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Cagliari, sempre più vicino il ritorno di Ranieri

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Ranieri ad un passo dal ritorno al Cagliari: sarebbe un record

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Ranieri

Si susseguono le voci di un ritorno dopo 35 anni dall’ultima volta di Claudio Ranieri sulla panchina del Cagliari.

Dopo l’esonero di Fabio Liverani, il Cagliari si è subito messo alla ricerca per un degno sostituto capace di poter far tornare il Cagliari a lottare per le zone alte della serie cadetta.

Come riportato da Gianluca di Marzio, il nome potrebbe essere quello di Claudio Ranieri che tornerebbe, se si concretizzasse, dopo addirittura 35 anni dall’ultima volta che allenò i sardi in Serie C dal 1988 al 1991.

Si tratterebbe di un record assoluto: infatti l’ultimo a realizzare un ritorno così “longevo” fu Gigi Radice, che tornò alla guida del Monza nel 1997 dopo averla allenata 31 anni prima, dal 1966 al 1968.

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Monza, Galliani: “Il legame con questa società ha qualcosa di spirituale”

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ECA

Adriano Galliani, amministratore delegato del Monza ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport. Riportiamo di seguito le sue dichiarazioni.

50 ANNI DA DIRIGENTE – “Già, e i primi dieci anni da dirigente del Monza, del quale sono stato anche proprietario, li vogliamo buttare? Fine settembre ’75 entro nel Monza, nel ’79 incontro Berlusconi, senza quei dieci anni, quella gavetta, non mi avrebbe mai affidato la gestione del Milan. Stanco io? Sono carico a pallettoni”.

IL SENSO DI APPARTENENZA – “Un unicum. Qualcosa di diverso da tutto il resto, il senso di appartenenza come principio fondamentale e valore coltivato con orgoglio. Il capo azienda, il sottoscritto, è nato a Monza e il capitano pure. Matteo Pessina, che è indiscutibilmente un ottimo giocatore, ha solide radici monzesi”.

BEPPE RISO –“Molti dei nostri sono seguiti da Tullio Tinti, Ciurria e Colpani ad esempio. Riso lo stimo molto, lo conosco da quand’era ragazzo. I due giocatori al momento più chiacchierati, Colpani e Di Gregorio, sono uno di Tinti, appunto, e l’altro di Belloni”. 

QUESTIONE CALCIOMERCATO –  “Nessuno si è fatto vivo con noi per parlare di Colpani. Ha cinque anni di contratto, siamo a dicembre e fino a giugno e oltre non è trattabile. Diverso è stato il discorso per Carlos Augusto, che aveva ancora un anno e volendo diventare terzino del Brasile chiese di andare all’Inter. Ha avuto ragione: giocando con noi un’intera stagione non era mai stato considerato, sono bastate poche presenze nell’Inter e le porte della nazionale si sono aperte. Succedeva la stessa cosa al Milan: bastava indossare quella maglia per catturare l’attenzione dei vari selezionatori”.

IL FUTURO DEL MONZA – “La permanenza in serie A. Negli ultimi anni la distanza tra le squadre che partecipano alla Champions e le altre è aumentata in modo esponenziale, a questo aggiungo che nella discussione dei diritti televisivi quelli della Champions salgono sempre, mentre il campionato scende. Il Monza fattura 60, 70 milioni, Inter, Milan e Juve viaggiano tra 400 e 500″.

IL MONZA – “Vivo il Monza con un’intensità emotiva sconvolgente, come un pazzo. Ieri sera ero con la squadra, anche giovedì scorso. Sono in un sogno, la mia è totale beatitudine. Quando in Lega calcio fanno l’appello e sento chiamare, nell’ordine, Milan, Monza, Napoli, mi emoziono. La mia non è una semplice gestione, ma una missione. Quando il 29 maggio 2022 a Pisa siamo stati promossi ho pianto come un bambino, ho provato le stesse sensazioni di Barcellona, 24 maggio ’89. Ma mi hai chiesto del futuro del club”.

IL RICORDO DEL PRESIDENTE – “La fortuna del Monza sono i fantastici figli di Berlusconi, hai visto anche con quale civiltà hanno risolto la questione del testamento, fatto assolutamente insolito per le più importanti famiglie milanesi. Sanno con quanto amore il loro padre guardasse al Monza, forse la cosa che abbia più amato negli ultimi anni, ricordo che gli si illuminava lo sguardo quando veniva allo stadio… Un giorno troveremo un partner, chissà, il tema non è di stretta attualità”.

UN CALCIO ORIENTALE – “Il calcio riflette la condizione economica del Paese. Trenta, quarant’anni fa Roma era caput mundi, sauditi e coreani non avrebbero mai potuto contrastare la candidatura della capitale. Oggi il 60% del pil mondiale appartiene a Paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico, non a caso la Fifa ha captato il cambiamento e organizzato il Mondiale per club da quelle parti. Eravamo un campionato di arrivo, ora lo siamo di transito, con una capacità di spesa non concorrenziale con gli arabi e non solo. L’ultimo Pallone d’Oro della serie A è Kakà, 2007″.

L’INCONTRO CON IL PASSATO – “ Lui ha chiuso col Milan il 25 gennaio 2014, da allora il nostro rapporto si è addirittura consolidato. Dopo lo scudetto col Milan, Max ha vinto cinque campionati di fila con la Juve, quattro Coppe Italia, due supercoppe italiane e disputato due finali di Champions, perse con club del tutto sconosciuti, il Real di Ronaldo e il Barcellona di Messi”.

LA PRIMA VITTORIA CONTRO LA JUVE – A Palladino avevo suggerito di andare in panchina durante la sosta evitando proprio Monza-Juve per non bruciarsi. Niente: ha voluto cominciare subito e ha firmato la prima storica vittoria sulla Juve in serie A. Forse stasera prenderemo cinque gol, resta il fatto che con la Juve non ne abbiamo ancora subiti, due partite e porta illibata. Tornando a Max, come ho raccontato alla Bocci lo portai ad Arcore il giorno della finale di Champions Inter-Bayern. Non si trattò di una cena, ma di un pranzo perché mi aveva chiesto di rientrare a Livorno per vedere la partita da casa. Ricevette la benedizione del presidente e ripartì”. 

LEGAME PROFONDO – “Monza-Juve mi riporta a mia mamma che a 7, 8, 10 anni mi accompagnava allo stadio e ripeteva che un giorno il Monza avrebbe giocato in serie A. L’ho persa quando ne avevo meno di 15. Per cui posso serenamente affermare che il legame con questa società ha qualcosa di spirituale, riunisce due anime. Ed è l’effetto di un’autentica e prepotente vocazione”. 

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Vlahovic senza filtri: “La Juventus da dentro è molto meglio di quanto immaginiate”

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Dove vedere Atalanta-Juventus in tv e streaming

Dopo aver sbloccato il derby d’Italia contro l’Inter, Dusan Vlahovic ha rilasciato un’intervista per La Gazzetta dello Sport e gli spunti sono molto interessanti. L’attaccante serbo ha parlato a cuore aperto della Juventus e della sua situazione. Ecco un estratto delle sue parole:

SUL GOL CONTRO L’INTER – “Io non avevo nessuna ansia. Non conosco altri segreti che il lavoro quotidiano. Il calcio è fatto di alti e bassi come la vita, la differenza però la fa la testa, quanto riesci a rimanere lucido e non farti condizionare. Io non ero preoccupato, solo concentrato sul campo e su come aiutare la squadra. Quando ti sblocchi i gol arrivano tutti insieme. Sappiamo di essere forti, non è stata una partita facile contro la favorita per lo scudetto e il pari ci dà ancora più convinzione: significa che siamo lì. La priorità è tornare tra le prime 4 e giocare di nuovo in Champions League. Nello spogliatoio abbiamo l’ambizione di vincere perché la maglia della Juventus ci chiede questo”.

SULL’ESTATE – “Io non l’ho vissuta come un’estate diversa dalle altre, dal mio punto di vista non è successo nulla. Sono sempre stato concentrato e tranquillo anche durante la tournée in America, quando ho saltato la partita con il Milan per un problema fisico. Sono sempre stato sereno, sono sempre stato sicuro di voler restare. Le voci ci sono sempre e fanno parte del gioco, se ci mettiamo ad ascoltare tutti possiamo diventare pazzi. La Juve da dentro e’ molto meglio di come l’immagini, tutti vorrebbero essere al nostro posto. I tifosi posso solo ringraziarli perché sono sempre presenti, alla Continassa, allo stadio e nelle trasferte. Anche per loro voglio dare il massimo. È bello sapere che sono dalla mia parte”.

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Maldini shock a Repubblica: “Ci sono persone senza rispetto per il Milan. Cardinale? Mi licenziò con un battuta”

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Maldini

Paolo Maldini è intervenuto ai microfoni de La Repubblica, commentando alcuni retroscena degli avventimenti della passata stagione. Maldini ha parlato del rapporto con Scaroni, Cardinale e Stefano Pioli, soffermandosi inoltre sul suo pensiero riguardante la questione stadio. Di seguito le dichiarazioni rilasciate dall’ex calciatore rossonero:

SCARONI E CARDINALE – “Scaroni? In prima fila per lo scudetto, ma lo vedevo spesso lasciare lo stadio in anticipo quando le cose non andavano bene. Cardinale mi disse che io e Massara eravamo licenziati, giustificandolo con i cattivi rapporti con Furlani e aggiungendo una battuta sulla semifinale Champions persa con l’Inter. Con lui in un anno solo una chiacchierata e quattro messaggi”.

PIOLI – “Va ringraziato, ma dargli compiti che esulano dai suoi lo renderà sempre più solo”.

STADIO – “Lottavo per un impianto più grande, è stato motivo di scontro”.

IL SILENZIO – “Avrei parlato di pancia, il tempo permette serenità. Ci sono persone di passaggio, senza un reale rispetto di identità e storia del Milan. E ce ne sono altre legate ai suoi ideali”. 

LE FRIZIONI E LA SEPARAZIONE – “Se il club è stato venduto a 1.2 miliardi e la proprietà vuole cambiare, ne ha il diritto. Ma serve rispetto per persone e ruoli. Ho dovuto trovare un accordo per i miei diritti. L’amore per il Milan rimane incondizionato. Da figlio di Cesare, da ex capitano, da papà di Christian e Daniel. E da dirigente in 5 anni fantastici. L’informazione non è indirizzata verso la verità: chi dice il contrario sa di mentire a se stesso. Per fortuna mi pare che il pubblico non si faccia condizionare”. 

BUDGET PER IL MERCATO – “A marzo non se n’era ancora parlato e non si può aspettare giugno per programmare il mercato. Poi, 4 giorni prima del licenziamento, Furlani mi comunicò molto imbatazzato un budget molto basso: io ne presi atto. Dopo la nostra partenza, il budget è addirittura raddoppiato, al netto della cessione di Tonali, e il monte ingaggi è finalmente in linea con il nostro piano: deve essere diventato fonte di ispirazione!“. 

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Calcio Internazionale

Mascara si racconta: “Fui vicino a City e PSG, Simeone al Catania era avanti coi tempi””

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Simeone Atletico madrid

Durante la trasmissione TvPlay, Giuseppe Mascara, ex giocatore del Catania, si è raccontato. In particolare, sono stati trattati dei temi come giocatori e allenatori che ha incontrato nella sua carriera. Tanta emozione nel ricordo di quando Kakà gli diede la sua maglia. Mascara è anche entrato nei radar di due top club europei, ma l’affare non andò in porto.

LE PAROLE DI MASCARA

SU BERARDI – “Lui è uno dei pochissimi che gioca un calcio come quello che piace a me. Fa l’uno contro uno, se lo sbaglia lo rifà”.

SU POLITANO – “Un altro così è Matteo Politano. Forse un altro che si avvicina è Zaccagni della Lazio. Tutta gente che sulla fascia puntano l’uomo. Berardi farebbe bene anche alla Juve, se uno è forte si porta dietro le sue qualità anche nelle grandi squadre”.

SU SIMEONE –  “Si vedeva che il Cholo avrebbe fatto strada. Preparava le partite calcolando nei minimi particolari tutto quello che poteva succedere sia quando hai la palla che quando non ce l’hai. Nel 2011 era già avanti coi tempi”.

IL RICORDO DI MASCARA AL NAPOLI –  “Ero arrivato a 32 anni e volevo rimanere a Catania. Il contratto era in scadenza e la proposta per il rinnovo non arrivava, oggi domani, oggi domani… e alla fine ho accettato di andare al Napoli. In quegli anni avevo ricevuto diverse offerte ma sono sempre voluto rimanere a Catania. Non ho nessun rammarico verso i dirigenti però. Nel 2009, stagione in cui feci 14 gol. ebbi varie proposte, anche dal Manchester City e dal PSG, che non erano le squadre che sono oggi, ma pur sempre club blasonati. Anche il Bayer Leverkusen. Alla fine non andarono in porto. In Italia sono stato vicino alla Lazio”.

LA MAGLIA DI KAKÀ –  “Ho avuto la fortuna di affrontare diversi campioni ma tra tutti gli aneddoti quello che ricordo con più affetto riguarda Kakà. Gli chiesi la maglia a Milano dopo un Milan-Catania e lui senza nessun problema me l’ha data, poi al ritorno fu lui a venire da me per chiedermela”.

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