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Anatomia di una serie - Boston Celtics vs Cleveland Cavaliers

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Anatomia di una serie – Boston Celtics vs Cleveland Cavaliers

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L’East vede ancora una volta di fronte LeBron James (declinato nelle versioni Cavaliers, Miami ed ancora Cavaliers) contro una decina di versioni diverse dei Boston Celtics, da quella dei Big Three fino alla attuale.

Come un boss finale, la franchigia del Massachusetts si frappone nella narrativa tra i Cavaliers e le Finals con fortune alterne. In Ohio gli spostamenti messi in pratica quest’inverno cercano di ricalcare la formula vincente del 2015 con alcune differenze, derivate principalmente dalla dipartita di un talento del calibro di Kyrie Irving. Il primo quintetto messo da Tyronn Lue in campo vede George Hill, Kyle Korver, JR Smith, LeBron James e Kevin Love. A prima occhiata un S5 con pochi problemi di spaziature, votato ad attaccare prepotentemente in transizione (oltre ad LBJ anche Hill e Smith possono permettersi di farlo) e costringere Al Horford a scegliere costantemente se sguarnire l’area per accoppiarsi con Kevin Love oppure sfidarlo dalla distanza. Dall’altra parte del campo Marcus Morris, Al Horford, Jayson Tatum, Jaylen Brown e Terry Rozier. In realtà (complice anche la serataccia al tiro dei win and gold) il dominicano pochi dubbi ha avuto su cosa fare ed anzi, dall’altra parte ha spostato l’asse della partita verso il colore verde. Il vero faro dell’attacco, come ormai noto è lui: primo portatore di palla, blocca per i pick’n’roll (con Jaylen Brown e Jayson Tatum si divertono un mondo), è pericoloso anche da fuori, dalla media, dal post, in penetrazione, dappertutto. Troppo distratto Love per seguirlo, come un po’ tutta la difesa dell’Ohio. Pochi tiri presi dalla media distanza, molti wide open dall’arco e mani belle calde hanno costruito un vantaggio insormontabile. Stevens rimane fedele ai suoi principi: qualsiasi possesso offensivo deve passare da dentro l’area. Così l’attacco tipico dei Celtics parte da un blocco centrale di Horford/Baynes ed il portatore che attacca verso il canestro. Da questa idea di base nascono tutte le varie declinazioni che abbiamo visto in 48 minuti. Boston ha trovato ogni modo per poter far gravitare la difesa verso il canestro, utilizzando spessissimo Horford (o anche Tatum) da “poppante”.  Attaccare spesso il ferro, sia dal post che dal palleggio, ha dato i suoi frutti in Gara 1 così come successivamente in Gara 2 nonostante un LeBron James che ha provato in tutti i modi a “carryare” i suoi ad un’importantissima vittoria fuori casa.

La vera svolta è venuta fuori in Gara 3, con la serie tuttora trasferitasi alla Quicken Loans Arena. Dopo le due vittorie in casa dei Celtics la prima in Ohio poteva assumere tranquillamente il significato di una win or go home per i ragazzi di Lue e con quel focus hanno giocato. L’inserimento di Tristan Thompson alla fine paga i suoi dividendi sopratutto nel garantire più attenzione, mobilità laterale e fisicità nel togliere spazio ai lunghi di Boston. Per il resto, molto banalmente, Cleveland ha giocato da squadra. Comunicazione difensiva efficiente, circolazione di palla on point e una furia agonistica finalmente degna del valore della aprtita. George Hill ha giocato il suo miglior primo tempo dell’anno, JR Smith sembrava tornato ai livelli del 2015, Korver letale dall’arco.  “It was a combination of both, more importantly when we broke down defensively we had guys flying at guys … not giving up on plays like in Game 1 and 2. That was a big part in us being a lot better defensively today.” Lo stesso LeBron rende merito ad una ritrovata verve difensiva ed un tiro che finalmente non ha tradito. Boston dall’altra parte è rimasta irretita da una difesa particolarmente aggressiva, molti closeout in più rispetto alle prime due gare lasciando “scoperti” solo tiri scomodi o poco redditizi. Negativa anche l’accoppiata con Aron Baynes che tende a chiudergli troppo l’area, togliendogli bersagli e spazio. Più o meno l’inverso di quello che abbiamo visto a Boston, riassumendo tutto in poche parole. Con Gara 4 stasera c’è da capire se Cleveland vuole fare sul serio o se tornerà sulla mediocrità che ha contraddistinto i primi due incontri. Gli aggiustamenti di Lue sembrano aver rattoppato la situazione difficile venuta fuori dopo Gara 1 ma Stevens può stupirci senza troppi problemi. A sfavore di Boston va un rendimento in trasferta abbastanza malvagio (ma chiedere di più a questo gruppo sarebbe disonesto) ma possono vantare una concretezza ed un ordine molto più strutturato dei loro avversari. Dall’altra parte il talento però non manca, la fisicità neanche, Tristan Thompson potrebbe rivelarsi ancora una volta un boccone amarissimo e nel dubbio c’è sempre Lebron James.

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Harden imita Beckham: vuole una stella per i suoi Houston Dynamo

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James Harden, cestista statunitense che ha vestito la maglia dei Philadelphia 76ers nell’ultima stagione, ha deciso di acquistare qualche tempo fa alcuni azioni degli Houston Dynamo. Harden ha trascorso ben nove anni in Texas e ha deciso quindi di investire sulla squadra di calcio di Houston che disputa la MLS. Ora, con l’arrivo di Lionel Messi all’Inter Miami di proprietà di David Beckham, il play americano sogna un colpo simile per la sua squadra. Ha infatti rilasciato recentemente alcune dichiarazioni a USA Today Sports: Cerchiamo un campione che venga a Houston. Sappiamo tutti quanto incredibile è Messi, che a Miami insieme alla sua famiglia si sta trovando bene. Anche noi cerchiamo qualcuno che venga nella nostra franchigia e siamo sicuri che lo troveremo. Non me ne occupo io direttamente, ma il club è al lavoro”.

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Clamoroso Lebron James, le sue parole sul possibile ritiro: “Ci devo pensare”

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Nella nottata italiana i Los Angeles Lakers di Lebron James sono stati battuti, e eliminati per 4 a 0, dai Denver Nuggets per 111-113. Lakers che non riescono a riaprire la serie e che manda i Nuggets alle Finals aspettando la vincente di Miami-Boston.

Oltre che per la sonora sconfitta sulle 4 partite, il mondo del NBA è rimasto scosso per le dichiarazioni di Lebron James nel post partita, che lasciano pensare ad un possibile ritiro:

“Ho molto su cui pensare a livello personale sulla possibilità di proseguire con il basket, devo riflettere a fondo”

Dichiarazioni bomba del 4 volte campione NBA, che nonostante abbia ancora 2 anni di contratto, con l’ultimo opzionale, non pare più cosi certo di voler continuare a calcare i parquet della NBA. L’idea a cui tutti pensavano era quelli che il “Re” avrebbe aspettato il draft del figlio Bronny, per giocare una stagione insieme a lui. Ha poi confermato alla domanda sul possibile ritiro ai microfoni di un giornalista ESPN.

Poco prima, sempre nella conferenza stampa post partita, si è espresso così su una domanda riguardante la sua visione sulla prossima stagione:

Vedremo cosa succede… non lo so. Non lo so. Ho molto a cui pensare a dire il vero. Personalmente, quando si tratta di basket, ho molto a cui pensare. Penso che sia andata bene, anche se non mi piace dire che è stato un anno di successo perché non sto giocando per nient’altro che vincere titoli in questa fase della mia carriera. Non mi diverto solo a fare una finale di Conference. L’ho giocata molte volte. E non è divertente per me non essere in grado di fare una finale di campionato”.

 

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[VIDEO] Finale di Basket islandese: parte un coro contro la Juventus

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Simpatico siparietto quello avvenuto sabato durante la finale Scudetto del campionato islandese di basket.
Durante un momento di pausa del match tra Valur Reykjavik e Tindastoll, lo speaker del palazzetto ha fatto partire la celebre canzone dei Ricchi e Poveri, “Sarà perché ti amo”.

Fino a qui nulla di strano, ma durante il ritornello, il pubblico si lancia nel celebre coro (di matrice milanista) contro la Juventus, proprio sulle note della canzone.

Un episodio che ha già fatto il giro del mondo e che ha strappato un sorriso a molti in Italia, anche ai tifosi bianconeri.

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Basket

Curry contro LeBron: sfavoriti a chi? Stanotte ritorna in scena il duello

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LeBron James Curry

Non saranno le Finals del quadriennio 2015/2018, ma questa notte sarà di nuovo Steph Curry contro LeBron James. E la Lega già si infiamma, per la serie che questi due talenti potrebbero mettere in piedi.

Il primo guida ormai dal 2009 i Golden State Warriors, con cui ha vinto 4 anelli e segnato un’epoca. Il secondo si è legato con i Los Angeles Lakers nel 2018, laureandosi campione NBA per la quarta volta nella sua storia la stagione successiva.

I PRECEDENTI

Nel 2018 i Golden State Warriors di Curry, Thompson, Durant e Green hanno spazzato via i Cleveland Cavaliers di LeBron James nelle Finals con un nettissimo 4-0. Da un lato abbiamo, probabilmente, la squadra più forte della storia come quintetto titolare. Dall’altro lato un roaster in evidente fase calante che LeBron James, se non da solo quasi, ha trascinato alle Finals. Le sue ottave Finals NBA consecutive, tra Miami Heat e Cleveland Cavaliers.

Nonostante il risultato senza repliche, infatti, dalle parti di Cleveland, King James fu idolatrato come una divinità, quando a fine anno svestì la casacca della franchigia dell’Ohio. Il motivo di tale amore incondizionato del pubblico dei Cavs è dovuto al fatto che il primo addio, che a tutti è sembrato un vero e proprio tradimento, commercializzato all’inverosimile con “The Decision“, è stato ampiamente colmato. Nella sua seconda avventura ai Cavs, LeBron ha portato la squadra ad un livello superiore. E, soprattutto, ha portato a casa il primo anello della storia della squadra. Lo ha fatto con un’impresa degna di nota: prima e unica volta nella storia che una squadra in svantaggio di 3-1 in una serie di Finals è riuscito a ribaltare e vincere.

Quell’estate, LeBron ha lasciato la sua Cleveland e la Eastern Conference, per sbarcare ad Ovest, per la prima volta in carriera, a quasi 34 anni. Con la casacca gialloviola, LeBron ha subito scritto la storia, vincendo il titolo nel 2020 e, soprattutto, tenendo alto il nome di Kobe Bryant, leggenda e volto storico dei Lakers tragicamente scomparso nel gennaio dello stesso anno. Ma dal 2018, non ci sono più stati scontri in un play-off tra Steph Curry e LeBron James. Ci si è andati vicini, se si pensa che nella stagione 2020/21 le due squadre si sono affrontate in un play-in, in cui è stato il King ad avere la meglio.

Ma si tratta di una sfida facilmente oltrepassabile. In primis, perchè non è reputata parte della post-season. In secondo luogo, perchè è stata una sola gara disputata, non una serie.

COINCIDENZA DELLE STELLE

LeBron James è di Akron, Ohio. Per tutti ora è “Il King“, ma per anni è stato “Just a kid from Akron“. Un’etichetta nata per erssere dispregiuativa e limitante nei suoi confronti e che ora, invece, lui stesso sfoggia con orgoglio. Il ragazzo venuto dal niente, in possesso solo di un talento sconfinato, schiacciato dalle attese sin dal suo ingresso nella Lega a soli 18 anni. Ed ora diventato leggenda.

Ma se andassimo a leggere, invece, data e luogo di nascita di Steph Curry, ritroveremo un nome familiare. Anche in questo caso, Akron, Ohio.

Le due stelle più rappresentative del basket americano degli anni 2010, vincitori di 7 titoli complessivi su 1o disponibili tra il 2010 e il 2020 concittadini. Nati nello stesso ospedale di Akron, a poco più di 3 anni di distanza. Quando le stelle (in questo caso, in senso astronomico) decidono di dare alla luce altre stelle (ora parliamo di Curry e James), il risultato non può che essere esplosivo. Stanotte, dopo 5 anni dall’ultima volta, i due si guarderanno di nuovo negli occhi in una serie da dentro-o-fuori valida per i Play-off. Con la consapevolezza che solo uno dei due potrà andare avanti.

La cosa più ironica, però, è che i due fuoriclasse sono arrivati a questa sfida scollandosi l’etichetta di chi li dava come “sfavoriti“. Memphis Grizzlies (avversari dei Los Angeles Lakers) e Sacramento Kings (avversari dei GSW) avevano dalla loro un miglior piazzamento in regular season e sembravano favoriti, con una eventuale Gara 7 in casa. Per i Grizzlies questa Gara 7 non si è neanche giocata. Curry, invece, ha letteralmente vinto quella giocata contro i Kings, con la migliore prestazione della storia in termi di punti segnati (50) in una Gara 7.

Da stanotte saranno l’uno contro l’altro, in una sfida che si prospetta già elettrica e piena di colpi di scena.

TUTTO SU SKY

La diffusione dell’NBA in Italia, ormai da anni, è governata da SKY. Su SkySport NBA (ed in streaming su NOW) sarà possibile assistere alle prime quattro gare in diretta e in replica. Si inizia stanotte alle 4:00 ora italiana.

Gara 1

LIVE nella notte tra martedì 2 e mercoledì 3 maggio ore 04:00

Repliche mercoledì 3 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Gara 2

LIVE nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 maggio ore 03:00

Repliche venerdì 5 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Gara 3

LIVE nella notte tra sabato 6 e domenica 7 maggio ore 02:30

Repliche domenica 7 maggio ore 14:00 e 19:30

Gara 4

LIVE nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 maggio ore 04:00

Repliche martedì 9 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Eventuali gara 5, gara 6 e gara 7 verranno comunicate in seguito.

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