Basket
Lob City è ufficialmente finita

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5 anni fa:
In attesa di questi ultimissimi giorni, i GM non hanno rivoluzionato le carte in tavola, perlomeno non ancora. Oltre a vari movimenti minori, contratti decadali (tra cui uno al redivivo Emeka Okafor da parte di NOLA) ed altre mosse del genere, però abbiamo comunque qualcosa di cui vale la pena parlare un po’. L’inamovibile Blake Griffin alla fine si è mosso. I Clippers hanno premuto il tasto “rebuild” e hanno trovato in Detroit una sponda non facile, ma quantomeno fattibile. Nella fattispecie, Tobias Harris,Avery Bradley, Boban Marjanovic, una first pick protetta top-4 ed una second per Griffin appunto, Willie Reed e Brice Johnson. Bradley scade quest’estate, Harris tra due e non sono due giocatori che vorresti in uno scenario di rebuilding, per motivi economici e di ambizioni totalmente divergenti. Quando si muovono giocatori di questo calibro viene spontaneo pensare alle più recenti mosse che possono avere una comparazione simile a questa, tipo Jimmy Butler ai Wolves o Paul George ad OKC. Sebbene queste trade siano state da più parti criticate (sopratutto la seconda) alla luce dei risultati che stanno dando potremmo ragionevolmente pensare che siano più equilibrata di questa. Insomma, Blake Griffin è un’All-Star nel prime della sua carriera, è diventato un giocatore molto più completo di quando è entrato in NBA, è il miglior giocatore draftato dai Clippers nella loro storia. Eppure l’impressione è che non sia stato venduto al ribasso, almeno all’attuale valore di oggi. Come detto, i Clippers vogliono smontare tutto e ricominciare daccapo, il contratto (fatto quest’estate) a Blake porta via molti soldi ed è pur sempre un lungo che si è adattato a questa NBA. Non è un rim-protector, non è un tiratore naturale, non è neanche un freak atletico come poco tempo fa, complici una miriade di infortuni. Inoltre, dopo le spese folli di questi ultimi due anni, poche squadre hanno spazio per mettere a libro paga anche il contrattone che si porta dietro. Le top squadre nella Lega dovrebbero imbastire trade troppo pesanti oggi per poter essere fatte, le altre non hanno intenzione di sacrificare gli asset che vogliono i Clippers rallentando gravemente il loro rebuilding.
Il nuovo contratto da veterani pesa per il 35% del cap attuale, una cifra enorme da spendere per un giocatore solo. Un impegno di risorse estremamente rilevante soprattutto per un giocatore injury-prone e che ha fatto la sua fortuna principalmente sull’atletismo. Ha senso per una squadra già competitiva, se Golden State firmasse Durant a quelle condizioni non sarebbe una follia ma in questo momento almeno 25 franchigie non hanno interesse a tenere giocatori con un contratto del genere in casa. Detroit è una delle poche per due motivi: Harris e Bradley avrebbero comunque preso almeno 40 mln di cap in due, un possibile asse Jackson-Griffin-Drummond ad oggi è abbastanza per arrivare ai Playoff (e per i Pistons già sarebbe un bel risultato) e magari attirare qualche free-agent e costruire qualcosa nel medio-breve termine. Inoltre varie voci si susseguono su Lou Williams e DeAndre Jordan, anche loro sui blocchi di partenza. Strano pensare che Blake quest’estate sembrasse destinato ad essere un “Clipper for life”, una bandiera in un certo senso, ed invece il business ha soverchiato questo aspetto, da un certo punto di vista anche giustamente. Fa ancora più strano pensare a Chris Paul e Blake Griffin implorare DeAndre Jordan di non andare ai Mavs due estati fa. Oggi CP manda frecciatine piuttosto appuntite a Blake e Jordan è ancora lì ad aspettare non si sa bene cosa. Per lui si vociferano i Rockets ma è una meta molto difficile. Dovrebbe, molto banalmente, liberarsi il posto di Capela ma potrebbe succedere solo quest’estate in caso di cataclismi, quasi impossibile vederlo da qui all’8 febbraio. Lou Williams invece sta giocando la miglior stagione della carriera, non è comunque un All-Star ma se vuoi scambiarlo è il caso di farlo ora. Scade quest’estate, quindi non potranno chiedere comunque più di una late first round nella migliore delle ipotesi ma al momento andrebbe bene così. I Clippers devono cercare scelte dopo averne date via quest’estate, tra cui una per scaricare il contratto di Jamal Crawford e firmare poi Danilo Gallinari: col senno di poi, trade semplicemente assurda. Comunque, Lou Willams può partire facilmente (i suoi 7 milioni a contratto non sono un grosso ostacolo), Jordan molto meno, essendo economicamente piuttosto simile alla situazione di Griffin. Doc Rivers poi mollò i Celtics (che vennero ricompensati in picks, piccolo dettaglio) per non voler affrontare un rebuilding: potrebbe andare via quest’estate? C’è di positivo che nell’estate 2019 hai svuotato tutto il cap e puoi decidere con calma il da farsi. Difficile che i Clippers diventino velocemente una meta da free-agents (i Lakers marcano visita da 4 anni in off-season) quindi servirà scavare nei bassifondi della Lega a cercare diamanti grezzi e mettere su un po’ di scelte. Harris poi potrebbe anche rimanere: tutto dipende dalle prossime mosse di Jerry West e dal responso del campo. Ad oggi sappiamo solo che l’era della Lob City è ormai alle spalle.
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Altri Sport
Clamoroso Lebron James, le sue parole sul possibile ritiro: “Ci devo pensare”
Pubblicato
1 settimana fa:
Maggio 23, 2023
Nella nottata italiana i Los Angeles Lakers di Lebron James sono stati battuti, e eliminati per 4 a 0, dai Denver Nuggets per 111-113. Lakers che non riescono a riaprire la serie e che manda i Nuggets alle Finals aspettando la vincente di Miami-Boston.
Oltre che per la sonora sconfitta sulle 4 partite, il mondo del NBA è rimasto scosso per le dichiarazioni di Lebron James nel post partita, che lasciano pensare ad un possibile ritiro:
“Ho molto su cui pensare a livello personale sulla possibilità di proseguire con il basket, devo riflettere a fondo”
Dichiarazioni bomba del 4 volte campione NBA, che nonostante abbia ancora 2 anni di contratto, con l’ultimo opzionale, non pare più cosi certo di voler continuare a calcare i parquet della NBA. L’idea a cui tutti pensavano era quelli che il “Re” avrebbe aspettato il draft del figlio Bronny, per giocare una stagione insieme a lui. Ha poi confermato alla domanda sul possibile ritiro ai microfoni di un giornalista ESPN.
Poco prima, sempre nella conferenza stampa post partita, si è espresso così su una domanda riguardante la sua visione sulla prossima stagione:
“Vedremo cosa succede… non lo so. Non lo so. Ho molto a cui pensare a dire il vero. Personalmente, quando si tratta di basket, ho molto a cui pensare. Penso che sia andata bene, anche se non mi piace dire che è stato un anno di successo perché non sto giocando per nient’altro che vincere titoli in questa fase della mia carriera. Non mi diverto solo a fare una finale di Conference. L’ho giocata molte volte. E non è divertente per me non essere in grado di fare una finale di campionato”.
Basket
[VIDEO] Finale di Basket islandese: parte un coro contro la Juventus

Pubblicato
3 settimane fa:
Maggio 8, 2023
Simpatico siparietto quello avvenuto sabato durante la finale Scudetto del campionato islandese di basket.
Durante un momento di pausa del match tra Valur Reykjavik e Tindastoll, lo speaker del palazzetto ha fatto partire la celebre canzone dei Ricchi e Poveri, “Sarà perché ti amo”.
Finale scudetto in Islanda
Valur Reykjavik-Tindastoll, mentre arbitri consultano IR, la Var del basket,parte la musica, sentite ritornello materiale per le perle mediatiche @juventibus @massimozampini @mike_fusco pic.twitter.com/lwvcMIaUGm— Maurizio Biggi (@BiggioRef69) May 7, 2023
Fino a qui nulla di strano, ma durante il ritornello, il pubblico si lancia nel celebre coro (di matrice milanista) contro la Juventus, proprio sulle note della canzone.
Un episodio che ha già fatto il giro del mondo e che ha strappato un sorriso a molti in Italia, anche ai tifosi bianconeri.
Basket
Curry contro LeBron: sfavoriti a chi? Stanotte ritorna in scena il duello

Pubblicato
4 settimane fa:
Maggio 2, 2023
Non saranno le Finals del quadriennio 2015/2018, ma questa notte sarà di nuovo Steph Curry contro LeBron James. E la Lega già si infiamma, per la serie che questi due talenti potrebbero mettere in piedi.
Il primo guida ormai dal 2009 i Golden State Warriors, con cui ha vinto 4 anelli e segnato un’epoca. Il secondo si è legato con i Los Angeles Lakers nel 2018, laureandosi campione NBA per la quarta volta nella sua storia la stagione successiva.
I PRECEDENTI
Nel 2018 i Golden State Warriors di Curry, Thompson, Durant e Green hanno spazzato via i Cleveland Cavaliers di LeBron James nelle Finals con un nettissimo 4-0. Da un lato abbiamo, probabilmente, la squadra più forte della storia come quintetto titolare. Dall’altro lato un roaster in evidente fase calante che LeBron James, se non da solo quasi, ha trascinato alle Finals. Le sue ottave Finals NBA consecutive, tra Miami Heat e Cleveland Cavaliers.
Nonostante il risultato senza repliche, infatti, dalle parti di Cleveland, King James fu idolatrato come una divinità, quando a fine anno svestì la casacca della franchigia dell’Ohio. Il motivo di tale amore incondizionato del pubblico dei Cavs è dovuto al fatto che il primo addio, che a tutti è sembrato un vero e proprio tradimento, commercializzato all’inverosimile con “The Decision“, è stato ampiamente colmato. Nella sua seconda avventura ai Cavs, LeBron ha portato la squadra ad un livello superiore. E, soprattutto, ha portato a casa il primo anello della storia della squadra. Lo ha fatto con un’impresa degna di nota: prima e unica volta nella storia che una squadra in svantaggio di 3-1 in una serie di Finals è riuscito a ribaltare e vincere.
Quell’estate, LeBron ha lasciato la sua Cleveland e la Eastern Conference, per sbarcare ad Ovest, per la prima volta in carriera, a quasi 34 anni. Con la casacca gialloviola, LeBron ha subito scritto la storia, vincendo il titolo nel 2020 e, soprattutto, tenendo alto il nome di Kobe Bryant, leggenda e volto storico dei Lakers tragicamente scomparso nel gennaio dello stesso anno. Ma dal 2018, non ci sono più stati scontri in un play-off tra Steph Curry e LeBron James. Ci si è andati vicini, se si pensa che nella stagione 2020/21 le due squadre si sono affrontate in un play-in, in cui è stato il King ad avere la meglio.
Ma si tratta di una sfida facilmente oltrepassabile. In primis, perchè non è reputata parte della post-season. In secondo luogo, perchè è stata una sola gara disputata, non una serie.
COINCIDENZA DELLE STELLE
LeBron James è di Akron, Ohio. Per tutti ora è “Il King“, ma per anni è stato “Just a kid from Akron“. Un’etichetta nata per erssere dispregiuativa e limitante nei suoi confronti e che ora, invece, lui stesso sfoggia con orgoglio. Il ragazzo venuto dal niente, in possesso solo di un talento sconfinato, schiacciato dalle attese sin dal suo ingresso nella Lega a soli 18 anni. Ed ora diventato leggenda.
Ma se andassimo a leggere, invece, data e luogo di nascita di Steph Curry, ritroveremo un nome familiare. Anche in questo caso, Akron, Ohio.
Le due stelle più rappresentative del basket americano degli anni 2010, vincitori di 7 titoli complessivi su 1o disponibili tra il 2010 e il 2020 concittadini. Nati nello stesso ospedale di Akron, a poco più di 3 anni di distanza. Quando le stelle (in questo caso, in senso astronomico) decidono di dare alla luce altre stelle (ora parliamo di Curry e James), il risultato non può che essere esplosivo. Stanotte, dopo 5 anni dall’ultima volta, i due si guarderanno di nuovo negli occhi in una serie da dentro-o-fuori valida per i Play-off. Con la consapevolezza che solo uno dei due potrà andare avanti.
La cosa più ironica, però, è che i due fuoriclasse sono arrivati a questa sfida scollandosi l’etichetta di chi li dava come “sfavoriti“. Memphis Grizzlies (avversari dei Los Angeles Lakers) e Sacramento Kings (avversari dei GSW) avevano dalla loro un miglior piazzamento in regular season e sembravano favoriti, con una eventuale Gara 7 in casa. Per i Grizzlies questa Gara 7 non si è neanche giocata. Curry, invece, ha letteralmente vinto quella giocata contro i Kings, con la migliore prestazione della storia in termi di punti segnati (50) in una Gara 7.
Da stanotte saranno l’uno contro l’altro, in una sfida che si prospetta già elettrica e piena di colpi di scena.
TUTTO SU SKY
La diffusione dell’NBA in Italia, ormai da anni, è governata da SKY. Su SkySport NBA (ed in streaming su NOW) sarà possibile assistere alle prime quattro gare in diretta e in replica. Si inizia stanotte alle 4:00 ora italiana.
Gara 1
LIVE nella notte tra martedì 2 e mercoledì 3 maggio ore 04:00
Repliche mercoledì 3 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45
Gara 2
LIVE nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 maggio ore 03:00
Repliche venerdì 5 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45
Gara 3
LIVE nella notte tra sabato 6 e domenica 7 maggio ore 02:30
Repliche domenica 7 maggio ore 14:00 e 19:30
Gara 4
LIVE nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 maggio ore 04:00
Repliche martedì 9 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45
Eventuali gara 5, gara 6 e gara 7 verranno comunicate in seguito.
Altri Sport
LeBron James supera Kareem: i 5 canestri più iconici della carriera del Re

Pubblicato
4 mesi fa:
Febbraio 8, 2023
Nella notte LeBron James ha superato Kareem Abdul-Jabbar diventando così il miglior marcatore di tutti i tempi nella storia dell’NBA. Nella partita persa dai suoi Lakers in casa alla Crypto.com Arena contro gli Oklahoma City Thunder, il Re ha riscritto la storia: con un canestro in fade-away ha raggiunto quota 38.388 punti in carriera, aggiungendone due poco dopo, così da superare l’ex Bucks. Riviviamo insieme i cinque canestri più iconici della sua straordinaria carriera.
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – TOMAHAWK DUNK CONTRO MILWAUKEE
Probabilmente la giocata più conosciuta del Re: il celebre passaggio dal suo compagno di mille avventure Dwayne Wade a inizio partita con i Milwaukee Bucks. Questa giocata ha dato vita ad una delle foto più iconiche della storia del basket e non è un caso che ci sia proprio LeBron a schiacciare in contropiede, mentre Wade esulta già a mani aperte.
Favorite Wade LeBron Dunk. #HeatNation pic.twitter.com/X8ldRBDqqi
— @MiaHeatNews (@MiaHeatNews) June 21, 2015
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – FADE-AWAY DEL PAREGGIO CONTRO GLI WASHINGTON WIZARDS
Come dimenticare uno dei canestri forse più complicati della sua carriera. Immaginiamo il momento: 117-120 per gli Wizards con 3.4 secondi sul cronometro. I Cleveland Cavaliers di LeBron James non hanno più timeout e devono rischiare la giocata. Sarà Kevin Love a lanciare la palla stile football americano per trovare LBJ che riceve spalle a canestro. Trova il tempo di guardare dove si trova, per poi mettere i piedi dietro la linea dei tre punti e sparare una tripla impossibile in fade-away. Risultato? Canestro con sponda sul tabellone e pareggia la partita (poi vinta 140-135) per forzare i tempi supplementari. Un canestro fuori dall’ordinario, un canestro da Re.
Ce tir de LeBron face aux Wizards en 2017…
Complètement dingue.pic.twitter.com/IOg0cIrgE8
— 50 Nuances 🇺🇸🏀 (@50NuancesDeNBA) January 10, 2023
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – SCHIACCIATA CONTRO HOUSTON IN MEMORIA DI KOBE BRYANT
LeBron James, come in generale tutti gli amanti del basket, è sempre stato molto legato alla figura di Kobe Bryant. Dopo la sua morte il 26 gennaio 2020, l’ex Miami Heat si è mostrato tra i più commossi durante le celebrazioni allo Staples Center (ora Crypto.com Arena). Qualche giorno dopo la sua morte, esattamente il 7 febbraio 2020, LeBron ha voluto ricreare una schiacciata che fece lo stesso Kobe ben diciannove anni prima. Il Re ruba palla, parte indisturbato in contropiede e piazza una schiacciata all’indietro sullo stesso parquet, nello stesso canestro di Kobe Bryant. Un tributo apprezzato da tutti i tifosi, una schiacciata che verrà ricordata da tutti con un significato particolare.
Same arena. Same basket. Same dunk. 19 years apart. 💜💛 pic.twitter.com/fj7HRmqv3c
— Los Angeles Lakers (@Lakers) February 8, 2020
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – POSTER SU JASON TERRY
Bisogna dire che LeBron James potrebbe riempire le pareti di casa sua con tutti i poster che ha collezionato in carriera, ma probabilmente il più iconico e “cattivo” è quello contro i Boston Celtics nel 2013. I suoi Miami Heat rubano palla e dopo aver ricevuto da Mario Chalmers, Norris Cole alza per LBJ che arriva a schiacciare sulla testa di Jason Terry. Il giocatore dei Celtics prova a saltare per contrastarlo, ma c’è poco da fare. Dopo aver aggiunto alla sua collezione uno dei poster più conosciuti della storia dell’NBA, James guarda per terra il povero Terry, spazzato via dal suo strapotere fisico. Dominante e fisicamente incontenibile sono due definizioni che probabilmente contraddistinguono il Re.
Eight years ago today, @KingJames served up one of the FILTHIEST posters on Jason Terry 😤
(via @NBA) pic.twitter.com/Xfpgz5zSya
— Bleacher Report (@BleacherReport) March 18, 2021
I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – BUZZER BEATER NELLA VITTORIA CONTRO I MAGIC NEL 2009
Si poteva mettere il fade-away di questa notte come ultimo canestro iconico, ma sarebbe troppo scontato. La scelta ricade su uno dei buzzer beater più decisivi della carriera di LBJ. Contro Orlando nel 2009, sul punteggio di 95-93 per i Magic con un 1.0 sul cronometro, la palla arriva al Re. La serie di playoff era partita male, sotto 1-0 dopo la prima sconfitta in casa e ci pensa proprio James a pareggiare momentaneamente la serie (poi persa 2-4). Rimessa per i Cavaliers, palla a LeBron che in “catch and shoot” spara da tre punti e sancisce la vittoria dei suoi Cavs per 96-95. Un buzzer beater da ricordare, il primo della sua carriera, per LBJ, nonostante poi la serie si sia conclusa con una sconfitta alle finali di conference.
On commence par le premier buzzer beater de la carrière de Lebron face a Orlando. Le premier d’une belle série pic.twitter.com/LxBscGKl8N
— ‘ (@sulzz93) February 7, 2023
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