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Bernardo Silva, essere apollineo

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4 anni fa:
Un Community Shield, una Carabao Cup, una Premier League; e ancora una FA Cup, una Nations League e il premio come ‘Miglior Giocatore’ di quella Nations League. Per descrivere la stagione di Bernardo Silva è necessario partire da qui. Da questo elenco. L’elenco dei successi collezionati in un’annata difficilmente ripetibile, nonché lontanamente immaginabile all’alba della scorsa estate. Una stagione evolutiva, che partita dopo partita ha regalato al figlio di Lisbona una smisurata quanto giustificata confidenza nei propri mezzi, confidenza che lui stesso non avrebbe mai creduto di poter maneggiare prima del suo approdo alla corte del trapattonesco Pep Guardiola. Come il Trap, il catalano ha infatti vinto almeno un campionato in ognuno dei tre stati nei quali ha allenato (per essere precisi il tecnico da Cusano Milano è riuscito a farlo in quattro nazioni diverse), striscia di trionfi alla quale ha contribuito prepotentemente anche Bernardo Silva, forse il giocatore che più di tutti è cresciuto nel corso di questa stagione a Manchester.

(Fonte foto: profilo Instagram ufficiale di Bernardo Silva)
NUMERI
Tredici goal segnati. Quattordici assist forniti ai compagni. 3125 tocchi di palla e 2324 passaggi effettuati, di cui 2016 hanno trovato un compagno. Un’accuratezza di circa l’87%. Numeri che lo hanno portato a collezionare 43 vittorie nelle 51 gare disputate tra campionato e coppe con la maglia del Manchester City, nel corso di un’annata che ha permesso ai prediletti di Noel e Liam Gallagher di conquistare il primo Treble domestico della storia del calcio inglese. Quello stesso Noel Gallagher con il quale Bernardo Silva ha posato davanti alle telecamere a Brighton dopo aver conquistato la sua seconda Premier League e aver cantato a squarciagola con i compagni e The Chief la celebre ‘Wonderwall’ degli Oasis. La scelta giusta per festeggiare quel terzo trofeo al cui fianco nelle settimane successive se ne sarebbero poi aggiunti altri due, per una stagione che dal 5 agosto 2018 al 9 giugno 2019 ha portato Bernardo Silva a cingersi di alloro per ben cinque volte. Un subisso di successi in un’annata da sogno, quello dal quale il lusitano non vuole più uscire. Un sogno che una notte di aprile si è trasformato però per qualche ora in un incubo, salvo poi riabbracciare la luce in un finale di stagione raggiante. Era la notte dell’Etihad, quella in cui il City ha dovuto digerire un’indigesta eliminazione dalla Champions League nonostante una pirotecnica vittoria per 4-3 sul Tottenham. Era la notte in cui Bernardo Silva era stato in grado di trafiggere Lloris con un sinistro sporcato colpevolmente da Rose. Era la notte che il numero 20 ha definito poi ai microfoni di ‘RTP’ quella che lo ha costretto a vivere la sconfitta peggiore della sua carriera.
“È stata la sconfitta che mi è costata più di tutte in carriera. Lo è stato perche ormai pensavo che fosse il nostro anno. Pensavo che fossimo pronti. Invece siamo stati eliminati ai quarti di finale, da una squadra inglese che conosciamo molto bene e della quale, e questa è la mia opinione, abbiamo dimostrato di essere migliori negli ultimi anni. È stata davvero dura”.
Una singola notte che non può però cancellare tutte le altre che hanno dipinto una stagione unica. E non potrebbe essere altrimenti, considerando che stiamo parlando dell’uomo che in pochi mesi è riuscito ad affermarsi come un untouchable nel Manchester City di Guardiola e uomo simbolo nel Portogallo di Cristiano Ronaldo.

(Fonte foto: profilo Instagram ufficiale di Bernardo Silva)
CRESCITA
Ebbene sì, perché con buona pace di CR7, Bernardo Silva l’altra sera contro l’Olanda è stato eletto come ‘The Best Player’ of the Nations League. Il ‘Miglior Giocatore’ del torneo, autografato anche con un assist apollineo per il connazionale Gonçalo Guedes nell’atto decisivo (dopo averne messi a segno altri due in semifinale). Scatto a superare l’uscita a vuoto di De Ligt e passaggio a memoria per il compagno arrivato nel contempo al limite dell’area, scaricando il pallone appena prima di subire la chiusura di Van Dijk. Una giocata da campione che dimostra quanto Bernardo sia cresciuto tecnicamente e mentalmente.
“Siamo un Paese piccolo ma anche un Paese che lavora molto bene nella formazione dei giovani. Non è stato casuale l’aver vinto due titoli come l’Europeo del 2016 e questa Nations League. Abbiamo abituato male i nostri tifosi (ha detto ridendo, ndr). Adesso pretenderanno ancora di più da noi ma questo è un bel segnale”.
Così ha parlato ad ‘A’Bola’ al termine della partita. A essere precisi lui all’Europeo vinto in Francia non poté prendere parte a causa di un infortunio alla coscia che lo costrinse a cedere il posto in rosa al più giovane Renato Sanches. Un infortunio dal quale riuscì però a recuperare prima di dare inizio a quella che si sarebbe poi rivelata la sua ultima stagione al Monaco, quella del titolo. Con 8 goal e 11 assist il portoghese contribuì infatti alla vittoria della Ligue 1 da parte dei monegaschi, convincendo poi il Manchester City a estrarre dalle proprie tasche cinquanta milioni di sterline per assicurarsene le prestazioni.

(Fonte foto: profilo Instagram ufficiale di Bernardo Silva)
“Quando ho saputo dell’opportunità di essere allenato da Guardiola non ho potuto dire di no. Abbiamo visto tutto quello che è riuscito a fare con Barcellona e Bayern Monaco. Speriamo che riesca a vincere dei titoli anche qui”.
Disse al momento del passaggio in Inghilterra. Il catalano lo ha fatto, ha vinto ogni trofeo possibile sul suolo nazionale, riuscendo anche a chiudere una storica Premier League davanti a un Liverpool in stato di grazia. Lo ha fatto plasmando proprio Bernardo Silva, rendendolo quel giocatore allo stesso tempo così semplice e complesso che oggi riesce a incutere timore in tutti i suoi avversari. Eccelle nei fondamentali, nel controllo palla, nei passaggi. Col tempo è riuscito ad affilare il proprio sinistro e a educare il più ozioso destro. È diventato un giocatore completo, capace di giocare tra le linee sia che si tratti di quelle tra difesa e centrocampo o tra centrocampo e attacco. Impiegato principalmente da trequartista nel corso dell’ultima stagione, ha ricoperto con naturalezza anche il ruolo di esterno offensivo. A destra, in opposizione a Raheem Sterling, altro giocatore che nell’ultima annata ha mostrato miglioramenti continui. Sa superare gli avversari in dribbling, in progressione ma soprattutto dialogando con i compagni. La sua forza è infatti quella di sapere leggere l’azione con un giro d’anticipo sull’orologio, muovendosi alla perfezione quando non è chiamato a trattare la palla in prima persona. Sa gestire il proprio fisico, riuscendo sempre a trarre il massimo da una struttura corporea per nulla scultorea e appariscente.
Ha collezionato oltre 4.000 minuti, venendo sostituito soltanto in cinque occasioni. Intoccabile, la sua duttilità si è affermata come un elemento troppo prezioso per un Manchester City che per la maggior parte della stagione ha dovuto fare a meno di un Kevin De Bruyne condizionato dagli infortuni. È stato uno dei due registi offensivi al pari di David Silva, altro grande protagonista di un cammino trionfale, aiutando allo stesso tempo il giovane Phil Foden a inserirsi nei meccanismi della macchina perfetta di Pep.

(Fonte foto: profilo Instagram ufficiale di Bernardo Silva)
COSTRUZIONE DEL PROPRIO IO
Nato nella capitale, a Lisbona, il 10 agosto del 1994, Bernardo Silva in Portogallo ha imparato a dare del tu al pallone nelle giovanili del Benfica, dove ha trascorso 12 anni della sua vita. Da sempre tifoso delle Aquile, tanto da tatuarsi sul braccio sinistro lo storico motto del club ‘e pluribus unum’ (dal latino: ‘di molti, uno’), Bernardo il Benfica lo ha dovuto lasciare nemmeno nove mesi dopo dal suo debutto in prima squadra. Giusto il periodo di una gestazione, prima di vedere finalmente la luce in Francia, nel Monaco. Se il rapporto con Jorge Jesus non è infatti mai sbocciato, quello con Leonardo Jardim si è rivelato subito come quello tra un padre e un figlio. In Ligue 1 ha dimostrato di poter essere il collante in una rosa di talenti nonostante avesse solo 20 anni. Ha convinto il Monaco a riscattarlo per soli 15 milioni dopo aver usufruito delle sue prestazioni a costo zero in un anno di prestito, approfittando della confusione societaria all’epoca presente in casa Benfica per portare al Louis II quello che si è già rivelato uno dei migliori talenti di sempre del calcio portoghese.
Tanto pulito nelle giocate quanto decisivo nei momenti caldi della gara, ha ammaliato definitivamente Guardiola nella doppia sfida che ha visto il suo Monaco eliminare proprio il Manchester City dalla Champions League nel 2017. La stessa stagione in cui è stato inserito nella ‘Squadra dell’Anno’ della Ligue 1, stesso risultato che è riuscito a raggiungere ora anche in Premier League. Guardiola lo considera uno dei “giocatori più forti che abbia mai visto nella mia carriera da calciatore prima e da allenatore ora”. Uno che può giocare in quattro posizioni diverse mantenendo sempre un rendimento da 8 in pagella e risultando sempre quello che ha corso di più nelle giornate in cui non è riuscito a esprimersi ai massimi livelli.

(Fonte foto: profilo Instagram ufficiale di Bernardo Silva)
Un predestinato insomma, capace a soli 24 anni di aver già tenuto tra le mani una decina di trofei in sei stagioni trascorse a giocare ‘tra i grandi’. Più trionfi che regali scartati sotto l’albero di Natale, quello che come un porta fortuna ha voluto mantenere intatto nel salotto della sua villa a Manchester fino a dopo la conquista della FA Cup a Wembley (come mostrato in una foto pubblicata sui social), gara in cui ha realizzato anche due assist, contribuendo al tennistico 6-0 finale.
A Lisbona lo chiamavano‘Messizinho’, paragonandolo alla leggenda del Barcellona per la sua capacità di avanzare palla al piede riuscendo a mantenere quel cuoio incollato al suo arto. Ora, a Manchester, lo chiamano semplicemente Bernardo, perché la sua unicità gli ha regalato il diritto di non essere paragonato a nessuno.
(Fonte immagine di copertina: profilo Instagram ufficiale di Bernardo Silva)
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Champions League
Rimonta da urlo dell’Inter, il Napoli crolla nel finale: i resoconti

Pubblicato
3 ore fa:
Novembre 29, 2023
Serata di Champions dalle mille emozioni per Inter e Napoli. Primo tempo da dimenticare per i nerazzurri, sotto 3-0 all’intervallo col Benfica grazie alla tripletta dell’ex Joao Mario. Al rientro dagli spogliatoi, grande reazione gli uomini di Inzaghi che riescono a trovare una super rimonta con il 3-3 finale. Succede di tutto anche al Bernabeu. In casa del Real Madrid, il Napoli prima la sblocca, poi la riprende con Anguissa e, alla fine perde 4-2. I resoconti dei match.
IL RESOCONTO BENFICA-INTER
Serata che parte malissimo per l’Inter. Al Da Luz sembra essere la serata dell’ex Joao Mario, capace di annichilire i nerazzurri con una tripletta nei primi 34 minuti di gioco. La serata di grazia del portoghese si apre dopo soli 5 minuti, quando è abile a raccogliere la sponda di Tengstedt e mettere il pallone all’angolino. Il raddoppio del Benfica arriva in maniera anche abbastanza fortunosa: palla persa da Asllani a centrocampo e ripartenza culminata con un rimpallo tra Bisseck e Rafa. Il pallone arriva poi tra i piedi di Joao Mario che non sbaglia. La timida risposta interista è rappresentata dall’errore di Arnautovic nell’uno contro uno con Trubin. I padroni di casa non si fermano e arriva anche il 3-0, sempre propiziato da un ispiratissimo Tengstedt. Stavolta l’attaccante danese serve un cross delizioso sempre per Joao Mario che, da due passi, mette in rete di testa.
Quella del secondo tempo è tutta un’altra Inter. Gli uomini di Inzaghi ci mettono carattere e riescono a tornare in partita con il tap in vincente di Arnautovic. Sull’onda dell’entusiasmo arriva anche il 3-2 firmato da Frattesi. Gran gol dell’ex Sassuolo che, su cross di Acerbi, trova la rete con un gran tiro al volo. Dopo aver corso un enorme rischio con il salvataggio di Bisseck su Tengstedt, arriva il clamoroso 3-3. Pestone in area di Otamendi su Thuram: dal dischetto va un glaciale Alexis Sanchez che non sbaglia e trova un insperato pareggio. Emozioni anche nel finale con il grande intervento di Audero su Di Maria e l’espulsione di Antonio Silva. Match che però si chiude con un pirotecnico 3-3.
IL RESOCONTO DI REAL MADRID-NAPOLI
Avvio pazzesco al Bernabeu dove, dopo soli 9 minuti, a passare è il Napoli. I partenopei trovano il gol grazie a una bella azione chiusa con l’appoggi di Di Lorenzo per Simeone, bravo a farsi trovare pronto e mettere in rete. Giusto il tempo di ribattere e il Real ha già pareggiato: azione solitaria di Rodrygo e gran destro all’incrocio. Spinti dal proprio pubblico i Blancos trovano anche il raddoppio con il solito Bellingham. L’inglese si inserisce alle spalle di un incerto Natan e, di testa, batte Meret sfruttando al meglio il perfetto lancio di Alaba.
Dopo l’equilibrio di fine primo tempo, al rientro dagli spogliatoi ricominciano le emozioni ancora grazie al Napoli. La squadra di Mazzarri trova il pareggio grazie ad un gran destro di Anguissa che, dopo un primo tentativo murato, trova un grande angolo da posizione defilata. Il Real Madrid riesce a ritagliarsi subito l’opportunità per il nuovo vantaggio ma Joselu, da pochi passi, non riesce a coordinarsi. Il Napoli lotta ma crolla nel finale. Il Real, grazie ad una vistosa incertezza di Meret, trova prima il 3-2 con il destro dalla distanza di Nico Paz. Poi, mette anche il punto esclamativo con il tap in di Joselu su assist di Bellingham. 4-2 il risultato finale.
COME CAMBIANO LE CLASSIFICHE DEI GIRONI
GRUPPO D
- Real Sociedad 11
- Inter 11
- Salisburgo 4
- Benfica 1
GRUPPO
- Real Madrid 15
- Napoli 7
- Braga 4
- Union Berlino 2
Calcio Internazionale
Mazzarri torna in Champions dopo undici anni: a che punto è il suo Napoli per l’esame Real Madrid?
Pubblicato
18 ore fa:
Novembre 29, 2023
Il Napoli si prepara alla grande sfida di Champions League contro il Real Madrid al Bernabeu. Dopo la sfida di andata vinta dai Blancos per 2-3, dove il Napoli aveva dato comunque dimostrazione di potersela giocare con una delle migliori squadre d’Europa, questa volta ci sarà un’importante differenza, ovvero chi si siederà nella panchina degli attuali campioni d’Italia. Walter Mazzarri torna nel palcoscenico più importante d’Europa a distanza di 11 anni, quando con i partenopei, riuscì a far sognare i tifosi anche nella massima competizione europea.
Il magico trio Lavezzi-Cavani-Hamsik, trascinatori del primo Napoli di Mazzarri, aveva infatti riportato dopo 21 anni gli azzurri in Champions League, trovando un girone ostico con Bayern Monaco, Manchester City e Villarreal. Nonostante il grande livello, i campani riuscirono a piazzarsi in seconda posizione, trovando quindi l’accesso agli ottavi di finale per la prima volta nella storia. Con il Chelsea si sfiorò l’impresa: all’andate al San Paolo finì 3-1 con doppietta di Lavezzi e un gol di Cavani. Allo Stamford Bridge poi la disfatta, con la vittoria da parte dei futuri campioni d’Europa di Roberto Di Matteo per 4-1 ai tempi supplementari con il decisivo gol di Ivanovic.
Come si farà trovare la formazione di Mazzarri?
LA SITUAZIONE NEL GIRONE
Il girone C composta da Real Madrid, Napoli, Braga e Union Berlino vede le prime due squadre in prima e seconda posizione, rispettivamente a 12 e 7 punti. La formazione di Carlo Ancelotti è infatti a punteggio pieno fino a questo momento. Il Napoli ha portato a casa due vittorie, la sconfitta appunto con il Real Madrid e l’ultimo risultato che è il pareggio con l’Union Berlino, che aveva già fatto mettere in dubbio la definitiva posizione di Rudi Garcia, che da lì a pochi giorni verrà esonerato da Aurelio De Laurentiis. Il patron del Napoli ha quindi deciso di affidare la panchina ad un traghettatore. Un uomo di fiducia, che come raccontato in precedenza, ha già portato buoni risultati e conosce l’ambiente.
“Quando mi ha chiamato gli ho fatto capire che una squadra così importante l’avrei allenata ancora volentieri, e lui avrà pensato che ero l’allenatore giusto. Col presidente c’è stato un po’ di gelo per un paio d’anni dopo che sono andato via, ma ora è un amico, mi ha chiamato anche in occasioni diverse, magari per chiedermi consigli sui giocatori. C’è un rapporto di stima reciproca e considerazione. Domani sarebbe bellissimo se riuscissimo a fare risultato e passare il turno già domani, però se non dovesse essere così ci sarà l’ultima che sarà come una finale. Contro un’avversaria di valore, ma non come il Real Madrid”.
Walter Mazzarri, intervista a Sky Sport
Con la fiducia dell’importante esordio con vittoria di Bergamo per 2-1 contro l’Atalanta, Mazzarri dovrà affrontare qualche dubbio di formazione per affrontare una della favorite al titolo.
“Continuità dopo i segnali di Bergamo? Quello lo vedremo. Siamo coscienti di giocare contro una squadra top nel mondo contro un allenatore bravissimo che ha vinto tutto. Conosciamo le difficoltà ma questo è affascinante e bello e speriamo di fare il meglio possibile”.
LA FORMAZIONE
Mazzarri pronto a confermare il 4-3-3 che ha convinto per compattezza del gruppo contro l’Atalanta in campionato. In porta torna Meret, in difesa Di Lorenzo a destra, centrali confermati Rrahmani e Natan. Sulla sinistra visto il grave infortunio di Olivera, è pronto Juan Jesus. A centrocampo con tutta probabilità verrà riproposto la mediana con Anguissa, in ripresa vista l’ottima prestazione di Bergamo, Lobotka e Zielinski.
In attacco ecco il grande dubbio: sono confermati Politano e Kvaratskhelia confermati come due ali d’attacco, resta da capire il grande dubbio su Raspadori e Osimhen. Il nigeriano è rientrato nello scorso turno di campionato ma anche Mazzarri ha voluto chiarire la situazione:
“Osimhen partirà titolare? Gli devo parlare. Quando ci sono partite così ravvicinate bisogna parlare con i ragazzi. Anche con chi ha fatto una partita intensa a Bergamo: devo capire se stanno bene. Di sicuro Osimhen non ha i 90′ nelle gambe: se partirà dall’inizio o giocherà a partita in corso lo deciderò dopo aver parlato con lui e con lo staff medico”.
Walter Mazzarri, intervista a Sky Sport
Generico
Pioli in conferenza post Milan-BVB: “Non sono soddisfatto”
Pubblicato
1 giorno fa:
Novembre 29, 2023
A margine della sconfitta rimediata contro il Borussia Dortmund, un evidentemente deluso Stefano Pioli ha parlato in conferenza stampa. Queste le sue parole.
PARTITA ED EPSODI – “Non sono soddisfatto, per vincere queste partite ci vuole più qualità Abbiamo avuto le occasioni per andare in vantaggio, la qualità doveva essere superiore. Krunic lo abbiamo già provato in quella posizione, può farlo”.
STRASCICHI – “Siamo sempre stati molto bravi a reagire a queste delusioni, ora dobbiamo dare continuità alla vittoria con la Fiorentina in campionato”.
IL GIRONE DEI RIMPIANTI – “I rimpianti ci sono soprattutto per la prima partita con il Newcastle. Questa sera non siamo stati precisi e abbiamo consentito all’avversario di giocare la partita che volevano. Ora non dipende più da noi, ma proveremo a vincere contro il Newcastle”.
RAMMARICO – “C’è rammarico per l’infortunio di Thiaw. Mi spiace perdere un giocatore così forte per un po’ di partite”.
CONFRONTO CON LA SOCIETÀ – “C’è stato nel corridoio come alla fine di ogni partita”.
STADIO – “Fin quando la squadra ha dimostrato di poter essere in partita lo stadio è stato con noi. I tifosi hanno tutto il diritto di essere delusi”.
Generico
Milan-Borussia Dortmund 1-3, le pagelle: incubo Giroud, Chukwueze l’unica luce rossonera
Pubblicato
1 giorno fa:
Novembre 28, 2023
Il Milan perde malamente in casa contro il Borussia Dortmund ma tiene in vita i discorsi qualificazione agli ottavi sfruttando il pareggio tra Newcastle e PSG. A San Siro finisce 1-3 per il BVB: decisiva la serataccia di Giroud che sbaglia un rigore in apertura di primo tempo. Chukwueze l’unica luce. Queste le nostre pagelle.
LE PAGELLE DEL MILAN
Maignan 5.5: responsabilità sul gol di Adeyemi, l’estremo del Milan prova battezzare con troppo ottimismo il secondo palo, l’esterno del Borussia lo fredda sul primo. Inutile il disperato tentativo di tenere il pallone oltre la linea
Calabria 5: praticamente sempre in difficoltà nei duelli con Bynoe-Gittens, l’ingenuo fallo da rigore ne è l’emblema. Sciupa di testa una clamorosa palla gol nel recupero del primo tempo.
Thiaw 6: attento, mette i piedoni su un paio di cross dalla sinistra e controlla Fullkrug. Sfortunato, si fa male dopo un’ottima chiusura. (Dal 52′ Krunic 5.5: in difficoltà adattato a centrale, il gol dell’1-2 nasce dal suo lato).
Tomori 5.5: rimedia un giallo ingenuo in mischia, il cartellino lo condiziona.
Theo Hernandez 5.5: più timido del solito in attacco, il Borussia, che tiene gli esterni molto alti, ha dei meriti, ma poteva fare meglio.
Adli 6: sprazzi di grande classe nel primo tempo quando è bravo anche in difesa. Cala alla distanza, meriterebbe ugualmente più chances dal primo minuto. (Dal 76′ Jovic 6: sfortunato, coglie un palo al 85′).
Reijnders 5.5: la sensazione è che a volte manchi il dialogo con i compagni di reparto: spesso il Milan lascia delle voragini a centrocampo, e il Borussia le sfrutta.
Loftus-Cheek 5.5: fatica a trovare la sua posizione in mezzo al campo, soffre il duello con Emre Can.
Chukwueze 7: conferma alla grande il trend positivo intravisto con la Fiorentina. Il migliore dei suoi, ma il gol è solo una parte della sua partita: oltre a quello sono i dribbling e le corse a mandare in tilt la fascia sinistra del BVB. Finalmente, ma non basta per la vittoria. (Dal 76′ Traore s.v.).
Giroud 4.5: sbaglia il rigore al decimo del primo tempo ed esce da quel momento dalla partita. Da uno con la sua esperienza sarebbe servito altro.
Pulisic 5.5: imbrigliato, pochi spunti e una gara rivedibile.
All. Pioli 5.5: il suo Milan approccia bene, ma il rigore di Giroud soffoca un primo tempo sin lì ottimo. Prova a sistemare le cose pescando dalla panchina, ma le risorse sono limitate.
LE PAGELLE DEL BORUSSIA DORTMUND
Kobel 6.5: intuisce e para il rigore di Giroud, forse poco reattivo sul gol di Chukwueze, ma non era facile.
Ryerson 6: un crossaccio direttamente sul fondo a inizio partita gli suggerisce che forse sarebbe meglio badare più alla difesa, lo fa bene.
Hummels 7: il peso dell’esperienza, annulla Giroud e non buca un intervento. Bravo.
Schlotterbeck 5: prima “para” illegalmente un tiro di Chukwueze e provoca il rigore, poi tiene in gioco tutti sull’azione del gol dello stesso nigeriano. Esce per infortunio. (Dal 55′ Ozcan 6: da geometrie al centrocampo del Dortmund).
Bensebaini 5.5: soffre Chukwueze che lo saluta e segna nell’azione del pareggio. Le sue costanti discese sul fondo si concludono spesso con un nulla di fatto.
Emre Can 6.5: la sua duttilità un’arma tattica. Utile sia da mediano che da difensore centrale.
Sabitzer 6.5: ci mette quantità, realizza l’assist per il gol di Bynoe-Gittens
Malen 5.5: poco incisivo sia a destra che a sinistra, il cambio è la matematica conseguenza. (Dal 55′ Adeyemi 7: entra e chiude la partita).
Reus 6.5: una cosa ma fatta bene, il rigore che tira a Maignan è perfetto e vale il momentaneo 0-1. (Dal 79′ Brandt s.v.).
Bynoe-Gittens 7.5: si conquista il rigore e segna il gol dell’1-2 che, talaltro, si meritava per quanto fatto vedere fino a quel momento. Esser più decisivo di sarebbe stato difficile. (Dal 66′ Wolf 6: svaria sul fronte, ma è poco preciso).
Fullkrug 6.5: un colpo di testa pericoloso e una traversa, bravo anche nella gestione del pallone. Da una sua bella giocata nasce il gol del 1-2.
All. Terzic 7: imbriglia Theo e Pulisic, non soffre il dinamico centrocampo rossonero. Cambi tutti azzeccati, la qualificazione agli ottavi è un piccolo capolavoro.
I nostri approfondimenti


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