Michael Jordan, Kobe Bryant, LeBron James, Steph Curry. Ciclicamente arrivano giocatori che definiscono una generazione di cestisti, un periodo ben preciso. Come Jordan per il dopo Bird/Magic, come Bryant dopo Jordan, poi James, poi ancora Steph. Ma c’è un altro giovane che si candida prepotentemente a mettere il nome in questa lista. Ben Simmons, per quello che abbiamo visto in queste 20 e rotte partite, potrebbe essere il prossimo nome a continuare questa dinastia che nel giro di più o meno 10 anni possono fregiarsi del titolo di “volto dell’NBA”. Classe 96, primo anno nella Lega e ogni partita che passa sta confermando di essere su un altro livello. Le cifre (18+9,5+7) non spiegano ancora totalmente quello che potrebbe diventare, ma ci danno un’idea piuttosto vicina.
Fisico da supereroe e ball-handling da guardia sono un’esplosione atomica nel basket odierno, un’unione di talenti che confluisce nel ruolo dell’all-arounder per eccellenza, la “point forward”. La sua stazza non lo penalizza in agilità e velocità, può correre il campo come un treno che si abbatte sui ferri, travolgente in transizione. La sua mobilità laterale, unita ad un bagaglio di finte bello corposo, lo rendono un pericolo anche da fermo. Predilige partire sulla mano destra incrociando verso sinistra, potrebbe migliorare su questo perchè molte difese già al college sapevano leggere questo movimento. Certo, un modo per chiudere al ferro lo trova sempre, ha un’elevazione ottima ed un sesto senso per i canestri a cento all’ora veramente impressionante. Le situazioni di transizione sono il suo terreno ideale, possiede troppe armi per poter essere fermato. Può portare palla e chiudere al ferro, la sa passare estremamente bene, con tracce da vero playmaker, usa il cambio di velocità per creare separazione con il difensore e poi attaccarlo, in una sorta di crossover nord-sud. È anche il terreno dove si esprime meglio a livello difensivo, chasedown dal sapore lebroniano, si trova bene sia nel cercare le linee di passaggio ma comunque è un fisico che in post dà parecchi problemi agli avversari. Ci sarebbe da parlare per un secolo sulla sua visione di gioco. Anche a difesa schierata può portare i difensori in post e scaricare fuori con estrema precisione senza distinzione tra mano destra e sinistra. “Sente” il posizionamento dei compagni ed ha i tempi giusti per eludere le difese avversarie. È una qualità che in NBA serve come il pane, può essere indifferentemente il primo portatore di palla attaccando frontalmente il canestro ma anche un grimaldello che apre le vie del segnapunti dal post. Se non trova una linea giusta, può sempre mettere palla a terra e girarsi al ferro, ha un ventaglio di possibilità in faretra quasi illimitate. Il vero ostacolo che gli manca per diventare una vera tripla minaccia è il tiro. In particolare, non si fida per niente del suo gioco mano mano che si allontana dal canestro. Se battezzato al tiro, preferisce comunque cercare una conclusione vicino al ferro, con risultati alterni. Non raramente lo vediamo tirare con la destra pur essendo un mancino naturale. Sotto invece con la mano debole si trova molto bene, sia nelle sue entrate a palla di cannone che dal post, spesso chiude con semiganci e floater, dimostrando anche quanto la questione del tiro sia più legata alla mentalità e all’abitudine nel farlo piuttosto che ai suoi mezzi. Anche in NBA conferma la tendenza a non tirare oltre un certo range: 98% dei tiri entro l’arco, 40% al ferro, 32% dall’altezza della lunetta (e non è neanche un grande tiratore di liberi, 55% in queste primissime partite ) e solo il 22% dal midrange. Da menzionare sicuramente la sua abilità a rimbalzo. Tempi di reazione fulminei e stacco da terra potente lo rendono una macchina da rimbalzi, sa usare bene il tagliafuori anche con avversari più massicci di lui, ha mani velocissime ed in situazioni dinamiche eccelle sfruttando queste qualità. Anche quando si tratta di difendere emergono le sue doti fisiche ed il “feel for the game” che lo contraddistingue, è un matchup brutto per tutti sia dal perimetro dove si muove molto velocemente e arriva un po’ dappertutto con le mani, sia a protezione del ferro dove ancora una volta preferisce ancora giocate di istinto piuttosto che difese asfissianti e fisiche.
Questo è oggi Ben Simmons, un giocatore che ha chiari margini di miglioramento ma caratteristiche rarissime ed interessanti. Ha ancora moltissimo tempo davanti a sé per limare gli spigoli del suo gioco ma è già, a soli 21 anni, una potenziale macchina da triple doppie. Nei Sixers di oggi ha carta bianca e compagni giusti con cui amalgamarsi. Embiid gli dà una grande mano a livello di lavoro difensivo e gli offre un bersaglio per i suoi laser pass dal post. Redick è uno dei suoi target preferiti e la loro intesa sarà qualcosa da ammirare in futuro, così come con Covington. Aspettando Fultz, è lui il portatore di palla principale ed ha dimostrato di poterlo fare tranquillamente anche a questi livelli. É un rookie (anche se non sembra) e serve del tempo ma forse stiamo assistendo alla nascita della next big thing dell’NBA. Occhi aperti.
Nella notte LeBron James ha superato Kareem Abdul-Jabbar diventando così il miglior marcatore di tutti i tempi nella storia dell’NBA. Nella partita persa dai suoi Lakers in casa alla Crypto.com Arena contro gli Oklahoma City Thunder, il Re ha riscritto la storia: con un canestro in fade-away ha raggiunto quota 38.388 punti in carriera, aggiungendone due poco dopo, così da superare l’ex Bucks. Riviviamo insieme i cinque canestri più iconici della sua straordinaria carriera.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – TOMAHAWK DUNK CONTRO MILWAUKEE
Probabilmente la giocata più conosciuta del Re: il celebre passaggio dal suo compagno di mille avventure Dwayne Wade a inizio partita con i Milwaukee Bucks. Questa giocata ha dato vita ad una delle foto più iconiche della storia del basket e non è un caso che ci sia proprio LeBron a schiacciare in contropiede, mentre Wade esulta già a mani aperte.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – FADE-AWAY DEL PAREGGIO CONTRO GLI WASHINGTON WIZARDS
Come dimenticare uno dei canestri forse più complicati della sua carriera. Immaginiamo il momento: 117-120 per gli Wizards con 3.4 secondi sul cronometro. I Cleveland Cavaliers di LeBron James non hanno più timeout e devono rischiare la giocata. Sarà Kevin Love a lanciare la palla stile football americano per trovare LBJ che riceve spalle a canestro. Trova il tempo di guardare dove si trova, per poi mettere i piedi dietro la linea dei tre punti e sparare una tripla impossibile in fade-away. Risultato? Canestro con sponda sul tabellone e pareggia la partita (poi vinta 140-135) per forzare i tempi supplementari. Un canestro fuori dall’ordinario, un canestro da Re.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – SCHIACCIATA CONTRO HOUSTON IN MEMORIA DI KOBE BRYANT
LeBron James, come in generale tutti gli amanti del basket, è sempre stato molto legato alla figura di Kobe Bryant. Dopo la sua morte il 26 gennaio 2020, l’ex Miami Heat si è mostrato tra i più commossi durante le celebrazioni allo Staples Center (ora Crypto.com Arena). Qualche giorno dopo la sua morte, esattamente il 7 febbraio 2020, LeBron ha voluto ricreare una schiacciata che fece lo stesso Kobe ben diciannove anni prima. Il Re ruba palla, parte indisturbato in contropiede e piazza una schiacciata all’indietro sullo stesso parquet, nello stesso canestro di Kobe Bryant. Un tributo apprezzato da tutti i tifosi, una schiacciata che verrà ricordata da tutti con un significato particolare.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – POSTER SU JASON TERRY
Bisogna dire che LeBron James potrebbe riempire le pareti di casa sua con tutti i poster che ha collezionato in carriera, ma probabilmente il più iconico e “cattivo” è quello contro i Boston Celtics nel 2013. I suoi Miami Heat rubano palla e dopo aver ricevuto da Mario Chalmers, Norris Cole alza per LBJ che arriva a schiacciare sulla testa di Jason Terry. Il giocatore dei Celtics prova a saltare per contrastarlo, ma c’è poco da fare. Dopo aver aggiunto alla sua collezione uno dei poster più conosciuti della storia dell’NBA, James guarda per terra il povero Terry, spazzato via dal suo strapotere fisico. Dominante e fisicamente incontenibile sono due definizioni che probabilmente contraddistinguono il Re.
Eight years ago today, @KingJames served up one of the FILTHIEST posters on Jason Terry 😤
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – BUZZER BEATER NELLA VITTORIA CONTRO I MAGIC NEL 2009
Si poteva mettere il fade-away di questa notte come ultimo canestro iconico, ma sarebbe troppo scontato. La scelta ricade su uno dei buzzer beater più decisivi della carriera di LBJ. Contro Orlando nel 2009, sul punteggio di 95-93 per i Magic con un 1.0 sul cronometro, la palla arriva al Re. La serie di playoff era partita male, sotto 1-0 dopo la prima sconfitta in casa e ci pensa proprio James a pareggiare momentaneamente la serie (poi persa 2-4). Rimessa per i Cavaliers, palla a LeBron che in “catch and shoot” spara da tre punti e sancisce la vittoria dei suoi Cavs per 96-95. Un buzzer beater da ricordare, il primo della sua carriera, per LBJ, nonostante poi la serie si sia conclusa con una sconfitta alle finali di conference.
On commence par le premier buzzer beater de la carrière de Lebron face a Orlando. Le premier d’une belle série pic.twitter.com/LxBscGKl8N
LeBron James entra nella storia dalla porta principale, frantumando uno di quelli che possono essere considerati: “record dei record“. 38.387 punti. Un numero straordinario che racchiude in sè un valore ancora più incredibile. Infatti, questa è la cifra di punti segnati da Kareem Abdul Jabbar nella sua carriera in NBA, lunga 20 anni, giocata a cavallo tra anni ’60, ’70 e ’80 con le maglie di Milwuakee Bucks e Los Angeles Lakers. Il momentaneo secondo in classifica, prima di LeBron James, era Karl Malone, fermo a 36.928. Quasi mille in meno!
L’occasione è stata la sfida giocata al Paycom Center contro gli Oklahoma City Thunder, che hanno comunque esultato al termine della sfida, vincendo col il risultato di 133-130. Ma la vittoria passa in secondo piano, in questo momento, dopo il canestro che ha fatto la storia. Un tiro da due punti liberandosi dalla marcatura di Kenrich Williams che permette al King di arrivare a quota 38.388 momentanei, prima dell’ulteriore canestro che vale il 38.390 finale. Il tutto, davanti agli occhi di mister “Gancio cielo“, Kareem!
Ovviamente l’obiettivo ora, è quello di frantumare un’altra barriera: quella dei 40.000!
Cambia lo sport ma non l’entusiasmo per Rodrigo Palacio, l’argentino comincia la sua nuova avventura nel mondo del basket. Ritiratosi dal calcio giocato dopo la parentesi al Brescia nello scorso anno in Serie B, il Trenza si è subito cimentato in una nuova avventura all’età di 40 anni.
Palacio è sceso in campo nella partita di basket del Garegnano Milano, in occasione di un torneo amichevole. La società cestistica milanese milita attualmente nel campionato di Serie D. L’argentino ex Inter e Genoa ha giocato contro il Basket Trezzano, mettendo a referto 4 punti.
Dopo aver segnato 101 gol in Serie A in carriera e aver fatto cantare i tifosi con la palla tra i piedi, per Palacio adesso è giunto il momento di rimettersi in gioco con la palla tra le mani.
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