La vittoria ad Ascoli e la caduta del Palermo in casa col Foggia nel posticipo di lunedì hanno spedito l’Empoli in testa alla classifica del campionato cadetto, confermando i toscani come uno dei più seri candidati alla promozione diretta.
ANDREAZZOLI SI PRENDE LA SCENA
Soprattutto, questa serie di risultati ha certificato il ritorno da protagonista in panchina di Aurelio Andreazzoli. A 64 anni, il tecnico apuano sta vivendo una seconda giovinezza: smessi i panni di viceallenatore che lo avevano portato ad affiancare Claudio Ranieri, Luciano Spalletti, Vincenzo Montella, e Luis Enrique durante le loro esperienze alla Roma, Andreazzoli ha ritrovato l’adrenalina che si vive quando si è l’allenatore capo, esperienza che non accarezzava più da tempo.
Esattamente da quel 2013 in cui, dopo l’esonero di Zdenek Zeman, la dirigenza giallorossa aveva deciso di affidargli la panchina della squadra. Un’esperienza traumatica, conclusasi con la sconfitta nella finale derby di Coppa Italia contro la Lazio.
Così, Andreazzoli è tornato dietro le quinte fino alla chiamata dell’Empoli in questa stagione. Inattesa, visto che la squadra del presidente Fabrizio Corsi stava facendo bene. Qualcosa però si era rotto con l’allenatore Vincenzo Vivarini, a cominciare forse dall’utilizzo della difesa a 3 e del tipo di gioco proposto.

Prendere una squadra in corsa e migliorarla non è facile, ma è ancora più difficile far meglio con una squadra che già stava andando bene. Eppure, l’ex tecnico romanista è riuscito nell’impresa, raccogliendo un pareggio e cinque vittorie, con otto gol realizzati e cinque subiti, nelle sei gare fin qui disputate alla guida dei toscani.
Per issare l’Empoli al vertice di un campionato che sembrava già deciso in favore delle corazzate Palermo e Frosinone, Andreazzoli non ha esitato a cambiar pelle alla squadra. Via la contestata difesa a tre e avanti col 4-3-1-2, un modulo che è anche un marchio di fabbrica nella storia recente della compagine empolese: è infatti con questo sistema di gioco che gli azzurri hanno vissuto le ultime, esaltanti stagioni sotto la guida di Maurizio Sarri prima e di Marco Giampaolo poi.
Ma il cambio di modulo non basta a spiegare l’evoluzione dell’Empoli. Accanto a questa scelta è infatti da segnalare la decisione di ripristinare quei principi di gioco che appunto erano stati determinanti nelle fortune della compagine azzurra sotto i due predecessori di Andreazzoli. Così, tornato fedele ad un modulo e ad un tipo di gioco, l’Empoli ha cominciato ad esprimere quel calcio che viene considerato da molti come il migliore espresso in Italia, massima serie compresa. La qualità prodotta e la fedeltà a determinati principi tattici hanno dato il via a paragoni che definiscono l’Empoli come il Manchester City (o l’Ajax se si preferisce) d’Italia.
IL GIOCO
Davanti alla linea difensiva a quattro si muove il centrocampo a rombo costituito da giocatori prettamente offensivi e abili col pallone fra i piedi. Anche in questo l’Empoli di Andreazzoli ricalca quello di Sarri e Giampaolo. Castagnetti è il playmaker che opera davanti alla difesa, mentre Bennacer e Krunic agiscono ai suoi lati come interni offensivi. Davanti a loro giostra Zajc, l’elemento in più della squadra.

Un esempio di azione offensiva della squadra di Andreazzoli: il difensore centrale porta palla con Bennacer che si allarga mentre l’esterno basso si sovrappone. Nello stesso momento il trequartista (Zajc) si muove sul lato palla cercando di offrire superiorità posizionale.
Dotato di grandissima tecnica, autore fin qui di 5 reti, il 23enne sloveno è abile a creare superiorità numerica fra le linee, zona dalla quale aiuta la squadra a scompaginare il sistema difensivo avversario, e da dove si rende pericoloso anche con i suoi assist.
I due assist di Zajc nella partita vinta 4-0 contro il Palermo. Il primo assist è un buon esempio di una giocata dell’Empoli con Bennacer che si allarga, Di Lorenzo che si sovrappone e Zajc che si sposta lungo il fronte offensivo, muovendosi in questo caso nell’half-space destro.
Alla base dell’impiego del maggior numero possibile di giocatori tecnici vi è un’idea di calcio dove il possesso palla non è mai fine a se stesso ma rivolto alla conquista dello spazio verticale soprattutto in trequarti dove Zajc ha mostrato buone capacità nel garantire superiorità posizionale alla squadra di Andreazzoli.
Il primo gol contro la Ternana è un esempio dell’attacco alla profondità dell’Empoli.
Quando la zona centrale del campo è chiusa, il gioco viene spostato sugli esterni dove i terzini Di Lorenzo e Pasqual garantiscono ampiezza.
Se il lato forte è chiuso si utilizzano solitamente il playmaker Castagnetti e i due difensori centrali per far girare palla sul lato debole. All’interno di questo piano gara c’è la ricerca continua della costruzione di quadrilateri intorno al portatore di palla in modo da garantirgli più linee di passaggio possibili.

Al giocatore in possesso di palla vengono garantite diverse opzioni di passaggio.
Ulteriormente rinforzato dall’arrivo di giocatori quali Maietta, Rodriguez, Gabriel e Brighi l’Empoli sembra lanciato per un immediato ritorno nella massima serie. Se così sarà, grande merito dovrà andare alla società del presidente Corsi e del direttore generale Butti che hanno non soltanto allestito una compagine in grado di lottare per la promozione diretta, ma hanno anche indovinato un cambio di guida tecnica che, se aveva destato qualche perplessità all’inizio, si è invece rivelato fin qui vincente.