Il Barcellona c’è, forse anche più del Real Madrid. A sei giorni di distanza dalla partita con la P maiuscola i blaugrana e i blancos sono reduci da due appuntamenti egregiamente superati, anche se la squadra di Messi ha dimostrato uno stato di forma nettamente superiore rispetto a quello dei merengues. La partita fra Barcellona e Deportivo La Coruna (4-0) ha sancito nuovamente il primato in classifica dello stesso Barcellona che ha vinto meritatamente (non c’era neanche da sottolinearlo) contro un avversario inizialmente più solido e quadrato ma che poi, sotto i copi di martello di Messi, si è annichilito nel giro dei minuti. Lo stato di salute della squadra di Valverde è impressionante, il lirismo di certi giocatori è di nuovo alle stelle e senza dubbio, dopo molti anni, al Camp Nou si è rivisto un Barcellona che sa giocare a calcio sui massimi sistemi: un dialogo fra uomo e pallone che non si vedeva in Catalunya dai tempi di Guardiola. Di fatto il posticipo serale ha anche confermato come Suarez, seppur non in formato super, sia riuscito in ogni caso a segnare una doppietta che ne certifica il crescente stato di forma, e allo stesso modo lo si può dire anche di tutto il resto della squadra. Tranne di Messi, ovviamente, e Iniesta, due che da quando Valverde si è seduto sulla panchina del Camp Nou non hanno mai smesso di staccare il pennello dalla tela rettangolare.
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PAULINHO E JORDI ALBA
Due delle bellezze più sorprendenti di questo nuovo Barcellona sono certamente una coppia di giocatori che sulla carta, almeno, non avrebbero dovuto neanche avere i connotati dell’inatteso. Invece sia Paulinho che Jordi Alba stanno decisamente impressionando per la qualità delle prestazioni offerte, e in due casi diversi. Il brasiliano è arrivato in Spagna per una cifra esageratamente alta da un campionato, quello cinese, in cui il livello non può che sgonfiare il ritmo e la generale competitività di un giocatore: dopo un po’ di ambientamento Paulinho è diventato un’ancora troppo pesante da essere spostata nelle gerarchie mediane di Valverde, e non è un caso che con lui in campo il Barca abbia sempre vinto. Per l’ex Tottenham già sei reti (inclusa la doppietta di stasera) in Liga e un ruolo da carro armato con stile in mezzo al campo solitamente affianco a Rakitic; tuttavia si sa come oramai le linee dell’ex allenatore dell’Athletic Bilbao cambino di giornata in giornata. Stasera ad esempio il Barcellona è partito con un iniziale 4-3-3 modificandosi poi in un 4-2-3-1, soluzione necessaria visto l’infortunio con conseguente cambio di Paco Alcacer.

Una delle tipiche formazioni del Barcellona in questa stagione
Nonostante le modifiche tanto la partita di Paulinho quanto quella di Jordi Alba non sono cambiate. Il terzino sinistro è stato una spina nel fianco per il laterale destro ospite Juanfran, un concentrato di corsa e spirito di sacrificio a cui l’intelligenza tecnica ha concesso di tirar fuori dal cilindro giocate di livello poetico. Forse lo spagnolo non è mai stato su questi livelli da quando aveva vinto l’Europeo con la Spagna nel 2012 segnando in finale con l’Italia, e tra l’altro fu proprio in quella stagione che passò al Camp Nou. La sua posizione come terzino di spinta rimane comunque molto alta, e nel collettivo tecnico blaugrana Jordi Alba è sempre una delle figure più importanti: l’ex Valencia è diventato un nuovo pilastro della squadra e autentico senatore al pari dei vari Messi, Pique o Iniesta.
SOLILOQUI
Per quanto il Barcellona possa essere una squadra forte e organizzata il risultato coincide quasi sempre con la grande dimestichezza che i singoli hanno con il gol. Se non c’è una prodezza di Messi, un gol cattivo di Suarez o una magia geometrica di Iniesta difficilmente il Barça riesce a sbrogliarsi da certe situazioni. E’ anche vero che proprio grazie alla nuova impostazione data da Valverde i blaugrana arrivano meglio a trovarsi nei pressi dell’area di rigore e pure ieri si è notata una piacevole tranquillità nel palleggio tra difesa e centrocampo, dove Rakitic e uno degli esterni bassi si trova a scambiare con il terzino e uno dei due vertici difensivi centrali. Il Barcellona ha certamente dimostrato anche in Champions League che la sua forza è proprio quella di saper essere compatti e allo stesso tempo avere un’impostazione di gioco elegante e raffinata, in cui a un palleggio coordinato corrispondono dei fulmini partiti direttamente dai piedi di Messi o Iniesta, assolutamente tornati ad essere rispettivamente re e sovrintendente del Camp Nou. Con l’addio di Neymar la geografia tattica in campo è cambiata e l’attacco adesso ha eletto con piacere un Messi più vicino alla zona centrale del reparto offensivo, sia come trequartista che come attaccante; più che trequartista la Pulce ha agito da seconda punta, comunque alle spalle di Suarez, quando il Pistolero non era impegnato largo a sinistra sulla fascia. L’uruguagio ha un’ottima qualità nel dribbling, frizzante e dinamico, che hanno convinto Valverde ha scrivere il suo nome a sinistra di quello di Messi, o come è successo in alcuni casi, di Paco Alcacer. L’ex centravanti di Valencia e Getafe merita qualche riga di cronaca ad personam, perchè se è vero che il suo rendimento non è alto come ci si aspettava – al Mestalla un triennio da 90 presenza e 30 reti – è pure evidente che il giocatore abbia necessitato naturalmente di un periodo di ambientamento, proveniente da una realtà ambiziosa come quella valenciana ma sicuramente non ai livelli olimpionici del Camp Nou. La sua avventura parvenuistica era iniziata con qualche critica fino a quando non si è reso protagonista con una doppietta al Siviglia, ed è stato lì che Paco si è conquistato la fiducia dei senatori dello spogliatoio.
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Per il resto l’inserimento di Deulofeu è stato sofferto ma graduale, e per la cronaca, l’attaccante quasi sicuramente non sarà del Bernabeu nella sfida al Real a causa di uno stiramento rimediato un paio di settimane fa. L’ex Milan ha avuto parecchie chance in questi primi mesi di Catalunya ma Valverde lo ha utilizzato prevalentemente come risorsa da spedire in campo a partita iniziata e non, come a Milano, quale freccia inarrestabile sulla fascia. Come lui non sarà convocabile anche Samuel Umtiti, un altro che con Valverde sembra essersi rigenerato dopo le confusioni create con Luis Enrique, e tra l’altro, lo stesso francese ha più volte dichiarato di apprezzare lo stile di gioco del nuovo allenatore. Per lui un’assenza che si protrarrà fino a febbraio.
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Il Barcellona è pronto all’attesissima sfida con il Real Madrid, e Valverde in questa stagione ha già fatto un po’ di accademia nelle sfide contro le grandi squadre pareggiando al Mestalla (1-1) e con l’Atltetico di Madrid (1-1) mentre in Champions, nel doppio confronto con la Juve, ha prima rifilato un secco 3-0 ad Allegri salvo poi pareggiare a reti bianche a Torino. Contro il Real il Barça ha una ghiottissima opportunità di dare un calcione a Zidane e alle sue porspettiva di risalita nei primissimi posti della classifica, ma il francese, e Valverde questo lo sa, ha già in mente un piano reattivo contro l’egemonia blaugrana. Il Barcellona è pronto, il Real un po’ meno.