Il calcio è una materia oscura, totalmente oscura. Pensi di aver capito tutto, sei convinto che ormai non ti possa più fregare, perché ne hai viste di tutti i colori, ed invece ogni volta ti lascia di sasso, inerme davanti alla sua miriade di sfaccettature che cambiano gli orizzonti in una frazione di secondo.
L’Atletico Madrid è una squadra ormai nota da qualche anno nel calcio d’élite, stabilmente nella top 3 della Liga e finalista di Champions per due volte nelle ultime tre stagioni. Ogni anno sempre più solido grazie alla durezza difensiva appresa dalle metodologie di lavoro firmate Cholo Simeone, ed ogni anno qualitativamente migliore anche in fase offensiva. In una sola parola, certezza.
Quest’anno in seconda fascia, la sorte ha voluto che nel girone C l’Atleti incontrasse i campioni d’Inghilterra del Chelsea, la nuova Roma di Di Francesco e gli azeri del Qarabag. Citando un titolo che ci ha tormentati per tutta l’estate, “bene ma non benissimo”. Perché? Tutto sommato il Chelsea di Conte è squadra ostica da affrontare, ma tolto il grande ordine tattico e la grinta che il mister leccese infonde ai suoi, si potevano trovare squadre peggiori nella prima fascia; il Qarabag senza star tanto a girarci intorno è destinata ad essere la vittima sacrificale del girone, mentre la Roma è una mina vagante, con grande qualità tecnica, ma con un allenatore alla prima volta in una grande piazza e di conseguenza all’esordio in Champions. Girone fastidioso, ma abbordabile.
TODO CAMBIA
L’esordio è subito di quelli tosti, all’Olimpico contro i giallorossi: ambiente caldissimo, tanto talento in campo ma l’Atletico si dimostra fin da subito una squadra più rodata, sia nei meccanismi interni che dentro una competizione come la Champions; Di Francesco ancora non è totalmente padrone del materiale calcistico che ha a disposizione, ma con un po’ di fortuna e con una discreta applicazione difensiva riesce a strappare un pareggio a reti inviolate. 0-0 che tutto sommato sta bene all’Atleti, un punto a Roma fa morale, seppur raggiunto divorandosi alcune occasioni da gol.
La seconda è nel nuovissimo Wanda Metropolitano, la nuova casa dell’Atletico Madrid: e che esordio europeo per il gioiellino architettonico: arriva il Chelsea, per la partita più attesa del girone. Gli inglesi hanno vinto all’esordio, mentre la Roma ha strappato tre punti in Azerbaigian in quel di Baku: è tanta la voglia di far bene in casa biancorossa, e non è un caso che la partenza di Griezmann e compagni sia subito forte. Proprio il francese su rigore indirizza la partita, portando in vantaggio i suoi.

Stop.
Atletico e Roma a 4, Chelsea a 3 e Qarabag fermo a quota 0. La Roma dovrà giocare entrambe le sfide col Chelsea e in più vedersela con l’Atleti al Wanda Metropolitano, mentre i colchoneros avranno come unico ostacolo la trasferta di Stamford Bridge. Per carità, non si può parlare di qualificazione raggiunta, ma la strada appare sufficientemente in discesa da stare tranquilli.
Ma come detto, il calcio è materia incomprensibile e sorprendente. In un tempo, il Chelsea ribalta il match al Wanda Metropolitano, vince 1-2 grazie al gol del merengue Morata e dell’eterna riserva Batshuayi, condannando l’Atletico ad una frenata inaspettata soltanto 45′ prima.
E non è tutto, perché giungendo all’attualità, Chelsea e Roma pareggiano nel turno successivo con un pirotecnico 3-3, apparentemente il risultato ideale. Solo se però non inciampi a Baku, a casa del “materasso” Qarabag. Come non detto, Atletico molle, inconsistente e privo della solita garra che li contraddistingue, e scialbo 0-0 dall’altra parte del continente.
Chelsea 7, Roma 4, Atletico 2, Qarabag 1. Dovendo ancora andare a Londra, dovendo ospitare una Roma che sta crescendo sempre più, ed un Qarabag che forse così morbido non è.

CONSIDERACIONES Y CALCULADORAS
Qualcosa non va, ed è evidente. Simeone non è il primo arrivato, e ovviamente lo sa meglio di noi, ma molte falle di questo Atleti sono alla luce del sole. Dietro tutto sommato le cose non vanno male, perché sono soltanto due i gol subiti in tre partite, con unica eccezione a sfavore il gol al 90′ contro il Chelsea che è costato carissimo; Savic e Godin danno garanzie, Gimenez e Lucas sono gregari di lusso, e pure sugli esterni la difesa appare solida.
Il problema è dunque più avanti: numero basso nella casella dei gol subiti, ancora più basso in quella dei gol fatti. Uno. E su rigore. L’Atletico non punge, grande solidità ma una partenza così in ambito di gol segnati non si vedeva dalla stagione 2012/13, e si nota soprattutto dall’inconsistenza di giocatori quali Correa, Carrasco, Gameiro (appena rientrato) e Gaitan, che l’anno scorso nel momento del bisogno hanno risposto sempre presente.
Qualcuno invece addita molte colpe ad Antoine Griezmann. A dispetto di quanto detto quest’estate, il ragazzo voleva oggettivamente lasciare la capitale spagnola per affrontare l’avventura inglese in quel di Manchester, allo United di Mourinho. Poi il blocco del mercato, l’impossibilità di lasciare l’Atletico senza poter essere sostituito e fine del sogno oltremanica: lui ha dichiarato di essere orgoglioso di rimanere a Madrid, di vestire la maglia biancorossa dell’Atletico e di aver dimenticato tutte le voci di mercato, ma oggettimvamente le sue prestazioni non sono le stesse che abbiamo ammirato nelle ultime due stagioni. Frutto del caso, di una forma che ancora non è delle migliori, oppure veramente Grizou non è totalmente focalizzato sul mondo Atleti?

Rimane ben poco da dire riguardo l’Atletico, e altrettanto poco devono parlare i protagonisti: rimane soltanto da combattere e da riprendersi quanto finora è stato buttato. Serve vincere e basta, la calcolatrice servirà solo nel caso in cui l’Atletico dovesse pareggiare qualche partita (perdere ormai è una parola che deve uscire dal vocabolario), o in caso di qualche risultato bizzarro che sconvolga la classifica.
A gennaio si riapre il mercato, arriveranno Diego Costa, Vitolo e non solo: ma la qualificazione agli ottavi si ottiene a dicembre. Conta solo il presente.