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Bernardo Silva, il mago di Guardiola

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Bernardo Silva, il mago di Guardiola

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“E Pep comunque non si ferma. Sì, sappiamo come si gioca a pallone, ma per lui non importa se sei uno dei migliori al mondo o se giochi in Serie B, si può sempre migliorare. Se accetti un concetto del genere accetti anche che il tuo allenatore ti dica costantemente qualcosa. E se sei intelligente capisci che quando ti parla in una certa maniera non lo fa per farti arrabbiare, ma per cercare di migliorare te e la squadra”.

La concezione di limite da superare è intrinseco nella natura di alcuni esseri umani. Parte di una specie in continua evoluzione, tali esseri umani hanno una predisposizione naturale allo studio e al superamento di limiti che sembrano inarrivabili per la massa, ma che per qualche occhio attento al dettaglio, diventano semplici trampolini da cui tuffarsi in un mare più profondo. Questo è quello che Guadiola sta facendo dall’inizio della sua carriera, e questo è ciò che Bernardo Silva, protagonista assoluto del City che rincorre la Champions League, ha voluto rimarcare con un’intervista al Daily Mail dove parla di un’inesausta fame di miglioramento.

GUESS WHO

Oggi Bernardo è al centro di polemiche razziste capitanate dall’associazione anti razzista “Kick it out” e portate avanti da una miope – se ci è concesso dirlo – Federazione inglese, che nel tweet ormai virale del 22 settembre ha visto una battuta a sfondo razzista tanto pesante da essere ritenuta punibile come “Violenza aggravata” nei confronti del compagno di squadra Mendy. Inutile ripetere il soggetto della problematica, basti pensare che Bernardo Silva e Mendy si conoscono dai tempi del Monaco, quando entrambi giovanissimi conquistarono un posto nel calcio europeo, e che trasferendosi al City hanno proseguito nel loro rapporto di amicizia.

Fonte immagine: IG @BernardoSilva

“L’immagine non era riferita al colore della pelle. Ha trovato una foto di Benjamin da piccolo che gli ha fatto pensare a quel personaggio, che gli somiglia abbastanza.”

Dopo una serie di illazioni sulla presunta matrice razzista di un ironico tweet tra compagni di squadra, è sceso in campo Pep Guardiola, allenatore dei citizens e alfiere della tranquillità all’interno di uno spogliatoio che punta a vincere tutto nei prossimi cinque anni. Le parole pronunciate dal tecnico catalano in difesa del proprio trequartista lo hanno gettato nel mezzo della caccia alle streghe inaugurata da “Kick it Out” rendendolo oggetto dell’indagine dell’FA. Anche Pep, insieme al suo maghetto portoghese, è finito nel calderone medievale dell’inquisizione mediatica, dove tutto è lecito ma niente è giusto.

HOUDINI

Più importante di numeri, trofei e possibili sanzioni è il tipo di percorso che oggi ci porta a parlare di Bernardo Silva come uno dei prodotti mediatici più influenti nel mondo del calcio inglese, e per questo al centro di una polemica tanto inutile quanto disturbante. Bernardo nasce nell’academy del Benfica, nidiata di talenti di inizio anni novanta insieme a Rodrigo, Di Maria e David Luiz per citarne alcuni. Nel giro di due stagioni si trasferisce nel principato di Monaco, dove la società del presidente Dmitrij Rybolovlev inizia proprio in quell’estate 2014 la costruzione di un progetto volto a portare la società nell’Olimpo del calcio europeo.

Fonte immagine: IG @BernardoSilva

Rybolovlev non riuscirà, almeno non per ora, a imporre un Monaco vincente, ma creerà un modello di acquisto, crescita e rivendita in cui i giocatori vengono valorizzati per le proprie qualità tecniche e psicologiche prima di essere venduti al miglior offerente. Un mercato umano? Se proseguiamo sui toni usati da “Kick it Out” capiamo quanto esasperata possa essere la persecuzione in atto nei confronti del numero dieci portoghese. Comunque sia, al Monaco gioca per tre stagioni mettendo insieme 28 goal e 19 assist in 147 presenze e conquistando quella semifinale di Champions che farà risaltare la squadra di Jardim agli onori della cronaca di tutto il mondo.

Il percorso allora non era nemmeno cominciato. Mancava quel quid necessario a far svoltare le carriere, quel qualcosa covato sotto la cenere ed esploso nell’estate del 2017.

PEP DEMIURGO GUARDIOLA

Arrivò Pep ed era estate. Sembra l’inizio di un romanzo di un qualche autore dell’Ottocento, ed invece è semplicemente l’inizio dell’“esaurimento” di Bernardo Silva.

“Essere allenati da lui è estenuante. A volte è difficile ma è il nostro dovere: se vuoi vincere tutto hai bisogno di qualcuno che ti sprona e ti spinge al massimo ogni giorno. Non avrei firmato un contratto fino al 2025 se non avessi intenzione di stare qui a lungo: sapere che lotterai per vincere per i prossimi 10 anni ti dà la motivazione, per questo Aguero e Silva sono rimasti così a lungo.”

Fonte immagine: IG @ManCity

Arrivato al City Bernardo non era altro che un trequartista portoghese da sprezzare e da rendere affabile alla tattica e alla disciplina del guardiolismo. Da una parte un tecnico che aveva dimostrato di saper vincere tutto e di possedere l’arte maieutica per creare campioni da potenziali fuoriclasse, dall’altra un ventitreenne con qualità fuori dal comune, giunto a Manchester al fianco di altri giovani di bellissime speranze da rendere campioni internazionali. Con lui sopratutto Sterling beneficerà del trattamento Guardiola, del rapporto con l’allenatore, dell’amore del tecnico per il raggiungimento degli obbiettivi attraverso i propri sistemi e le proprie idee. Bernardo in tre stagioni assurgerà a pedina fondamentale di un City in grado di vincere due Premier consecutive e di andare ad un passo da quella Champions che sfugge a Guardiola dal lontano 2011, diventandone leader tecnico sotto la guida di un esperto capitano come David Silva, e al fianco di potenziali craque come Sterling, Gabriel Jesus e Kevin De Bruyne.

MAIEUTICA

“La maieutica è l’arte della levatrice che da Socrate viene paragonata all’arte della dialettica: il filosofo, controtendenza con i suoi tempi, cercava di “tirar fuori” letteralmente dall’allievo il suo pensiero assolutamente personale, a differenza di quanti volevano imporre le proprie vedute agli altri con la retorica e l’arte della persuasione.”

Fonte immagine: IG @ManCity

Non sappiamo se fu Pep Guardiola a leggere Socrate o se fu Socrate a leggere di Pep (scherziamo, ovviamente), ma fu proprio Pep Guardiola a rendere possibile tale crescita grazie alla riproposizione del filosofo antico: dopo aver plasmato il talento di Messi e del Barcellona dei miracoli, ed aver regalato al calcio europeo campioni come Kimmich e Thiago Alcántara, il tecnico catalano ha scelto Manchester come terreno di semina per i campioni che sostituiranno i monarchi attualmente in carica, con una generazione di ragazzi dal talento assicurato bisognosi di un demiurgo che spiegasse loro come non imporsi limiti. È questo che ogni giorno fa Guardiola, è questo che rende così asfissianti le sue sedute di allenamento: rendere ogni istante necessario allo sviluppo delle proprie idee. Bernardo Silva ne ha beneficiato, non ancora raggiungendo il livello richiesto dal tecnico in termini di gol (sono 26 in 114 partite) ma diventando difensore di un calcio proiettato nel futuro e diretto erede di David Silva, ormai prossimo a salutare la ciurma di esperti naviganti.

UN TALENTO DEFLAGRANTE

È il termine esatto per definire il talento di Bernardo Silva, tanto disciplinato tatticamente e stilisticamente da Guardiola quanto esplosivo nel rettangolo di gioco: la fase offensiva del City scaturisce, oltre che dalla qualità del singolo messa sempre in risalto dal contesto, dalle illuminazioni prodotte dalle giocate del portoghese e del compagno di reparto De Bruyne, altro dieci da scoprire nonostante le infinite ballate composte in suo onore. Il portoghese è così diventato capitano: da erede di popolo di naviganti ed esploratori ha lasciato il proprio porto sicuro, Lisbona, per approdare nel principato dei miracoli. Dalla corte di Jardim e dai campi europei vissuti come scommessa, Bernardo è approdato sui lidi maieutici di Pep Guardiola, tecnico dal desiderio inesauribile di miglioramento. Ecco che, dopo l’arte di Mondrian e del concittadino van de Beek, dopo l’esperienza alla Marcet del pellegrino Óliver Torres e appena dopo le magie dell’altro portoghese Bruno Fernandes, una nuova storia, composta per il superamento dei limiti preimpostati dal mondo che ci circonda, riporta l’attenzione dove realmente dovrebbe risiedere: sul rettangolo di gioco.

Fonte immagine: IG @BernardoSilva

(Fonte immagine di copertina: profilo IG @BernardoSilva)

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Chi è Sudakov, il gioiello ucraino che piace alla Juventus

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Chi è Sudakov

CHI È SUDAKOV, IL GIOIELLO UCRAINO CHE PIACE ALLA JUVENTUS – Uno dei nomi più chiacchierati degli ultimi tempi è quello del centrocampista dello Shakhtar Heorhiy Sudakov. L’ucraino classe 2002 è attenzionato da tanti club europei. In particolare su di lui c’è la Juventus, che sta cercando almeno un rinforzo nella zona mediana del campo, possibilmente giovane, in attesa del rientro di Nicolò Fagioli e quello, più lontano, di Paul Pogba. Nelle prossimi giorni Cristiano Giuntoli potrà affondare il colpo, ma non sarà facile portare il calciatore a Torino a gennaio, a meno di un’offerta intorno ai 15 milioni di euro. Ma chi è Sudakov? Andiamo ad illustrare nel dettaglio le sue caratteristiche e a ripercorrere la sua carriera.

LE CARATTERISTICHE DI SUDAKOV

Sudakov è un centrocampista offensivo che agisce principalmente sulla trequarti, zona in cui riesce ad essere molto pericoloso grazie alla tecnica sopraffina abbinata ad un’ottima abilità. All’occorrenza può essere arretrato di qualche metro andando a coprire il ruolo di mezz’ala di inserimento.

LA CARRIERA DI SUDAKOV

Sudakov è il calciatore sul quale la nazionale ucraina baserà il suo futuro.

Il ragazzo cresce calcisticamente nel Metalist Kharkiv prima di entrare nelle giovanili dello Shakhtar a 17 anni. In questo momento la sua carriera sta vivendo l’ascesa decisiva dopo l’esordio in Champions League avvenuto nel 2020 al Santiago Bernabeu. Quel giorno gli ucraini fecero la storia riuscendo ad imporsi sul Real Madrid.

Ma come detto precedentemente, in questa stagione Sudakov si sta facendo notare al panorama calcistico europeo anche in Champions League, dove si è reso vero protagonista della sfida contro il Barcellona. Al termine della stessa è stato nominato migliore in campo.

I suoi numeri in questo inizio di stagione sono ottimi. Nel campionato ucraino Sudakov ha messo a segno 2 reti in 9 presenze, mentre nella massima competizione continentale conta 1 gol in 5 apparizioni.

Dopo aver seguito tutto il percorso all’interno della nazionale ucraina, il centrocampista ha esordito in Prima Squadra il 23 maggio 2021. Da quella data ha collezionato 12 presenze e 1 rete.

 

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Chi è Rokas Pukstas, il nuovo talento del calcio americano

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Chi è Rokas Pukstas

CHI È ROKAS PUKSTAS, IL NUOVO TALENTO DEL CALCIO AMERICANO – Tra le nuove frontiere del calcio ci sono gli Stati Uniti. Gli USA negli ultimi anni stanno alimentando il palcoscenico del calcio europeo con numerosi profili. Tra i campionati maggiormente affollati c’è la Serie A, in cui militano Christian Pulisic, Timothy Weah, Weston McKennie e Yunus Musah. A questi negli scorsi mesi si sarebbe potuto aggiungere anche il giovane Rokas Pukstas, che era finito nel mirino di alcuni club del campionato nostrano come Roma e Milan.

CHI È ROKAS PUKSTAS: CARRIERA

Rokas Pukstas è nato il 25 agosto 2004 a Stillwater, in Okahoma, negli Stati Uniti. Oltre a quella statunitense, gode anche della nazionalità lituana: suo padre Mindaugas ha rappresentato la Lituania nelle Olimpiadi del 2004. Cresciuto calcisticamente negli Stati Uniti, durante la sua formazione ha fatto anche un’esperienza nella Barça Academy, in Arizona. Il suo approdo in Europa è avvenuto nel settembre 2020 durante il periodo del Covid. Vari i club che avrebbero voluto accaparrarselo, ma la sua scelta è ricaduta sull’Hadjuk Spalato.

Il club croato è rinomato per essere uno dei settori giovanili migliori del Vecchio Continente. In Croazia Pukstas si è messo in mostra prima nelle giovanili dello Spalato con cui ha realizzato 13 reti e due assist in 32 partite. Durante la scorsa stagione si è fatto conoscere anche dal Milan, contro cui ha realizzato una rete nella semifinale di Youth League. Sempre durante la scorsa annata è arrivato anche il debutto in prima squadra con cui ha realizzato finora 7 reti e tre assist in 36 presenze.

CHI È ROKAS PUKSTAS: NAZIONALE

Con gli USA, invece, finora è arrivato fino alla nazionale U20, con cui ha finora giocato 12 partite in cui ha realizzato due reti. Una di queste è arrivata durante l’ultimo Mondiale di categoria, dove gli Stati Uniti sono stati eliminati ai quarti di finale contro l’Uruguay: Pukstas ha segnato una rete nella gara degli ottavi contro la Nuova Zelanda.

CHI È ROKAS PUKSTAS: CARATTERISTICHE TECNICHE

Alto 181 cm, Rokas Pukstas può occupare varie posizioni in campo: mediano, trequartista, centrale di centrocampo e anche ala destra. Il primo è il ruolo prediletto. Il classe 2004 è un centrocampista box to box con un grande senso del gol e tempismo negli inserimenti. Caratteristiche per cui in molti lo paragonano a Mario Pasalic.

Fonte immagine di copertina: profilo Instagram Rokas Pukstas

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Chi è Joao Neves, l’ultimo protagonista del derby de Lisboa

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Chi è Joao Neves

CHI È JOAO NEVES – Nell’ultimo turno del campionato portoghese è andato in atto il derby de Lisboa, la classica sfida tra Benfica e Sporting. Gli ospiti sembravano avere la partita in mano grazie alla rete di Gyokeres, ma nel finale succede di tutto. Il Benfica, infatti, trova due gol negli ultimissimi minuti di recupero, con Joao Neves e Tengstedt. Oggi parleremo del centrocampista portoghese, l’ultimo gioiello delle Aquile.

CHI È JOAO NEVES: DAL BENFICA AL BENFICA

Joao Neves nasce il 27 settembre 2004 a Tavira, comune portoghese nei pressi di Faro. I primi passi sul campo li compie proprio nel club del suo paese ma nel 2016 – a poco più di 12 anni – viene subito preso in carico dal settore giovanile del Benfica. L’ingresso in prima squadra arriva nel 2022, con l’esordio in campo il 30 dicembre, dove entra nel finale contro il Braga. Il debutto in Champions arriva, invece, pochi mesi dopo contro il Bruges. Joao Neves inizia ad avere sempre più spazio grazie, anche, alla partenza nel mercato invernale di Enzo Fernandez, che lascia scoperto un posto a centrocampo. Oggi il portoghese è uno dei pilastri della squadra nonostante la giovane età, complice soprattutto la grande fiducia che il club ha riposto in lui.

CHI È JOAO NEVES: CARATTERISTICHE

Joao Neves è alto 1,74 m e gioca davanti alla difesa, solitamente in coppia con Florentino o Kokcu. Il portoghese è uno che vuole sempre la palla, trova sempre gli spazi giusti e, soprattutto, abile in fase di palleggio, coinvolgendo tutti i reparti. Non è uno che entra sempre nel tabellino dei marcatori, ma gli unici due gol realizzati in prima squadra sono entrambi pesanti, poiché realizzati contro lo Sporting. Il primo è arrivato nell’ultimo derby della scorsa stagione, che è valso il pareggio al 94′. Il secondo, come già detto, è arrivato in circostanze abbastanza simili, sempre durante il derby de Lisboa e sempre a fine partita. Oggi Joao Neves è, sicuramente, uno dei prospetti più interessanti in Europa, su cui pare abbia già messo gli occhi il Manchester United. Il Benfica, però, è sempre bottega cara, come dimostra la lunga trattativa per cedere Enzo al Chelsea.

 

Immagine di copertina: joao_neves87 (Instagram)

 

 

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Chi è Pietro Comuzzo, il 2005 viola che ha esordito con Italiano

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Pietro Comuzzo

CHI È PIETRO COMUZZO, IL 2005 VIOLA CHE HA ESORDITO CON ITALIANO – Classe 2005 ma già presenze europee e in Serie A. Pietro Comuzzo ha scalato le gerarchie della Fiorentina e di Vincenzo Italiano, ritagliandosi qualche minuto in campionato e giocando gran parte del match di Conference League, vinto dai toscani per 6-0 contro il Cukaricki. Il giovane classe 2005 ha sorpreso i tifosi, gli addetti ai lavori, e lo stesso allenatore ex Spezia tanto da schierarlo per 82′, seppur dovuto entrare per l’emergenza causata dall’infortunio di Kayode.

CHI È PIETRO COMUZZO

Giovanissimo terzino, nasce a San Daniele del Friuli e inizia a calcare i primi campi da calcio prima al Tricesimo e poi nelle prestigiose giovanili dell’Udinese. Gli bastano un paio di anni per trovare poi spazio nella primavera della Fiorentina dal 2019. Diventa tra i prospetti più importanti della sua età, giocando per l’U17 dei viola e, nel frattempo, venendo convocato dalla Nazionale U17. Accumula esperienza e scala le gerarchie sia del club sia della Nazionale. Nella passata stagione grandi coinvolgimento nel campionato primavera dei toscani, in cui Comuzzo ha raccolto 30 presenze con oltre 2200′ giocati, tutti da difensore centrale. Nella Nazionale invece viene convocato dall’U18, giocando da titolare due partite contro Francia e Romania.

L’ESORDIO IN CAMPIONATO E IN CONFERENCE

Le ottime prestazioni lo portano ad essere osservato attentamente dalla prima squadra e da Vincenzo Italiano. L’occasione arriva l’8 ottobre: sul 3-1 per i viola, nella sorprendente vittoria contro il Napoli, arriva la possibilità di scendere in campo per il classe 2005. Solo un 1′ per lui, ma la grande emozione e occasione di poter calcare i campi di Serie A, e non sarebbe stata l’ultima. La grande responsabilità arriva in Conference League, dopo l’infortunio di Kayode, Italiano sceglie lui nel ruolo di terzino destro per sostituirlo. Partita di grande sostanza e sicurezza, esordio europeo che non ha mostrato alcun limite di inesperienza e paura negli occhi del difensore.

Comuzzo si è fatto trovare pronto, e Italiano ha deciso così di dargli un altro piccolo assaggio di campionato, nella vittoria dei toscani contro il Bologna, in cui Comuzzo ha giocato un’altra manciata di minuti. 

                                                                                                                                                   foto copertina: Profilo Instagram ufficiale – Pietro Comuzzo

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