Another brick in the wall. Un altro mattone nel muro, un’esperienza dolorosa che possa essere fortificante per un uomo che è sempre apparso a tutti come un supereroe inscalfibile. Un incubo che forse è giunto al termine, e che ci consegnerà un calciatore – se possibile – ancora più impenetrabile, determinante e decisivo sotto più aspetti.
Questa stagione Manuel Neuer l’ha passata quasi per intero ai box, per colpa di un infortunio al piede sinistro con il quale non sembra voler far pace. La frattura al metatarso l’aveva costretto ad un’operazione poco meno di un anno fa, il rientro nelle prime giornate di questo campionato era stato invece solo un’illusione. A settembre un nuovo stop, questa volta in allenamento, causato ancora dalla rottura del piede operato pochi mesi prima.
Ora il portierone tedesco ha rotto il silenzio intorno al suo recupero, avvisando però tutti i tifosi:
“Se mi succederà qualcosa al piede, stavolta la mia carriera potrebbe essere a rischio”.
LA FINE DI UN INCUBO?
Tutti i tifosi del Bayern e della nazionale tedesca si augurano che l’incubo di Manuel Neuer possa essere giunto al termine. Il portiere tedesco ha giocato infatti appena sette partite nell’ultimo anno, palesando una debolezza impossibile da scorgere quando lo si vedeva scendere in campo. Nell’immaginario comune Neuer era per tutti un muro insuperabile, un leader dello spogliatoio, uno di quegli uomini che infondono sicurezza nei compagni ad ogni giocata. Quasi un supereroe, impossibile da abbattere. Eppure, anche lui ha dovuto fare i conti con un infortunio che sembra non volergli conceder tregua.

“Penso che la prossima settimana potrò tornare ad allenarmi in campo, sarebbe molto importante perché significherebbe poter giocare qualche partita in Bundesliga per presentarmi in forma ai Mondiali. Però è difficile fare previsioni, devo completare la riabilitazione nel miglior modo possibile”.
L’obiettivo è quello dei Mondiali di giugno, che potrebbero significare per Neuer la fine di un incubo, e il conseguente rientro a pieno regime sui campi da calcio. Da un lato la voglia di rinascita, dopo il doppio stop che lo ha costretto a rimanere in infermeria per quasi un anno intero, dall’altro la paura di non farcela, il timore di dover definitivamente e prematuramente porre fine ad una carriera che gli ha regalato enormi soddisfazioni:
“E’ chiaro che diventi impaziente, non vedi l’ora di rientrare perché noi calciatori siamo molto ambiziosi ed è dura fare lo spettatore a lungo. Durante il programma di lavoro ci sono alti e bassi, ti poni piccoli obiettivi da raggiungere insieme allo staff e io sono molto grato ai dottori, ai fisioterapisti e ai preparatori atletici che mi hanno aiutato a lavorare al meglio. Bisogna però fare tutto con la massima attenzione, è molto importante che non succeda nulla al piede, altrimenti la mia carriera potrebbe essere a rischio”.
UN CALCIATORE DETERMINANTE
Sarebbe davvero un peccato se l’incubo di Neuer non dovesse finire a Russia 2018. Nonostante sia agli apici del calcio mondiale da molti anni e abbia vinto praticamente tutto quello che poteva vincere, il portiere tedesco compie oggi 32 anni, e avrebbe quindi davanti a sé almeno ancora quattro o cinque stagioni ai massimi livelli. In Germania si tende a dare spazio ai giovani, è vero, ma per un monumento del genere sicuramente farebbero un’eccezione anche i tedeschi.
Sì, perché Neuer non è un giocatore qualsiasi.

Manuel Neuer è un calciatore determinante. È il maggior rappresentante della sua generazione, quella che ha spodestato la Spagna dal trono del mondo, e che ha ridato slancio al calcio tedesco. Basti pensare che, solo con la Nazionale tedesca, il portiere di Gelsenkirchen ha vinto la medaglia di bronzo agli Europei del 2012 e del 2016 e al Mondiale del 2010, oltre ad aver sollevato la Coppa del Mondo in Brasile nel 2014. A questi successi si aggiunge anche la vittoria del Campionato europeo Under 21 nel 2009.
Non solo, Manuel Neuer è quel portiere che è riuscito, nella fase centrale della sua carriera, ad insidiare, e per alcuni anche a superare, un mostro come Gianluigi Buffon nella classifica di miglior portiere del mondo. È riuscito in questa impresa perché, oltre ad essere il simbolo di un’intera generazione calcistica, è soprattutto l’emblema del portiere moderno.
Neuer ha saputo reinventare le caratteristiche di quel ruolo che da bambino nessuno vuole fare, perché a fare il portiere ci si stanca e ci si annoia. E non si tratta solo del fornire un appoggio ai difensori in difficoltà, ma proprio di una nuova interpretazione tattica dell’estremo difensore. Neuer ha mostrato a tutto il mondo il prototipo del nuovo portiere, che gioca con la squadra, imposta, crea gli spazi, permette alla difesa di mantenere la linea alta e, se serve, batte anche i rigori.
Il ruolo del portiere, si può dire, ha vissuto un prima e un dopo Neuer.
ALL’ORIZZONTE
Non è un caso infatti che ora un portiere si giudichi anche dal suo coinvolgimento nello schema tattico di una squadra, nella sua capacità di stare all’interno di un sistema di gioco. Ederson, Ter Stegen e Alisson sono solo alcuni esempi di questo cambiamento, e non a caso sono considerati attualmente tra i migliori portieri in circolazione. All’opposto invece la scuola italiana sembra essere ancora indietro, con Donnarumma, Perin e Cragno che sono molto simili nell’interpretazione del ruolo al maestro Buffon: decisivi tra i pali, in difficoltà quando devono partecipare al gioco della squadra.

Il portiere moderno si ispira dunque al suo archetipo, Manuel Neuer, e punta a superarlo.
Il tedesco però sta per tornare: l’augurio nel giorno del suo compleanno è che possa farlo per restare ancora a lungo sui campi da calcio e che questo incubo possa essere solo un fattore fortificante per la sua personalità.
Altro che finire la carriera, la lunga degenza sarà invece un altro mattone che andrà a rafforzare il muro tedesco.
Another brick in the wall.