. D’altro lato, invece, i responsabili dell’azienda amministrativa hanno studiato la metodologia del diretto interessato. In questo modo, l’obiettivo è acquisire i migliori segreti per incrementare la prestanza fisica degli astronauti. Si tratta di una collaborazione insolita, ma a testimonianza della grande ammirazione nei confronti di uno dei migliori professionisti nel suo ruolo.

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ESCLUSIVA – La ‘Brigata Mai 1 Gioia’ di San Marino raccontata dai suoi partecipanti

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San Marino

Sembrerà strano a dirsi, ma – alla fine di questa pausa – la nazionale del San Marino vive uno dei momenti migliori della sua storia recente. È vero: i biancazzurri hanno concluso il loro gruppo di qualificazione ad Euro 2024 con nove sconfitte su nove partite giocate, ma nelle ultime tre gare del girone (contro Danimarca, Kazakistan e Finlandia) San Marino ha realizzato altrettanti gol, segnando a tutte e tre le compagini affrontate. Un vero e proprio record, considerando che non era mai successo nella storia della nazionale.

Ad essere felici, quindi, non sono solo i componenti dello staff tecnico e i giocatori, ma anche e soprattutto i tifosi del San Marino che, spoiler, sì, esistono. Ma non solo, la nazionale può vantare addirittura di un gruppo di tifosi organizzato, la ‘Brigata Mai 1 Gioia’, composta da appassionatissimi che da anni seguono le avventure della squadra anche all’estero. Abbiamo voluto conoscere meglio questo simpaticissimo gruppo intervistando Daniele Davide, membri ormai navigati della Brigata.

POPOLARI LONTANO DA CASA

Proprio in virtù delle diverse trasferte, la Brigata si è fatta conoscere ed apprezzare fuori da San Marino e l’Italia, prendendo in simpatia tante tifoserie straniere, oltre che la stampa estera. Una cosa che ha tenuto subito ad evidenziare Daniele, l’attuale leader del gruppo.

“Effettivamente è molto strano. Le testate internazionali ci hanno cercato in ogni modo, ieri per esempio ero sul DailyMail, ma mi hanno chiamato anche BBC e altre testate di un certo livello. In Italia invece c’è gente che si domanda ancora cosa esista a fare San Marino e non ne comprendo il motivo. A conti fatti il nostro gruppo è quasi più conosciuto all’estero che in patria e spero che le cose possano cambiare e si capisca perché tifiamo San Marino. Il risultato non c’entra nulla, è una filosofia radicata”.

Una cosa confermata anche da Davide, che ci ha detto:

“A Belfast (contro l’Irlanda del Nord ndr.) i tifosi volevano conoscerci e fare foto con noi. È stato molto bello, alcuni addirittura ci mettevano di fianco i loro bambini per scattare fotografie di ricordo, incredibile. In Italia ci considerano quasi degli appestati!”.

UN GRUPPO NATO PER GIOCO

Chiaramente, per raccontare e conoscere meglio la storia della Brigata mai 1 gioia, abbiamo dovuto far luce sulle sue origini e sulle ragioni che l’hanno spinta a nascere. A spiegarci tutto nei dettagli è stato ancora una volta Daniele.

Il gruppo è nato 11 anni fa da un’idea di Massimo, il suo fondatore. Per curiosità andò a vedere un match a San Marino e allo stadio si accorse che tutti gli spettatori erano seduti, esattamente come al teatro, e nessuno cantava. Questa cosa gli mise un po’ di tristezza e per gioco decise di fondare un gruppo che con il tempo si è espanso. Ora siamo circa in 30 e i nostri membri vengono da tutt’Italia, ma anche da paesi esteri come Germania e Austria”.

Sì, perché è importante specificare che dei circa trenta membri della Brigata, in pochi vengono da San Marino. Gli stessi Daniele e Davide non sono sammarinesi: il primo viene dalla Toscana e vive a Modena, il secondo è originario di Salerno. Doveroso, allora, chiedergli i motivi per i quali si sono avvicinati alla causa biancazzurra.

Mi piace il calcio pulito, quello in cui non ci si picchia ma si fa amicizia, potremmo definirlo quasi un ‘calcio rugbistico’. San Marino è un unicum: incontri tifosi delle altre nazionali all’inizio e alla fine della partita, li conosci, ci scambi le sciarpe e magari ci vai anche a prendere una birra. È come se ci fosse un habitat incontaminato, dove tra l’altro è possibile conoscere anche i membri della nazionale. A Belfast per esempio abbiamo conosciuto tutti e sono diventato amico di Dante Rossi (calciatore della rappresentativa sammarinese ndr.). Contro la Finlandia, poi, abbiamo avuto modo di parlare anche con il CT, che ci ha raccontato come stessero lavorando e cosa era successo nella partita precedente in Kazakistan. È un clima irripetibile, chiaramente è impossibile fare questo con l’Italia o con qualsiasi altra nazionale: a San Marino trovi qualcosa che non si può fare da nessun’altra parte e questo mi ha spinto ad appassionarmi”.

Per quanto riguarda Davide, invece:

“Da anni mi piace il calcio sammarinese, per me la Champions League inizia a giugno con i turni preliminari, e non a settembre con i gironi. Diversi anni fa trovai la pagina della Brigata su Facebook e iniziai a seguirla perché la trovavo una bella iniziativa. Nel 2019, poi, mentre studiavo a Bologna, sul gruppo scrissero che c’era un posto disponibile per andare a vedere una partita e mi ci fiondai. In quella gara il San Marino riuscì anche a segnare un gol, così i membri della Brigata pensarono che portassi fortuna e mi inclusero immediatamente nel loro gruppo. In realtà da allora il San Marino non ha mai vinto e uno dei pochi pareggi mi ha fatto anche perdere una schedina perché avevo scommesso sulla sconfitta! Fu comunque un’esperienza molto divertente che mi ha fatto entrare in un gruppo di amici”.

L’AIUTO DELLA FEDERAZIONE

Quella della Brigata, insomma, è una realtà piccola ma vivace che, peraltro, nell’organizzazione di viaggi e nell’acquisto dei biglietti, ha potuto anche contare sulla federazione sammarinese. Come anticipato da Davide, a volte i membri del gruppo possono accedere a fasi di vendita anticipata dei biglietti, soprattutto contro gli avversari di lustro internazionale. Ancora una volta Daniele ci ha chiarito la questione.

“Il rapporto con la Federazione c’è sempre stato anche se siamo un gruppo indipendente che, in base alle situazioni, può anche criticare. Dallo scorso settembre, comunque, il nostro rapporto è passato dall’essere confidenziale a ufficiale. C’è stato un incontro tra i tifosi, il presidente federale, il segretario generale e il CT. È stata l’occasione per sederci ad un tavolo e iniziare a collaborare, i nostri obiettivi come gruppo sono affini a quelli della federazione e lo scopo è quello di portare gente allo stadio. Quando possibile loro cercano di aiutarci con i biglietti: chiaramente andare a vedere il San Marino non è gratis, ma si cerca di agevolare i tifosi che vengono più spesso. Anche per l’organizzazione logistica delle trasferte spesso parliamo e ci organizziamo con la federazione stessa, siamo entità distinte ma non estranee e anche questa è una cosa che non puoi trovare altrove”.

UN’ESPERIENZA DA PROVARE

Alla fine della nostra intervista, abbiamo voluto chiedere ai due ragazzi se si sentissero di consigliare l’esperienza di entrare a far parte della Brigata mai 1 gioia e quali fossero i lati positivi del tifare una squadra che, risultati alla mano, non vince da quasi vent’anni. Ci hanno risposto così.

“Tifare San Marino”, ci dice Daniele, “non è come tifare una qualsiasi altra squadra. Bisogna cambiare il punto di vista: chiaramente se si pensa solo al lato calcistico si vedrà una nazionale che, piuttosto che a vincere, ambisce a perdere con dignità, e questo non è chiaramente il massimo per una persona che guarda esclusivamente al campo. Si deve guardare al pacchetto completo: se si vuole sfruttare il calcio per fare nuove amicizie e portare valori allo stadio, allora l’esperienza è consigliatissima“.

“Nella battaglia tra Davide e Golia noi siamo Davide, personalmente sarebbe troppo facile tifare una squadra che vince sempre. Noi pensiamo ai ragazzi che scendono in campo: anche in caso di sconfitta, se alzano lo sguardo trovano gente pronta ad applaudirli e a riconoscere il merito di ragazzi come noi che hanno il coraggio di affrontare professionisti dieci volte più forti di loro. Sfido tutti i leoni da tastiera che attaccano con cattiveria il San Marino a giocare in uno stadio di 40 mila persone contro gente del calibro di Hojlund ed Eriksen, per me è un atto quasi eroico e va riconosciuto”.

Per quanto riguarda Davide, invece:

Tifare San Marino non è per tutti ed è un’esperienza che consiglio solo a chi nella vita sa accettare bene le sconfitte. Sicuramente però è un qualcosa di molto costruttivo che, anche al di fuori del calcio, insegna a vivere in maniera più rilassata e a godere anche delle piccole cose. So che sembra esagerato, ma trovarsi nella Brigata può essere anche terapeutico e renderci delle persone migliori“.

Si ringraziano Davide e Daniele per la loro gentilezza e disponibilità.

 

 

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Calcio e dintorni

ESCLUSIVA – Il dott.Pazzona approfondisce la psicologia in ambito sportivo

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Psicologia dello sport

PSICOLOGIA DELLO SPORT – Il ruolo dello psicologo dello sport è spesso sottovalutato. L’aspetto mentale è fondamentale, infatti, nel rendimento di un atleta. Ma quanto incide la psicologia nel calcio? Lo abbiamo chiesto al dott. Riccardo Pazzona, psicologo dello sport, che ha approfondito dettagliatamente l’argomento in questione.

QUANTO INCIDE LA PSICOLOGIA SUL CALCIO?

Quanto incide la psicologia sulla difficoltà di ambientamento di un calciatore, come ad esempio De Ketelaere, che ha deluso le aspettative al Milan e che è stato costantemente attaccato dalla tifoseria milanista?
“Sicuramente l’aspetto psicologico incide tantissimo nella prestazione. La prestazione è composta da 4 pilastri; se noi immaginiamo questi pilastri come le gambe di un tavolo, se una di questi cade, ecco che allora ci sono una serie di ripercussioni che vanno ad influire sulla prestazione come nel caso di De Ketelaere che adesso sta rendendo meglio all’Atalanta. Nel caso di una nuova realtà, una persona con difficoltà di ambientamento non riesce ad esprimersi al meglio”.

 

Spesso si sente parlare di giocatori che scendono in campo nonostante non abbiano una condizione mentale adatta: crede che un calciatore che non è sereno debba evitare di scendere in campo?
“Possiamo rispondere in due modi. O in base a come sta il giocatore, si decide se farlo scendere in campo o meno; oppure se vogliamo pensarla in maniera più strutturata, in funzione del suo stato d’animo e delle sue sensazioni, noi professionisti possiamo intervenire sulla regolazione emotiva. Per far ciò, è necessario monitorare una serie di parametri in prossimità della gara, e sulla base di essi, si interviene con specifiche tecniche”.

 

Parliamo del ritorno di Ibrahimovic al Milan: lo svedese è un grande motivatore, d’altra parte i rossoneri stanno vivendo un periodo negativo. Quanto potrebbero incidere la grinta e il carisma di Ibra al Milan?
“Certo, perché comunque parliamo di un leader tecnico e carismatico. All’interno di un contesto in cui si trovava fino a poco tempo fa, sicuramente avrà un bell’impatto. Il suo ruolo sarà presumibilmente quello di un trascinatore”.

 

Capitolo calcioscommesse: Fagioli e Tonali hanno subìto una squalifica piuttosto lunga. Quanto può incidere psicologicamente nella loro carriera?
“Non possiamo saperlo allo stato attuale. Quello che possiamo fare noi, da psicologi dello sport, è quello di gestire il momento, accompagnarli emotivamente in questo percorso complesso, ridefinendo gli obiettivi, perché ovviamente ci sarà un ritorno in campo e bisogna farsi trovare pronti”.

 

Abbiamo sentito parlare molte volte di “infortuni psicologici”, come nel caso di Nico Gonzalez quando fu accusato da Italiano di infortunarsi per problemi psicologici. Quanto effettivamente il fattore mentale può influire su un infortunio?
“A livello di probabilità di insorgenza di un infortunio, l’aspetto mentale incide in relazione allo stress che l’atleta sta sperimentando. Dal punto di vista del recupero dell’infortunio l’aspetto mentale pesa tantissimo ma, purtroppo, spesso non viene preso in considerazione. Un calciatore, infatti, per rientrare in campo, oltre ad essere pronto fisicamente, deve esserlo anche psicologicamente, perché l’infortunio è un vero e proprio trauma anche a livello emotivo. Questo può portare ad essere più limitati in campo magari per paura di farsi male”.

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Il Monza si schiera contro la violenza sulle donne: l’iniziativa contro il Torino

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Dove vedere Monza-Reggiana in tv e streaming

MONZA VIOLENZA SULLE DONNE – Il Monza, che stasera scenderà in campo contro il Torino in un match valido per la 12esima giornata di Serie A, ha deciso di giocare un ruolo importante sulla scena sociale.

Infatti, i brianzoli indosseranno una divisa speciale in occasione della partita odierna, posizionandosi attivamente nella battaglia contro la violenza sulle donne. I giocatori guidati da mister Palladino mostreranno una scritta particolare sul front delle loro maglie da gioco, riportanti la frase:

“Era l’uomo dei miei sogni, oggi è il mio incubo”.

L’iniziativa, volta a ricordare la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che cadrà il 25 novembre, avrà un importante valore non solo morale, ma anche economico. Pertanto, i biancorossi doneranno in beneficienza le divise al termine della gara per supportare le vittime coinvolte in questo grave fenomeno.

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