Il campionato del Napoli si è concluso lo scorso fine settimana con la matematica certezza del secondo posto dietro la Juventus capolista. Un risultato prevedibile che lo stesso Carlo Ancelotti ha dichiarato positivo, nonché unica possibilità per questa squadra viste le risorse della Juventus; piuttosto, la critica si aspettava qualcosa in più dalle competizioni europee – in particolare l’Europa League – dove Ancelotti ha fatto ruotare tutti i giocatori a disposizione, dall’alternanza dei due portieri a un minutaggio pausato per tutti, Mertens e Hysaj non esclusi. Ciò ha permesso all’ex allenatore del Real Madrid di capire quali giocatori sono validi per il suo progetto e quelli che invece possono anche essere ritenuti dispensabili. Fra questi c’è Amadou Diawara, che arrivato al Napoli tre stagioni fa non ha mai lasciato il segno nella sua permanenza in azzurro: sempre alti e bassi, diversi infortuni e una notevole difficoltà a leggere il piano tattico dei due allenatori che lo hanno gestito. Per questo a Napoli c’è la necessità di trovare un nuovo giocatore in mezzo al campo che possa crescere e ambire un giorno a un ruolo da titolare. Cosa che Diawara, evidentemente, negli anni non è riuscito a fare.
Dunque per il Napoli si è parlato di un talento sudamericano su cui già girano cifre non indifferenti e che, in ottica futura, potrebbe essere effettivamente un crack delle prossime stagioni azzurre: si chiama Augustin Almendra e gioca con il Boca Juniors. Nato a San Francisco Solano nel 2000, il giocatore argentino è alla prima stagione come membro fisso della prima squadra del Boca, con cui ha esordito per la prima volta il 16 aprile del 2018 contro l’Independiente, in campionato. Il talento sudamericano è uno degli uomini del momento degli Xeneises, e quest’anno ha già raccolto quindici apparizioni e una rete. Si è fatto notare soprattutto con la maglia della nazionale under 20, di cui è stato capitano nell’ultima uscita contro il Giappone: con l’Albiceleste ha raccolto cinque apparizioni.
CARATTERISTICHE
Almendra gioca prevalentemente come mediano, e quella pertanto è la sua posizione naturale. In questo ruolo si è evidenziato proprio per le caratteristiche che ne hanno contraddistinto i maggiori interpreti, vale a dire visione, piede delicato e intelligenza posizionale; ha un destro impressionante, particolarmente delicato, tanto utile nel tiro da fuori quanto nella giocata nello stretto. Perciò negli anni i vari allenatori si sono convinti a farlo giocare sì come mediano ma con notevoli licenze di progressione offensiva, portando l’argentino a giocare dietro le punte e più in generale negli ultimi trenta-quaranta metri di campo; è un giocatore prevalentemente offensivo, amante del dribbling ma anche capace di grandi verticalizzazioni. Eppure, nonostante lavori molto nella zona avanzata del campo, Almendra raccoglie gran parte del suo minutaggio come mediano davanti la difesa (per dirla all’argentina, un volante).
L’argentino è anche aiutato da un fisico poderoso: 182 centimetri per ottanta chili e un busto longilineo. Questo risulta essere un po’ croce e delizia del suo gioco, che da un lato lo penalizza in certi movimenti ma dall’altro lo esalta nei contrasti e nel gioco aereo, altra sua qualità non secondaria. Effettivamente, le movenze non sono certo quelle di un giocatore istintivo e rapido, anzi, a volte appare un po’ lento nell’impostazione. Eppure l’enorme qualità tecnica e il fisico importante fanno si che Almendra se la cavi egregiamente in mezzo al campo – 1,5 passaggi intercettati e 3,7 contrasti in media a partita.
Il suo allenatore ai tempi delle riserve del Boca, Rolando Schiavi, ha più volte ammesso di ricordargli Riquelme quando era ragazzino, seppur la classe di uno dei Diez per eccellenza difficilmente può trovare riscontri in un giovane che ancora ha molto da far vedere. Se non altro, il pedigree di Almendra è costellato di importanti complimenti e di ottime raccomandazioni. Diceva così di lui Diego Meirinho, l’allenatore che lo lanciò ai tempi del Club Social y Deportivo 7 de Agosto, squadra in cui è cresciuto:
Nel baby fútbol è stato una cosa straordinaria. Era uno dei giocatori più riconosciuti, aveva un sacco di temperamento. Hanno detto che era ribelle, ma sapevamo che non era così. “Ha un modo speciale di correre e lo ha anche ora. Lui trotta e non piega le ginocchia, è strano” e aggiunge: ” In una partita dribblò fino a quattro giocatori dell’Indipendente, è una caratteristica che ha sempre avuto. Era molto normale in lui. ”
Almendra, prima di arrivare al Boca Juniors nel 2010, aveva già tastato ambienti di rilievo quando aveva transitato brevemente nelle giovanili del Lanus e dell’Independiente. Una volta agli Xeneises, il percorso di inserimento è stato agevolato dalla supervisione di un maestro nel lancio di talenti, el Mellizo Schelotto; con la gestione Schelotto in panchina Almendra è passato da semplice aggregato a centrocampista ordinario, non ancora un top player ma che ha già assunto un ruolo di rilievo nelle gerarchie di Schelotto. Il suo talento è stato fiutato da molti, non solo europei. In Argentina la stampa si è accorta da diversi mesi del potenziale del giocatore, e a confermalo, a ruota, sono stati i vari allenatori che ha avuto. D’altronde, Almendra, è nel giro delle selezioni giovanili dall’under 17, e i talenti sudamericani, soprattutto i giovanissimi, vengono sempre seguiti con più attenzione.
Nel Napoli che verrà – ma attenzione, si è parlato molto anche del Barcellona – il giocatore di Solano potrebbe essere un ottimo elemento, un ipotetico futuro titolare a cui, eventualmente, necessiterebbero mesi di test tecnico-tattici con il campionato italiano. D’altronde il Napoli quest’anno ha perso Marek Hamsik e l’assenza di un suo sostituto si è fatta sentire non poco durante la seconda parte di stagione. Chissà che l’erede di Marekiaro sia proprio lui.
PRONOSTICO FIORENTINA-PARMA, STATISTICHE E CONSIGLI PER LA PARTITA – Mercoledì 6 dicembre, alle ore 21:00, la Fiorentina incontra il Parma per gli ottavi di finale di Coppa Italia, in un match che può nascondere insidie. Scopriamo, dunque, il pronostico per la partita insieme a qualche statistica e qualche consiglio per gli scommettitori.
COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE
Partiamo dai padroni di casa. La Fiorentina ha vissuto tanti alti e bassi nell’ultimo periodo, con alcune cadute evitabili, come contro l’Empoli, ma anche vittorie prestigiose, come quella di Napoli. La squadra di Italiano si è imposta nel corso dell’ultima giornata per 3-0 contro la Salernitana e ha preparato al meglio la partita di Coppa Italia. Vedremo se la preparazione sarà ripagata anche dal verdetto del campo.
Il Parma viene da sei vittorie in otto partite nell’ultimo mese. Gli uomini di Pecchia procedono spediti verso la risalita nel massimo campionato e si trovano, ad oggi, a pari punti – 33 – col Venezia. Gli emiliani stanno facendo molto bene e ora sognano anche i quarti di finale di Coppa Italia, un risultato che sarebbe importantissimo per il loro morale. In mezzo c’è la Viola, che avrà tutte le intenzioni di battere i crociati.
IL PRONOSTICO DI FIORENTINA-PARMA
Per quanto sulla carta l’esito sembri scontato e i pronostici siano tutti a favore della Fiorentina, spesso la Coppa Italia ha regalato sorprese. Attenzione, dunque, al Parma, che vorrà fare uno scherzetto agli avversari. Per questo, non consigliamo alcun segno fisso, bensì una giocata sul numero complessivo di gol. Il pronostico che potrebbe essere meno rischioso e pagare di più è il MULTIGOL CASA 2-4, in quota 1.62. Benché l’esito finale non sia scontato, la Viola, infatti, potrebbe andare a segno più volte, data la tendenza dei giocatori di Italiano a tenere palla. In alternativa, anche il segno GOL, quotato, invece, 1.75 sui principali bookmakers, potrebbe essere fruttuoso, dato che entrambe le squadre sono decisamente inclini al gol.
PROBABILI FORMAZIONI
Fiorentina (4-2-3-1): Christensen; Kayode, Martinez, Ranieri, Parisi; Mandragora, M.Lopez; Ikone, Barak, Sottil; Nzola. All. Italiano
Parma (4-3-2-1): Chichizola; Delprato, Osorio, Circati, Di Chiara; Bernabé, Hernani, Estevez; Mihaila, Man; Benedyczak. All. Pecchia
La Salernitana sta affrontando un periodo delicato, in piena lotta per la permanenza in Serie A. Nell’ultima giornata di campionato, i granata sono usciti sconfitti dal Franchi perdendo 3-0 contro la Fiorentina. Nonostante la sconfitta anche abbastanza netta, però, i campani sono reduci da un momento anche abbastanza positivo. A risollevare il morale infatti sono il pareggio preziosissimo in casa del Sassuolo e, soprattutto, la prima vittoria in campionato arrivata all’Arechi contro la Lazio.
Uno dei volti di quest’ultimo periodo in casa Salernitana, è sicuramente ChukwubuikemIkwuemesi. Arrivato quest’estate dagli sloveni del Celje, l’attaccante nigeriano sotto la gestione Inzaghi sta trovando spazio ed anche i primi gol della sua avventura italiana. Per scoprirne di più sul classe 2001, noi della redazione di Numero Diez abbiamo intervistato ThaddeusKennedyIdama, agente del calciatore facente parte del KCG Sporting Management.
Di seguito, la nostra intervista ESCLUSIVA.
L’INTERVISTA ESCLUSIVA A THADDEUS KENNEDY IDAMA, AGENTE DI IKWUEMESI
Parto chiedendole la sua opinione sul momento attuale di Ikwuemesi alla Salernitana.
“Sta provando a dare il massimo. Essendo calciatore giovane, che proviene da un campionato non molto noto in Europa, sta cercando di adattarsi. Credo farà meglio sul lungo termine”.
Crede che la Salernitana riuscirà a centrare l’obiettivo salvezza?
“Siamo in attesa di scoprirlo, perché la Salernitana è una buona squadra, staff e dirigenti hanno il compito di gestire la situazione e lo stanno facendo molto bene. Il club non sta ottenendo il miglior risultato, ma spetta all’organismo che lo rappresenta fare la cosa giusta. Credo siano nella giusta direzione“.
Di recente Ikwuemesi ha segnato il suo primo gol in Serie A, contro il Sassuolo. Quali sono state le sensazioni a riguardo?
“È stato un bel momento. A Sassuolo erano partiti molto bene, andando in vantaggio per 0-2. È stato comunque un buon risultato per la squadra. È un momento in cui hanno ripreso il controllo e hanno realizzato di poter tornare ad una situazione normale. Io so che chi è ai vertici della società sta facendo molto per assicurarsi di mettere i calciatori sulla buona strada. Poi vincere le partite (contro la Lazio, n.d.r.) è un sollievo per la squadra“.
Con l’arrivo di Inzaghi in panchina sembrerebbe esserci stata una svolta: 5 presenze da titolare e 2 gol in 7 partite. Com’è il rapporto con il tecnico granata?
“Gli dico che dipende tutto dall’impostazione professionale. Il ragazzo è un professionista e conosce i suoi obblighi in campo. L’allenatore è stato un professionista di altissimo livello da calciatore. Sono contento perché metterà Ikwuemesi nelle condizioni migliori e lo preparerà per le partite. Inzaghi è stato un giocatore di punta, un top player. Quando giocava, ai suoi tempi, io tifavo la Juventus e lo guardavo tanto. L’ho guardato tanto all’Atalanta quando ha segnato 15 gol in Serie A prima di trasferirsi alla Juventus. Quindi lo conosco molto bene. Quando un’ex attaccante allena il tuo calciatore, che è anche lui un attaccante, secondo me è una cosa positiva. Sono felice di vedere Inzaghi fare le cose giuste da allenatore. Poi il calciatore ha l’obbligo di rispettarlo. È questa la sua responsabilità quando scende in campo”.
Tornando invece alla trattativa che ha portato Ikwuemesi alla Salernitana: com’è nata? Ci sono retroscena?
“Per me non c’è stato nessun aspetto negativo. Eravamo tutti d’accordo nel fargli accettare questa nuova sfida. Sapevamo che non sarebbe stato facile, ma quando un giocatore focalizza la mente su qualcosa è possibile. Quindi io penso che abbia deciso di andare in Serie A e noi, dopo, siamo andati a cogliere la sfida. Sapevamo che fosse piuttosto impegnativa, ma finora tutto bene. Si abituerà a questa situazione e, a lungo termine, otterrà risultati”.
Qual è invece il sogno per il futuro?
“Ogni giocatore ha un sogno per il futuro. Noi li lasciamo a loro. Lui ha l’ambizione di diventare un top player, di giocare club famosi. Al momento siamo concentrati prima sulla Salernitana, e poi dopo lui pensa al suo meglio. Poi lasciamo che il futuro svolga il suo ruolo”.
Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram kcg_project
Un gol e un assist nelle ultime due partite per Florian Thauvin, indubbiamente uno degli uomini di maggior classe e talento a disposizione di Cioffi. La missione salvezza, in questa stagione, non sembra scontata come in altre annate per l’Udinese, che dovrà affidarsi anche (e non poco) al sinistro del francese, campione del mondo nel 2018. Neanche il più grande trionfo immaginabile nella carriera di un calciatore può però colmare i demoni interiori di una persona, come ammesso da Thauvin nel corso di un’intervista a Canal+.
DEPRESSIONE –“Tre mesi prima di lasciare l’Olympique Marsiglia andai da una persona specializzata su consiglio di alcuni amici, che mi ascoltò e mi fece scoppiare a piangere. In quel momento capii di non stare bene. Ero nella fase iniziale ma già accertata di depressione. Per quello poi decisi di andare in Messico, per stare più tranquillo e avere meno pressioni nel giocare da parte di tifosi e media”.
UN PASSO INDIETRO – “Atleticamente mi sentivo al meglio, ma dal punto di vista mentale ero a pezzi. Quando questa persona mi ha fatto rendere conto della mia situazione, ho deciso che era meglio fare un passo indietro per la mia serenità. Per questo poi scelsi di andare a giocare al Tigres, in Messico”.
Il Napoli, dopo un inizio di campionato altalenante e l’esonero di Garcia, ci si aspettava un cambio di rotta imminente. Occasione sfumata nel match di ieri giocato al Maradona contro l’Inter, perdendo per 3-0. Tuttavia secondo quanto riportato da Il Mattino, De Laurentiis sembrerebbe essersi infuriato al punto da chiamare la Federcalcio e l’AIA per protestare, riguardo la direzione gara con i nerazzurri. La scelta di non far presentare Mazzarri ai microfoni, prediligendo silenzio totale, sarebbe stata proprio la sua, dopo aver accerchiato il direttore di gara nel tunnel per cercare di ottenere delle spiegazioni, invano.
Gli episodi che avrebbero scatenato l’ira del patron partenopeo sarebbero due. Il primo per un mancato rigore concesso per un presunto fallo di Acerbi su Osimhen. Il secondo a causa della decisione di non annullare il primo gol di Calhanoglu per un fallo in precedenza di Lautaro su Lobotka.
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