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Atalanta, l'eterna lotta del Davide contro Golia nelle parole dell'AD Percassi

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Atalanta, l’eterna lotta del Davide contro Golia nelle parole dell’AD Percassi

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É il tardo pomeriggio di sabato 27 Maggio 2017. Sul prato dello stadio Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo una società abituata a lottare per la salvezza, esulta per aver conquistato il quarto posto e la qualificazione in Europa League. É l’Atalanta di Gian Piero Gasperini e di tanti altri talenti pronti a prendersi la scena nell’immediato futuro. Da Franck Kessiè a Mattia Caldara, fino al Papu Gómez e Petagna.

In quel momento preciso, la mente e gli occhi non solo della Serie A, ma di tutto il mondo, erano allo Stadio Olimpico di Roma. Dove il giorno dopo, Francesco Totti avrebbe dato il suo addio alla Roma. E di conseguenza al calcio.

Da una parte si esultava. Dall’altro ci si preparava a piangere.

In quelle ore che separavano il fischio finale di Atalanta-Chievo 1-0 e Roma-Genoa 3-2, quasi nessuno si accorgeva che stava nascendo una nuova favola del calcio italiano da raccontare ai posteri.

LA DEA APPRODA IN EUROPA LEAGUE

Il quarto posto della stagione 2016/17 era un traguardo incredibile e impensabile per una squadra che nella stagione 2010/11 aveva disputato un campionato di Serie B e che nelle successive stagioni lottava per mantenere la categoria.

L’anno precedente il piazzamento corrispondeva a un tredicesimo posto, ben lontano dalle ambizioni di primato. 12 mesi dopo solo Juventus, Napoli e Roma guardavano dall’alto l’Atalanta di Gasperini.

Nella stagione successiva, la Dea peggiorava i risultati ma teneva botta: settimo posto, significante ancora qualificazione in Europa League, ma partendo dai preliminari. Davanti a sé non più solo Juventus, Napoli e Roma, ma anche Inter, Lazio e Milan.

L’Atalanta festeggia la qualificazione in Champions League (2018/19) Fonte foto: La Repubblica

Nel frattempo, però, vive la sua esperienza europea. L’impianto che ospitava le sfide casalinghe dei neroazzurri era il Mapei Stadium di Reggio Emilia, poiché lo stadio di Bergamo non aveva ottenuto il via libera dalla UEFA.

 

Il girone è proibitivo, eppure i bergamaschi si mettono alle spalle Olympique Lione, Everton e Apollōn Limassol, arrivando prima nel gironea quota 14 punti . Il destino crudele decideva che il prossimo avversario sarebbe stato il Borussia Dortmund. Sconfitta per 3-2 in Germania, pareggio per 1-1 al Mapei Stadium, ed eliminazione dall’Europa League.

La stagione 2018/19 si apriva nel peggiore dei modi dal punto di vista europeo. L’Atalanta si fermava alle fasi preliminari della “seconda” competizione europea contro il Copenhagen, abbandonando prematuramente l’Europa.

In quel momento l’intantesimo sembrava spezzato e la favola finita. Invece, come l’araba fenice, la Dea risorgeva dalle sue ceneri e posizionava il mirino verso il bersaglio grosso!

FINALMENTE CHAMPIONS LEAGUE

La stagione 2018/19 dell’Atalanta viene vissuta tutta di corsa. Dopo uno scossone iniziale, dovuto all’impatto dell’eliminazione dall’Europa League, l’Atalanta iniziava una rincorsa sfrenata a un sogno. Nel corso delle giornate diventa una schiacciasassi inarrestabile. Conquistata la finale di Coppa Italia, poi, il 26 Maggio 2019 il sogno diventa realtà. L’Atalanta vinceva per 3-1 contro il Sassuolo e si posizionava come terza forza in campionato.

L’Atalanta festeggia la vittoria contro il Valencia (2019/20) Fonte foto: fanpage.it

Per la prima volta nella sua storia avrebbe giocato la UEFA Champions League!

 

Nei due anni successivi la Dea dava spettacolo in Italia e all’estero. La squadra era temuta, i giocatori finivano sui taccuini di tutte le big italiane e il percorso europeo lo testimoniava, attraverso una qualificazione ai quarti e una agli ottavi.

Nella stagione 2019/20, in cui “prende in prestitoSan Siro per le gare casalinghe, viene fermata dal PSG futuro finalista nel formato final eight a gara secca di Lisbona, ideato per contrastare l’emergenza COVID-19.

Nella stagione 2020/21, in cui gioca nel suo nuovo Gewiss Stadium, tocca al Real Madrid fare da mattatore.

D’altro canto, in entrambe le stagioni la Dea conferma anche il terzo posto in Serie A. Anche per la prossima annata, tra le 32 squadre migliori d’Europa ci sarà il suo nome.

PARLA LUCA PERCASSI

Tanto successo attira anche tante attenzioni da parte dei media. Il tutto è accentuato da una situazione economica impeccabile nei bilanci, che stona se si guarda all’attuale resoconto economico prodotto dalla pandemia.

Alla vigilia di questa nuova stagione, Luca Percassi, ad della società nerazzurra, ha rilasciato delle dichiarazioni importanti.

Gollini, Romero, Iličić, ma anche la situazione del mercato allo stato momentaneo: nessun tema caldo viene lasciato da parte dal dirigente orobico.

A proposito della campagna estiva di mercato di quest’anno:

Qualche voce di mercato è figlia di un interessamento, ma partiamo da una squadra fatta da giocatori che hanno dato molto e ottenuto risultati straordinari. Grazie anche al nostro grandissimo allenatore, per questo pensiamo di ripartire dal nostro gruppo. Il mercato quest’anno è particolare, per la pandemia e per altri problemi”.

Il presidente dell’Atalanta Antonio Percassi (a destra) e suo figlio Luca Percassi, ad della squadra (a sinistra) Fonte foto: L’Eco di Bergamo

Riguardo invece alcuni nomi:

Musso? Ogni anno cerchiamo di portare giocatori utili alla crescita dell’Atalanta e del progetto”.

 

Romero è stato uno dei centrali più forti ed è normale che abbia degli interessamenti, l’Atalanta gli ha permesso di crescere e di giocare in Champions, vediamo cosa succede, se dovremo fare delle vendite cercheremo di farle con raziocinio e intelligenza”.

Riguardo Iličić, invece, il dirigente orobico si sbottona verso l’ipotesi di un addio del fantasista sloveno:

Ha dato tanto all’Atalanta ed è stato chiacchierato in passato ma sappiamo cosa ha dato e cosa può fare, se ci saranno offerte le valuteremo, non ce la fretta di risolvere un problema ma fare la volontà della società”.

Leggermente diverso è il tono quando parla di come l’Atalanta intende muoversi sul mercato negli anni a venire.

L’obiettivo dell’Atalanta è la salvezza non per retorica, ma perché ci crediamo e sappiamo da dove veniamo, siamo una medio piccola realtà del calcio italiano, essere ancora in Serie A per noi è lo Scudetto, noi siamo l’Atalanta è finché ci saremo noi partiremo sempre con l’obiettivo della salvezza e guai se ci fosse insoddisfazione se l’Atalanta dovesse raggiungere risultati diversi“.

Dichiarazioni che senza dubbio stonano con quelli che sono stati i risultati nelle ultime 5 stagioni.

LA SINDROME DEL “DAVIDE CONTRO GOLIA”

Per quanto riguarda le dichiarazioni rilasciate sulla situazione mercato e giocatori, Percassi ha deciso di sposare un profilo basso e riservato. Senza spingersi in affermazioni troppo audaci e derubricando il tutto a frasi di circostanza. Lo stesso approccio non è stato replicato quando ha parlato degli obiettivi.

Sicuramente anche in questo caso ha preferito una linea bassa e riservata, senza alimentare troppe aspettative e cercando di non infiammare gli animi. Altrettanto certamente, però, l’Atalanta è ormai una squadra affermata in Serie A.

Quando si parla di “sette sorelle“, il nome della Dea è sempre presente.

Atalanta

Atalanta 2020/21 Fonte foto: Calcio e Finanza

I giocatori tesserati con i neroazzurri sono cercati e desiderati sia in Italia che in Europa. Molti giocatori sono nel giro di nazionali di alto livello: pensiamo a Gosens o a De Roon, che fino a qualche anno fa non erano che comprimari. Nove giocatori della squadra orobica sono stati protagonisti con le proprie selezioni all’ultimo Europeo, altri tre (Muriel, Zapata e Romero) in Copa America.

Eppure, quando si parla dei risultati dell’Atalanta, si parla solo di numeri, piazzamenti, ottime partite. Mai di trofei!

Il miglior piazzamento della Dea in Serie A è il terzo posto delle ultime stagioni. Le due finali di Coppa Italia perse sono una macchia pesante sul bilancio di queste annate d’oro.

Sembra quasi che l’Atalanta sia affetta da una sindrome del “Davide contro Golia“. Dietro il muro di una squadra compatta e che ottiene ottimi risultati, sembra nascondersi una squadra che ha paura di crescere. Una squadra rimasta legata al ruolo da outsider che aveva nei primi anni in Europa League. E che non vuole staccarsi dal considerarsi, essa stessa per prima, una favola e non una solida realtà.

Manca ancora quel salto di qualità che possa trasformare una squadra, vista spesso come una “fucina di giovani talenti“, in una big certificata e con una base solida. Molto più di tante altre big.

QUALI SONO I MODELLI VINCENTI OGGI

L’Atalanta di quest’oggi è una squadra cosciente della sua forza e dei suoi limiti, ma che vuole cementificare la base su cui si muove e si muoverà in futuro.

Guardando le corazzate europee, si nota come tendano a portare a sé il meglio che c’è sul mercato, per arrivare alla vittoria di trofei nazionali e continentali.

La Dea, raccontata dalle parole di Percassi, invece, sembra ancora legata ad un’idea “provinciale” dello sport. Un’idea in cui il bilancio e il percorso hanno la precedenza sui risultati. In cui il “salto nel vuoto” è un’ipotesi da scartare perchè troppo rischiosa. Ma soprattutto, in cui per vincere serve costruire, non comprare.

Un’idea giusta per il modo di pensare. Tuttavia difficilmente questo modo di programmare dà frutti. Nel calcio attuale vince chi persegue il “tutto e subito“, chi prima si spiana la strada, poi inizia a muoversi.

Il Real Madrid del triennio 2015-18 ha prima edificato un bolide, poi ci ha messo Zinedine Zidane alla guida, per ottenere il tris di Champions League.

Il Barcellona dell’annata 2014/15 ha costruito la MSN per poter vincere.

Il Liverpool ha aggiunto Alisson e Salah ad una squadra già finalista di Champions.

Il Bayern Monaco del 2020 è stato il culmine di un processo iniziato nel 2013, che si fondava su un principio in particolare: sottrarre i migliori giocatori alle rivali tedesche.

Infine, il Chelsea, attuale campione d’Europa in carica, ha fatto spese folli per rivoluzionare la squadra e renderla valida per Premier League e Champions League.

Non sempre chi spende, vince…vedasi il PSG, anche se non si sa ancora per quanti anni si potrà fare questo esempio. Molto spesso, chi vince ha investito. Tanto. Bene o male, lo si vedrà dopo.

COSA SERVE ALLA DEA PER VINCERE

Il discorso vale anche se ci si trasferisce in Italia.

Nell’ultimo decennio lo scudetto è andato prima al Milan, che ha comprato Ibrahimović nelle ultime battute di mercato. Poi alla Juventus rivoluzionata da Conte, in seguito rinforzata sotto Allegri, fino al colpo CR7. E, infine, all’Inter di Conte, che ha puntato tanto sui vari Barella, Lukaku e Hakimi, pagando un complessivo di quasi 200 milioni diviso tre .

Come detto da Percassi, l’Atalanta è indubbiamente un mercatopiccolo“, che non può permettersi spese folli e disperate. Ma se vuole vincere, è indubbio che debba cambiare qualcosa.

Un ruolo da underdog porterebbe sempre meno introiti nelle casse neroazzurre. Meno di quanti realmente ne meriterebbe. Inoltre, molti giocatori potrebbero non apprezzare questa tendenza ad attendere e, talvolta, ad accontentarsi e potrebbero chiedere di andare via, rompendo il giocattolo prima del tempo.

Dunque urge cambiare! Con la consapevolezza di essere un mercato meno attrattivo di tanti altri, ma con la voglia di fare qualcosa di nuovo.

La dirigenza ha dimostrato di sapersi muovere bene sul mercato, scovando giocatori di talento a prezzi modici. Ora si deve alzare il livello degli acquisti.

Tra le mosse che il presidente Percassi potrebbe fare, sicuramente c’è quella di puntare grandi giocatori sulla via del tramonto, che possono dare esperienza e capacità di vincere i match-chiave a una squadra inesperta sotto questo aspetto. Colpi alla Ribéry, alla Godín o alla Giroud sono perfettamente nelle corde dell’Atalanta.

Gian Piero Gasperini, allenatore dell’Atalanta Fonte foto: La Repubblica

Un’altra mossa sarebbe quella di lavorare sulla testa della squadra. Cioè di creare un gruppo non solo forte tecnicamente, ma con voglia e capacità di aggredire la partita e vincerla: qualità che molti giocatori della Dea sembrano non avere ancora.

 

Dulcis in fundo, come ultima spiaggia, bisognerà guardare alla panchina e pensare a mettere in dubbio la guida di questa squadra. Gasperini è stato l’artefice della rivoluzione Atalanta, ma il suo palmarés di trofei è vuoto. Non sarebbe, dunque, un’eresia metterlo in dubbio e pensare a un allenatore che sappia vincere, potendo trasmettere questa qualità a una squadra forte e giovane.

Fonte immagine in evidenza: Calcio e Finanza

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Arrivano le parole di Gravina su Acerbi: “La sentenza va rispettata”

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FIGC

Dopa la decisione del giudice sportivo di assolvere Acerbi sono arrivate le dichiarazioni del presidente della Figc Gabriele Gravina circa l’accaduto. Nelle ultime ore la sentenza aveva scatenato le reazioni più disparate, a partire dall’indignazione del Napoli resa nota tramite un suo comunicato ufficiale. A cercare di placare le acque ci ha provato proprio Gravina, a conclusione dell’Assemblea di Lega odierna. Gravina ha invocato il rispetto verso la sentenza del giudice sportivo. Inoltre si è pure detto disposto a credere alla difesa di Acerbi che aveva saltato per via del caso gli ultimi impegni con la Nazionale italiana. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni.

GRAVINA – “L’assoluzione di Acerbi? Si tratta di una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono  principi che devono essere rispettati altrimenti corriamo il rischio di  far saltare tutto il sistema. Io accetto il verdetto e sul piano umano  abbraccerò il ragazzo quando lo incontrerò. Abbiamo saputo di una verifica da parte del giudice sportivo e allora, per evitare forme di distrazione, lo abbiamo lasciato a casa. È stata una decisione a scopo precauzionale, non perché già condannato. Acerbi ha fornito le proprie motivazioni e noi crediamo alle parole del ragazzo”.

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Flash News

Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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Khvicha Kvaratskhelia, giocatore del Napoli - Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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