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Andrea Belotti e il Toro: una storia d'amore che non può finire

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Andrea Belotti e il Toro: una storia d’amore che non può finire

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Grande Torino

Sette intensi anni di amore incondizionato. 251 presenze, 113 gol e 28 assist. Basterebbero queste statistiche per raccontare la storia d’amore tra Belotti ed il Torino, ma in fondo sono “solo” numeri che non possono spiegare a pieno quest’idillio nato nell’estate del 2015. Andrea Belotti è stato per i millennials quello che è stato Paolo Pulici per i nostri genitori e Giorgio Ferrini per i nostri nonni: un esempio, un idolo, un punto di riferimento.

La situazione attuale la conosciamo tutti, con un contratto in scadenza il 30/06 e un futuro tutto da scrivere. Juric e la società hanno detto che il capitano granata annuncerà a breve la sua decisione, con tutto il popolo torinista in trepidante attesa. Ma questa storia d’amore può davvero finire?

IL COLPO DI FULMINE

Nell’estate del 2015 nello scetticismo generale arriva al Torino dal Palermo per 7.5 milioni un ragazzo bergamasco coi capelli lunghi e con Shevchenko come idolo. Il giovane 21enne fatica ad entrare negli schemi di mister Ventura, tanta voglia di fare ma poca incisività sotto porta. Il colpo di fulmine coi tifosi del Toro è la gara col Bologna: strappo decisivo in area di rigore, mancino all’angolino e primo gol in granata. Da quel 28 novembre il ragazzo si sblocca e sigla 12 reti stagionali, oltre aa 5 assist: per essere al primo anno non male. Quello che colpiva di Belotti era la sua fame, la sua determinazione unita ad una potenza fisica significativa: incarnava il “tremendismo granata” alla perfezione.

LA PROMESSA DI MATRIMONIO

Sotto la guida di Sinisa Mihajlovic il Gallo trova, nella stagione seguente, 26 gol in campionato: definitiva consacrazione in campo nazionale e non solo. La tentazione del Manchester United, la possibilità concreta del Milan, l’indecisione sul fare un passo così grande: ha vissuto un’estate complicata il Gallo. Però, alla fine, per svariati motivi è rimasto tra la sua gente perché Belotti è un ragazzo sensibile, semplice, introverso. Probabilmente è anche per questo che i tifosi lo hanno amato fin da subito: per la sua straordinaria genuinità che rispecchiava lo spirito del Toro in tutta la sua essenza. Si sentiva a casa, amato da una piazza intera e questo lo ha fatto stare bene da subito, così ha deciso di sposarsi completamente, intimamente al popolo granata.

IL MOMENTO DECISIVO

Poi è arrivata l’eliminazione con la Svezia che Andrea ha patito molto, complice anche un infortunio fastidioso al ginocchio. L’anno dei 63 punti con Mazzarri, in cui riesce a portare il suo Toro in Europa, salvo fermarsi poi con il Wolverhampton. Le due stagioni difficili della pandemia in cui non ha lasciato un Toro in grande difficoltà, i 100 gol, la seconda posizione nei marcatori all-time, i gol al Derby, le rovesciate al Sassuolo. E poi ancora la tripletta al Palermo in 7 minuti, l’ultima all’Empoli entrando dalla panchina, il gol col Chievo con la corsa sotto la Maratona, la doppietta decisiva al Frosinone, la doppietta di rabbia al Milan con la fascia al braccio.

Sono stati tanti i momenti indelebili nella storia recente del Toro in cui il Gallo è stato assoluto protagonista. Nei tifosi granata ci sono due sentimenti contrastanti probabilmente: la consapevolezza che se firma il rinnovo entra ancora di più nella leggenda granata, un marchio indelebile nella storia del club. Dall’altra la volontà di vederlo conquistare trofei, grandi vittorie e competere al massimo del livello, come quando ami un figlio: vuoi che ottenga il meglio, anche se questo può costare sacrifici e allontanamento.

Il Gallo farà la scelta più corretta per la sua carriera, sapendo che qualsiasi cosa deciderà i tifosi granata lo ameranno indistintamente. Esatto, proprio come nelle grandi storie d’amore.

 

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Frattesi potrebbe riscoprirsi esterno destro?

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Inter Frattesi, il centrocampista si racconta a New Brothers

FRATTESI POTREBBE RISCOPRIRSI ESTERNO DESTRO? – La strepitosa metamorfosi di Çalhanoğlu nella posizione di mediano mette in chiaro una cosa: Simone Inzaghi sa lavorare con la sua rosa, e ha quel talento unico di vedere nei giocatori potenzialità che loro stessi non sanno di avere.

La stessa rivoluzione potrebbe avvenire anche per Davide Frattesi, che nella sfida di San Siro contro l’Udinese potrebbe riscoprirsi esterno destro di centrocampo, data l’indisponibilità del titolare.

Ma l’intuizione avuta dal tecnico piacentino sul talento ex Sassuolo sarà racchiusa solo nel contesto della partita contro i friulani o potrebbe presentare echi anche nel futuro? Le caratteristiche del classe ’99 sono adatte a un ruolo così specifico?

Per rispondere a queste domande, è fondamentale analizzare le caratteristiche dell’esterno destro nel 3-5-2 “inzaghiano”, oggi ruolo interpretato magistralmente da Denzel Dumfries.

CARATTERISTICHE DEL RUOLO

Nei complessi ingranaggi del 3-5-2 di Inzaghi, i due esterni di centrocampo ricoprono funzioni estremamente centrali e si differenziano molto l’uno dall’altro, sia per caratteristiche tecniche che per compiti da svolgere durante i 90 minuti.

L’esterno sinistro (il più delle volte Federico Dimarco) è sicuramente un giocatore più tecnico, e nel gioco interista ricopre un ruolo fondamentale: l’italiano è infatti uno dei giocatori che tocca più palloni nell’Inter, fungendo quasi da regista aggiunto. Entra dentro il campo per ricevere palla, si propone ai centrocampisti, crossa e fa le veci da indispensabile “bilanciere tattico”.

In alcuni momenti i suoi movimenti con e senza palla lasciano spazio agli assalti del braccetto di difesa, ruolo notoriamente interpretato da un giocatore formidabile come Alessandro Bastoni, che molto spesso si inserisce o arriva addirittura al cross.

L’esterno di destra, invece, vede titolare come precedentemente anticipato l’olandese Dumfries, giocatore molto più fisico rispetto a Dimarco, ma sicuramente con meno capacità tecniche.

Il ruolo dell’esterno destro nel gioco nerazzurro è, infatti, quello di attaccare lo spazio e agire da finalizzatore, ed è molto meno coinvolto nella manovra se relazionato all’esterno opposto. Vedremo infatti molto più frequentemente il cross di Dimarco verso l’olandese che va a chiudere sul secondo palo rispetto alla situazione contraria, questo anche per la grande predominanza fisica dell’ex PSV.

L’ala di centrocampo destra interista è dunque più un compito da interpretare senza palla ed incentrato all’assalto degli spazi avversari, col fine di concludere le azioni della squadra. Molto raramente Dumfries dialoga coi compagni, gestisce il pallone o ricopre ruoli estremamente tattici, il suo è un incarico quasi da attaccante aggiunto, predisposto dunque ad accogliere i cross e le giocate dei compagni, sfruttando la grande fisicità di cui dispone.

FRATTESI POTREBBE RICOPRIRE QUESTO RUOLO?

Sulla carta, le caratteristiche dell’esterno destro appena elencate, sono esattamente le medesime che Frattesi (due gol all’attivo in stagione) svolge però in un altro ruolo, quello di mezz’ala.

Egli è infatti un giocatore estremamente fisico, esplosivo e con una spiccata dote negli inserimenti, ma con il difetto di non essere troppo prestante nel gioco corale e con la palla tra i piedi.

Questo è forse uno dei motivi per cui Inzaghi nutre ancora delle perplessità nello schierarlo dall’inizio: i tre centrocampisti titolari (Çalhanoğlu, Mkhitaryan e Barella) sono infatti, ancora, superiori al classe ’99 dal punto di vista tecnico e della costruzione di gioco.

L’esperienza da esterno destro, quindi, potrebbe essere per Frattesi un ottimo esperimento anche in funzione del suo prosieguo di carriera. L’italiano dispone infatti di intensità, tempismo e progressione, e chissà se l’ormai soprannominato “demone di Piacenza” ci abbia visto lungo un’altra volta.

Questo mutamento non sarebbe chiaramente immediato. Per quanto predisposto per caratteristiche, il numero 16 dovrebbe migliorare sia dal punto di vista difensivo (importantissimo nel ruolo di esterno a tutta fascia) che nella dinamica degli inserimenti, ovviamente differenti rispetto al ruolo di mezz’ala.

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Giovani per il futuro

Chi è Jack Hinshelwood, il marcatore più giovane della Premier League

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CHI È JACK HINSHELWOOD – Grazie alla vittoria contro il Brentford, il Brighton allenato da mister De Zerbi continua a rincorrere le prime 6 posizioni della classifica di Premier League. L’obiettivo è dare continuità ad un percorso di crescita individuale e di gruppo straordinaria, culminata con la partecipazione all’attuale UEFA Europa League. Oltre al solito Pascal Groß, la marcatura decisiva a ribaltare il risultato sul 2-1 porta la firma di Jack Hinshelwood, diventato il marcatore più giovane nella storia dell’EPL. Di seguito analizzeremo le caratteristiche del giocatore.

CHI È JACK HINSHELWOOD: PROFILO DEL GIOCATORE

Hinshelwood è nato l’11 aprile 2005 in Inghilterra. Si tratta di un mediano di centrocampo. All’occorrenza, però, può essere impiegato anche come difensore centrale, considerando le ottime capacità fisiche e le abilità difensive. La sua attuale valutazione di mercato è di 1 milione di euro. Tuttavia, è destinata a salire molto presto (fonte Transfermarkt). Infatti, il Brighton and Hove Albion, club proprietario del cartellino, difficilmente lo valuterebbe con cifre così basse. Il suo contratto che lo lega ai Seagulls scadrà il 30 giugno 2026, precisando che la firma del primo contratto professionistico risale allo scorso aprile, poco dopo il raggiungimento della maggiore età.

CHI È JACK HINSHELWOOD: IL CALCIO È DI FAMIGLIA

La famiglia Hinshelwood è storica nel mondo del calcio e, in particolare, nel mondo Brighton. Infatti, il giovanissimo Jack è solo l’ultimo di una serie di leggende del club. Ad esempio, suo padre Adam o suo zio Paul, la cui militanza nel club è stata meno significativa. Allo stesso modo, anche suo nonno Paul è stato icona degli anni ’70 del Crystal Palace dopo il suo bisnonno Wally, militante in club importantissimi  come  ChelseaFulham Reading negli anni ’50.

La sua famiglia, dunque, si incrocia ai colori biancoazzurri ma non solo, avendo segnato molteplici epoche del calcio inglese. Dunque, il 18enne è l’ultimo di una “tradizione” decennale, sul quale le aspettative sono molto alte.

CHI È JACK HINSHELWOOD: IL PERCORSO GIOVANILE

Jack Hinshelwood è stato formato totalmente dalla talentuosa scuola Brighton sin dai primi calci. Infatti, complice anche l’importanza familiare nel club, il suo ingresso nei settori giovanili gli ha permesso fin da subito di bruciare le tappe. Nella stagione 2021/22 ha presenziato nella selezione u18, a 16 anni. Poi, è promosso nella stagione successiva, a 17 anni, nella rosa u23 del Brighton, in cui è diventato un punto fermo.

Il suo ottimo percorso nel club, gli ha garantito la convocazione per l’Inghilterra u18, dove mister Neil gli ha concesso di debuttare il 22 marzo dello scorso anno, racimolando 6 presenze da quel momento in poi. Attualmente, invece, è un punto fermo dell’Inghilterra u19 di mister Rusk, sotto la cui gestione conta già 8 presenze a partire dallo scorso settembre.

CHI È JACK HINSHELWOOD: L’ESORDIO E IL GOL IN PRIMA SQUADRA

Nonostante un breve spezzone concessogli da de Zerbi in FA Cup contro il Chelsea, l’esordio ufficiale dic Hinshelwood in Premier League è datato 30 settembre 2023. In quell’occasione, si segnala l’esordio da titolare nell’incrocio contro l’Aston Villa. Da quel momento in poi, ha presenziato in campo contro NottinghamChelsea e Brentford, di cui queste ultime due dal 1′. Inoltre, è da segnalare anche il debutto europeo in occasione del match in casa dell’AEK Atene.

In tali occasioni, il giocatore ha ripagato la fiducia del tecnico italiano, avendo siglato anche la prima rete “fra i grandi” nell’ultimo match. Il gol, decisivo ai fini del risultato, si somma a un salvataggio sulla linea decisivo pochi minuti prima della gioia personale, che aiuta anche a ridurre la voce “gol subìti“.. Questa rete gli ha permesso di diventare il giocatore più giovane ad aver segnato nel massimo campionato britannico, non essendovi nessuno ad aver siglato una rete nato dopo di lui.

Fonte immagine in evidenza: canale YouTube ufficiale Brighton & Hove Albion

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Dove vedere Sampdoria-Lecco in tv e streaming

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Dove vedere Sampdoria-Lecco in tv e streaming

DOVE VEDERE SAMPDORIA-LECCO IN TV E STREAMING – In occasione della 16ˆgiornata di questo campionato di Serie B, la Sampdoria di Andrea Pirlo, si prepara ad affrontare il Lecco al Ferraris, in una sfida cruciale per i blucerchiati, che hanno bisogno assolutamente di vincere per provare a risalire la classifica e raggiungere almeno la zona play-off.

COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE

DOVE VEDERE SAMPDORIA-LECCO IN TV E STREAMING – Entrambe le squadre si trovano al momento appaiate in classifica al 14° posto, con 16 punti ciascuno. Tuttavia, se per la matricola Lecco, la stagione si può definir discreta fino a questo momento, visto che l’obiettivo della salvezza sarebbe virtualmente raggiunto, le considerazioni da fare per la Samp sono decisamente, giacchè a inizio campionato era tra le favorite assolute per la promozione diretta e ora si ritrova nei bassi fondi della classifica. I liguri vengono da 3 vittorie nelle ultime 5 partite, ma la sconfitta rimediata nell’ultima uscita a Brescia, proprio nello scorso weekend, impone un pronto riscatto alla formazione genovese, la quale vuole continuare a risalire la graduatoria.

DOVE VEDERE SAMPDORIA-LECCO IN TV E STREAMING

DOVE VEDERE SAMPDORIA-LECCO IN TV E STREAMING – Il match tra la Sampdoria e il Lecco, in programma questo sabato 9 dicembre, alle ore 14:00, allo stadio Luigi Ferraris di Genova, sarà trasmesso in diretta tv sia su DAZN che su Sky Sport, oltre che sui canali streaming delle due piattaforme che detengono i diritti, attraverso un apposito dispositivo mobile.

LE PROBABILI FORMAZIONI 

DOVE VEDERE SAMPDORIA-LECCO IN TV E STREAMING – Qui, di seguito, proponiamo i possibili due schieramenti, che potrebbero animare Sampdoria-Lecco. Ecco le probabili formazioni:

SAMPDORIA (4-3-2-1): Stankovic; Stojanovic, Ghilardi, Gonzalez, Giordano; Askildsen, Yepes, Kasami; Esposito, Verre, De Luca. All. Pirlo

LECCO (4-3-3) Saracco; Lemmens, Celjak, Bianconi, Caporale; Ionita, Degli Innocenti, Crociata; Lepore, Novakovich, Buso All. Bonazzoli

 

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La Juve merita di stare lì

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Juve, meriti di stare lì ma...

Quando si fanno certe dichiarazioni è essenziale evidenziare il momento: siamo alla vigilia di Juventus-Napoli, stagione 2023/24. I bianconeri di Max Allegri sono al secondo posto alle spalle dell’Inter e a due punti di distanza.
Lo scontro diretto è già stato disputato e gli uomini di Simone Inzaghi hanno appena vinto e convinto al Maradona con un sonoro 0-3.
Domani andrà a concludersi una sorta di mini triangolare proprio con lo scontro tra la Vecchia Signora e gli uomini di Walter Mazzarri.
Il turno non è favorevole visto che l’ex Ambrosiana affronterà il casa l’Udinese ma nel calcio, si sa, a volte accade anche l’imponderabile.

RISULTATI E PRESTAZIONI

Ci sono due considerazioni da fare riguardo a questa Juve, che, appunto, merita di stare lì. A livello di risultati, voto 10 a tutti: dai dirigenti, ai giocatori, ad Allegri. In estate mi sarei messo a ridere se mi avessero mostrato questa classifica, dopo questo calendario, con quei presupposti passati e in questo momento specifico. Bravi, nient’altro da dire.
Temo, però, come spesso ripeto, che la Juve stia raccogliendo tanto di più di quanto prodotto in campo.
E se avrò ragione (e spero di sbagliarmi), a breve inizieremo a vedere una squadra meno capace di raccogliere e macinare punti come da dopo Sassuolo in avanti. Piccolo campanello d’allarme: sono tre partite di seguito che la Juve subisce gol. Vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno? Almeno contro Cagliari e Monza si è dovuto segnare più di un gol per vincere le partite.

QUELLO CHE MANCA

Credo che il problema principale di questa squadra sia accontentarsi. Nelle ultime dieci partite ci sono state sette vittorie, di cui solo una con più di due gol di vantaggio (il derby contro il Torino vinto per 2-0).
Tutte le altre sono arrivate o per 1-0 o per 2-1, e questo è un segnale forte di quello che è attualmente la Juve.
Quello che non manca di vedere quest’anno, e per fortuna, è la voglia di lottare su ogni pallone e portare a casa il risultato in un modo o nell’altro. La cattiveria nei minuti finali delle partite contro Hellas Verona e Monza è sicuramente un punto a favore di questi ragazzi.
Il problema, secondo il mio punto di vista, è nel resto della gara, soprattutto quando si va in vantaggio “presto” come contro Fiorentina, Inter e Monza. In quelle occasioni (Inter a parte, ad onor del vero) è sembrato di vedere una Juve già “sazia”.


COME MIGLIORARE?

Proprio le partite contro Inter e Monza, secondo me, regalano una morale profonda. A Torino, una volta in vantaggio, la Juve ha preso un gol per errori di lettura difensivi multipli che nascono da un’uscita scellerata di Rugani a centrocampo.
Non si è preso gol perché non si stava difendendo, bensì perché lo si è fatto male e senza leggere bene l’azione avversaria.
All’U-Power Stadium invece abbiamo vissuto momenti di rabbia e sconforto dopo il pareggio (casuale e fortuito) di Carboni dopo un cross sbagliato.
Il punto è che se non chiudi le partite con cattiveria, poi anche un episodio singolo in 90 minuti tranquilli può diventare impattante sul risultato. Allegri dovrà unire l’utile al dilettevole e trovare la linea di equilibrio tra le ultime due gare.
Se i bianconeri inizieranno a essere costanti nel mezzo della partita e non solo a sprazzi come stiamo vedendo ultimamente, possono diventare una seria e solida candidata al titolo.

LA VELOCITÀ DEL CALCIO

Il giudizio nel mondo del calcio è destinato a cambiare e molto velocemente: dipende dai momenti di forma e dal rendimento dei diretti interessati.
Basti pensare anche banalmente alle rivali.
Pioli era “on fire” due stagioni fa, oggi fatica tantissimo a trovare la quadra anche dopo una campagna acquisti importante come quella estiva. Inzaghi stava per essere esonerato e nella stessa stagione si è ritrovato in finale di Champions.
Il Napoli campione d’Italia oggi è addirittura quinto, a pari punti con la Roma quarta, e quindi fuori dalla Champions (motivo in più per prestare attenzione).
La Juve, oggi, e lo ripeto con forza, merita di stare lì, anche al netto di vittorie rocambolesche o non pienamente convincenti. Ma se vuole rimanere lì in alto deve necessariamente dare continuità al rendimento anche dentro la partita, altrimenti avremo un nuovo giudizio destinato a cambiare in fretta.
Tutto dipenderà dal vero obiettivo nella testa dei protagonisti: ci si accontenterà di una delle prime quattro posizioni o si vuole provare a rimanere ancorati ai nerazzurri? L’assenza di impegni settimanali, in questo caso, potrebbe essere il miglior alleato dei piemontesi.

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