Trovare una controparte per la trade di Griffin è stato difficile. Blake è un giocatore sicuramente interessante ma il suo contratto da “veteran”, la scarsa voglia dei GM di imbastire scambi così invasivi nell’economia di squadra in questo periodo ed i dubbi sulla sua tenuta fisica in futuro lo hanno reso inappetibile per quasi tutte le franchigie. Alla fine l’unica ancora di salvezza ha preso la forma di Detroit. C’è da chiedersi: cosa ci trovano i Pistons in Griffin?
La situazione del salary cap è bella intasata: Blake ed Andre Drummond si porteranno via circa 70 mln di dollari questa stagione a salire più avanti. Il contorno della squadra non è certo invitante,non è una squadra da anello, non da deep-run ai Playoffs, forse un onesto primo turno ad oggi è preventivabile, difficile fare di più. Però Steve Van Gundy ha ragione quando dice “quante volte ti capita l’occasione di prendere un talento d’èlite? E quali trade non presentano nessun rischio?”. Ha ragione, Detroit non è nè carne da Playoffs nè pesce da tanking, hanno l’opportunità di prendere un fenomeno ad un prezzo relativamente scontato, giusto farlo seppur con tutti i “drawbacks” che ti porti dietro. Al momento, l’idea di base potrebbe essere simile a quella che hanno trascinato i Clippers negli ultimi anni. Drummond non è un giocatore così distante da Jordan, è un ottimo rim-runner, un passatore migliore, mani più sensibili ma a livello di rim protection ancora non ci siamo.
Jackson però non assomiglia per niente a Chris Paul ed oltretutto è fuori per infortunio. L’idea più intrigante sarebbe vedere Blake Griffin in tutto il suo splendore cestistico. Negli anni passati ad LA, lo abbiamo visto come un realizzatore in grado di allargare le frecce al suo arco e portare punti pesanti senza dover necessariamente trasformarsi in un volume scorer. Però Blake si è fatto più che apprezzare per un “feel for the game” innaturale, tra i lunghi è sicuramente uno dei migliori assistman per capacità di decisione, lettura dell’azione ed esecuzione. Avendo anche un atletismo non comune dalla sua, Van Gundy potrebbe ritagliargli un ruolo da point forward che potrebbe donargli una nuova maturità cestistica. Oggi, in mancanza di Jackson, potrebbe venire fuori un quintetto con Ish Smith-Stanley Johnson-Reggie Bullock-Griffin e Drummond.
C’è anche il rookie Kennard dalla panchina, un bel bersaglio per un passatore. Il pick’n’roll Griffin-Drummond potrebbe essere tanto esotico quanto poco leggibile, Bullock è uno dei migliori giocatori al momento per eFG% ed un impianto di gioco che gli lascia spazio potrebbe giovare ancora di più, c’è anche Tolliver a tal proposito. Potrebbe anche mettersi in proprio dal perimetro volendo, sta tirando con il 35 dall’arco in 6 tentativi a gara. Numeri impensabili ad inizio carriera ed i difensori spesso escono in maniera aggressiva su di lui dandogli modo di mettere palla a terra e giocare in drive and kick. Da quando è arrivato Blake sono salite sia gli Offensive Rating che la Floor Percentage (punti segnati/possessi) della squadra e, sebbene, sia un campione statistico poco rilevante, è già un trend positivo. Già nelle primissime azioni di Griffin in canotta Pistons abbiamo notato come Van Gundy abbia pensato esattamente a questo. Griffin ha chiuso con 5 assist il suo debutto e sarebbero potuti essere consistentemente di più. Inoltre, togliere palla a Jackson utilizzandolo come secondo portatore sembra essere tutt’altro che un’idea malvagia. Tutto questo però non basta a tirarsi fuori da un'”aurea mediocritas” stile Atlanta Hawks di Joe Johnson, Al Horford e Josh Smith.
Con un cap ormai oltre la soglia (siamo a 117 mln occupati per quest’anno e più o meno la stessa cifra rivedremo l’anno prossimo) non possiamo parlare di free agency, contratti validi non ce ne sono (Jackson prende 18 mln, Leuer 10 mln), 5 mln sono ancora occupati dalla vecchia stretch provision di Josh Smith. Se questo è più o meno il tetto di talento raggiunto da Detroit, non possiamo aspettarci molto per il futuro, almeno da oggi a 3 anni. Certo, Bradley lo si è preso quest’estate per uno spento Marcus Morris. Harris è un buon giocatore ma comunque sacrificabile, la pick che hai scambiato non sembra evere le sembianze di una top 10 e comunque è protetta per le prime 4 quindi la bilancia dei valori sembra pendere verso la franchigia del Michigan. In totale, una trade che andrà letta nel breve termine. Detroit dovrà lavorare moltissimo per ottenere un posto al sole dei Playoffs perchè il materiale umano a disposizione ormai è questo che vediamo, i Clippers oggi sembrano voler rinnovare Lou Willams contro tutte le previsioni che lo davano per partente. Potrebbe significare due cose: Jerry West vuole scommettere sul suo valore in estate e nel prossimo anno per una trade significatova o che i Clippers non vogliono tankare come sembrerebbe. Ma perchè scambiare Griffin oggi allora? Tra tre anni tireremo le somme della trade importante di questa deadline.
Nella notte LeBron James ha superato Kareem Abdul-Jabbar diventando così il miglior marcatore di tutti i tempi nella storia dell’NBA. Nella partita persa dai suoi Lakers in casa alla Crypto.com Arena contro gli Oklahoma City Thunder, il Re ha riscritto la storia: con un canestro in fade-away ha raggiunto quota 38.388 punti in carriera, aggiungendone due poco dopo, così da superare l’ex Bucks. Riviviamo insieme i cinque canestri più iconici della sua straordinaria carriera.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – TOMAHAWK DUNK CONTRO MILWAUKEE
Probabilmente la giocata più conosciuta del Re: il celebre passaggio dal suo compagno di mille avventure Dwayne Wade a inizio partita con i Milwaukee Bucks. Questa giocata ha dato vita ad una delle foto più iconiche della storia del basket e non è un caso che ci sia proprio LeBron a schiacciare in contropiede, mentre Wade esulta già a mani aperte.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – FADE-AWAY DEL PAREGGIO CONTRO GLI WASHINGTON WIZARDS
Come dimenticare uno dei canestri forse più complicati della sua carriera. Immaginiamo il momento: 117-120 per gli Wizards con 3.4 secondi sul cronometro. I Cleveland Cavaliers di LeBron James non hanno più timeout e devono rischiare la giocata. Sarà Kevin Love a lanciare la palla stile football americano per trovare LBJ che riceve spalle a canestro. Trova il tempo di guardare dove si trova, per poi mettere i piedi dietro la linea dei tre punti e sparare una tripla impossibile in fade-away. Risultato? Canestro con sponda sul tabellone e pareggia la partita (poi vinta 140-135) per forzare i tempi supplementari. Un canestro fuori dall’ordinario, un canestro da Re.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – SCHIACCIATA CONTRO HOUSTON IN MEMORIA DI KOBE BRYANT
LeBron James, come in generale tutti gli amanti del basket, è sempre stato molto legato alla figura di Kobe Bryant. Dopo la sua morte il 26 gennaio 2020, l’ex Miami Heat si è mostrato tra i più commossi durante le celebrazioni allo Staples Center (ora Crypto.com Arena). Qualche giorno dopo la sua morte, esattamente il 7 febbraio 2020, LeBron ha voluto ricreare una schiacciata che fece lo stesso Kobe ben diciannove anni prima. Il Re ruba palla, parte indisturbato in contropiede e piazza una schiacciata all’indietro sullo stesso parquet, nello stesso canestro di Kobe Bryant. Un tributo apprezzato da tutti i tifosi, una schiacciata che verrà ricordata da tutti con un significato particolare.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – POSTER SU JASON TERRY
Bisogna dire che LeBron James potrebbe riempire le pareti di casa sua con tutti i poster che ha collezionato in carriera, ma probabilmente il più iconico e “cattivo” è quello contro i Boston Celtics nel 2013. I suoi Miami Heat rubano palla e dopo aver ricevuto da Mario Chalmers, Norris Cole alza per LBJ che arriva a schiacciare sulla testa di Jason Terry. Il giocatore dei Celtics prova a saltare per contrastarlo, ma c’è poco da fare. Dopo aver aggiunto alla sua collezione uno dei poster più conosciuti della storia dell’NBA, James guarda per terra il povero Terry, spazzato via dal suo strapotere fisico. Dominante e fisicamente incontenibile sono due definizioni che probabilmente contraddistinguono il Re.
Eight years ago today, @KingJames served up one of the FILTHIEST posters on Jason Terry 😤
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – BUZZER BEATER NELLA VITTORIA CONTRO I MAGIC NEL 2009
Si poteva mettere il fade-away di questa notte come ultimo canestro iconico, ma sarebbe troppo scontato. La scelta ricade su uno dei buzzer beater più decisivi della carriera di LBJ. Contro Orlando nel 2009, sul punteggio di 95-93 per i Magic con un 1.0 sul cronometro, la palla arriva al Re. La serie di playoff era partita male, sotto 1-0 dopo la prima sconfitta in casa e ci pensa proprio James a pareggiare momentaneamente la serie (poi persa 2-4). Rimessa per i Cavaliers, palla a LeBron che in “catch and shoot” spara da tre punti e sancisce la vittoria dei suoi Cavs per 96-95. Un buzzer beater da ricordare, il primo della sua carriera, per LBJ, nonostante poi la serie si sia conclusa con una sconfitta alle finali di conference.
On commence par le premier buzzer beater de la carrière de Lebron face a Orlando. Le premier d’une belle série pic.twitter.com/LxBscGKl8N
LeBron James entra nella storia dalla porta principale, frantumando uno di quelli che possono essere considerati: “record dei record“. 38.387 punti. Un numero straordinario che racchiude in sè un valore ancora più incredibile. Infatti, questa è la cifra di punti segnati da Kareem Abdul Jabbar nella sua carriera in NBA, lunga 20 anni, giocata a cavallo tra anni ’60, ’70 e ’80 con le maglie di Milwuakee Bucks e Los Angeles Lakers. Il momentaneo secondo in classifica, prima di LeBron James, era Karl Malone, fermo a 36.928. Quasi mille in meno!
L’occasione è stata la sfida giocata al Paycom Center contro gli Oklahoma City Thunder, che hanno comunque esultato al termine della sfida, vincendo col il risultato di 133-130. Ma la vittoria passa in secondo piano, in questo momento, dopo il canestro che ha fatto la storia. Un tiro da due punti liberandosi dalla marcatura di Kenrich Williams che permette al King di arrivare a quota 38.388 momentanei, prima dell’ulteriore canestro che vale il 38.390 finale. Il tutto, davanti agli occhi di mister “Gancio cielo“, Kareem!
Ovviamente l’obiettivo ora, è quello di frantumare un’altra barriera: quella dei 40.000!
Cambia lo sport ma non l’entusiasmo per Rodrigo Palacio, l’argentino comincia la sua nuova avventura nel mondo del basket. Ritiratosi dal calcio giocato dopo la parentesi al Brescia nello scorso anno in Serie B, il Trenza si è subito cimentato in una nuova avventura all’età di 40 anni.
Palacio è sceso in campo nella partita di basket del Garegnano Milano, in occasione di un torneo amichevole. La società cestistica milanese milita attualmente nel campionato di Serie D. L’argentino ex Inter e Genoa ha giocato contro il Basket Trezzano, mettendo a referto 4 punti.
Dopo aver segnato 101 gol in Serie A in carriera e aver fatto cantare i tifosi con la palla tra i piedi, per Palacio adesso è giunto il momento di rimettersi in gioco con la palla tra le mani.
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