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Bandiere in panchina, scommessa vincente o scelta azzardata?
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4 anni fa:
Nella giornata di ieri, il Chievo Verona ha annunciato l’esonero di Lorenzo D’Anna (con il conseguente ingaggio di Giampiero Ventura, che torna in Serie A dopo la catastrofica esperienza con la Nazionale) nella scorsa stagione subentrato, a tre giornate dalla fine, a Rolando Maran riuscendo a centrare l’obiettivo salvezza e guadagnandosi così la riconferma per questa stagione. D’Anna è stato esonerato a seguito dei soli due punti raccolti in otto giornate, che, sommati ai tre di penalizzazione inflitti alla squadra, relegano il Chievo all’ultimo posto in classifica, con il -1 in classifica. Questo esonero è passato tra l’indifferenza dei più, ma Lorenzo D’Anna non era “l’ultimo arrivato” in casa clivense: acquistato nel 1994, è diventato capitano e bandiera della squadra dove ha giocato per ben 13 stagioni, conquistando la prima qualificazione in Serie A nel 2001 e raggiungendo, nella stagione successiva, una storica qualificazione in Coppa UEFA, grazie al quinto posto in campionato. Una storia d’amore, quella tra D’Anna e il Chievo, che tuttavia è rimasta sul campo. Non è la prima volta, però, che giocatori, bandiere non hanno stessa fortuna da allenatore.
MILAN, IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO
Il 16 Gennaio 2014 il Milan, a seguito dell’esonero di Massimiliano Allegri, nomina Clarence Seedorf allenatore. Il rapporto dell’ex calciatore olandese con la tifoseria rossonera è idilliaco, frutto delle due Champions League vinte nel 2003 e nel 2007 e di dieci anni di successi. Tuttavia, l’avventura di Seedorf come allenatore del Milan non sarà neanche lontanamente all’altezza di quella da giocatore: la squadra chiuderà il campionato all’ottavo posto, venendo eliminata in Coppa Italia dall’Udinese e in Champions dall’Atletico Madrid, con un bottino di 11 partite vinte, 2 pareggiate e 9 perse. A fine stagione viene dunque esonerato e sostituito da Pippo Inzaghi, tanto per parlare di bandiere. Undici anni di Milan e valanghe di gol per l’ex attaccante rossonero, che ha preso il controllo della squadra per la stagione seguente. Anche per lui, però, non sarà un’esperienza felice, con il decimo posto finale e il conseguente esonero a fine stagione. Adesso sulla panchina milanista c’è Rino Gattuso, altra grande bandiera del club, che spera di invertire il trend negativo dei calciatori-allenatori rossoneri.
QUANDO VINCERE NON BASTA
Ci sono dei casi, poi, in cui il rapporto tra squadra e bandiera non viene rovinato dall’esperienza sulla panchina, ma da divergenze dirigenziali o decisioni non sempre facilmente comprensibili. Uno dei casi più recenti e lampanti è quello di Antonio Conte e la Juventus: 295 presenze in quattordici anni condite da 29 reti, 5 scudetti, una Coppa UEFA e una Champions League. Numeri che lo hanno reso un idolo della tifoseria bianconera, che lo ha accolto a braccia aperte il 31 Maggio 2011, giorno in cui gli è stato affidato il difficile compito di riportare la Juve ai livelli cui non era più arrivata dopo lo scandalo Calciopoli. Compito che esegue alla grande, vincendo il campionato già al suo primo anno da allenatore della Vecchia Signora, concluso addirittura con zero sconfitte. Conte vincerà poi anche i successivi due campionati di Serie A e due Supercoppe Italiane. Un rapporto che sembrava destinato a durare, dato il predominio che la squadra aveva instaurato in campionato, tuttavia, a causa di alcune divergenze con la società, il 15 Luglio 2014 Antonio Conte si dimette dall’incarico, rovinando, forse, quel legame formato da giocatore e rafforzato da allenatore.
Rimanendo in casa Juve ma tornando indietro di qualche anno, si può citare l’avventura del grande Dino Zoff sulla panchina bianconera: dal ‘72 all’83 ha difeso i pali della squadra e poi, dopo il ritiro, ha intrapreso la carriera da allenatore, giungendo a guidare la squadra per due stagioni, tra il 1988 e il 1990, arrivando entrambe le volte quarto in campionato ma portando a casa una Coppa UEFA e una Coppa Italia nel suo primo anno. Alla fine delle seconda stagione, però, non venne confermato nonostante i due trofei alzati.
In Spagna, invece, una sorte simile è toccata a Vicente del Bosque: colonna portante del Real Madrid degli anni ‘70 e ‘80, dopo il ritiro è rimasto nell’orbita delle Merengues fino a quando, nel 1999, è diventato allenatore della prima squadra, con la quale ha vinto la Champions League nello stesso anno e, in quelli seguenti, due campionati spagnoli e un’altra Champions. Nel 2003, però, nonostante la vittoria della Liga, viene sollevato dal ruolo di allenatore da Florentino Perez.
Possibile che quello tra le bandiere e le loro squadre non possa essere un rapporto unicamente positivo?
CERTI AMORI NON FINISCONO
Ovviamente ci sono anche storie a lieto fine tra tutti questi addii più o meno burrascosi: è il caso di quei giocatori che, una volta tornati da allenatori nella squadra che li ha cresciuti e formati, hanno eguagliato, se non superato, i livelli precedentemente raggiunti. Come non citare, a questo proposito, Pep Guardiola e il suo Barcellona, nel quale ha militato, tra cantera e prima squadra, per ben 17 anni. L’ex centrocampista venne poi scelto come allenatore nel Maggio del 2008 e un anno dopo vince il campionato, la Coppa del Re e, a completamento del Triplete, la Champions League in finale con il Manchester United. A fine 2012, poi, lascerà il posto, conservando però un ottimo rapporto con tutto il mondo blaugrana. L’esempio più recente è, ovviamente, quello tra Zinedine Zidane e il Real Madrid, il cui legame si è concluso lo scorso Maggio all’indomani della vittoria della terza Champions League di fila in altrettanti anni. L’allenatore francese era subentrato a Gennaio 2016 all’esonerato Rafa Benítez e da allora aveva ottenuto incredibili successi, che si erano andati a sommare a quelli vinti da giocatore con i blancos. Infine, è doveroso citare Carlo Ancelotti, che con il Milan ha vinto due Champions da allenatore e altrettante da giocatore e molti altri trofei. I rapporti tra Ancelotti e l’ambiente rossonero sono sempre stati ottimi, anche quando si è trattato di doversi dire addio.
Per un ex calciatore andare ad allenare la propria squadra del cuore o comunque quella in cui ha raggiunto l’apice della carriera è un’arma a doppio taglio: potrebbe essere il coronamento di un rapporto eterno, oppure la crepa nella perfetta stabilità di un muro costruito vittoria dopo vittoria. Tuttavia, per quante incomprensioni ci possano mai essere, l’amore per una squadra va – o almeno dovrebbe sempre andare – oltre i risultati sul campo.
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Calcio Internazionale
Italia-Inghilterra 1-2, le pagelle del match: Kane nella storia, Retegui cinico

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6 ore fa:
Marzo 23, 2023
L’Italia inizia con molta foga e si porta in avanti con convinzione mettendo in apprensione l’Inghilterra. La squadra di Southgate però risponde subito andando in rete al 13′: Bellingham con una bordata impegna Donnarumma e sul conseguente calcio d’angolo, Rice in mischia insacca il gol del vantaggio. Gli azzurri perdono fiducia e l’Inghilterra va vicino al raddoppio prima con Bellingham che non arriva su un cross di Kane e poi con Phillips che calcia dal limite fuori di poco. Sul finire del primo tempo il secondo gol arriva: mano di Di Lorenzo e Kane dal dischetto non sbaglia.
L’Italia inizia il secondo tempo con un altro piglio. Pellegrini dopo pochi minuti ha una buona opportunità ma spara alto da ottima posizione. Dopo qualche minuto arriva pure il gol: assist del giocatore della Roma che trova Retegui solo in area che segna in diagonale. L’Italia continua a spingere trovando un’incredibile qualità nel palleggio che nel primo tempo era completamente assente. A dieci minuti dalla fine viene espulso Shaw ma l’Italia non trova la forza di pareggiare.
LE PAGELLE DELL’ITALIA
Donnarumma 6: subito chiamato a una gran parata su Bellingham non può nulla sul gol di Rice. Il rigore di Kane è imparabile e predica nel deserto con delle parate che limitano il passivo.
Di Lorenzo 5: oggi Grealish è in gran forma e non gli permette di spingere e giocare come fa col Napoli. Il suo fallo di mano regala il raddoppio all’Inghilterra.
Toloi 5: si perde Rice nell’azione del gol arrivando in contrasto troppo tardi. Risulta troppo timido in generale e anche i suoi passaggi non trasmettono sicurezza alla squadra.
Acerbi 5,5: l’Inghilterra non lo pressa lasciandolo impostare e palleggiare ma lui spesso è impreciso e prevedibile. Il centrale dell’Inter prova a limitare i danni ma anche nella fase difensiva è in difficoltà.
Spinazzola 6,5: è in buona forma e in generale riesce a raggiungere spesso la trequarti avversaria proponendosi bene anche in fase offensiva. Dialoga bene con Gnonto dopo l’ingresso del giocatore del Leeds United.
Barella 6: combatte su tutti i duelli e non si dà mai per vinto. Col passare dei minuti perde fiducia anche lui e abbassa il suo raggio d’azione mentre nella ripresa torna sui suoi livelli. (dal 62′ Cristante 6: viene messo in mediana con compiti di regia e interdizione, si fa rispettare e partecipa all’assalto finale).
Jorginho 5: schermato dai centrali inglesi non ha modo di gestire il gioco come lui sa fare. Viene servito poco e male tanto che perde alcuni palloni in zone pericolose. (dal 69′ Tonali 6: piazzato a centrocampo prova a farsi vedere in zona offensiva costringendo i centrocampisti inglesi a retrocedere).
Verratti 6,5: prova a mettere ordine a centrocampo dove c’è molta confusione e soprattutto nel secondo tempo trova le giuste geometrie per dirigere bene l’azione italiana. (dal’88 Scamacca s.v.)
Berardi 5: non ha modo di mettersi in mostra e rimane stretto nella morsa tra Shaw e i centrocampisti. Si fa vedere poco e non trova mai il tiro. (dal 62′ Politano 6: entra bene in partita scaldando il pubblico del Maradona con delle belle accelerazioni).
Retegui 6,5: mostra qualche buon movimento ma viene sovrastato fisicamente dai centrali inglesi. Non molla nonostante sembrasse una serata difficile e segna un bel gol al debutto.
Pellegrini 6,5: da esterno sinistro incide e prova ad accentrarsi per aiutare il centrocampo senza grande successo. Nella ripresa cambia atteggiamento ed è una spina nel fianco costante. Serve un bell’assist a Retegui. (dal 69′ Gnonto 6: ha un buon impatto sul match creando apprensione sulla sinistra e mettendo dei palloni interessanti in area).
All. Mancini 6: l’Italia ritrova la sua identità solo nel secondo tempo. La mancata qualificazione al Mondiale segna ancora le sicurezze azzurre ma lui sta provando in tutti i modi a migliorare le cose.
LE PAGELLE DELL’INGHILTERRA
Pickford 6: gioca bene con i piedi e non può nulla sul gol di Retegui. Per il resto fa qualche buon’uscita e amministra bene la difesa.
Walker 6: elemento tattico della difesa inglese ha il compito non facile di contenere le avanzate di Spinazzola ma limita bene i danni.
Stones 6: ferma il tiro di Retegui e poi si limita a far iniziare l’azione offensiva. Non viene sollecitato particolarmente dall’Italia e compie una prova sicura.
Maguire 5,5: in marcatura su Retegui è infallibile nel primo tempo ma poi nella ripresa sbaglia l’uscita da cui nasce il gol azzurro.
Shaw 5: spinge con costanza a sinistra e lascia in ombra Berardi. Trova buone combinazioni con i centrocampisti e Grealish ma nel secondo tempo rovina tutti venendo espulso in pochi minuti.
Phillips 5,5: non si vede molto a centrocampo e svolge per lo più una partita tattica in mezzo al campo. Ha avuto anche un’importante occasione ma non ha trovato lo specchio della porta.
Rice 7: trova il gol in maniera furba in mezzo a tante gambe. Per il resto in fase di interdizione è un guerriero quasi insuperabile davanti alla difesa.
Bellingham 7: le sue progressioni sono impressionanti ed è lui con le sue falcate ad accelerare l’offensiva inglese. Un suo tiro viene respinto ottimamente da Donnarumma ma in generale la sua posizione è dominante sul campo. (dal 85′ Gallagher s.v.)
Grealish 5,5: è in forma e mette in grande difficoltà la fascia destra dell’Italia. Sbaglia clamorosamente il 3-0 e da quel momento il suo rendimento cala fino a scemare. (dal 69′ Foden s.v.) (dal 81′ Trippier s.v.)
Kane 7: propizia il primo gol con un tiro respinto e poi guadagna un rigore che lui stesso trasforma. Segna il gol storico che lo rende il più grande cannoniere del nazionale inglese.
Saka 6: interagisce bene con i compagni senza provare troppo l’uno contro uno ma preferendo partecipare alla manovra con movimenti che non danno riferimento agli italiani. (dal 85′ James s.v.)
All. Southgate 6,5: ha trovato il sistema giusto per l’Inghilterra e ora dovrà solo preparare al meglio l’ultimo assalto a un tanto agognato trofeo, ovvero l’Europeo del 2024. Rimane clamoroso però il calo nel secondo tempo ed inspiegabile il cambio di Foden.
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Il report dell’allenamento odierno del Lecce: ai box Pongracic, differenziato per Dermaku
Pubblicato
1 giorno fa:
Marzo 22, 2023
Al rientro dalla sosta per le nazionali, il Lecce affronterà l’Empoli in campionato. La squadra di Baroni si è ritrovata questo pomeriggio sul campo dell’Acaya per riprendere gli allenamenti e per preparare al meglio la gara. Questo il comunicato pubblicato sul sito del club salentino.
DIECI ASSENTI – “Nel pomeriggio i giallorossi hanno ripreso la preparazione sul campo dell’Acaya nella settimana in cui si osserva la sosta di campionato. Assenti per gli impegni con le rispettive Nazionali i calciatori Banda, Ceesay, Colombo, Falcone, Gallo, Gendrey, Hjulmand, Helgason e Voelkerling. Assente anche Pongracic, impegnato in fase fisioterapica e ricondizionamento mentre Dermaku ha proseguito nel lavoro personalizzato di ricondizionamento. Domani allenamento al mattino sul campo dell’Acaya”.
Flash News
La conferenza di Mancini: “Con l’Inghilterra una classica, Retegui mi ricorda il primo Batistuta”
Pubblicato
1 giorno fa:
Marzo 22, 2023
In vista della partita d’esordio delle qualificazioni ad Euro 2024 contro l’Inghilterra, in programma domani alle ore 20:45, ha parlato il CT dell’Italia Roberto Mancini in conferenza stampa. Queste le sue dichiarazioni.
FORMAZIONE – “Abbiamo giocato con un modulo diverso nelle gare di Nations League. Si potrebbe anche cambiare, ma nel 4-3-3 ci sentiamo a nostro agio, soprattutto per giocare una partita molto propositiva. Dipenderà da noi, dobbiamo cercare di fare ciò che abbiamo fatto e quindi ritornare a vincere, tornare a essere quelli che siamo stati prima”.
L’INGHILTERRA – “Ormai è diventata una classica, l’Inghilterra è una delle migliori squadre al mondo. Ha una lista di giocatori straordinari, anche domani sarà una gara molto difficile. Noi cercheremo di fare la nostra partita, ma non sarà semplice per entrambe“.
RETEGUI – “Arrivare così dall’Argentina all’Italia, e non in una squadra di club, non è semplice. Un po’ di tempo ci vuole, ma il ragazzo è educato e sveglio. È un centravanti bravo e giovane, abbiamo una grande fiducia e dobbiamo dargli un po’ di tempo. È un centravanti classico, vedo che molti lo paragonano a Denis. Io mi ricordo quando Batistuta arrivò in Italia, lo ricorda. Chiaramente è un ragazzo giovane e ha bisogno di tempo e di crescere. Credo non ci metterà molto ad ambientarsi”.
IL NAPOLI E IL MARADONA – “La Nazionale quando è venuta a Napoli è sempre stata aiutata dal pubblico. Per noi è la prima gara di qualificazione e quindi dobbiamo disputare una buona partita, trascinarli. Il Napoli ha sempre fatto cose ottime, s’è sempre qualificato in Europa e ha sempre lottato per il vertice. Quest’anno è il momento più bello, la squadra gioca davvero bene, è una squadra che potrebbe fare qualsiasi cosa. Non diciamo nulla, siamo un po’ scaramantici: le squadre italiane in Europa possono fare bene, ma con qualche italiano in più sarebbe meglio“.
IL RICORDO DI VIALLI – “È una grande emozione perché è la prima volta senza Vialli. Noi l’abbiamo avuto nel gruppo ed è stata una grande fortuna. È un grande dispiacere, le persone come lui saranno sempre vicine, sono persone immortali”.
PROBLEMI TRA I TIFOSI – “Io non sono della polizia. Generalmente sono sempre stati gli ospiti a creare problemi. La partita di calcio è sempre un momento di gioia per tutti e se i tifosi ospiti si comporteranno bene, io non credo ci saranno problemi“.
Flash News
Tacconi lascia l’ospedale, i medici: “Percorso sorprendente”

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1 giorno fa:
Marzo 22, 2023
Finalmente buone notizie sulle condizioni di salute di Stefano Tacconi. L’ex portiere azzurro, colpito da un’emorragia cerebrale lo scorso 22 aprile 2022, ha lasciato l’ospedale dove era ricoverato da quasi un anno e proseguirà la riabilitazione in una struttura vicino casa. A dichiararlo è stato il dottor Luca Perrero, direttore di Neuroriabilitazione dell’Ospedale di Alessandria. Queste le sue parole riportate dalla Gazzetta dello Sport.
LE CONDIZIONI -“Il percorso di Stefano Tacconi è stato sorprendente, con un progressivo miglioramento dal punto di vista motorio, respiratorio e cognitivo, grazie alla collaborazione di tutto il team infermieristico e della sua Coordinatrice, fisioterapico, logopedico, psicologico e degli oss. Sicuramente la tenacia, l’impegno, l’umore e la notevole prestanza fisica hanno facilitato il recupero, che in questi mesi ha visto un lavoro costante su tutti i piani, utilizzando sia le palestre sia i laboratori occupazionali della struttura, dove ha espresso capacità e interessi, come quello per la cucina, che erano presenti nella sua vita quotidiana precedente all’episodio traumatico”.
Anche la famiglia Tacconi ha voluto rivolgere un ringraziamento speciale a tutto lo staff medico dell’ospedale.
LA LETTERA DELLA FAMIGLIA – “Il Borsalino ci è entrato nel cuore e nell’anima. Un grazie di cuore a tutto lo staff dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, a quello del Borsalino e, specialmente, a Laura, la fisioterapista che ci ha seguito dal primo all’ultimo giorno”.
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