STORIE CHE SI INTRECCIANO
Arcigni in campo, determinati ed orgogliosi fuori; capaci di risollevare in maniera clamorosa le sorti delle squadre da loro allenate in due storie molto diverse quanto simili. Nel 2011 si siedono entrambi su due prestigiose ma immalinconite panchine. Conte si prende la Juventus, Simeone l’Atletico Madrid. Due connubi vincenti, caratterizzati da tre scudetti di fila per i bianconeri e cinque trofei, comprese due finali di Champions, per i colchoneros.
Conte abbandona il club italiano, Simeone resta al suo posto, continuando a scrivere la storia della società spagnola. Troppo solido il legame per troncarlo, troppo forte l’amore per i propri tifosi per tradirlo. Atletico-Chelsea di ieri sera è stata la loro prima volta uno contro l’altro, una sfida affascinante che cela numerose storie impossibili da nascondere.

Vi state chiedendo quali? ‘Diego Costa‘, forse, dovrebbe dirvi qualcosa. Amato dal Cholo e detestato da Conte, è stato messo sul mercato dai blues, coi colchoneros che si sono impegnati a riacquistarlo da gennaio, pagandolo ben 65 milioni di euro. Come dimenticare, inoltre, anche Thibaut Courtois, in campo nella semifinale di Champions del 2014 contro il Chelsea, proprio come nella finale persa contro il Real; ora il belga indossa la camiseta dei Campioni d’Inghilterra.
Non è sufficiente? Allora ecco la storia di Alvaro Morata, protagonista di questo avvio di Premier League con sei gol in sei partite ma che un tempo, da giovane ragazzino, militava nell’accademia dell’Atletico Madrid. Per non parlare di Filipe Luìs, rimasto solo una stagione a Stamford Bridge prima di fare ritorno a casa, dal Cholo.
Storie curiose e retroscena intriganti legati a quel confronto nato già 30 anni fa. Allora era Pisa-Lecce, allora erano calciatori, oggi, anzi ieri, è stato Atletico-Chelsea. È toccato sempre a loro, Simeone e Conte, protagonisti di un calcio che non smette di emozionarci.
PRIMA VOLTA
Una prima volta indimenticabile, fatalmente indimenticabile. Nessuna festa, nessun sorriso: è al contrario una tremenda doccia fredda quella del debutto europeo dell’Atletico Madrid sul campo del Wanda Metropolitano, il nuovo stadio biancorosso che sostituisce il leggendario Vicènte Calderòn. Contro il Chelsea di Conte, i colchoneros di Simeone perdono al 94′, addirittura 20 secondi oltre i tre minuti di recupero concessi dall’arbitro, puniti dalla zampata di Batshuayi che con il quinto gol nelle ultime tre partite manda i Blues in paradiso, annullando l’1-1 fin lì firmato da Griezmann e Morata. Sono sei ora i punti del Chelsea capolista del girone C dopo due turni, con la Roma seconda a 4 e l’Atletico irrimediabilmente inchiodato a 1.

Sono i Blues, fin dall’avvio, a prendere in mano la gara: la difesa a tre si dispone subito a cinque con Moses e Alonso pronti ad abbassarsi in fase di ripiegamento, Kanté e Bakayoko posizionati l’uno a fianco dell’altro in mezzo al campo a rompere i triangoli e le trame interne degli avversari, quindi Fabregas; ma, soprattutto, un ritrovato Eden Hazard, rientrato titolare e carico di lampi che ci aveva fatto mancare nelle ultime settimane – causa infortunio – che riparte molto spesso in verticale, appoggiandosi immediatamente su Morata.
Proprio il belga e l’ex-Real fanno tremare il Wanda Metropolitano prima al 18′, quando il 10 blues vola in solitaria centrando poi il palo con un missile dai venti metri, poi al 24′ con Oblak attentissimo nel mandare in corner un colpo di testa del centravanti spagnolo. L’Atletico, però, sbuffa e tiene botta come spesso ha fatto anche in passato. Così, quando al 39′ David Luiz trattiene ingenuamente Hernandez in area di rigore sugli sviluppi di un calcio d’angolo, il turco Cakir fischia rigore e Griezmann bagna il battesimo europeo del Wanda Metropolitano con il gol che sblocca il risultato. Sarebbe addirittura 2-0 già prima dell’intervallo se Koke ribadisse in rete la respinta corta di Courtois sul destro potente di Saul dal limite.
IN(CONTE)NIBILI
Il copione non cambia nella ripresa, o almeno per quanto riguarda le occasioni create, perché i Blues continuano a insistere, e se Morata alla prima occasione utile arriva in ritardo su un bel cross dalla destra di Moses, sul traversone di Hazard dalla sinistra, al 60′, l’impatto di testa è letale, con il pallone che si insacca sul secondo palo. Conte in panchina non si trattiene affatto, e potrebbe addirittura esplodere se Fabregas non fallisse 3 minuti più tardi – da due passi in area piccola – la rete del sorpasso su appoggio ancora di Morata.

Simeone striglia i suoi e manda in campo Torres e Gaitan per Carrasco e Correa: i colchoneros, però, continuano a sbandare e, così, l’ex Juve e Real va via in campo aperto ad Hernandez ma, solo davanti a Oblak, allarga infine troppo la conclusione con il destro. Scatenato lo spagnolo, che a Madrid sente aria di derby, e che prima di abbandonare il campo all’82’ – sostituito da Batshuayi – applaude in risposta alla pioggia di fischi che gli cadono dagli spalti. Morata, con il cambio, passa anche il testimone di MVP a Batshuayi, che 20″ dopo i 3′ minuti di recupero concessi dall’arbitro, fredda da due passi Oblak e fa calare il gelo sullo stadio, regalando – inevitabilmente e meritatamente – la festa a mister Conte che vince ancora, ma che soprattutto si assicura l’importantissima vetta di questo girone.
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