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Il calcio basco, una storia di rivoluzione

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Il calcio basco, una storia di rivoluzione

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Storia, tradizione, vittoria, resistenza, patriottismo, eccellenza, regionalismo. Valori che nel calcio, pian piano, si stanno sempre più andando a perdere, frutto di un gioco legato visceralmente con l’aspetto economico, tracotante in questi ultimi anni. Un business grazie al quale far accrescere i propri ricavi e favorire, dunque, un maggior interscambio monetario. Ma cos’è dopotutto il calcio, se non la rappresentazione massima di un agonismo portato a favorire una delle due compagini in campo, sostenute da migliaia di piccole persone comuni che in quei novanta minuti vedono la possibilità di gloria eterna?

Se unilateralmente si sta perdendo lo spirito di semplicità legato a tale sport, esiste una piccola realtà in un Paese latino in cui il gioco è visto come espressione di una libertà perpetuata nel tempo. Euskadi, piccola comunità autonoma della Spagna settentrionale, ospita attualmente due delle più belle realtà del calcio mondiale: l’Athletic Club e la Real Sociedad. Due club che con l’ambiente circostante hanno creato un rapporto viscerale, tradotto anche, nel caso dell’Athletic, in vere e proprie politiche societarie.

Il calcio basco, un calcio costituito da vittorie, da gioie e da grandi rivendicazioni sociali.

5 DICEMBRE 1976

L’esemplificazione massima dello spirito nazionalista basco sicuramente lo si potrà riscontrare nel grande gesto del 5 dicembre 1976. A San Sebastián va infatti in scena il famoso derby, in un Estadio de Atocha completamente gremito. Per la Spagna quegli anni non si possono considerare particolarmente felici. Franco è morto da un anno circa, la nazione sta cercando di ritagliarsi un proprio profilo politico anche se l’eco del franchismo appare inevitabilmente ancora assai pressante. In Euskadi, ad esempio, è fortemente vietata l’esposizione dell’ikurrina, la famosa bandiera regionale simbolo di una resistenza mai realmente spenta.

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Questo derby, per ovvie ragioni, non costituirà una grande importanza da un punto di vista sportivo. La partita terminerà con un reboante 5-0 per i padroni di casa ma, di questo, poco importa. Perché questo giorno passerà alla storia come una giornata di rivoluzione. I capitani delle due compagini, Inaxio Kortabarria della Real e José Ángel Iribar dell’Athletic, entrano in campo ammutolendo l’intero pubblico pagante. In mano tengono difatti stretta proprio l’ikurrina, la storica bandiera prima citata. Da un punto di vista sociale un gesto di tale portata ha un significato di incredibile eco. In un periodo di grande repressione, una luce si staglia in fondo al tunnel, un invito ad alzare il volto e combattere un regime ancora vigente di segregazione e paura. Una scossa, che il Paese iberico percepirà fin dentro il proprio animo; non casualmente infatti a distanza di poco più di un mese, il 19 gennaio del ’77, il governò renderà legale l’utilizzo di tale stemma e nel 1979 l’ikurrina sarà riconosciuta come la bandiera ufficiale della comunità basca.

ORIGINE DI DOMINAZIONE

Le origini del calcio spagnolo si aggirano circa ad inizio XX secolo, con per altro grande fatica di nascita per un gioco portato in Spagna dagli inglesi. Sin da subito nell’ambiente basco questo sport estende la propria fama a macchia d’olio, con la nascita di svariate società dilettantistiche. Ad onor del vero, proprio ad inizio espansione, il PNV, partito nazionalista vasco, di chiara ideologia conservatrice, cerca di reprimere il Fútbol, ritenendolo una distrazione non consona allo sviluppo di un cattolico professante. Nonostante ciò, non servì molto per intendere l’ampia forza aggregativa di questa disciplina. In pochi anni, dunque, il calcio venne completamente sdoganato ed il proliferarsi di tale sport nei Paesi Baschi divenne una solida realtà.

Sin da subito, le squadre dell’Euskadi dimostrarono una propensione naturale verso la pratica di questo sport, eccellendo già dalle prime competizioni disputate. Dal 1903 al 1936, in Copa del Rey, unico trofeo prima della nascita del campionato nazionale, diciannove volte vinse un club basco e in altri dodici momenti una formazione dell’Euskadi arrivò in finale. L’Athletic Club fu il chiaro mattatore del trofeo, con ben tredici trionfi.

Quando si decise di istituire il primo campionato nazionale, nel 1928, si fecero annettere al torneo i sei vincitori e i tre vice campioni del Campeonato de España, più una decima selezione identificata attraverso un torneo di qualificazione. Ecco, ben quattro partecipanti, su un totale per l’appunto di dieci squadre, provenivano dai Paesi Baschi. Ma il peso di questa regione non si limita di certo solo alle squadre di club.Nella Spagna che conquistò l’argento alle Olimpiadi d’Anversa del 1920, dodici calciatori su diciotto erano baschi. In Italia ’34 la formazione nazionale che si impose contro la rappresentativa brasiliana, presentava nello schieramento titolare dieci undicesimi di calciatori euskadi.

LE REALTÀ BASCHE: L’ATHLETIC, LA REAL SOCIEDAD E NON SOLO

In quasi tutto il mondo, la contesa di un derby è sempre vissuta in maniera oltremodo competitiva, con spesso anche climi di autentica guerriglia fra le due contendenti in gioco. Il derby basco è, tuttavia, una delle partite più tranquille dell’intero panorama spagnolo. Le due società sono difatti estremamente amiche fra di loro, con un senso di rivalità sano e sportivo. Entrambe, infatti, sanno di esser baluardo di una situazione regionale che da circa un secolo ricerca un’interdipendenza maggiore dallo Stato madre.

Parlando di regionalismo, non si può non approfondire la politica societaria dell’Athletic, filosofia per altro mantenuta anche dalla Real fino al 1989. Il team di Bilbao infatti, annovera nel suo roster, solamente calciatori baschi o cresciuti sin dalla più tenera età nelle giovanili di un club basco. Questa scelta ha creato con il territorio un legame viscerale, che non ha comunque mai portato la società ad un’indebolimento progressivo. Fra alti e bassi, il club ha sempre mantenuto una situazione di classifica medio-alta, attestandosi fra le compagini più competitive del massimo campionato. Questo legame regionale non è tuttavia solamente un’esclusiva dell’Athletic. La Real stessa infatti punta molto sulla propria cantera, che per altro gli ha permesso in anni complicati una risalita dalla Segunda alla Primera División.

Fonte: profilo IG @realsociedad

Ma Athletic e Real non solo le uniche grandi società basche. Da citare senza dubbio il caso Eibar, club militante nella massima serie spagnola, salvato da un collasso economico nel 2014 proprio dai suoi tifosi. Di certo altro caso estremamente emblematico della forte connessione territoriale vigente nella regione. Tuttavia anche Alavés e Osasuna sono altre due illustre società. La prima partecipa tutt’ora alla Liga, mentre l’Osasuna si ritrova nei bassifondi della serie cadetta, dopo diversi anni di militanza nella massima serie.

EUSKAL SELEKZIOA

Non ci si dimentichi, inoltre, che l’Euskal Herria presenta una propria e vera rappresentativa regionale, chiaramente non riconosciuta dall’UEFA, ma in poco meno di cento anni di storia ha già disputato svariati match. L’esordio internazionale lo si fa risalire al 3 gennaio 1915, quando al San Mamés i Paesi Baschi si imposero sulla Catalogna con un netto 6-1. Nell’aprile del ’37 venne creata una vera squadra, chiamata Euzkadi, con l’intento di fare una tournée europea finalizzata ad una raccolta fondi per la causa repubblicana. Nonostante ciò, con la salita al potere di Franco, ci fu l’abolizione di qualsiasi espressione nazionalistica non spagnola. L’Euskadi non giocò quindi sino al 16 agosto 1979, quando, in un’amichevole contro l’Irlanda, riuscì a prevalere per 4-1.

Dal 1993, una volta l’anno fino al 2013, nel mese di dicembre, Euskal Selekzioa disputa un’amichevole natalizia, quasi sempre al San Mamés di Bilbao, con un paio di eccezioni all’Anoeta di San Sebastián. L’ultima amichevole è però datata 28 dicembre 2013, quando nel nuovo impianto dell’Athletic, il San Mamés Barria, la selezione basca riuscì a battere il Perù per 6-0.

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Il gol dell’1-0 di Aduriz nella vittoria dell’Euskadi contro il Perù

Come detto nell’introduzione, una storia pregnante di tradizione, vittoria, resistenza, patriottismo eccellenza e regionalismo. Una storia di grande valore, che ha visto nel calcio la possibilità di creazione di una piccola rivoluzione. Una storia, quella basca, che mai deve esser dimenticata.

 

(Fonte immagine in evidenza: profilo IG @athleticclub)

 

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Flash News

Piquè favorevole alla riduzione di squadre in Liga: “Meno partite e più competitive”

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barcellona

L’ex difensore e capitano del Barcellona, Gerard Piquèè stato intervistato al Marca business sport Forum. L’argomento principale sicuramente quello riguardo la possibile riduzione delle squadre in Liga. Lo spagnolo è favorevole a questa iniziativa, prendendo come esempio i format usati in America, in particolare con la NFL.

LE DICHIARAZIONI

NUOVO FORMAT “Alla fine, lo sport sta andando verso competizioni più brevi e uniche. L’esempio chiaro è la NLF, ci sono quattro mesi di competizione e il Paese è paralizzato. Avete record di ascolti. Penso che il calcio dovrebbe andare in quella direzione.”

TROPPE PARTITE“Serve che tutte le organizzazioni si riuniscano e dicano: ‘non è possibile che ci siano 80 partite in un anno’. Ci sono troppe partite e la gente non sa nemmeno cosa si gioca. E poi a livello sportivo il livello scende.”

NUOVO CALENDARIO“Servirebbe un calendario con meno partite che però sarebbe più competitive. Invece di campionati da 20 squadre, passare a 16 o anche 14.”

 

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Flash News

Monza-Juventus, Allegri: “Da Locatelli e l’attacco al mio futuro, vi dico tutto”

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LE PAROLE DI MAX ALLEGRI IN CONFERENZA ALLA VIGILIA DI MONZA-JUVENTUS – Max Allegri ha parlato in conferenza alla vigilia del match tra Monza e Juventus. In attesa dell’esito del big match di giornata di domenica sera tra Napoli e Inter, i bianconeri, vincendo a Monza, potrebbero portarsi in testa alla classifica. Un campo tosto quello dei brianzoli che nella scorsa stagione hanno fatto bottino pieno contro la Juve. La squadra allenata da Max Allegri è ancora alle prese con diversi infortuni. Il tecnico toscano si è soffermato su questo aspetto, fornendo aggiornamenti su diversi giocatori oltre che approfondire anche il discorso riguardante il proprio futuro sulla panchina del club. Di seguito, tutte le dichiarazioni di Allegri alla vigilia di Monza-Juventus: 

LE PAROLE DI MAX ALLEGRI ALLA VIGILIA DI MONZA-JUVENTUS

DERBY D’ITALIA – “Cammino in discesa dopo il derby d’Italia? Sarebbe commettere un errore inspiegabile, noi sappiamo i nostri limiti. La classifica è buona, ma non si è fatto ancora nulla, appena lasci un attimo approccio e intensità rischi di perdere. Vincere partite non è facile, ne abbiamo 6 da qui al girone d’andata, di cui 4 sono trasferte. Ancora è tutto da giocare e bisogna fare un passo per volta. Il Monza fa la differenza nella fase difensiva e lo dicono i numeri: sarà una partita molto difficile”.

OBIETTIVI – “Ottimismo sullo scudetto? Io in spogliatoio non ci entro, è sacro. Il desiderio più importante deve essere la partita di domani. Non scordiamoci che rimanere fuori dalla Champions quest’anno è stato un danno tecnico ed economico. Noi abbiamo il dovere di costruire un’annata per tornare all’obiettivo minimo: giocare la Champions l’anno prossimo. Domani voglio vedere la Juve delle prime 13 giornate. Non possiamo permetterci di sottovalutare nessuno, ci vuole grande rispetto per tutti e dobbiamo giocare sempre da squadra come fatto finora. Noi guardiamo la quinta, bisogna scappare da chi c’è dietro e non guardare davanti. Resta motivo di orgoglio essere a 2 punti dall’Inter, ma bisogna guardare dietro perché nel calcio le cose cambiano in fretta. Non bisogna mantenere, ma migliorare di giorno in giorno”.

INFORTUNI – “Monza imbattuto in casa? Oltre che imbattuti, il Monza ci ha portato via 6 punti l’anno scorso e abbiamo fatto 0 gol a loro. Sarà una partita difficile e importante come quelle a seguire. È importante per dare seguito al pari con l’Inter. Danilo e Alex Sandro saranno a disposizione, seppur non al 100%. Per Locatelli valuteremo oggi, è un problema di dolore, l’altro giorno è entrato, vediamo oggi. Oggi dovrò vedere l’allenamento per capire su Manuel e su Nicolussi-Caviglia, che ha fatto una gara importante. Se no troveremo una soluzione e in qualche modo faremo”.

ATTACCO – “Monza imbattuto in casa? Oltre che imbattuti, il Monza ci ha portato via 6 punti l’anno scorso e abbiamo fatto 0 gol a loro. Sarà una partita difficile e importante come quelle a seguire. È importante per dare seguito al pari con l’Inter. Danilo e Alex Sandro saranno a disposizione, seppur non al 100%. Per Locatelli valuteremo oggi, è un problema di dolore, l’altro giorno è entrato, vediamo oggi. Oggi dovrò vedere l’allenamento per capire su Manuel e su Nicolussi-Caviglia, che ha fatto una gara importante. Se no troveremo una soluzione e in qualche modo faremo. Settimo attacco? 5 Vlahovic, 4 Chiesa, mancano quelli di Kean, Milik, Yildiz… L’importante è vincere le partite. Stiamo lavorando sui gol delle punte, cerchiamo di migliorare”.

GALLIANI – “Un amico, ci diamo del tu ormai, ci siamo dati del lei per tanti anni. È un dirigente di altissimo valore, sono fortunato ad aver lavorato con lui e ad avere ancora oggi un rapporto con lui. Siamo legati da un bel rapporto affettivo”.

PALLADINO – “Galliani come al solito non ha sbagliato allenatore. Sta facendo molto bene Palladino e sono certo che nella sua evoluzione può solo crescere, non parlo solo di campo. Potrà fare un’ottima carriera, ci son dei giovani allenatori bravi. E poi accanto ha Galliani, che è un dirigente di grande genialità”.

 

 

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Champions League

Rimonta da urlo dell’Inter, il Napoli crolla nel finale: i resoconti

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Inter

Serata di Champions dalle mille emozioni per Inter e Napoli. Primo tempo da dimenticare per i nerazzurri, sotto 3-0 all’intervallo col Benfica grazie alla tripletta dell’ex Joao Mario. Al rientro dagli spogliatoi, grande reazione gli uomini di Inzaghi che riescono a trovare una super rimonta con il 3-3 finale. Succede di tutto anche al Bernabeu. In casa del Real Madrid, il Napoli prima la sblocca, poi la riprende con Anguissa e, alla fine perde 4-2. I resoconti dei match.

IL RESOCONTO BENFICA-INTER

Serata che parte malissimo per l’Inter. Al Da Luz sembra essere la serata dell’ex Joao Mario, capace di annichilire i nerazzurri con una tripletta nei primi 34 minuti di gioco. La serata di grazia del portoghese si apre dopo soli 5 minuti, quando è abile a raccogliere la sponda di Tengstedt e mettere il pallone all’angolino. Il raddoppio del Benfica arriva in maniera anche abbastanza fortunosa: palla persa da Asllani a centrocampo e ripartenza culminata con un rimpallo tra Bisseck e Rafa. Il pallone arriva poi tra i piedi di Joao Mario che non sbaglia. La timida risposta interista è rappresentata dall’errore di Arnautovic nell’uno contro uno con Trubin. I padroni di casa non si fermano e arriva anche il 3-0, sempre propiziato da un ispiratissimo Tengstedt. Stavolta l’attaccante danese serve un cross delizioso sempre per Joao Mario che, da due passi, mette in rete di testa.

Quella del secondo tempo è tutta un’altra Inter. Gli uomini di Inzaghi ci mettono carattere e riescono a tornare in partita con il tap in vincente di Arnautovic. Sull’onda dell’entusiasmo arriva anche il 3-2 firmato da Frattesi. Gran gol dell’ex Sassuolo che, su cross di Acerbi, trova la rete con un gran tiro al volo. Dopo aver corso un enorme rischio con il salvataggio di Bisseck su Tengstedt, arriva il clamoroso 3-3. Pestone in area di Otamendi su Thuram: dal dischetto va un glaciale Alexis Sanchez che non sbaglia e trova un insperato pareggio. Emozioni anche nel finale con il grande intervento di Audero su Di Maria e l’espulsione di Antonio Silva. Match che però si chiude con un pirotecnico 3-3.

IL RESOCONTO DI REAL MADRID-NAPOLI

Avvio pazzesco al Bernabeu dove, dopo soli 9 minuti, a passare è il Napoli. I partenopei trovano il gol grazie a una bella azione chiusa con l’appoggi di Di Lorenzo per Simeone, bravo a farsi trovare pronto e mettere in rete. Giusto il tempo di ribattere e il Real ha già pareggiato: azione solitaria di Rodrygo e gran destro all’incrocio. Spinti dal proprio pubblico i Blancos trovano anche il raddoppio con il solito Bellingham. L’inglese si inserisce alle spalle di un incerto Natan e, di testa, batte Meret sfruttando al meglio il perfetto lancio di Alaba.

Dopo l’equilibrio di fine primo tempo, al rientro dagli spogliatoi ricominciano le emozioni ancora grazie al Napoli. La squadra di Mazzarri trova il pareggio grazie ad un gran destro di Anguissa che, dopo un primo tentativo murato, trova un grande angolo da posizione defilata. Il Real Madrid riesce a ritagliarsi subito l’opportunità per il nuovo vantaggio ma Joselu, da pochi passi, non riesce a coordinarsi. Il Napoli lotta ma crolla nel finale. Il Real, grazie ad una vistosa incertezza di Meret, trova prima il 3-2 con il destro dalla distanza di Nico Paz. Poi, mette anche il punto esclamativo con il tap in di Joselu su assist di Bellingham. 4-2 il risultato finale.

COME CAMBIANO LE CLASSIFICHE DEI GIRONI

GRUPPO D

  1. Real Sociedad 11
  2. Inter 11
  3. Salisburgo 4
  4. Benfica 1

GRUPPO

  1. Real Madrid 15
  2. Napoli 7
  3. Braga 4
  4. Union Berlino 2

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Calcio Internazionale

Mazzarri torna in Champions dopo undici anni: a che punto è il suo Napoli per l’esame Real Madrid?

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Napoli - Real Madrid

Il Napoli si prepara alla grande sfida di Champions League contro il Real Madrid al Bernabeu. Dopo la sfida di andata vinta dai Blancos per 2-3, dove il Napoli aveva dato comunque dimostrazione di potersela giocare con una delle migliori squadre d’Europa, questa volta ci sarà un’importante differenza, ovvero chi si siederà nella panchina degli attuali campioni d’Italia. Walter Mazzarri torna nel palcoscenico più importante d’Europa a distanza di 11 anni, quando con i partenopei, riuscì a far sognare i tifosi anche nella massima competizione europea.

Il magico trio Lavezzi-Cavani-Hamsik, trascinatori del primo Napoli di Mazzarri, aveva infatti riportato dopo 21 anni gli azzurri in Champions League, trovando un girone ostico con Bayern Monaco, Manchester City e Villarreal. Nonostante il grande livello, i campani riuscirono a piazzarsi in seconda posizione, trovando quindi l’accesso agli ottavi di finale per la prima volta nella storia. Con il Chelsea si sfiorò l’impresa: all’andate al San Paolo finì 3-1 con doppietta di Lavezzi e un gol di Cavani. Allo Stamford Bridge poi la disfatta, con la vittoria da parte dei futuri campioni d’Europa di Roberto Di Matteo per 4-1 ai tempi supplementari con il decisivo gol di Ivanovic.

Come si farà trovare la formazione di Mazzarri?

LA SITUAZIONE NEL GIRONE

Il girone C composta da Real Madrid, Napoli, Braga e Union Berlino vede le prime due squadre in prima e seconda posizione, rispettivamente a 12 e 7 punti. La formazione di Carlo Ancelotti è infatti a punteggio pieno fino a questo momento. Il Napoli ha portato a casa due vittorie, la sconfitta appunto con il Real Madrid e l’ultimo risultato che è il pareggio con l’Union Berlino, che aveva già fatto mettere in dubbio la definitiva posizione di Rudi Garcia, che da lì a pochi giorni verrà esonerato da Aurelio De Laurentiis. Il patron del Napoli ha quindi deciso di affidare la panchina ad un traghettatore. Un uomo di fiducia, che come raccontato in precedenza, ha già portato buoni risultati e conosce l’ambiente.

“Quando mi ha chiamato gli ho fatto capire che una squadra così importante l’avrei allenata ancora volentieri, e lui avrà pensato che ero l’allenatore giusto. Col presidente c’è stato un po’ di gelo per un paio d’anni dopo che sono andato via, ma ora è un amico, mi ha chiamato anche in occasioni diverse, magari per chiedermi consigli sui giocatori. C’è un rapporto di stima reciproca e considerazione. Domani sarebbe bellissimo se riuscissimo a fare risultato e passare il turno già domani, però se non dovesse essere così ci sarà l’ultima che sarà come una finale. Contro un’avversaria di valore, ma non come il Real Madrid”.

Walter Mazzarri, intervista a Sky Sport

Con la fiducia dell’importante esordio con vittoria di Bergamo per 2-1 contro l’Atalanta, Mazzarri dovrà affrontare qualche dubbio di formazione per affrontare una della favorite al titolo.

“Continuità dopo i segnali di Bergamo? Quello lo vedremo. Siamo coscienti di giocare contro una squadra top nel mondo contro un allenatore bravissimo che ha vinto tutto. Conosciamo le difficoltà ma questo è affascinante e bello e speriamo di fare il meglio possibile”.

LA FORMAZIONE

Mazzarri pronto a confermare il 4-3-3 che ha convinto per compattezza del gruppo contro l’Atalanta in campionato. In porta torna Meret, in difesa Di Lorenzo a destra, centrali confermati Rrahmani e Natan. Sulla sinistra visto il grave infortunio di Olivera, è pronto Juan Jesus. A centrocampo con tutta probabilità verrà riproposto la mediana con Anguissa, in ripresa vista l’ottima prestazione di Bergamo, Lobotka e Zielinski.

In attacco ecco il grande dubbio: sono confermati Politano e Kvaratskhelia confermati come due ali d’attacco, resta da capire il grande dubbio su Raspadori e Osimhen. Il nigeriano è rientrato nello scorso turno di campionato ma anche Mazzarri ha voluto chiarire la situazione:

“Osimhen partirà titolare? Gli devo parlare. Quando ci sono partite così ravvicinate bisogna parlare con i ragazzi. Anche con chi ha fatto una partita intensa a Bergamo: devo capire se stanno bene. Di sicuro Osimhen non ha i 90′ nelle gambe: se partirà dall’inizio o giocherà a partita in corso lo deciderò dopo aver parlato con lui e con lo staff medico”.

Walter Mazzarri, intervista a Sky Sport

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