Basket
All hail the King

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6 anni fa:
Started from the bottom, da un posto dimenticato dal resto del mondo, uno di quei posti che con l’American Dream hanno poco o niente da spartire.
Trenta lunghissimi anni dopo è ancora lì, a quattro passi da casa sua e tutta la lega più importante del globo ai suoi piedi.
Puoi amarlo, puoi odiarlo ma non puoi rimanere indifferente di fronte a sua maestà LeBron James from Akron.
Una storia da libro quella di LBJ, partito dai bassifondi dell’Ohio insieme a mamma Gloria, un canestrino giocattolo trasferito in tutte le varie “case” in giro per la sua città natale.
Un talento del genere però si fa notare quasi subito e non necessariamente nel basket: James è un appassionato di football americano (sport che praticherà anche a livello di High School) e nonostante non fosse ancora un armadio di due metri e rotti, giocare da ricevitore gli veniva piuttosto bene.
Ah, nel frattempo quando il pallone diventava rotondo e arancione si divertiva ad imitare Michael Jordan… lo stesso al quale contende l’idealissimo scettro di “miglior giocatore della storia”.
Il signore che lo faceva giocare da WR a football comincia a preoccuparsi della vita di questo piccolo fenomeno che tralasciando lo sport non andava granchè bene, parla un po’ con Gloria e comincia ad ospitarlo a casa sua.
Grazie all’aiuto del suddetto coach, mr. Frankie Walker e, perchè no, del football americano, Bron conosce Frankie Jr. ed i suoi amici, Sian Cotton, Romeo Travis, Dru Joyce III e Willie McGee.
Loro saranno la prima squadra di basket di LeBron, prima ancora di St.Mary, Miami o Cleveland, cinque amici dannatamente bravi a basket. Non quanto lui però.
Tutti loro, meno Frankie e Romeo, strinsero un patto: andiamo a St.Vincent-St.Mary e giocheremo ancora insieme.
Ora, una scuola parrocchiale composta per la maggior parte da bianchi, come lo vede un fenomeno sì, però mezzo homeless e, meraviglia delle meraviglie, nero?
Magari non troppo bene all’inizio, però James ci mette poco a mettere tutti al loro posto, come al solito.
Gioca da guardia insieme a suo cugino, Maverick Carter e comincia a mostrare sprazzi di lebronismo, 20 punti, 50% dal campo, una bella collezione di assist, rimbalzi, recuperi da buon all-arounder quale è e sarà.
Siamo nel 2000, LeBron ha 16 anni e comincia ad attirare più di un riflettore su di sé, i suoi Fighting Irish vincono il campionato statale per due anni di fila e si prende il Mr.Basketball dell’Ohio da sophomore. Come lui nessuno mai, né prima, né dopo.
Ok, la high comincia a stargli veramente stretta, è ora di cambiare aria.
Mezza America è su di lui, da Ohio State a Michigan, Duke, North Carolina (il minimo sindacale per uno finito sulla copertina di Sports Illustrated da teenager) però James ha altre idee per la testa e John Lucas, a quel tempo allenatore dei Cavaliers, anche.
Che si fa? Lucas gli fa respirare l’aria di NBA e gli offre un informale provino per i Cavs, semmai ce ne fosse bisogno. Dal provino emergono due cose: LeBron è qualcosa di pazzesco e Lucas viene gentilmente alleggerito dall’NBA di 150,000 dollari, dettagli tutto sommato.
Nel frattempo è interessante vedere cosa succede ad una specie di miniera d’oro umana: Nike e Adidas guerreggiano per sponsorizzarlo (Kobe ci mette una buona parola per i tedeschi e gli regala le sue scarpe firmate) a colpi di milioni e qualcosa di più, il papà (o meglio, il compagno della mamma) gli regala un Ford Explorer, Michael Jordan lo invita ad allenarsi a casa sua insieme a ‘Toine Walker e Penny Hardaway, SVSM fa pagare un abbonamento alle partite in casa qualcosa come 125 dollari… e non ha ancora 18 anni.
Arriviamo al LeBron Draft, (perchè Wade, Bosh, Anthony e gente varia di fronte a uno che guadagna 100 milioni puliti tra sponsor e pubblicità senza aver mai firmato un contratto da pro passano un attimo in secondo piano, in terzo se ci mettiamo anche Darko Milicic ma questa è un’altra storia) dove i Cavs, memori dei soldini tirati fuori da Lucas, fanno l’impossibile per tankare e beccare la prima scelta dando anche via un ottimo play come Andrè Miller.
Insomma, LeBron non si sposta dall’Ohio e finisce a Cleveland ed insieme a Boozer e Ilgauskas, i Cavs arrivano ad una partita dai playoff in una corsa a due che li vede superati all’ultimo da Boston.
Piccolo spoiler: Boston tornerà spesso e volentieri nei suoi incubi.
Nel frattempo macina doppie-doppie, si prende il ROY, la nazionale olimpica a 19 anni, il più giovane a fare 50 pti ed una tripla-doppia.
Dovremo aspettare l’arrivo di Mike Brown in panca per vedere James in post-season, l’anno è il 2006 ed il nostro arriva ad un Steve Nash dall’MVP della RS.
Primi avversari della sua vita ai playoff i Wizards di Gilbert Arenas e succedono già cose assurde.
Primi 48 minuti, prima tripla doppia targata playoff, secondi 48 minuti tripla doppia meno un rimbalzo, terza partita 41 punti.
Però Washington galleggia sul 2-2 e venderà cara la pelle perdendo gara 5 e 6 all’overtime per un punto.
Secondo turno contro i Pistons da 60 vittorie in stagione. Prime due perse al Palace, tre vittorie di fila compresa gara 5 a Detroit, altre due sconfitte clamorose a Cleveland e ancora al Palace per la decisiva gara 7.
Non era ancora il suo anno, evidentemente, tanto che il titolo lo vince la Miami di Wade e Shaq.
LeBron ancora non sa che Miami potrebbe diventare una meta interessante in futuro mentre nel frattempo la squadra della Florida incontra una pessima stagione e i Cavs vanno tranquillamente ai Playoff.
Sweep ai Wizards, serie facile con i Nets e finale di Conference ancora contro i Pistons.
La serie sembra una specie di fotocopia rispetto all’anno passato eppure cambia qualcosa di importante: LeBron comincia a capire seriamente di essere LeBron, o una specie di marziano se volete perchè non si spiega come sia possibile che un uomo, praticamente da solo, porti una squadra alla vittoria di una gara 5 da 109-107 quando i compagni a 79 punti hanno semplicemente archiviato anche l’idea di fare canestro.
Venticinque punti di fila, 29 degli ultimi 30, e i Pistons che guardano increduli.
La partita dopo sarà un tutti contro James (che comunque farà 20 punti) mentre nessuno si accorge che Daniel Gibson ne ha messi 31 e i Cavs vanno a giocarsi l’anello contro gli Spurs.
Ok, stavolta non c’è storia, 4-0 Spurs e tutti a casa, poi più avanti avrà tempo anche per la rivincita e la bella.
Gli anni passano e i Cavaliers non vincono, arrivano in postseason, succede qualcosa (di solito il match-up con i Celtics di Allen, Pierce e Garnett), i Cavaliers escono e LeBron rischia la free-agency.
Un attimo, LeBron ci va veramente in free-agency e comincia a girare la trottola delle possibilità.
Tutti lo vogliono però LeBron vuole e deve vincere, non c’è riuscito a casa sua ma deve farcela per forza anche da qualche altra parte, la palma del “primo dei perdenti” interessa a pochi, men che meno a lui.
Sistemiamo un attimo il caos generando altro caos: l’8 luglio accendete la tv, mettete ESPN e vi spiegherà tutto.
Un bel po’ di americani quella sera accesero la tv, cercarono ESPN e trovarono LeBron che per 75 interminabili minuti gettava nella disperazione gli abitanti del “Mistake in the Lake” che per ringraziarlo sentitamente si scaldarono accendendo un falò con le sue canotte (a luglio…) mentre a Miami si festeggia.
“In this fall… this is very tough… in this fall I’m going to take my talents to South Beach and join the Miami Heat. I feel like it’s going to give me the best opportunity to win and to win for multiple years, and not only just to win in the regular season or just to win five games in a row or three games in a row, I want to be able to win championships. And I feel like I can compete down there.”
Punto.
Un personaggio mediatico come James, uno che a 17 anni è finito sulla copertina del giornale sportivo più importante d’America (e forse del mondo), uno che a 18 anni aveva in banca 100 milioni in contratti, pubblicizza la sua decisione in questo modo è forse un po’ fuori schema anche per gli States.
A nulla vale il fatto che in un’ora e un quarto di tv abbia raccolto 6 mln per beneficenza, Gilbert (il presidentissimo dei Cavs, quello che ora se l’è ripreso di corsa) lo apostrofa come “codardo traditore” e spara la profezia del secolo ventunesimo: “vinceremo un titolo prima di lui”.
Ah, le stampe di James crollarono da 99.90 dollari a 17.41 dollari, non 17.42 né 17.40, se cercate la storia del generale Benedict Arnold sarà tutto più chiaro.
Tornando a Gilbert, i Cavs avranno tempo solo un anno, quello che serve al nuovo Big Three di Wade, Bosh e James di aggiustare gli equilibri e vedere Miami perdere contro i Mavericks di Kidd e Nowitzki.
Nel frattempo, LeBron prende il comando della sua nuova squadra e gli Heat cominciano a macinare qualsiasi cosa gli si pari davanti fino alle finali di Conference anno 2012.
Chi c’è davanti? Una Boston praticamente esausta che ha dovuto giocarsi le semifinali fino all’ultima partita con i Sixers, una specie di passeggiata in attesa degli Spurs o dei Thunder.
Non sarà una passeggiata, Boston perde le prime due poi si catapulta davanti in 3 partite e punta a sfangare gara 6 al Garden.
Bron decide che è ora di chiudere, gli Heat portano a casa gara 6 e gara 7 e affrontano i Thunder.
Per ora le Finals di LeBron recitano 0-2, che succederà stavolta?
Intanto la prima la vince OKC e Kevin Durant ne mette 36, poi il nostro comincia a giocare e a cancellare qualsiasi cosa gli si pari davanti.
Missione compiuta, primo anello conquistato.
Dopo questo ne arriverà un altro contro gli Spurs ed un altro lo perderà contro gli Spurs, da una parte servirà la mano fatata di Allen e un pallone uscito quasi per sbaglio dalle mani di Bosh, dall’altra parte il karma doveva qualcosa alla banda di Popovich perchè perdere un anello a 2 secondi dalla fine quando i tre giocatori più rappresentativi rischiano di non vedere più il parquet di una finale è una bella mazzata al morale. Non per loro, però.
Già sarebbe abbastanza così. Manca ancora però un bello scoglio da togliere. James alla fine ritorna a casa, arriva anche Kevin Love ed in nuovi Big-3 (con Kyrie Irving annesso) sono di nuovo in piedi. Quell’Ovest in cui ad oggi non ha mai messo piede lo tormenta ossessivamente. Finita la guerra con gli Spurs inizia quella con la squadra più sorprendente degli ultimissimi anni. I Golden State Warriors di Steve Kerr sono compatti, equilibrati, profondi ed abusano con una facilità mai vista del tiro da fuori. Draymond Green si scopre essere in grado di fare qualunque cosa, Klay Thompson entra di prepotenza nel discorso tra i migliori tiratori della storia, Curry forse lo è già. Iguodala è l’uomo di esperienza del gruppo, Barnes un ottimo complemento. La “Death Lineup” si porta a casa il primo round, con i Cavs che raschiano il fondo della panchina e trovano un sublime Dellavedova ma non basta.
Il rematch l’anno dopo merita un film. Golden State che chiude la miglior RS di sempre, a Gara 4 si portano sul 3-1 e si preparano a chiuderla in casa. Succedono due cose. Primo: manca Green, squalificato per aver preso in Gara 4 il quatro flagrant in tutti i Playoffs. Secondo: James e Irving mettono 41 punti a testa. Gara6, i Cavs partono fortissimo e non si guardano più dietro. Gara 7, LeBron vede l’anello in mano ad un Iguodala da solo verso al ferro, parte da 20 metri dietro e lo stoppa. Nell’azione successiva Kyrie segna la tripla del vantaggio in faccia a Curry. Le due giocate più iconiche delle Finals a distanza di pochi secondi. Cleveland rimonta da 3-1 e vince il primo anello della sua storia. Con lo stesso LeBron al comando, quello delle stesse canotte bruciate qualche anno prima. L’anno scorso GSW ha alzato ancora la posta e Barnes ha lasciato il posto a Kevin Durant. Chissà cosa verrà fuori quest’anno.
“We are all witnesses”.
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Harden imita Beckham: vuole una stella per i suoi Houston Dynamo
Pubblicato
2 mesi fa:
Luglio 26, 2023
James Harden, cestista statunitense che ha vestito la maglia dei Philadelphia 76ers nell’ultima stagione, ha deciso di acquistare qualche tempo fa alcuni azioni degli Houston Dynamo. Harden ha trascorso ben nove anni in Texas e ha deciso quindi di investire sulla squadra di calcio di Houston che disputa la MLS. Ora, con l’arrivo di Lionel Messi all’Inter Miami di proprietà di David Beckham, il play americano sogna un colpo simile per la sua squadra. Ha infatti rilasciato recentemente alcune dichiarazioni a USA Today Sports: “Cerchiamo un campione che venga a Houston. Sappiamo tutti quanto incredibile è Messi, che a Miami insieme alla sua famiglia si sta trovando bene. Anche noi cerchiamo qualcuno che venga nella nostra franchigia e siamo sicuri che lo troveremo. Non me ne occupo io direttamente, ma il club è al lavoro”.
Altri Sport
Clamoroso Lebron James, le sue parole sul possibile ritiro: “Ci devo pensare”
Pubblicato
4 mesi fa:
Maggio 23, 2023
Nella nottata italiana i Los Angeles Lakers di Lebron James sono stati battuti, e eliminati per 4 a 0, dai Denver Nuggets per 111-113. Lakers che non riescono a riaprire la serie e che manda i Nuggets alle Finals aspettando la vincente di Miami-Boston.
Oltre che per la sonora sconfitta sulle 4 partite, il mondo del NBA è rimasto scosso per le dichiarazioni di Lebron James nel post partita, che lasciano pensare ad un possibile ritiro:
“Ho molto su cui pensare a livello personale sulla possibilità di proseguire con il basket, devo riflettere a fondo”
Dichiarazioni bomba del 4 volte campione NBA, che nonostante abbia ancora 2 anni di contratto, con l’ultimo opzionale, non pare più cosi certo di voler continuare a calcare i parquet della NBA. L’idea a cui tutti pensavano era quelli che il “Re” avrebbe aspettato il draft del figlio Bronny, per giocare una stagione insieme a lui. Ha poi confermato alla domanda sul possibile ritiro ai microfoni di un giornalista ESPN.
Poco prima, sempre nella conferenza stampa post partita, si è espresso così su una domanda riguardante la sua visione sulla prossima stagione:
“Vedremo cosa succede… non lo so. Non lo so. Ho molto a cui pensare a dire il vero. Personalmente, quando si tratta di basket, ho molto a cui pensare. Penso che sia andata bene, anche se non mi piace dire che è stato un anno di successo perché non sto giocando per nient’altro che vincere titoli in questa fase della mia carriera. Non mi diverto solo a fare una finale di Conference. L’ho giocata molte volte. E non è divertente per me non essere in grado di fare una finale di campionato”.
Basket
[VIDEO] Finale di Basket islandese: parte un coro contro la Juventus

Pubblicato
5 mesi fa:
Maggio 8, 2023
Simpatico siparietto quello avvenuto sabato durante la finale Scudetto del campionato islandese di basket.
Durante un momento di pausa del match tra Valur Reykjavik e Tindastoll, lo speaker del palazzetto ha fatto partire la celebre canzone dei Ricchi e Poveri, “Sarà perché ti amo”.
Finale scudetto in Islanda
Valur Reykjavik-Tindastoll, mentre arbitri consultano IR, la Var del basket,parte la musica, sentite ritornello materiale per le perle mediatiche @juventibus @massimozampini @mike_fusco pic.twitter.com/lwvcMIaUGm— Maurizio Biggi (@BiggioRef69) May 7, 2023
Fino a qui nulla di strano, ma durante il ritornello, il pubblico si lancia nel celebre coro (di matrice milanista) contro la Juventus, proprio sulle note della canzone.
Un episodio che ha già fatto il giro del mondo e che ha strappato un sorriso a molti in Italia, anche ai tifosi bianconeri.
Basket
Curry contro LeBron: sfavoriti a chi? Stanotte ritorna in scena il duello

Pubblicato
5 mesi fa:
Maggio 2, 2023
Non saranno le Finals del quadriennio 2015/2018, ma questa notte sarà di nuovo Steph Curry contro LeBron James. E la Lega già si infiamma, per la serie che questi due talenti potrebbero mettere in piedi.
Il primo guida ormai dal 2009 i Golden State Warriors, con cui ha vinto 4 anelli e segnato un’epoca. Il secondo si è legato con i Los Angeles Lakers nel 2018, laureandosi campione NBA per la quarta volta nella sua storia la stagione successiva.
I PRECEDENTI
Nel 2018 i Golden State Warriors di Curry, Thompson, Durant e Green hanno spazzato via i Cleveland Cavaliers di LeBron James nelle Finals con un nettissimo 4-0. Da un lato abbiamo, probabilmente, la squadra più forte della storia come quintetto titolare. Dall’altro lato un roaster in evidente fase calante che LeBron James, se non da solo quasi, ha trascinato alle Finals. Le sue ottave Finals NBA consecutive, tra Miami Heat e Cleveland Cavaliers.
Nonostante il risultato senza repliche, infatti, dalle parti di Cleveland, King James fu idolatrato come una divinità, quando a fine anno svestì la casacca della franchigia dell’Ohio. Il motivo di tale amore incondizionato del pubblico dei Cavs è dovuto al fatto che il primo addio, che a tutti è sembrato un vero e proprio tradimento, commercializzato all’inverosimile con “The Decision“, è stato ampiamente colmato. Nella sua seconda avventura ai Cavs, LeBron ha portato la squadra ad un livello superiore. E, soprattutto, ha portato a casa il primo anello della storia della squadra. Lo ha fatto con un’impresa degna di nota: prima e unica volta nella storia che una squadra in svantaggio di 3-1 in una serie di Finals è riuscito a ribaltare e vincere.
Quell’estate, LeBron ha lasciato la sua Cleveland e la Eastern Conference, per sbarcare ad Ovest, per la prima volta in carriera, a quasi 34 anni. Con la casacca gialloviola, LeBron ha subito scritto la storia, vincendo il titolo nel 2020 e, soprattutto, tenendo alto il nome di Kobe Bryant, leggenda e volto storico dei Lakers tragicamente scomparso nel gennaio dello stesso anno. Ma dal 2018, non ci sono più stati scontri in un play-off tra Steph Curry e LeBron James. Ci si è andati vicini, se si pensa che nella stagione 2020/21 le due squadre si sono affrontate in un play-in, in cui è stato il King ad avere la meglio.
Ma si tratta di una sfida facilmente oltrepassabile. In primis, perchè non è reputata parte della post-season. In secondo luogo, perchè è stata una sola gara disputata, non una serie.
COINCIDENZA DELLE STELLE
LeBron James è di Akron, Ohio. Per tutti ora è “Il King“, ma per anni è stato “Just a kid from Akron“. Un’etichetta nata per erssere dispregiuativa e limitante nei suoi confronti e che ora, invece, lui stesso sfoggia con orgoglio. Il ragazzo venuto dal niente, in possesso solo di un talento sconfinato, schiacciato dalle attese sin dal suo ingresso nella Lega a soli 18 anni. Ed ora diventato leggenda.
Ma se andassimo a leggere, invece, data e luogo di nascita di Steph Curry, ritroveremo un nome familiare. Anche in questo caso, Akron, Ohio.
Le due stelle più rappresentative del basket americano degli anni 2010, vincitori di 7 titoli complessivi su 1o disponibili tra il 2010 e il 2020 concittadini. Nati nello stesso ospedale di Akron, a poco più di 3 anni di distanza. Quando le stelle (in questo caso, in senso astronomico) decidono di dare alla luce altre stelle (ora parliamo di Curry e James), il risultato non può che essere esplosivo. Stanotte, dopo 5 anni dall’ultima volta, i due si guarderanno di nuovo negli occhi in una serie da dentro-o-fuori valida per i Play-off. Con la consapevolezza che solo uno dei due potrà andare avanti.
La cosa più ironica, però, è che i due fuoriclasse sono arrivati a questa sfida scollandosi l’etichetta di chi li dava come “sfavoriti“. Memphis Grizzlies (avversari dei Los Angeles Lakers) e Sacramento Kings (avversari dei GSW) avevano dalla loro un miglior piazzamento in regular season e sembravano favoriti, con una eventuale Gara 7 in casa. Per i Grizzlies questa Gara 7 non si è neanche giocata. Curry, invece, ha letteralmente vinto quella giocata contro i Kings, con la migliore prestazione della storia in termi di punti segnati (50) in una Gara 7.
Da stanotte saranno l’uno contro l’altro, in una sfida che si prospetta già elettrica e piena di colpi di scena.
TUTTO SU SKY
La diffusione dell’NBA in Italia, ormai da anni, è governata da SKY. Su SkySport NBA (ed in streaming su NOW) sarà possibile assistere alle prime quattro gare in diretta e in replica. Si inizia stanotte alle 4:00 ora italiana.
Gara 1
LIVE nella notte tra martedì 2 e mercoledì 3 maggio ore 04:00
Repliche mercoledì 3 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45
Gara 2
LIVE nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 maggio ore 03:00
Repliche venerdì 5 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45
Gara 3
LIVE nella notte tra sabato 6 e domenica 7 maggio ore 02:30
Repliche domenica 7 maggio ore 14:00 e 19:30
Gara 4
LIVE nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 maggio ore 04:00
Repliche martedì 9 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45
Eventuali gara 5, gara 6 e gara 7 verranno comunicate in seguito.
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