Connect with us
Andrea Barzagli, il silenzio del campione

Generico

Andrea Barzagli, il silenzio del campione

Pubblicato

:

A giugno Andrea Barzagli dirà basta con il calcio giocato e appenderà le scarpette al chiodo. Si ritira con umiltà e in silenzio, come ha sempre fatto quando è sceso sul rettangolo verde. Il fisico non è più quello perfetto di qualche anno fa, in questa stagione sono stati tanti – anche troppi – gli infortuni che ne hanno limitato l’utilizzo in campo. Ma per questo non vuol dire che non sia servito a nulla: la sua presenza nello spogliatoio della Juventus è stata – e sarà fino alla fine della stagione – fondamentale. Perché Andrea Barzagli, oltre che essere stato uno dei difensori italiani più forti degli ultimi 10 anni, è anche un grande uomo e professionista esemplare.

Smetterà anche lui, quindi, a giugno. Uno degli ultimi vincitori del Mondiale 2006 ancora in attività insieme a Buffon e De Rossi, chissà che anche loro dopo questa stagione non dicano basta. La cosa certa, però, è che la Germania abbia rappresentato un punto di svolta incredibile nella carriera di Barzagli.

LA MATURITÀ TEDESCA

Andrea Barzagli vince da comprimario il Mondiale del 2006 a Berlino, collezionando in totale 2 presenze (una da subentrato negli ottavi contro l’Australia e una da titolare contro l’Ucraina). Non è quindi con la vittoria di un campionato del Mondo che si afferma nel grande calcio. Ma in quell’occasione, vivendo un mese accanto a grandi campioni come Pirlo, Totti, Del Piero e gli altri, capisce che può ambire anche lui a qualcosa di più. Barzagli nel 2006 gioca nel Palermo e ci rimane fino al 2008, vivendo anche le prime notti europee in Coppa UEFA e diventando capitano dei rosanero.

Poi nell’estate del 2008 arriva l’offerta, un po’ inaspettata, dalla Germania: il Wolfsburg vuole lui e il suo compagno di squadra Zaccardo, anche quest’ultimo vincitore del Mondiale. I due si trasferiscono a titolo definitivo nella Bassa Sassonia, nella città della Volkswagen.

Al Wolfsburg in panchina trova Felix Magath, che nel 2008/09 conduce la squadra alla vittoria della Bundesliga, la prima nella storia del club. Magath fa di Barzagli un punto fisso dei Lupi, e lo stesso difensore ha rivelato in questa intervista come l’allenatore tedesco lo abbia cambiato.

Mi lamentavo e lui mi diceva: “Lo sai perché hai dolori e ti alleni male? Perché non credi in quello che fai”. Era vero, perché mi allenavo al 70-80 per cento, e lì tutti andavano al cento per cento: non la prendevo mai. Da lì è cambiato il mio modo di allenarmi. Ed è fondamentale: sempre al cento per cento. Quello è stato il salto di qualità.

Barzagli insieme a Felix Magath

Al Wolfsburg gioca 3 stagioni, esordisce in Champions League e si impone come uno dei leader della squadra. Barzagli, a 29 anni, può finalmente definirsi un giocatore maturo. Nel gennaio del 2011 la squadra tedesca non naviga in buone acque, la Juventus per il suo cartellino offre €300.000, c’è poco da riflettere: è giunto il momento di tornare in Italia.

SIMBOLO IN BIANCONERO

Dalla città della Volkswagen a quella della FIAT, il primo anno in bianconero di Barzagli non è affatto semplice. La Juventus, dopo lo scandalo Calciopoli, ha fatto molta fatica a ripartire e vive una stagione complicata, collezionando il secondo 7° posto consecutivo.

L’anno successivo, però, cambia tutto. In panchina arriva Antonio Conte, che decide di permeare l’identità della propria Juve intorno a 4 giocatori difensivi: il portiere Buffon e i 3 centrali, Bonucci, Chiellini e Barzagli, andando così a formare quella che diventerà la storica B-BBC.

I bianconeri tornano a festeggiare la vittoria di un campionato che mancava proprio dal 2006, iniziando quella scalata che li ha portati ai vertici del calcio mondiale negli ultimi anni. Barzagli gioca una grandissima stagione e il popolo italiano ritrova un difensore fenomenale nel senso di posizione, negli anticipi e nella marcatura. La tifoseria della Juventus ci mette poco ad eleggerlo come uno dei propri idoli e lo soprannomina “The Wall”, il muro.

La maglia bianconera diventa praticamente una seconda pelle, con 280 presenze totali e un palmarès incredibile: 7 Scudetti (a breve saranno 8), 4 Coppe Italia e 4 Supercoppe italiane. Chissà che alla fine non possa aggiungersi anche quella coppa tanto sognata (e maledetta) dai tifosi bianconeri. Sicuramente sarebbe un grande riconoscimento anche per Barzagli, in campo sia a Berlino che a Cardiff, quando ha visto naufragare tutte le speranze di vittoria finale della Champions.

La delusione di Barzagli insieme ai compagni di squadra dopo la sconfitta in finale di Champions a Cardiff contro il Real.

UN DIFENSORE MODERNO

Andrea Barzagli ha una grande passione fuori dal campo: il vino. Dal 2013 è diventato socio di un’azienda agricola siciliana chiamata “Le Casematte”, vincendo negli ultimi anni più volte il premio Tre Bicchieri di Gambero Rosso. Ecco, Barzagli è proprio come il vino, più invecchia e più è buono.

Il difensore classe 1981 è migliorato stagione dopo stagione con la maglia bianconera. Con Conte giocava come terzo centrale di destra nel 3-5-2, in una squadra che faceva delle marcature preventive e della difesa posizionale le sue migliori armi. Barzagli in quel contesto è migliorato nel senso di posizione e negli anticipi, iniziando anche a giocare discretamente con i piedi per far ripartire l’azione del basso, anche se il ruolo di regista arretrato lo svolgeva Bonucci. Ma la sua caratteristica migliore è sempre stata l’attenzione, unita ad una concentrazione che lo faceva rimanere in partita per tutti i 90’. Se infatti i tifosi bianconeri si possono ricordare alcuni errori grossolani di Bonucci e Chiellini, difficilmente si ricorderanno errori di Barzagli. Semplicemente perché in 8 anni si possono contare sulle dita di una mano.

Con Allegri si è abituato a rivestire il ruolo di primo sostituto difensivo con il passaggio alla difesa a 4, ma non è mai arrivata una parola fuori posto. Più volte il tecnico livornese lo ha utilizzato in una posizione ibrida, cioè come terzino destro bloccato, facendo avanzare quello di sinistra e tornando così alla difesa a 3 in fase di non possesso.

Allegri e Barzagli hanno giocato insieme 6 mesi alla Pistoiese, ed entrambi agivano come centrocampisti. C’è proprio un curioso aneddoto che riguarda la posizione in campo di Barzagli:

“Nei primi anni io mi vedevo centrocampista, e anche di qualità, quando ora sono un difensore, e modesto con i piedi. A mettermi dietro fu Pillon, anche se ora Allegri, con cui giocai sei mesi alla Pistoiese, ogni tanto mi dice che fu lui a consigliare l’allenatore. Era acciughino? Sì, davvero”.

Barzagli in campo è sempre stato un leader silenzioso, capace anche solo con uno sguardo di trasmettere una sicurezza unica. Non è mai stato un difensore appariscente e non lo è mai voluto essere. Agiva nell’ombra, per risolvere i problemi ma cercando di farsi vedere il meno possibile. Eppure, con lui in campo qualsiasi tifoso bianconero e della Nazionale si è sempre sentito protetto.

Semplicemente Andrea Barzagli, grazie alla sua umiltà, alla sua dedizione al lavoro, al suo modo di essere professionista, è entrato nel grande Olimpo dei difensori italiani. È stato ed è tutt’ora un esempio per i giovani, come un padre sempre pronto a dare una pacca sulla spalla al proprio figlio. Questo è stato Andrea Barzagli.

Continue Reading
Commenta

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Flash News

La madre di Radonjic critica Juric per la gestione del figlio: il post

Pubblicato

:

Radonjic

Dopo un buon avvio di stagione, Nemanja Radonjic nelle ultime uscite ha riacceso il derby di spogliatoio intrapreso con il suo allenatore, Ivan Juric.

L’allenatore granata, infatti, ha nuovamente rinunciato alla convocazione del classe ’96 per motivi disciplinari nella trasferta di Frosinone, dopo averlo già fatto nella delicata sfida contro l’Atalanta.

Motivo delle frizioni (come anticipato precedentemente) la poca convinzione negli allenamenti del trequartista serbo, che nonostante le strabilianti doti tecniche continua a non dimostrarsi prestaste dal punto di vista attidudinale.

La madre di Radonjic, Radmila, sembra non esser particolarmente d’accordo con la gestione da parte di Juric del figlio, e sul suo profilo Instagram in giornata ha pennellato una velata critica proprio verso l’allenatore ex Verona.

LA STORIA – “Il karma dice: sii abbastanza buono da perdonare le persone, ma non essere così stupido da fidarti di nuovo di loro”.

 

Continua a leggere

Diez allo stadio

Ascoli-Spezia 1-2, le pagelle: Bellusci risponde al rigore di Verde, ma nel finale Hristov regala la vittoria allo Spezia

Pubblicato

:

Esposito

Al Del Duca lo Spezia batte l’Ascoli 2-1. Nella ripresa Giuseppe Bellusci risponde al rigore di Daniele Verde, ma nel finale arriva l’incornata di Hristov a decidere il match.

Il primo squillo del match arriva all’ottavo minuto quando Verde illumina per Kouda, ma trova la respinta attenta di Viviano. L’Ascoli reagisce e, dopo un rischio autorete di Muhl, Botteghin ha l’occasione da due passi, ma spreca. L’episodio chiave arriva al 20′ quando il direttore di gara Marchetti viene richiamato alla review per un tocco di mano di Di Tacchio all’interno dell’area e concede il rigore. Dal dischetto Verde spiazza Viviano. I marchigiani non si perdono d’animo, Mendes ci prova con un diagonale impreciso. Al 38′ si vede Kouda con un colpo di testa che Viviano respinge in angolo. Nel finale di primo tempo, sugli sviluppi un calcio di punizione, la spizzata di Botteghin favorisce Rodriguez che non angola a sufficienza. Prima dell’intervallo Kouda costringe Viviano al miracolo.

Nella ripresa l’Ascoli è più cattivo e trova il pareggio con Bellusci. I marchigiani inizialmente continuano a spingere ma è Kouda a spaventare Viviano che blocca senza problemi. Da lì lo Spezia prende coraggio e si espone alle ripartenze fulminee dell’Ascoli. Nel finale l’incornata di Hristov da calcio di punizione fissa il punteggio sul 2-1. Dopo un tentativo di Di Tacchio, termina così, lo Spezia batte l’Ascoli e ottiene tre punti pesantissimi.

Ecco le pagelle della gara, direttamente dalla tribuna stampa dello Stadio Del Duca.

LE PAGELLE DELL’ASCOLI

Viviano 6,5: una sua respinta sulla conclusione di Kouda prima dell’intervallo, mantiene in gara l’Ascoli.

Bellusci 7: regala il momentaneo pareggio all’Ascoli con una conclusione dal limite. Per il resto, tutto il reparto difensivo mostra una buona coesione. Riceve un’ammonizione per una sbracciata nel primo tempo. (dal 82′ Haveri s.v.)

Botteghin 6: si divora la rete del vantaggio dopo pochi minuti, ma in fase difensiva non sbaglia nulla.

Quaranta 6: anche per lui vale il discorso fatto per i compagni di reparto. Difende bene sugli attaccanti liguri.

Adjapong 6: lotta e spinge sulla destra, inizialmente crea qualche pericolo, ma viene raddoppiato per tutto il resto della gara. (dal 64′ Bayeye: Dà freschezza alla fascia destra. Apporto sufficiente).

Milanese 6: gioca solo il primo tempo, convince solo a tratti per qualità e per carattere. Giocando con continuità potrebbe diventare una buona arma per Castori, che però lo sostituisce nell’intervallo. (dal 46′ D’Uffizi 6,5: entra con coraggio e voglia di dimostrare, anche se mostra nervosismo in qualche circostanza. Approccio positivo).

Di Tacchio 5: commette ingenuamente, ma anche sfortunatamente, il fallo da rigore.

Falasco 6: insidioso palla al piede soprattutto con le traiettorie velenose da calcio piazzato.

Masini 6: il solito Masini che agisce a sostegno delle due punte, si fa vedere tra le linee, ma oggi non incide. (dal 86′ Giovane s.v.)

Mendes 6: a lui è affidata la reazione marchigiana, ma viene contenuto dai difensori avversari. Nella ripresa si trasforma in assist-man per Bellusci.

Rodriguez 6: la sua velocità mette in difficoltà i marcatori spezzini, ma manca di concretezza nella finalizzazione. (dal 82′ Millico s.v.)

All. Castori 5,5: la squadra è viva e resta in partita nonostante un avvio complicato, ma nel finale la squadra è ingenua. A gennaio urgono rinforzi.

LE PAGELLE DELLO SPEZIA

Zoet 6: trasmette sicurezza al reparto difensivo pur senza dover compiere miracoli.

Amian 6: da quella parte Milanese e Falasco spingono molto, ma lui si disimpegna senza troppi problemi.

Muhl 6: rischia un autogol nel primo tempo, ma per il resto è impeccabile. (dal 63′ Hristov 7: entra per dare freschezza al reparto e decide la sfida).

Nikolaou 6,5: sforna una prestazione perfetta nel limitare Mendes.

Elia 6,5: spinge molto sulla sinistra. Nei primi minuti fatica a mantenere le misure su Adjapong, ma viene aiutato dai ripiegamenti di Kouda.

Cassata 6: riceve un’ammonizione ingenua nel primo tempo che potrebbe condizionargli la gara, ma dà tanto al centrocampo di D’Angelo. (dal 63′ Zurkowski 6: entra per incidere nel reparto offensivo con qualche inserimento, ma nulla  di particolare da segnalare)

Salvatore Esposito 5,5: deve fare gioco, ma è impreciso nel gestire un paio di ripartenze.

Bandinelli 6: anche per lui vale la pagella di Cassata, ma senza l’ammonizione. Il contributo dell’ex Empoli è fondamentale per l’equilibrio del reparto.

Verde 7: è freddo dal dischetto portando in vantaggio i suoi. Quando si illumina crea qualche problema alla difesa marchigiana. (dal 70′ Antonucci 6: entra con tanta voglia di fare, ma il finale non gli permette di colpire.

Kouda 6,5: spazia molto su tutto il fronte offensivo arrivando più volte alla conclusione.. Importantissimo è il suo contributo in fase difensiva in aiuto ad Elia.

Pio Esposito 6: gara di sofferenza perchè viene risucchiato dal trio difensivo marchigiano, ma ha il merito di guadagnarsi il rigore del vantaggio.

All: D’Angelo 6,5: vittoria doveva essere e vittoria è stata, ma poteva gestire meglio il vantaggio. Dopo un buon primo tempo, la squadra pensa ad un secondo tempo di puro contenimento e paga. Dopo il gol del pareggio cerca e trova il gol vittoria.

Continua a leggere

Generico

Carlos Augusto: “Sono stato sempre umile, non ho mai mollato. E sull’Inter…”

Pubblicato

:

Carlos Augusto
L’Inter si prepara alla sfida di questa sera contro l’Udinese. L’obiettivo principale dei nerazzurri rimane quello di rispondere presente alla vittoria di ieri sera della Juventus, che avendo la meglio sul Napoli è balzata momentaneamente in cima alla classifica.

Alcuni dubbi di formazione per mister Simone Inzaghi, alle prese con alcune assenze pesanti soprattutto nelle retrovie. In dubbio la presenza di Alessandro Bastoni, che ha saltato la trasferta di Napoli dell’ultimo turno in via precauzionale e dovrebbe essere arruolabile per il match odierno. In caso di fortfait, spazio a Carlos Augusto.

Proprio il brasiliano è intervenuto al Match-day Programme ufficiale dell’Inter parlando della sua carriera: dai primi passi mossi in patri fino all’arrivo in Italia, l’esperienza formativa a Monza e infine il salto di qualità compiuto nell’ultima sessione di calciomercato. Di seguito le parole di Carlos Augusto.

ORIGINI – “Appena ho iniziato a giocare ho chiesto a mio papà di iscrivermi in una scuola calcio, poi a 15 anni ho capito che sarei potuto diventare un calciatore professionista. Sono stato umile, ho sempre lavorato tanto e non ho mai mollato e questo mi ha portato fino a qui. Per me l’amore per il calcio è la cosa più importante, mi piace giocare, allenarmi, poi quando si arriva allo stadio e si vedono tutti i tifosi che incitano la squadra, solo questo ti dà una carica incredibile”.

INIZI IN BRASILE – “Sono diversi i momenti che hanno segnato il mio percorso, la consapevolezza acquisita a 15 anni, poi la finale vinta con la Primavera in Brasile, ricordo che c’erano 45.000 tifosi, abbiamo vinto ed è stato importante. Il primo gol con la Prima Squadra è un altro momento che non dimenticherò, è stato nel match contro la Chapecoense, ricordo che non riuscivo neanche a parlare dopo perché ero troppo felice e sono andato a festeggiare con la mia famiglia”.

APPRODO ALL’INTER – “L’Inter è una squadra importantissima, è un onore indossare questa maglia. Da qui sono passati grandi campioni, Ronaldo è stato devastante, è quello che mi ha ispirato e poi c’è stato Roberto Carlos che nel mio ruolo è stato incredibile. Fuori dal calcio Michael Jordan è un punto di riferimento, è stato impressionante come professionista e come persona, ho letto molto su di lui. Non si è mai arreso e anche quando era il migliore del mondo ha sempre voluto migliorarsi. Cos’è importante per me? La famiglia e la squadra che sono concetti molto simili, conta essere uniti e aiutarsi, soprattutto nei momenti difficili”.

Continua a leggere

Flash News

Big della Premier pronte all’assalto per Calhanoglu: la posizione dell’Inter

Pubblicato

:

Calhanoglu

Uno degli uomini copertina dello scoppiettante inizio di stagione dell’Inter è Hakan Calhanoglu. Da quando Inzaghi lo ha reinventato regista, il turco è diventato perno inamovibile della mediana nerazzurra. Centrocampista tuttofare, infallibile dal dischetto, Calhanoglu conta già 6 gol in questo primo scorcio di campionato, di cui l’ultimo ha spalancato la strada verso la vittoria contro il Napoli. Il rendimento del giocatore ex Milan non è passato inosservato all’estero, dove non mancano le lusinghe per il turco, soprattutto dalla Premier League. Infatti, secondo quanto riferisce l’edizione odierna di Tuttosport, due big del massimo campionato inglese sarebbero pronte a farsi avanti in estate per Calhanoglu. Trattasi nel dettaglio di Chelsea e Liverpool.

La posizione dell‘Inter è però piuttosto netta: Calhanoglu non si tocca, a meno di offerte da capogiro. I nerazzurri sono tutelati da un contratto, recentemente firmato, che lega l’ex rossonero all’Inter fino al 2027. D’altra parte, il turco si è calato alla perfezione nella realtà nerazzurra e il rapporto con compagni e allenatore è ottimo. Cambiare aria significherebbe un azzardo anche per lo stesso giocatore che dell‘Inter è ormai uno dei leader tecnici. Già la scorsa estate, gli interessamenti dall’Arabia non fecero breccia nella testa di Calhanoglu che in questo momento è pienamente focalizzato sulla conquista delle suo primo scudetto.

Le intenzioni delle parti sembrano quindi ben chiare e nonostante l’Inter, per esigenze di bilancio, possa privarsi di un big quest’estate, Calhanoglu non è affatto in discussione. Il sodalizio tra il turco e l’Inter sembra destinato ad andare avanti.

Continua a leggere

I nostri approfondimenti

Giovani per il futuro

Esclusive

Fantacalcio

Serie A

Trending

Scarica L'App

Copyright © 2022 | Testata giornalistica n.63 registrata presso il Tribunale di Milano il 7 Febbraio 2017 | numero-diez.com | Applicazione e testata gestita da Número Diez SRL 12106070969