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Aubameyang, 28 anni e non sentirli

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Aubameyang, 28 anni e non sentirli

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Il 18 giugno 1989, in un ridente paesino francese di appena 54000 anime, Laval, nella Regione della Loira, nasce Pierre-Emerick Aubameyang. E′ ancora un giocatore del Borussia Dortmund, squadra con cui ha siglato la bellezza di 85 reti in sole 128 presenze, numeri mostruosi per un attaccante che è al centro del mercato e che farebbe gola a moltissime squadre europee e non. Una cosa è certa: non sarà facile portarlo via da Dortmund, non tanto per la sua volontà di rimanere in Germania che è davvero ridotta ai minimi termini, quanto per la volontà di non svenderlo da parte dei tedeschi della Ruhr. In questo momento si stanno spendendo molte, forse troppe parole per capire dove giocherà la prossima stagione Aubameyang, ma ciò che ci sentiamo di dire è che, ovunque vada, possa fare bene. Il suo talento cristallino ha fatto muovere squadre dal rinomato blasone.

UN CLAMOROSO RITORNO AL MILAN

Una delle ipotesi che hanno preso piede in queste prime settimane di calciomercato è stata quella di un suo possibile ritorno al Milan. Sappiamo che nel calciomercato nulla è impossibile, ma difficilmente la società rossonera potrà permettersi di investire così tanti soldi per aggiudicarsi l’asta per Aubameyang. Sarebbe davvero un ritorno con il botto, dopo la breve esperienza nelle Giovanili del Milan, nell’annata 2007/2008.

Aubameyang quando giocava nelle Giovanili del Milan.

Per ora rimane, soltanto, una suggestione, ma fino a quando non avrà trovato squadra è bello poter pensare che un giocatore di questo calibro possa arricchire ancora di più il nostro massimo campionato. Il calciatore classe ’89 francese, naturalizzato gabonese, ha tutte le carte in regola per fare bene in Italia. Velocità e tecnica sono due della caratteristiche che rendono Aubameyang un giocatore pressoché completo. Se ci aggiungiamo anche un’ottima capacità realizzativa il gioco è fatto. Il Milan che sta prendendo forma quest’estate, con questo acquisto, farebbe davvero il salto di qualità, ma è molto probabile che tutte queste parole spese per il gabonese rimangano una piacevole suggestione di mercato.

AUBAMEYANG E LA PREMIER LEAGUE: UN BINOMIO PERFETTO

Per adesso, però, la squadra che più è stata vicina al giocatore è stata il PSG. I parigini sembravano avere chiuso la trattativa arrivando ad offrire 14 milioni a stagione all’attaccante che, con Cavani, avrebbe formato un tandem d’attacco da mille e una notte. Forse, però, proprio la paura che Aubameyang e lo stesso Matador fossero incompatibili ha frenato l’entusiasmo del nuovo direttore sportivo del PSG, Antero Henrique. Lo stesso Unai Emery non pareva entusiasta di questo colpo che la società stava portando a termine. Si è deciso, dunque, di abbandonare questa pista. Chiusa una porta, però, si apre un portone per Aubameyang. Lo ripetiamo, il classe ’89 è un giocatore apprezzato e desiderato dai migliori club europei. Non a caso, infatti, non appena si è avuta la conferma che il PSG avesse deciso di non portare avanti la sua trattativa per aggiudicarsi il calciatore, si è fatta avanti mezza Premier League. Ad oggi, secondo il tabloid inglese The Sun, l’ipotesi Manchester City sembra la più concreta in questo momento. Si parla, infatti, di un’offerta da capogiro: ben 70 milioni per convincere il Borussia Dortmund. I Citizens, dunque, sembrerebbero fare sul serio. A quel punto, però, uno tra Aguero e Gabriel Jesus, probabilmente, lascerebbe Manchester e gli indizi fanno pensare che sia proprio El Kun a lasciare la corte di Guardiola. A quel punto la nuova coppia offensiva sarebbe composta da Aubameyang e dallo stesso brasiliano classe ’97, Gabriel Jesus. A prescindere dalla squadra in cui andrà a finire il gabonese una cosa è certa: la Premier League è il suo habitat naturale. I ritmi molto alti e la grande fisicità delle squadre inglesi farebbero la sua fortuna. La rapidità di movimento, le grandi volate palla al piede e il cinismo sotto porta sarebbero gli ingredienti giusti per fare innamorare il pubblico inglese che, così, si troverebbe in casa un altro grande gioiello che andrebbe ad arricchire la già invidiabile collezione di talenti. Un altro scenario, però, seppur difficile, può delinearsi.

SE IL BORUSSIA DORTMUND VOLESSE TRATTENERLO?

Sarebbe quasi utopistico pensare che i tedeschi lo riescano a trattenere, ma se ciò dovesse succedere, la stagione di Aubameyang non sarà delle più facili. Trattenere un giocatore contro la sua volontà non è mai la scelta giusta. Il Borussia Dortmund non si troverebbe per un altro anno un fuoriclasse, ma si troverebbe un vero e proprio peso. Un giocatore, quando decide di voler “cambiare aria” è difficile farlo tornare sui propri passi.

Per di più il carattere di Aubameyang, a tratti effervescente per usare un eufemismo, non sarebbe facile da gestire e creerebbe più di un grattacapo alla dirigenza, al neo allenatore Peter Bosz e agli stessi compagni di squadra. Per capire a cosa ci stiamo riferendo basta fare un passo indietro di un po’ di mesi. Era l’inizio di novembre del 2016 quando lo stesso calciatore era stato escluso dai convocati per il match di Champions League contro lo Sporting Lisbona dall’ex tecnico Tuchel per essersi recato, a 48 ore dal match contro i portoghesi, a Milano senza il permesso della dirigenza e dello stesso allenatore. La panchina gli era servita. Nel match di campionato contro l’Amburgo, infatti, aveva siglato poi il suo primo poker personale in carriera, salendo a undici reti in nove presenze. Numeri da capogiro quelli della scorsa stagione di Aubameyang, ma è inutile cercare di non vedere ciò che è evidente agli occhi di tutti. La voglia di cambiare squadra da parte del giocatore c’è, la voglia di fare cassa da parte del Borussia Dortmund anche, ergo non può esserci scelta migliore per entrambi, società e giocatore, di separarsi, riconoscendo reciprocamente quanto di buono fatto in questi anni. Ciò che non si può negare è il fatto che proprio oggi, Aubameyang, spegne 28 candeline con la consapevolezza di essere una grandissimo giocatore e il merito è, sicuramente, anche dei gialloneri che l’hanno fatto crescere a tal punto da renderlo un vero e proprio top player. Ancora auguri Pierre-Emerick.

 

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Calcio Internazionale

Mascara si racconta: “Fui vicino a City e PSG, Simeone al Catania era avanti coi tempi””

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Simeone Atletico madrid

Durante la trasmissione TvPlay, Giuseppe Mascara, ex giocatore del Catania, si è raccontato. In particolare, sono stati trattati dei temi come giocatori e allenatori che ha incontrato nella sua carriera. Tanta emozione nel ricordo di quando Kakà gli diede la sua maglia. Mascara è anche entrato nei radar di due top club europei, ma l’affare non andò in porto.

LE PAROLE DI MASCARA

SU BERARDI – “Lui è uno dei pochissimi che gioca un calcio come quello che piace a me. Fa l’uno contro uno, se lo sbaglia lo rifà”.

SU POLITANO – “Un altro così è Matteo Politano. Forse un altro che si avvicina è Zaccagni della Lazio. Tutta gente che sulla fascia puntano l’uomo. Berardi farebbe bene anche alla Juve, se uno è forte si porta dietro le sue qualità anche nelle grandi squadre”.

SU SIMEONE –  “Si vedeva che il Cholo avrebbe fatto strada. Preparava le partite calcolando nei minimi particolari tutto quello che poteva succedere sia quando hai la palla che quando non ce l’hai. Nel 2011 era già avanti coi tempi”.

IL RICORDO DI MASCARA AL NAPOLI –  “Ero arrivato a 32 anni e volevo rimanere a Catania. Il contratto era in scadenza e la proposta per il rinnovo non arrivava, oggi domani, oggi domani… e alla fine ho accettato di andare al Napoli. In quegli anni avevo ricevuto diverse offerte ma sono sempre voluto rimanere a Catania. Non ho nessun rammarico verso i dirigenti però. Nel 2009, stagione in cui feci 14 gol. ebbi varie proposte, anche dal Manchester City e dal PSG, che non erano le squadre che sono oggi, ma pur sempre club blasonati. Anche il Bayer Leverkusen. Alla fine non andarono in porto. In Italia sono stato vicino alla Lazio”.

LA MAGLIA DI KAKÀ –  “Ho avuto la fortuna di affrontare diversi campioni ma tra tutti gli aneddoti quello che ricordo con più affetto riguarda Kakà. Gli chiesi la maglia a Milano dopo un Milan-Catania e lui senza nessun problema me l’ha data, poi al ritorno fu lui a venire da me per chiedermela”.

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Conference League

Italiano pensa al primo posto: “Andiamo in Ungheria”

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Italiano

La Fiorentina di Vincenzo Italiano ha vinto per 2-1 contro il Genk e ha archiviato la questione qualificazione. L’allenatore della viola ha parlato ai microfoni di Sky Sport dopo il match. Di seguito, le parole di Italiano.

UNA VITTORIA IMPORTANTE – “Grandissimo secondo tempo. All’intervallo abbiamo detto che stavamo lasciando qualche situazione di troppo a loro. Abbiamo concesso un gol, ma abbiamo reagito subito e poi nel secondo tempo abbiamo giocato bene. Il secondo gol è arrivato su una giocata corale. Dobbiamo ancora giocare l’ultima, per chiudere primi nel girone”.

PRESTAZIONE DI BELTRAN – “Ai ragazzi dico sempre: o si gioca o si subentra, nessuno è dimenticato e tutti devono dare il massimo. Oggi sono entrati tutti bene e sono contento, perché ho visto davvero un bel secondo tempo”.

PARISI FUORI RUOLO – “Oggi mettere insieme Mina e Kayode con pochi minuti nelle gambe non me la son sentita. Ho messo Yerri, per poi sfruttare Kayode a gara in corso. La strategia ci ha dato ragione, bravo Kayo nel farsi trovare pronto sulla palla di Beltran e va ringraziato Parisi perché si sta adattando da quella parte”.

IL GOAL SUBITO – “Parisi era in inferiorità e non doveva muoversi. Mina doveva avvicinarsi e, ogni volta che commettiamo un mezzo errore, subiamo sempre gol. C’è da lavorare su queste cose”.

COME MIGLIORARE LA SQUADRA – “Soprattutto su situazioni come sul gol preso e sbloccando i nostri attaccanti. Dobbiamo lavorare su questo, dopo essere andati in Ungheria perché è importante arrivare primi”.

 

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Europa League

Mourinho durissimo dopo il pareggio in UEL: “Alcuni giocatori sono superficiali”

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Roma-Udinese

La Roma ha pareggiato per 1-1 contro il Servette fuori casa, e l’allenatore José Mourinho si è presentato ai microfoni di Sky Sport per niente soddisfatto, con una vena molto critica verso alcuni giocatori. Di seguito, le sue parole:

LE PAROLE DI MOURINHO

PERSA UN’OPPORTUNITÀ – “E’ stata un’occasione importante ma è anche importante l’inizio del secondo tempo. E’ una cosa che succede spesso. Un peccato che non ci sia una camera vostra all’intervallo perchè io martello sempre su questa situazione di entrare nella ripresa contro una squadra che perde 1-0, che gioca in casa e che attaccherà sotto i suoi tifosi. Logico che nel secondo tempo c’è questo atteggiamento dell’avversario e noi siamo stati superficiali nel modo di interpretare questi momenti della partita. Ci sono anche giocatori che hanno perso un’opportunità”.

AOUAR IL PROBLEMA? – “Non parlo di Aouar. Parlo di giocatori in generale. Ci sono anche giocatori che sono partiti dalla panchina e in campionato chi parte dalla panchina hanno una buona concentrazione, in queste partite specialmente fuori casa la gente non sia abituata a stare in panchina e quando entra non riesce a migliorare la squadra. Non penso sia un dramma giocare i playoff, è difficile ma è una motivazione giocare una partita contro una squadra che viene dalla Champions. Ci sarà un’altra partita all’Olimpico esaurito, non voglio fare di questo secondo posto un dramma. Per me è molto più drammatico un’altra opportunità di qualche giocatore persa e un atteggiamento che si ripete quando entriamo in campo nel secondo tempo e stiamo vincendo”.

UNA SPIEGAZIONE – “Non la capisco. Ho giocato 150 partite di Champions, che sono più (fra virgolette) importanti di queste e la motivazione di giocare queste partite è altissima. Sembra che ci sia gente che non ha una grande storia in Europa e gioca queste partite in modo superficiale. C’è gente che è sempre lì, sono sempre gli stessi, novanta minuti di concentrazione e poi c’è gente che è un po’ superficiale”.

CRISTANTE IN DIFESA – “Sì, ma se manca uno gioca lui. Lui è un grande esempio per gli altri a questo livello, gioca con una concentrazione altissima. Paredes ha fatto un’altra partita molto seria, è un campione del Mondo, gioca qui senza superficialità, poi c’è gente che si sente confortata con questa superficialità”.

CHI PAGHERÀ DELLA SITUAZIONE – “Da noi non puoi far pagare, lo può fare Guardiola, da noi c’è solo l’allenatore che può martellare… io continuerò a martellare su questa gente. Il gruppo è fantastico, gente buona, gente seria, che ama la Roma, ma sono in una zona di conforto. Se in casa riusciamo a instillare questa mentalità nella squadra, fuori casa è più difficile, ovviamente potevamo vincere lo stesso”.

L’IMPORTANZA DEI GIOCATORI NOMINATI – “Abbiamo questi ragazzi ma anche gente superficiale. E’ poca responsabilità di dirmi che vogliono giocare. Hanno perso un po’ la voce. Se qualcuno bussa alla porta del mio ufficio e mi dice che vuole giocare di più, gioca di più quando gli altri sono morti. Perchè la gente che risponde è sempre la stessa”.

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Flash News

De Laurentiis ipotizza lo stadio a Pompei: la risposta del sindaco

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Lo Monaco

Ieri, prima del match tra Real Madrid e Napoli, Aurelio de Laurentiis, ha parlato delle varie possibilità relative possibile nuovo stadio dei partenopei.

La prima opzione è sicuramente quella di acquistare il Maradona e ristrutturarlo a spese della società di ADL. Se il comune non permetterà ciò, allora si virerebbe verso una tra Pompei e Caserta. Di seguito, le sue parole a Radio Goal, un programma di Kiss Kiss Napoli.

NUOVO STADIO – “Abbiamo un complesso sportivo che non è mai stato completato, De Laurentiis lo conosce anche. E’ adiacente al confine con gli scavi. Sarebbe, naturalmente, un piacere, ma non ne ho mai parlato con De Laurentiis”.

DISPONIBILITÀ VERSO IL NAPOLI – “Siamo accoglienti e disponibili con tutti e lo saremo anche con De Laurentiis e i tifosi del Napoli. C’è un area di 100mila metri quadrati, ma la sede del campo è già realizzata. Non fu completato quel campo perché stavamo facendo una manifestazione d’interesse. Se ADL è interessato siamo disponibili a riceverlo”.

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