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All-Star Game UEFA?

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All-Star Game UEFA?

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Sapete come funziona l’All-Star game del basket?

Wikipedia:

L’NBA All-Star Game è uno degli eventi più importanti della stagione NBA. Si tratta di un weekend di gare spettacolari, come la gara delle schiacciate o quella di tiro da tre punti, che culminano la domenica sera con una sfida tra due squadre, composte rispettivamente da una selezione dei migliori giocatori della Eastern Conference e quelli della Western Conference.

Ripercorrendo la falsa riga di ciò che avviene in NBA, potrebbe rivelarsi grandioso e spettacolare realizzare un evento di simile portata anche nel panorama del gioco del calcio:

Nello specifico, si potrebbero prendere in analisi più fattori e criteri e, probabilmente, realizzare più ‘All-Star game‘ con regole, pratiche e componenti diversi a seconda del tipo di competizione che si vuole mettere a punto. Un’idea piuttosto basilare sarebbe rappresentata dal format ‘Europa vs. Resto del mondo‘, ma senza ombra di dubbio non vi sarebbe alcuna difficoltà nel realizzare altri tipi di eventi ancor più eccitanti e con parametri moderni.

Il format pensato per questo articolo, in realtà, sarebbe uno in particolare: creare un avvincente mini torneo in cui i giocatori più forti di ciascuna lega si uniscono per formare una squadra che affronti le altre rappresentative. Si vedrebbero quindi in campo la ‘Serie A All-Star‘ con i più forti del campionato nostrano contro la ‘Premier League All-Star‘ e così via.

Su ogni panchina, ovviamente, dovrebbe sedersi colui che viene ritenuto il miglior allenatore della lega, il quale avrà il compito di preparare la ‘nuova squadra’ minuziosamente, schierando in campo una formazione che possa rivelarsi efficace e spettacolare; perchè, ovviamente, è pur sempre di spettacolo che si parla: non essendoci in palio alcun trofeo prestigioso, quale dovrebbe rivelarsi la preoccupazione, se non quella di esser certi di offrire uno show all’altezza delle aspettative dei tifosi? Una fantastica chance per mettersi in mostra, per divertire e divertirsi con nuovi compagni e per vedere i migliori giocatori – magari di squadre rivali – condividere il campo da gioco con la medesima divisa.

Ora, però, bando alle ciance e gettiamoci a capofitto nella parte più interessante dell’articolo. Che squadre emergerebbero?

 

SERIE A ALL-STARS

La Serie A è un campionato che negli ultimi anni ha riacquistato una competitività che sembrava smarrita per strada: nonostante infrastrutture che lasciano a desiderare ed un’economia non al passo con quella inglese, il campionato nostrano sembra in grado di poter offrire senza remore un 11 all’altezza di giocare per vincere la competizione. Badate bene, però: la classifica che stiamo per stilare non è, ovviamente, oggettiva ma è fondata sul criterio soggettivo dell’autore dell’articolo.

MODULO: 3-2-3-2

PORTIERESamir Handanovič.

In una Serie A orfana di guardiani straordinari come Alisson Becker e Gianluigi Buffon, la difesa dei pali non può che spettare a chi, nel corso degli anni, si è sempre fatto valere come uno dei migliori estremi difensori del campionato. Nonostante qualche errore grossolano, infatti, lo sloveno ha tutte le carte in regola per assicurarsi questa posizione: esperienza, continuità di rendimento ad alti livelli, agilità, posizionamento, riflessi e sicurezza nell’uno contro uno; se si tratta di rigori, poi, probabilmente non esiste portiere peggiore da affrontare.

DIFESA: Giorgio Chiellini; Milan Škriniar; Kalidou Koulibaly.

Difesa a tre per la nostra Serie A. Il motivo? Semplice. Il torneo italiano pullula di difensori centrali validi e rocciosi, tanto che giocatori del calibro di Kostas Manolas, Stefan de Vrij e Leonardo Bonucci sono stati lasciati fuori, nonostante il loro altissimo livello di rendimento.

Il numero 3 della Juventus è da sempre una garanzia, sia sotto il punto di vista dell’esperienza, sia sotto il punto di vista dell’agonismo. A 34 anni, Giorgio Chiellini è reduce da una stagione disputata ad altissimi livelli e la fascia di capitano che ora gli spetta sembra avergli infuso ulteriore linfa vitale. Immancabile.

La sorpresa della scorsa stagione dell’Inter non poteva in alcun modo mancare: Milan Škriniar è già uno dei migliori difensori centrali del globo e la stagione che sta affrontando ha il sapore di consacrazione ad alti livelli. Fisico, rapido, pulito e con il fiuto del goal, lo sloveno è una pedina che farebbe comodo a qualsiasi allenatore per la propria retroguardia. Giovinezza e straripante talento al servizio.

Poteva forse mancare K2? Il senegalese, ritenuto da più addetti ai lavori come il miglior difensore centrale attualmente in circolazione, è una garanzia sotto qualsiasi punto di vista: la sua stazza e la sua struttura fisica gli permettono di uscire vincitore da qualsiasi tipo di duello, sia esso sul terreno di gioco o aereo; in una difesa a tre, con margini d’errore ancora più bassi, Kalidou Koulibaly risulterebbe probabilmente un ostacolo pressoché insormontabile per qualsiasi avversario. Una montagna.

CENTROCAMPOMiralem Pjanić; Radja Nainggolan.

Alla Roma formavano un binomio di tutto rispetto e si completavano in maniera pressoché complementare: oltre al feeling in campo, difatti, i due centrocampisti ex-giallorossi sono legati da un forte sentimento di amicizia, nonostante il belga abbia criticato più volte la scelta dell’amico bosniaco di trasferirsi alla Juventus. Il metronomo bianconeroMiralem Pjanić, ha affrontato un importante percorso di crescita che lo ha reso un giocatore più unico che raro, tanto da convincere numerosi top club europei a scommettere su di lui, formulando importanti offerte al suo club di appartenenza; l’incursore nerazzurro, invece, si è specializzato giocando qualche metro più vicino alla porta, senza perdere mai, però, quella ferocia che lo ha sempre contraddistinto. Per tale motivo Radja Nainggolan rappresenta quanto si avvicini di più all’ideale di tuttocampista.

TREQUARTISTA ED ALI: Paulo Dybala; Lorenzo Insigne; Douglas Costa.

Come ci siamo pronunciati prima, la parola d’ordine dovrà essere ‘spettacolo’. Per tal motivo proporremmo sulle fasce Lorenzo Insigne e Douglas Costa.

Lorenzo il Magnifico si trova all’apice della sua carriera ed è l’ombra del giocatore discontinuo messo in discussione fino a qualche stagione fa: esterno, ala o punta non v’è differenza di rendimento per il folletto italiano che in questa top 11 proprio non poteva mancare.

‘Show’ fa rima con Douglas Costa: l’ex esterno del Bayern Monaco ha letteralmente ammaliato chiunque durante la sua scorsa esperienza in Serie A e la sua tecnica, unita ai suoi dribbling effervescenti, rappresenta un incubo concreto per le difese avversarie; attualmente non sembra vivere un grande momento di forma, ma sulla fiducia, sentiamo di poterci affidare alle qualità del ragazzo.

Tra i due esterni spunta Paulo Dybala sulla trequarti: il dieci della squadra campione d’Italia non poteva assolutamente mancare. La sua enorme qualità, mista alla corsa e ad un lavoro sporco non scontato, lo rendono un elemento chiave in ambo le fasi di gioco. Collante tra centrocampo e attacco in fase offensiva, con le sue incursioni, la Joya rappresenta quella variabile impazzita in grado di decidere l’esito del match con una giocata.

ATTACCANTI: Cristiano Ronaldo, Mauro Icardi.

Inutile spiegare la presenza di un giocatore come il portoghese: cinque palloni d’oro dovrebbero essere sufficienti a raccontare il motivo per il quale Cristiano Ronaldo si trovi lì. Un’autentica leggenda vivente ed uno dei migliori calciatori di sempre.

Per ciò che concerne l’argentino, invece, è da considerare insieme a Gonzalo Higuaín ed Edin Džeko come il miglior centravanti puro del torneo di Serie A. Mauro Icardi ha trascinato i nerazzurri per intere annate e sta continuando a farlo con grande successo, rivelandosi un autentico fuoriclasse anche in Champions League, dove il suo fiuto del goal si è nuovamente preso la scena con tre goal in quattro partite.

Le riserve potrebbero essere…

Wojciech Szczęsny; Leonardo Bonucci; Kostas Manolas; Marek Hamšík; Dries Mertens; Gonzalo Higuaín; Edin Džeko.

PREMIER LEAGUE ALL-STARS

MODULO: 3-4-3

PORTIERE: David De Gea.

Con un valore stimato di circa 70 milioni di euro, David De Gea è il primo candidato ad aggiudicarsi la difesa dei pali della Premier League All-Stars. Dopo anni ed anni di prestazioni ad altissimo livello condite da parate ai limiti del paranormale, il portero español non può che aggiudicarsi questo ruolo da titolare, nonostante lo straripante talento dell’ormai affermatissimo Alisson Becker. Il 27enne dei Red Devils, d’altronde, non solo è considerato il miglior portiere d’Inghilterra ma, secondo molti, sarebbe addirittura il migliore in circolazione nel suo ruolo.

DIFENSORI: Toby Alderweireld; Jan Vertonghen; Virgil van Dijk.

Il perno della difesa centrale dovrà essere l’olandese del Liverpool; statisticamente il difensore più pagato della storia del calciomercato, van Dijk, quest’anno, punterà sia alla conquista della BPL sia alla finale di UCL che si terrà a Madrid. Al suo fianco, in pianta stabile, il binomio belga del Tottenham: le capacità d’impostazione di Vertonghen e la sua intelligenza lo rendono un elemento imprescindibile per costruire la manovra dalle retrovie e per intercettare palloni in fase di non possesso; Alderweireld, altrettanto abile con i piedi e con un passato da terzino alle spalle, si integra alla perfezione con gli altri interpreti, andando a sigillare il lucchetto di una difesa abile sia ad arrestare l’offensiva avversaria, sia a dettare la manovra ed i tempi di gioco della formazione in campo.

CENTROCAMPO: Kevin De Bruyne; N’Golo Kanté; David Silva; Christian Eriksen.

I centrocampisti di alto livello non lesinano in BPL, è sufficiente pensare come da questa top four non sia emerso il nome di Nemanja Matić, İlkay Gündoğan o Paul Pogbaveterani del ruolo. Eppure, ancor più arduo sarebbe evitare di inserire i quattro nomi sopra esposti: Kevin De Bruyne, dopo essersi reinventato nel ruolo di mezzala, ha disputato l’ennesima stagione superba, rendendosi protagonista della trionfante cavalcata inglese e trascinando il suo Belgio al terzo posto in classifica della World Cup terminata pochi mesi fa; l’unione della sua tecnica sopraffina e del suo grande dinamismo dà vita ad un connubio che rende il ragazzo allenato da Josep Guardiola uno dei migliori centrocampisti del mondo intero.

“Mi sarebbe piaciuto giocare con Kanté, lui è uno con cui vorresti stare per anni… Il lavoro che fa in campo è strepitoso, non è casuale che sia diventato un leader del Chelsea e della Nazionale francese”
Sarebbe sufficiente questa dichiarazione di Andrés Iniesta per comprendere il livello assoluto del giocatore di cui stiamo parlando. N’Golo Kanté è il miglior recuperatore di palloni al mondo e, con un passato da trequartista alle spalle, lo sposalizio tra queste due peculiarità non può che partorire un autentico fenomeno di questo sport. Insostituibile.
Agile, tecnico, duttile, esperto e con grande visione di gioco, David Silva è divenuto uno dei pilastri tecnici del Manchester City; nonostante la carta d’identità si stia ingiallendo, il campione iberico rimane un interprete straordinario capace di decidere una gara con un guizzo dei suoi; nel suo percorso di crescita si è evoluto da interno di centrocampo, dimostrando di sentirsi a suo agio nella posizione e ripagando il mister a suon di prestazioni da leccarsi i baffi
Accostato ai migliori top club mondiali per cifre che superano i 100 milioni di euro, la presenza del danese degli Spurs in questa formazione è indubbia: Christian Eriksen sparge qua e là il suo talento – con grande continuità – da numerose stagioni, tanto che in molti si chiedono se non sia il caso di effettuare il salto di qualità definitivo, propendendo per un trasferimento in un top club che punti a vincere tutto. Il ragazzo, però, sembra aver trovato l’ambiente ideale in Inghilterra dove, con i londinesi, mira ad una crescita costante collettiva.

ATTACCANTI: Eden Hazard; Harry Kane; Mohamed Salah.

“Se mi sento il più forte al mondo? Ancora questa domanda? Sì, l’ho già detto e lo ripeto ancora”.

Presunzione a parte, Eden Hazard ha mostrato coraggio e fiducia nei propri mezzi, alzando il volume della voce a tal punto. In un calcio, dopotutto, che nei prossimi anni si priverà di CR7 & la Pulga, qualcuno dovrà pur ereditare il trono ed, in tal caso, il belga non può che essere in prima fila tra i candidati allo scettro.

Come punta centrale del reparto spicca Harry Kane: considerato dai più come il miglior centravanti puro attualmente in circolazione, l’inglese ha ridato spolvero agli Spurs ed alla Nazionale Inglese, trascinando la selezione dei Tre Leoni fino alle semifinali della World Cup di Russia 2018. Il posto da titolare in questa top eleven, considerata la concorrenza di Sergio Agüero, Roberto Firmino, Romelu Lukaku e Pierre-Emerick Aubameyang, diviene ancora più prezioso.

Autentica sorpresa della scorsa stagione ed in prima linea per l’assegnazione del Ballon d’or, Mohamed Salah è quell’attaccante capace di fendere le difese avversarie come fossero burro. Supportato da una grande squadra e da principi di gioco che lo rendono devastante, il ruolo di questo ragazzo nella scorsa stagione è stato determinante, a livelli di contributo, goal e assist, allo stesso modo degli alieni Messi e Ronaldo per i loro rispettivi club. Fenomeno in essere.

Le riserve potrebbero essere…

Alisson Becker; Vincent Kompany; Kyle Walker; Paul Pogba; Dele Alli; Sadio Mané; Sergio Aguero.

LA LIGA ALL-STARS

MODULO: 4-3-3

PORTIERE: Jan Oblak.

Tra i pali, nonostante la forte concorrenza di Marc-André ter Stegen e Thibaut Courtois, a spuntarla, è lo sloveno. Il portiere dell’Atletico Madrid è il giocatore più prezioso al mondo nel suo ruolo (fonte: transfermarkt.it) e rappresenta una certezza sia per il presente che per il futuro. Jan Oblak, difatti, è già nella top five dei migliori portieri attualmente in attività.

DIFENSORI: Marcelo; Sergio Ramos; Diego Godìn; Daniel Carvajal.

Il miglior terzino al mondo per distacco. Marcelo, con le sue incursioni e la sua tecnica da raffinato trequartista, è un’ala aggiunta che si rende essenziale durante lo sviluppo e la conclusione della manovra d’assedio; i suoi cross al veleno e le sue discese in area di rigore fanno scuola.

Tanto iconico quanto decisivo: Sergio Ramos ha inciso sulla storia di questo sport fino al punto di pensare di rinominare la ‘Zona Cesarini‘ con il nome di ‘Zona Sergio Ramos‘. Leader nato e vincente nell’animo, lo spagnolo è simbolo di carisma, mentalità e forza.

Al suo fianco compare un difensore ‘vecchio stampo‘: uno di coloro che forse non eccelle in impostazione e controllo della sfera, ma che possiede qualità tali da farne un autentico top player della retroguardia. Diego Godìn e la sua garra charrua farebbero la differenza in qualsiasi formazione del globo.

Titolare inamovibile in Nazionale e club, Daniel Carvajal si presenta come un laterale basso completo, con un’ottima tecnica di base ed una ferrea disciplina che lo ha portato a diventare un giocatore chiave per le Merengues. Rapido, resistente, tecnico ed abile nelle due fasi, lo spagnolo è tra le migliori scelte per la posizione di terzino destro.

CENTROCAMPISTI: Luka Modrić; Sergio Busquets; Toni Kroos.

Considerato dai più come il reale favorito alla conquista del pallone d’oro 2018, Luka Modrić e la sua Croazia hanno incantato gli spettatori di tutto il globo, conquistandone immediatamente i cuori. Allo stato attuale delle cose, il 33enne blanco è il miglior centrocampista al mondo per distacco ed il suo valore è indiscutibile.

“Per quanto riguarda giocatori bravi nel mio ruolo, non ce ne sono poi così tanti ma se dovessi scegliere il migliore, direi Busquets. È veramente il migliore del mondo, mi piace il suo stile.”

Casemiro o Sergio Busquets? È il brasiliano stesso a darci la sua opinione, confermando come il collega blaugrana gli sia ancora superiore. Lo spagnolo è forse meno spettacolare di Xavi ed Iniesta, ma il peso specifico che vanta nel centrocampo del Barcellona è indubbio. In un reparto stellare come quello del club catalano, Sergio Busquets, forse, è davvero l’unico elemento intoccabile.

Dopo aver vinto l’UCL con il Bayern Monaco e la World Cup con la Germania, l’insaziabile Toni Kroos ha dimostrato di essere ancora affamato e di voler provare a bissare i successi ottenuti in patria, trasferendosi al Real Madrid. Mai una scelta fu più azzeccata. In team con Luka Modrić e Casemiro forma il tridente di metà campo più pericoloso a piede libero.

ATTACCANTI: Lionel Messi; Luis Suárez; Antoine Griezmann.

In grande spolvero dopo la tripletta realizzata nel Clásico di Spagna, Luis Suárez ricorda al mondo intero come – nonostante le 31 candeline – sia uno degli attaccanti più prolifici e pericolosi d’Europa. Ha formato con Messi e Neymar uno dei tridenti più efficaci della storia, e quei tempi, visto il suo stato di forma attuale, non sembrano essere così lontani.

Il presuntuoso fresco campione del Mondo non poteva non essere citato. Il suo apporto all’Atletico Madrid negli ultimi anni è stato monumentale e le sue prestazioni da leader tecnico durante la Coppa del Mondo lo hanno consacrato come uno dei migliori giocatori degli ultimi anni – semmai ci fossero stati dei dubbi. Antoine Griezmann, come dichiarato di recente, punta a divenire una leggenda dei Colchoneros ed il percorso tracciato fino a questo momento pare portare proprio nella direzione indicata.

Lionel Messi. Simbolo di questa Liga, in Spagna pensavano addirittura di concedergli l’onorificenza di creare un ‘premio Messi‘ che vada a stabilire chi sia stato il miglior giocatore del campionato. Una leggenda che non ha più nulla da dimostrare e che continua a rimanere al top da un decennio.

Le riserve potrebbero essere…

Thibaut Courtois; Raphaël Varane; Jordi Alba; Casemiro; Philippe Coutinho; Gareth Bale; Diego Costa.

BUNDESLIGA ALL-STARS

La Bundesliga, purtroppo, è monopolizzata dal Bayern Monaco e ciò si riflette in maniera enorme su questa top 11: basti pensare che, puntualmente, il club bavarese attinge alle altre squadre nazionali per migliorarsi, privandole dei loro talenti in erba. C’è da consolarsi, però, con la panchina, dove spuntano nomi davvero interessanti.

MODULO: 4-3-3

PORTIERE: Manuel Neuer.

Considerato a lungo uno dei portieri più forti del mondo – se non il migliore – è stato vicino alla conquista del ballon d’or grazie alle sue fantastiche performance. Manuel Neuer ha il merito di aver reinventato il ruolo del portiere: le sue uscite, il suo controllo palla e la sua abilità in fase d’impostazione lo rendono un monumento di questo sport.

DIFENSORI: Joshua Kimmich; David Alaba; Mats Hummels; Jérôme Boateng.

La difesa del club bavarese è impermeabile come poche altre: il trio tedesco – Kimmich, Hummels, Boateng – unito alla qualità di David Alaba rende il Bayern Monaco un avversario assai ostico.

CENTROCAMPISTI: James Rodríguez; Leon Goretzka; Thiago Alcantara.

James Rodríguez e Thiago Alcantara non stanno vivendo il loro momento migliore, complice lo scetticismo nei confronti dell’allenatore, ma la loro qualità e quanto fatto finora in carriera non sono argomenti di discussione. A questa coppia dall’elevato tasso tecnico aggiungiamo Leon Goretzka: l’ex-Schalke 04 è stato richiesto da numerosi top club europei ed il peso della Germania del futuro è tutto sulle sue spalle.

ATTACCANTI: Marco Reus; Robert Lewandowski; Arjen Robben.

Finalmente si giunge al primo pezzo pregiato non facente parte del club campione di Germania: Marco Reus, al contrario di molti suoi compagni, non ha tradito la fede giallonera ed è rimasto al Borussia Dortmund, candidandosi a bandiera del club della Ruhr. Nonostante gli infortuni, il suo valore nel tempo è rimasto altissimo: il fenomeno biondo del BVB, difatti, continua a decidere le partite con i suoi straordinari guizzi.

Lo stato di forma non è eccezionale ma, nonostante ciò, Robert Lewandowski è stato considerato per anni una delle migliori tre prime punte a livello mondiale. Un attaccante straordinario, vicino più volte al trasferimento al Real Madrid.

Sulla destra, obbligatoriamente, il nome è Thomas Müller; la scelta sarebbe potuta ricadere su Robben o Ribery i quali, però, contano 34 primavere ed una continuità di rendimento che va a scemare stagione dopo stagione. Altre alternative avrebbero potuto essere Pulisic, Bailey o il nuovo fenomeno giallonero: Jadon Sancho. Nessuno di questi, però, può vantare il palmarés, la continuità o i goal a cui ha abituato il tedesco sopracitato.

Le riserve potrebbero essere…

Kevin Trapp; Niklas Süle; Wendell; Corentin Tolisso; Kai Havertz; Jadon Sancho; Timo Werner.

LIGUE 1 ALL-STARS

Vale lo stesso discorso della Bundesliga. Il PSG, in questo caso, è il club che esercita la maggior influenza.

MODULO: 3-4-2-1

PORTIERE: Gianluigi Buffon;

Valutato come il miglior portiere della storia, Buffon ha già mostrato in più occasioni come non si trovi a Parigi per svernare. Leggendario.

DIFENSORI: Thiago Silva; Marquinhos; Presnel Kimpembe.

I due brasiliani del PSG rappresentano, per esperienza e bagaglio tecnico, quanto di meglio possa offrire la Ligue 1 in termini di difensori centrali. Thiago Silva e Marquinhos, insieme al sempre più promettente Kimpembe, formano un reparto di tutto rispetto.

CENTROCAMPISTI: Nabil Fekir; Marco Verratti; Adrien Rabiot; Florian Thauvin.

Spazio alla fantasia ed allo show: sugli esterni il trequartista del Lione, Nabil Fekir e l’ala dell’OM, Florian Thauvin, garantirebbero splendide palle per gli attaccanti ed accelerazioni pericolose. A coprire, la coppia del PSG: Marco Verratti è uno dei migliori giocatori centrocampisti al mondo ed Adrien Rabiot segue il percorso tracciato dal compagno italiano.

ALI: Kylian Mbappé; Neymar Jr;

Costati oltre 400 milioni in due, il francese ed il brasiliano rappresentano il fiore all’occhiello della Ligue 1 All-Stars. Kylian Mbappé e Neymar sono infatti dei fenomeni di livello assoluto e sono i maggiori indiziati a raccogliere l’eredità di Messi e Cristiano Ronaldo. Non male, no?

ATTACCANTE: Edinson Cavani;

Nonostante l’età ed il rapporto non idilliaco coi due compagni sopracitati, la punta dell’Uruguay continua a segnare a raffica: gli 89 goal e 17 assist messi a segno da Edinson Cavani nelle ultime due stagioni ne precedono la fama.
Le riserve potrebbero essere…

Anthony Lopes; Kamil Glik; Dani Alves; Ndombèlé; Ángel Di María; Julian Draxler; Radamel Falcao.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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Hazard torna a giocare: disputerà la Kings World Cup

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hazard

Direttamente dalla pagina X della Kings League, Eden Hazard ha annunciato in un video-annuncio la sua partecipazione alla Kings League di Gerard Piqué. Nella descrizione del contenuto pubblicato si legge inoltre la frase Il ritiro non è per tutti.

L’ANNUNCIO

“Si è parlato molto del motivo per cui ho lasciato il calcio. Ma io sono sicuro di una cosa: giocherò la Kings World Cup“.

A meno di un anno di distanza dall’addio al calcio professionistico, l’ex Real Madrid ha comunicato la scelta di iniziare questo nuovo capitolo della propria vita, comunicando che farà parte del team Deptorstra FC, guidato dalla streamer Celine Dept (la più seguita in assoluto su YouTube nel 2023), in occasione del torneo di calcio a 7 in programma il 26 maggio in Messico. La competizione si concluderà l’8 giugno.

Oltre ad Hazard, anche Rio Ferdinand è entrato a far parte di questo contesto relativamente nuovo, composto da altre stelle del passato come Zlatan Ibrahimovic, Mario Gotze e Neymar. L’ex bandiera del Manchester United sarà infatti co-presidente del team Five FC, insieme a Jeremy Linch (freestyler e content creator con oltre 50 milioni di follower su tutti i suoi social).

Il torneo vedrà la partecipazione di 32 squadre qualificate, che voleranno in America centrale per disputare la competizione.

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Juventus, la squadra più giovane degli ultimi 30 anni: il dato

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Juventus Danilo Fagioli Cambiaso

La Juventus, nelle passate due stagioni, ha dovuto fare i conti con un ricambio generazionale fondamentale per il prosieguo della storia vincente della società. Via Buffon, via Chiellini, via Bonucci. Via le colonne portanti dei bianconeri per fattori d’età. A pensare che, come riportato dal Corriere dello Sport, nella stagione 2016-2017, l’età media della squadra ha raggiunto il picco dei 28 anni e 8 mesi.

Questo ha portato al vincere subito, all’instant team che, come abbiamo poi visto, è stato difficile da gestire. Sia economicamente (il monte ingaggi arrivava a 150 milioni, contro i 122 di oggi), sia a livello fisico. Il Coronavirus, poi, ha dato il colpo di grazia sulle casse dei club e la Juventus è una delle squadre che ha subito più perdite. Probabilmente, anche questo modo di agire avrà aggiunto mil carico, sulla situazione economica non idilliaca della Vecchia Signora.

Quello che è sicuro è che la Juventus ha cambiato filosofia. Ed è un cambio storico. Per la prima volta dopo 30 anni, come riportato dal Corriere dello Sport, i bianconeri sono più giovani che mai. Bisogna tornare nella stagione 1993-1994 per una Signora ancora più giovane. Età media di 25 anni e 3 mesi. Conte, Peruzzi, Ravanelli e un neanche ventenne Del Piero. Più vecchia di 5 mesi, quella attuale.

Il tema è quello del dominio sul campionato: la Juventus vinceva e convinceva sempre di più perché aveva esperienza. Tanta esperienza. Eppure, con questo ricambio generazionale, dai vari Nicoloussi Caviglia, a Vlahovic e Iling-Junior, passando per Miretti e Cambiaso, il piazzamento è comunque più che buono. La Juventus avrà perso d’esperienza ma, a lungo termine, ha fatto un cambio di filosofia storico che potrebbe giovare, economicamente, nel prossimo futuro.

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Tripletta da record per Gudmundsson: c’è un solo precedente

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Gudmundsson calciatore del Genoa - Serie A - Coppa Italia

Quella in corso è, senza troppi dubbi, la stagione di Albert Gudmundsson. Tra Serie A e Coppa Italia, infatti, l’islandese ha messo a referto 12 gol e 4 assist in 29 presenze complessive. Il giocatore aveva già fatto vedere ottime cose in Serie B (11 gol e 5 assist lo scorso anno), ma replicare questi numeri in massima serie non era cosa scontata. L’ultima perla è arrivata in nazionale. Nella sfida della sua Islanda contro Israele, andata in scena giovedì e valevole per le semifinali dei playoff di qualificazione ad Euro 2024, Gudmundsson ha dato prova delle sue incredibili qualità mettendo a referto una tripletta. Per il classe 1997 si tratta del primo hat trick in carriera, escludendo quelli messi a referto con squadre giovanili.

UN SOLO PRECEDENTE

Potremmo dire, per certi versi, che i tre gol di Gudmundsson rappresentano quasi un unicum. Nella storia, infatti, un solo giocatore era riuscito a realizzare una tripletta in una sfida valevole per gli spareggi di un europeo. Stiamo parlando di Ruud van Nistelrooy, leggenda del calcio ed ex calciatore, tra le altre, di Manchester United e Real Madrid. L’attaccante olandese fu in grado di realizzare una tripletta in un match tra Olanda e Scozia che terminò con un tennistico 6-0. La vittoria, risalente al 19 novembre 2003, valse alla nazionale dei Paesi Bassi il pass per gli europei dell’estate successiva.

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