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La caduta degli dei: è partita la lotta per il trono?

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5 anni fa:
Questi mondiali ci stanno regalando una delle estati più folli di sempre, calcisticamente parlando. Già fuori le finaliste dell’ultima edizione, eliminata la Spagna e a casa anche i campioni d’Europa in carica. Il tutto solo agli ottavi. La caduta più pesante però, forse, è quella di coloro che sono, o forse sono stati, i protagonisti assoluti dell’ultimo decennio calcistico. A casa Messi e Ronaldo, senza appello. Una caduta che echeggia forte per le illimitate piane russe e che fa tremare l’intero sistema calcistico europeo. Perché gli dei sono caduti dall’Olimpo e ora c’è un’agguerrita corsa per ascendere ad un trono che ormai da troppi anni è monopolizzato.
DEICIDIO
Come Kronos, leggendario titano della mitologia greca che mangiava i propri figli per non perdere il proprio trono, così Messi e Ronaldo negli ultimi anni hanno fagocitato qualsiasi forma di concorrenza, mantenendo intatto il loro duopolio negli ultimi dieci anni. Ma anche Kronos alla fine è dovuto capitolare, venendo ingannato ed ucciso da suo figlio Zeus. Il patricidio di Zeus ha aperto le porte al nuovo ordine olimpico, mettendo fine al dominio del titano. Così, la caduta di Messi e Ronaldo può aver messo fine al loro regno, ma chi sarà in grado di vestire i panni di Zeus e raccogliere l’eredità delle divinità cadute?
Tutto dipenderà dall’esito, probabilmente, di questi pazzi mondiali. Chi salirà sul tetto del mondo potrebbe essere il prossimo pallone d’oro, per cui vagliamo alcune possibilità, ponendo come condizione il trionfo della nazione d’appartenenza alla kermesse russa. Seguendo il filo della mitologia greca, saranno proprio gli autori del deicidio a poter ascendere al trono? Se una tra Uruguay e Francia arrivasse in fondo potrebbe esserci la possibilità e i nomi forti, in questo caso, sono probabilmente due: Luis Suarez e Antoine Griezmann.
Uruguay e Francia venerdì pomeriggio daranno vita al primo quarto di finale del mondiale. Ciò vuol dire che una delle due nazionali staccherà il pass per le semifinali, avvicinandosi in maniera esponenziale alla prestigiosa coppa. Due squadre corali, forti, ma guidate da due fenomeni, che però vivono fasi diametralmente opposte. Da una parte el pistolero Suarez, all’apice della sua carriera, dall’altra le petit diable, che invece sta muovendo i primi passi tra i grandissimi. Per entrambi non è stata una stagione particolarmente esaltante, con prestazioni deludenti in Champions e nella norma, vista la loro caratura almeno, in campionato. Ma il titolo mondiale rimetterebbe tutto in discussione, soprattutto per Suarez, che ha anche vinto la Liga con i blaugrana. I due hanno quindi una grossa chance, ma con una netta differenza. Per il 9 uruguaiano potrebbe essere l’ultima, mentre il talento francese sicuramente ne avrà altre per competere per il pallone d’oro. In ogni caso il match di venerdì escluderà già uno dei due.
DA ZEUS A PERUN
E se la nuova divinità del calcio mondiale venisse da un’altra tradizione? Negli ultimi anni la geografia calcistica sta cambiando molto. In particolare c’è una zona dell’Europa che è cresciuta vertiginosamente: l’Europa balcanica. Dalla disgregazione della Iugoslavia e la nascita dei primi stati indipendenti in quell’area, il calcio slavo si è evoluto tantissimo, al punto da portare una delle sue rappresentanti al top. Si parla della Croazia, passata da semplice outsider a seria candidata per il trionfo finale.
I croati hanno superato a fatica la Danimarca, ma sono ai quarti dove affronteranno la Russia. Il tabellone sorride, con nessuna big, eccezion fatta per l’Inghilterra, fino alla finale di Mosca. Una possibilità enorme per un popolo intero e per un signore in particolare, che si gioca forse anche qualcosa in più. Si tratta di Luka Modric, al momento con tutta probabilità miglior centrocampista al mondo. Dopo anni e anni di trionfi da protagonista al Real, un successo al mondiale, ma forse anche un piazzamento di prestigio, potrebbero catapultare il fenomeno croato sul trono dell’Olimpo. Un riconoscimento che sarebbe logico e meritato e che avviverebbe come ciliegina sulla torta di un percorso di crescita netto e costante.
Al momento Modric pare il principale candidato ad usurpare il potere dell’amico Ronaldo e del rivale Messi. Pare il più idoneo ad incarnare Perun, dio del fulmine della mitologia slava, e a riportare i Balcani al centro del mondo calcistico. L’ultimo a farlo fu Hristo Stoichkov, nell’ormai lontanissimo 1994. Forse è giunta l’ora di riscrivere la geografia calcistica.
RICHIAMO PRIMORDIALE
Da quanto il pallone d’oro non torna in quello che, almeno sentimentalmente, è il cuore pulsante del calcio? Dal 2007, da Kakà, dall’ultimo successo non targato Messi-Ronaldo, che a trionfare non è un brasiliano. E il richiamo del Brasile ora si sente forte. Magari il pallone d’oro avvertirà un po’ di saudade, di mancanza del paese che più degli altri ha saputo coccolarlo. Con la selezione verdeoro sul tetto del mondo la reunion sarebbe possibile, attraverso più di una strada.
La prima, più evidente, passa attraverso il vero erede degli ultimi brasiliani che hanno incantato il mondo intero e forse il vero erede dei due dei caduti in Russia: Neymar. Sin dalla prima giovinezza il Diez verdeoro è stato bollato come futuro numero uno al mondo. Dal canto suo il brasiliano ha rispettato le aspettative, vincendo tutto a Barcellona, da protagonista, e imponendosi poi a Parigi, lontano dalla pesante ombra di Messi. Ora serve il salto di qualità, la definitiva consacrazione: portare il Brasile sul tetto del mondo. Sulle orme di Ronaldo Neymar ci proverà, cercandosi di guadagnare magari anche il premio individuale più prestigioso.
Ma non c’è solo Neymar. In caso di successo brasiliano, perché non prendere in considerazione Marcelo? Da anni il laterale del Real è il terzino più forte al mondo, per distacco. Come Modric, anche lui ha praticamente vinto tutto negli ultimi anni con le merengues, da protagonista. Come per il croato, anche per lui il successo mondiale sarebbe la coronazione di una carriera semplicemente straordinaria. Dunque anche Marcelo potrebbe candidarsi seriamente, anche perché a differenza di Neymar può contare pure sulla conquista della Champions League. E l’accoppiata campione d’europa/campione del mondo non è un requisito adatto per la conquista del pallone d’oro?
IL DILUVIO UNIVERSALE
E se la caduta degli dei fosse più sconvolgente del dovuto? Se si abbattesse un vero e proprio uragano che spazzasse via l’Olimpo a cui siamo abituati? Se l’Inghilterra dovesse salire sul tetto del mondo, chi fermerebbe l’ascesa di Harry Kane? Probabilmente sarebbe impossibile non premiare un condottiero straordinario, un giocatore che ha fatto della concretezza la sua arma principiale. Si scrive Kane si legge gol. In ogni modo, in ogni momento, in ogni occasione. Il capitano dell’Inghilterra è l’essenza del calcio, perché in fondo il gol è l’essenza del calcio. E nessuno quest’anno ha dimostrato di avere un feeling col gol maggiore di Harry Kane, anzi di Hurri-Kane.
L’uragano del Tottenham coronerebbe una stagione pazzesca, in cui ha segnato 41 gol in 45 partite con i londinesi. Numeri mostruosi, che sarebbero il biglietto da visita ideale, insieme al titolo di campione del mondo, per competere per il pallone d’oro. Basterebbe anche solo il fatto di aver guidato la propria nazione sul tetto del mondo, come fu per Cannavaro nel 2006, per Ronaldo nel 2002 e per Zidane nel 1998. I suoi numeri al Tottenham sarebbero però un’aggiunta preziosa. Non basta forse un grandissimo mondiale per essere il migliore, ma unito a un’ottima stagione il discorso cambia. E il tutto a soli 24 anni, 25 quando ci saranno le premiazioni per il pallone d’oro. Se non è una rivoluzione questa.
CAPOVOLGIMENTO COSMICO
Dall’olimpo agli inferi. E se il posto delle divinità lo prendesse un diavolo? È ciò che spera Eden Hazard, che ha la possibilità, molto concreta, di portare il suo Belgio in trionfo. I diavoli rossi si sono presentati al mondiale con la loro golden generation all’apice della carriera. Da giovani talenti i belga sono diventati campioni affermati e, a livello di undici, anzi di 23, il Belgio ha la rosa più forte e completa della kermesse mondiale. A capeggiare la banda di Martinez c’è Hazard, stella più luminosa in un firmamento di prestigio.
L’esterno del Chelsea non viene da una stagione straordinaria, o comunque non migliore di altre per uno come lui. Ma portare in trionfo ai mondiali la propria squadra per la prima volta è una carta che può davvero far guadagnare tantissimi punti. Anche perché l’ex Lille sta giocando un mondiale strepitoso, da grande leader e condottiero. A differenza degli altri non può contare su altri trionfi di prestigio o su numeri pazzeschi, ma una speranza ci sarebbe e non così flebile di vedere un diavolo sul trono degli dei.
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Flash News
La Flop XI della Serie A 22/23 votata da Numero Diez!

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9 ore fa:
Giugno 8, 2023La lunghissima stagione di Serie A 2022/23, iniziata nella metà metà di agosto e conclusa il 3 giugno, è finalmente giunta al termine. Spaccata in due dal mondiale in Qatar, tra novembre e dicembre, questo campionato ha incornato il Napoli. Decisamente tante, invece, le delusioni viste. Resta solo l’ultimo verdetto: quello che proverrà da domenica prossima, quando si giocherà lo spareggio salvezza tra Verona e Spezia. La nostra redazione si è occupata di votare la Flop XI della Serie A appena trascorsa, la mostreremo di seguito seguendo il modulo classico del 4-3-3.
TITOLARI
Portiere – LUIS MAXIMIANO: se Ivan Provedel è stato eletto miglior portiere di questa Serie A, il rovescio della medaglie riguarda il portiere che, almeno sulla carta, è sbarcato nella Capitale per essere il titolare. La stagione del portoghese è durata appena 6′: il tempo di farsi cogliere in flagrante bloccando la palla con le mani fuori dall’area di rigore. Rosso diretto, tunnel degli spogliatoi dello Stadio Olimpico e nessun’altra presenza nel massimo campionato.
Terzino destro- SERGINHO DEST: il terzino statunitense ha vestito la maglia del Milan con le prospettive di dar seguito a quanto di buono si diceva su di lui. Cresciuto nell’Ajax come uno dei craque della prossima nazionale a stelle e strisce, poi trasferitosi in Catalogna per vestire la maglia del Barcellona, le prospettive di un giocatore in grado di spaccare in due il campionato c’erano tutte. A 22 anni e con maggiore esperienza europea, il Milan sembrava la squadra perfetta per lui. Soprattutto perchè la sua indole offensiva e la sua polivalenza sulle due fasi lo rendeva un ottimo profilo sia per giocare come terzino, che per muoversi da ala. In totale scenderà in campo appena 8 volte, senza neanche toccare quota 330′ minuti giocati e senza lasciare la firma in nessuna gara.
Difensore centrale – MILAN SKRINIAR: pesa e non poco la situazione legata al mercato e al mancato rinnovo con l’Inter. Nella prima parte di stagione alterna ottime partite a prestazione decisamente sottotono. Non sembra il difensore che si è visto negli scorsi anni, sia per efficacia, che per concentrazione nelle varie gare. Se il derby di andata, in cui ha sofferto per tutto il tempo le accellerate di Leao, sembrava il punto più basso, peggio ancora ha fatto il 23 gennaio, in Inter-Empoli: due gialli in poco più di 15′ e squadra lasciata in 10 uomini per un’ora, nella sconfitta contro i toscani. Rientra per il derby di campionato, vinto 1-0, e scende in campo nella grigia trasferta di Genova contro la Sampdoria. Poi, il vuoto. Termina la stagione tra infermeria e panchina, guardando un ottimo Darmian prendere il suo posto e accumulando solo 21 gettoni stagionali.
Difensore centrale – LEONARDO BONUCCI: nell’estate in cui De Ligt e Chiellini hanno salutato la casacca bianconera e in cui il pacchetto di difensori centrali era in emergenza, lui sarebbe dovuto essere il faro al quale aggrapparsi. Invece la sua stagione ha vissuto di pochissime luci e tantissime ombre: Bremer, neoarrivato bisognoso di un tutor, lo ha trovato in un Danilo ben più affidabile. Gatti lo ha rapidamentie scavalcato nelle gerarchie, così come Alex Sandro, spesso utilizzato da braccetto nella difesa a 3. Per Bonucci solo 16 gettoni, di cui 9 da titolare su 38 disponibili. Riesce, però, a trovare anche una rete in questa stagione.
Terzino sinistro – ROBIN GOSENS: dopo uno scudetto sfumato e l’addio del miglior Ivan Perisic visto a Milano, i tifosi neroazzurri guardavano a Gosens come all’ancora di salvezza per la nuova stagione. Il tedesco, acquistato a gennaio dello scorso anno, sembra aver recuperato del tutto dall’infortunio e può tornare ad essere quel terzino che faceva timore all’Europa intera con la maglia dell’Atalanta. Tra infortuni e poco spazio, però, il tedesco non ha rispettato le attese. Decisamente meglio Dimarco, che lo ha costretto a tanta panchina e a solo 11 gare da titolare, sulle 32 totali disputate. I numeri, comunque, non mancano: 3 reti e 2 assist. Ma da lui ci si aspettava sicuramente di più.
Mezz’ala destra – PAUL POGBA: indubbiamente se si cerca la parola “flop” sul dizionario di questa Serie A, non può mancare la sua foto. Arrivato a parametro zero, tra la gioia e il gaudio di tutto l’universo Juventus. Di fatto, invece, il suo apporto sarà pari a zero. Solo 6 partite disputate, una sola da titolare, terminata con uno dei tantissimi infortuni di quest’anno. Si fa molta fatica a descrivere la stagione di uno dei giocatori che, lo scorso agosto, era dato tra i candidati alla Top XI.
Mediano- LEANDRO PAREDES: il suo compito era quello di portare all’interno della mediana bianconera garra ed esperienza e, magari, essere un buon esempio per la crescita di giocatori più giovani come Fagioli e Miretti. Il suo impatto, invece, sarà esattamente il contrario. I due italiani lo superano nelle gerarchie e di lui si evidenziano soprattutto i passaggi a vuoto. Stagione ampiamente sotto la sufficienza, con 6 gialli e 1 rosso e con 8 partite dal 1′ a fronte delle 25 totali.
Mezz’ala sinistra – GEORGINO WIJNALDUM: pesa molto, forse troppo, il suo infortunio ad inizio stagione. Nel 2022, praticamente, non scende mai in campo. Arriva a calcare il prato dell’Olimpico con frequenza solo da fine febbraio in poi, riuscendo a siglare ben due reti contro Sassuolo e Sampdoria. Una stagione in salita, ma francamente inadatta per quelle che erano le aspettative su di lui.
Ala destra- CHARLES DE KETELAERE: inutile girarci attorno, impossibile non pensare a lui tra i flop di questa stagione. Sbarcato a Milano con tanta, sicuramente troppa prressione addosso per un semplice 2001, il belga non rispetterà mai le aspettative. Il buon ritiro prestagionale impatta ancora di più su un giocatore che raccoglie in totale solo 1 assist in 32 partite giocate. Tantissime le dimostrazioni di inadeguatezza, i gol sbagliati, ma anche le giocate positive a cui non è stato dato seguito. I buoni propositi per smentire tutto ciò, sin dalla prossima stagione, ci sono tutti. Ma per ora non può scrollarsi di dosso l’etichetta di flop.
Centravanti – ANDREA BELOTTI: la promessa era quella di restare competitivo anche in una piazza come Roma e partendo dalla panchina alle spalle di Abraham. Il Gallo ha interrotto in estate il suo rapporto pluriennale con il Torino, del quale era anche capitano, per provare nuove esperienze in Serie A. Mourinho, inoltre, gli garantisce le 31 partite in cui, sia partendo da titolare che subentrando, ha opportunità di mettersi in mostra. Ma l’unico momento degno di nota, nella sua produzione offensiva stagionale, è il calcio di rigore sbagliato al 92′ contro il Torino nell’ultima uscita, prima della pausa per il mondiale. La cifra 0 nella casetta gol segnati pesa tantissimo.
Ala sinistra – DIVOCK ORIGI: sarebbe dovuto essere il nome per far rifiatare Giroud e assicurare gol, portando con sè anche il carico di esperienza internazionale dopo la parentesi al Liverpool. Pochissime, invece, le gioie dell’attaccante belga in questa stagione, che pure segna due reti contro Monza e Sassuolo. Il titolare Giroud è stato costretto agli straordinari, anche a causa dei vari infortuni che lo hanno colpito nel corso dell’anno.
RISERVE
Oltre all’undici “ideale“, abbiamo deciso di elencare anche due riserve per reparto, che non hanno particolarmente brillato in questa stagione.
Portiere – ALESSIO CRAGNO
Terzino – MANUEL LAZZARI
Difensore centrale – MERIH DEMIRAL
Mezz’ala destra – HARRY WINKS
Mediano – GIULIO MAGGIORE
Centravanti – ANDREA PINAMONTI
Centravanti – LUKA JOVIC
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Il Celtic cerca il successore di Postecoglou: tra i nomi anche Maresca

Pubblicato
10 ore fa:
Giugno 8, 2023
Il Celtic fresco del Treble casalingo vinto, ha però bisogno di trovare un nuovo allenatore. Il biennio sotto la guida di Postecoglou è stato fantastico e pieno di trofei e soddisfazioni ma ora gli Hoops devono voltare pagina. L’australiano, infatti, è diventato l’allenatore del Tottenham e ora sono molti i profili che interessano ai campioni di Scozia per la guida tecnica.
Tra questi Sky Sports sottolinea anche il nome di Enzo Maresca. L’ex centrocampista italiano è attualmente il vice-allenatore del Manchester City di Guardiola. Il 43enne sarebbe tra i tanti nomi uno dei più papabili al ruolo di nuovo allenatore, anche se i tifosi sognano il grande ritorno di Brendan Rodgers.
Flash News
La Champions “rovina” i piani di Gagliardini: nozze rimandate

Pubblicato
1 giorno fa:
Giugno 7, 2023
Aver raggiunto la finale di Champions League è stata, ovviamente, una grande emozione per tutti i giocatori dell’Inter. Eppure, la sfida contro il Manchester City ha “rovinato” i programmi di qualcuno.
NOZZE RIMANDANTE
Il calciatore in questione è Roberto Gagliardini. Secondo quanto riportato dalla rivista Chi, il centrocampista e la sua fidanzata Nicole Ciocca hanno dovuto rimandare la data delle nozze. La cerimonia, infatti, era stata fissata per il 10 giugno, proprio il giorno della finale di Champions.
Ma non è tutto, anche altri due calciatori nerazzurri sono stati coinvolti in questi cambiamenti: Lautaro Martinez e Alessandro Bastoni. Entrambi, infatti, si sono sposati subito dopo la fine del campionato. Addirittura Agustina Gandolfo, consorte dell’attaccante argentino, ha rivelato di aver avuto pochissimo tempo a disposizione per organizzare rito e cerimonia, a causa dei numerosi impegni della formazione nerazzurra.
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Pagelle Serie A – Sampdoria, 2: campionato disastroso

Pubblicato
2 giorni fa:
Giugno 7, 2023
PAGELLE SERIE A – SAMPDORIA, 2: Per la Sampdoria, quella di quest’anno, è stata una stagione complicatissima. I blucerchiati hanno vissuto un’annata caratterizzata soprattutto dalla difficile situazione societaria, con lo spettro del fallimento che aleggiava su Marassi e probabilmente sventato con la cessione solo pochi giorni fa. Situazione extra campo a parte, anche quella vista sul terreno di gioco è stata drammatica, con la retrocessione e l’ultimo posto in classifica. A niente è servita la cura Stankovic, che subentrato a Giampaolo prima del Mondiale, è riuscito a dare dignità al finale di campionato ma non punti.
LA STAGIONE
Quello della Sampdoria è stato campionato semplicemente disastroso. Partendo da agosto, con Giampaolo in panchina, la squadra non è mai riuscita a trovare un’identità. Già dalle prime giornate dove, nonostante il pareggio casalingo con la Juventus, spicca il netto ko per 4-0 con una diretta concorrente come la Salernitana, si erano intraviste le prime fragilità.
Ad ottobre si è cercata la svolta, con l’esonero del tecnico e l’arrivo in panchina di Stankovic. A cambiare, è stato sicuramente lo spirito e, solamente in piccola parte il rendimento. Con il serbo in panchina i blucerchiati hanno provato a lanciare il cuore oltre l’ostacolo e, solamente all’undicesima giornata è la prima vittoria in campionato in casa della Cremonese.
Nemmeno la sosta riservata a Qatar 2022 però è riuscita a riportare serenità. Al rientro, la vittoria esterna con il Sassuolo aveva riportato un entusiasmo poi stroncato da un nuovo filotto di sconfitte, interrotte di tanto in tanto da pareggi come quello a sorpresa contro l’Inter.
Da marzo poi l’ultimo disperato tentativo avviato dal successo sul Verona e poi reso inutile dalla clamorosa sconfitta casalinga contro la Cremonese e dagli ormai inutili pareggi negli scontri decisivi contro Spezia e Lecce. Una situazione che poi ha portato inevitabilmente all’aritmetica retrocessione alla Dacia Arena contro l’Udinese.
ASPETTATIVE E MERCATO
In casa Sampdoria le aspettative, non di certo altissime, erano quelle di una salvezza quantomeno tranquilla. La stagione precedente aveva già fatto accendere il campanello d’allarme, con la salvezza raggiunta matematicamente solo alla penultima giornata. Quest’anno si è riuscito a fare di peggio, grazie anche ad una gestione scellerata anche dal punto di vista del mercato.
Comprensibile, vista li situazione societaria, la scelta di voler far cassa con la cessione di Damsgaard per 15 milioni. Decisamente meno comprensibile invece quella di lasciar partire l’ossatura della squadra composta da gente come Candreva, Thorsby, Ekdal e Yoshida, e quella di non trattenere calciatori di proprietà come Caprari e Bonazzoli che in prestito avevano fatto benissimo.
Decisamente errata la scelta degli acquisti con cui rimpiazzarli, con gli arrivi di Djuricic e Rincon, e quelli in prestito di Pussetto, Villar e Winks. I riscatti poi di Sabiri, ceduto alla Fiorentina e tenuto in prestito fino a fine stagione, e di Caputo, girato inspiegabilmente all’Empoli in cambio di Lammers nel mercato invernale. Inutili poi gli arrivi di Jesè Rodriguez e di un Zanoli comunque valorizzato a gennaio. Scelte sicuramente poi pagate a caro prezzo sul campo.
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