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Cantanti nel pallone

Calcio e dintorni

Cantanti nel pallone

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Calcio e musica è un binomio che ha segnato da sempre la scena italiana. Spesso i cantanti si sono apertamente schierati con la loro squadra, dedicandole magari anche accorate canzoni. Altre volte la passione viene mascherata, ma è comunque viva e sorprende ancora di più quando viene scoperta. Certe volte poi una tifoseria decide di identificarsi con un dato cantante o con una data canzone, che diventa improvvisamente un canto rappresentativo. Caso per caso, vediamo come alcune squadre di A sono rappresentate dai cantanti che hanno dominato, o dominano, il panorama musicale italiano.

GRAZIE ROMA ROMA ROMA

Se si pensa ad un cantante tifoso non si può non pensare immediatamente ad Antonello Venditti. Forse l’esempio più celebre di autore al servizio di un’ideologia calcistica, tanto che i suoi brani sono diventati canzoni ufficiali della società. L’inno giallorosso, Roma (non si discute, si ama), è stato composto nel 1974 ed è stato suonato per la prima durante il derby del 1 dicembre 1974, vinto dai giallorossi per 1-0. Significativo il fatto che il brano sia stato scritto l’anno dello scudetto biancoceleste, come ulteriore affermazione del tifo inesorabile. Inizia così l’identificazione dei tifosi giallorossi con le canzoni di Antonello Venditti. Connubio che si farà ancora più forte nel 1983, quando dopo la conquista dello storico scudetto il cantautore romano incide Grazie Roma, un vero e proprio omaggio a quella squadra strepitosa. Non c’è due senza tre e nel 2001 arriva Che c’è, scritta per la conquista del terzo scudetto. Gli ultimi anni hanno visto dei momenti di tensione tra la tifoseria giallorossa e Venditti, con una spaccatura che si è creata quando il cantante ha affermato, nel 2011, che il suo inno ormai non rispecchiava più la Roma che stava vivendo. Ma, frizioni a parte, il rapporto Tra Roma e Venditti non muore mai e Antonello quando può continua ad omaggiare il suo grande amore, dopo il 2006 ad esempio la parte del brano Giulio Cesare che recita “Paolo Rossi era un ragazzo come noi” diventa “Francesco Totti era un ragazzo come noi”.

Ovviamente non solo Venditti ha omaggiato la Roma nel panorama musicale. Altro grande tifoso giallorosso era Lando Fiorini e la sua Forza Roma, forza lupi divenne l’inno ufficiale tra il 1978 e il 1983, pare per volontà del presidente Dino Viola che non voleva un inno scritto da un cantante così politicamente esposto come Venditti. E ancora Francesco De Gregori, che nel 1982 pubblica quella poesia che è La leva calcistica della classe ’68. In molti hanno visto in Nino, il protagonista della canzone, un omaggio ad Agostino Di Bartolomei.

Molti sono i riferimenti musicali del passato, noti magari ad un pubblico più attempato. Ma non mancano di certo punti d’appoggio per i tifosi giallorossi più giovani. Nella scena musicale di oggi tifosissimi della Roma, come dimostrano le loro canzoni, sono Carl Brave e Franco 126, che hanno esordito in coppia per intraprendere poi la strada da solisti. Da “un urlo tra i palazzi, la Roma avrà fatto un gol” della canzone Enjoy alla simpatica frecciatina all’ex laziale Zarate in Spunte blu, le loro canzoni, sia in coppia che da soli, non rinunciano ad esprimere la loro fede calcistica.

La folla di tifosi giallorossi accorsi al Circo Massimo per il concerto di Antonello Venditti dopo la conquista del terzo scudetto

LE LUCI DI SAN SIRO

Da Roma a Milano. Come i giallorossi, anche l’Inter è una squadra decisamente ben rappresentata a livello musicale. Una delle canzoni più comunemente associate ai nerazzurri è il capolavoro di Roberto Vecchioni Luci a San Siro. In realtà il tema originario del pezzo non ha nulla a che fare probabilmente col calcio, è il racconto nostalgico di un ragazzo che ricorda la sua Milano, ma l’ambiguità del testo ha aperto a molteplici interpretazione. Tra le tante, quella dell’omaggio all’Inter, forse intenzione non originaria, ma sicuramente esito decisamente gradito. Le luci di San Siro sono quelle che si accendono quando gioca l’Inter, ma anche i cuori dei tifosi che si infiammano per la loro squadra.

Altro grande tifoso dell’Inter è Luciano Ligabue. Suo forse l’omaggio musicale più bello scritto ad un calciatore, ovviamente si parla di Una vita da mediano. Il cantante di Correggio pone Oriali come esempio di vita, esalta il suo ruolo sporco, dietro le quinte, mai in prima scena. Oriali è il lavoratore medio, che ogni giorno lotta per portare a casa il pane, ma alla fine la fatica e le botte possono regalare un mondiale. E ancora l’Inter in Hai un momento Dio? in cui Liga, se potesse fare 3 domande a Dio, chiederebbe chi verrà acquistato dai nerazzurri. Come la maggior parte dei tifosi probabilmente.

Chiudiamo la rassegna di cantanti nerazzurri con un altro celebre esempio, stavolta più recente. nel 2007 Max Pezzali pubblica l’album Time Out, da cui viene estratto il singolo Sei Fantastica. Dopo essere stata presa a cuore da moltissime coppie, in realtà Max spiega che il brano è sì una canzone d’amore, ma per la sua Inter. A dire la verità dal testo si intuiva la matrice calcistica della canzone, ma la rivelazione del leader degli 883 ha tolto ogni dubbio. E ora Sei Fantastica invece che essere cantata dagli innamorati per la loro amata, viene cantata dai tifosi nerazzurri per la loro Inter.

Luciano Ligabue riceve una maglia col suo numero 7 dopo una visita ad Appiano Gentile

MILAN FREESTYLE

Dall’altra parte di Milano forse non c’è una rappresentazione così ampia come per i nerazzurri, ma piuttosto diversa. Storica voce dei rossoneri è sicuramente Enzo Jannacci, che nel 1984 compose Mi-mi-la-lan! che sarebbe diventato l’inno dei rossoneri. Al di là di questa, il Milan pervade la produzione di Jannacci “Zero a zero anche ieri sto Milan, sto Rivera che ormai non mi segna più” canta in Vincenzina e la fabbrica.

Il tifo rossonero però ha ritrovato ultimamente nuove voci rappresentative, provenienti dal mondo di quel rap che ha segnato con decisione i primi anni di questo secolo e che continua a rinnovarsi tuttora. Dai Club Dogo, con Jake La Furia che ricorda “gli anni d’oro di Van Basten” fino a quella che oggi è probabilmente la voce più rappresentativa del tifo rossonero, quella di Emis Killa. Immerso a pieno nel mondo del calcio, ha condotto Goal Deejay a Sky e ha scritto Maracanà in occasione dei Mondiali brasiliani del 2014. Oltre alle innumerevoli presenze in Curva Sud, nel 2013 ha scritto MB45, canzone che fa evidente riferimento a Mario Balotelli, al tempo attaccante dei rossoneri. Tale è il legame che il rapper ha persino invitato la punta azzurra sul palco a un suo concerto.

IL NOSTRO CANTO LIBERO

Torniamo ora a Roma, questa volta sponda Lazio. Celebre tifoso laziale, anche se, in nome della sua conclamata riservatezza, non l’ha mai dato a vedere, era Lucio Battisti. Fu addirittura suo padre, dopo la morte del figlio, a rivelare la profonda fede biancocelesti di Lucio, tanto era geloso nel custodirla. La Curva Nord omaggia ogni domenica la sua immortale voce, prendendo come inno I giardini di marzo. Nessun legame diretto con la Lazio, ma solo la voglia di celebrare un grandissimo tifoso attraverso il canto libero dell’irriducibile curva nord.

Oggi la voce dei tifosi biancocelesti è senza dubbio Tommaso Paradiso, frontman dei Thegiornalisti. Ancora nessuna canzone per la sua Lazio, ma una partecipazione decisamente attiva, tra storie su Instagram e interventi in radio. Il video di Sold Out pieno di bandiere biancocelesti sicuramente strizza l’occhio alla sua Lazio. Gran tifoso anche Briga, che è ormai protagonista in prima persona all’interno della squadra vista la sua vicinanza a molti calciatori biancocelesti.

Toccante, infine, la dedica di Fabrizio Moro a Gabriele Sandri, morto tragicamente nel 2007. La partita è l’accorato racconto di un ragazzo che esce per andare allo stadio e non tornerà mai più a casa a salutare la madre. Un grido contro l’assurdità di morire per una partita, che sbatte in faccia la consapevolezza che troppe volte il calcio assume una dimensione troppo grande di quella che realmente deve avere.

La spettacolare coreografia della Curva Nord per omaggiare Gabriele Sandri

TORINO COME SANREMO

La squadra più tifata d’Italia, ma quanto è rappresentata la Juventus nel mondo della musica? Uno tra i più celebri tifosi bianconeri è Eros Ramazzotti, nonostante l’origine romana. Ma la Vecchia Signora affiora nelle rime di due importanti rapper dei giorni nostri. Il primo è Fabri Fibra, che ha più volte ribadito la sua fede bianconera e nella canzone Andiamo a Sanremo associa la sua voglia di imporsi nella musica col suo amore per la Juventus. I due grandi amori di Fibra accostati, accomunati dall’Ariston, celebre teatro dove si svolge l’annuale festival della canzone italiana e sponsor della Juventus che il rapper ammirava da piccolo.

L’altra voce è quella di Shade, impegnato proprio in questi giorni sul palco dell’Ariston. Il rapper è celebre soprattutto per i suoi freestyle e uno di questi è stato realizzato proprio con la collaborazione della società nell’ottobre 2017. “Faccio questa roba ed è il bianco che abbraccia il nero e so che lo vestirò sempre come Del Piero”. Non ci sono molti dubbi sull’amore di Shade per la sua Vecchia Signora.

Infine altra celebre voce juventina è quella di Paolo Belli, che ha contribuito all’incisione di Storia di un grande amore, nuovo inno dei bianconeri dal 2007.

Il rapper Shade con la maglia della sua Juventus

AMORE ALL’IMPROVVISO

La musica a Napoli ha una tradizione a dir poco invidiabile. Molti sono stati gli esponenti della musica napoletana che si sono affermati sulla scena italiana, ma quanti hanno portato con sé anche la squadra della loro città? Impossibile non pensare ad una pietra miliare della musica partenopea, ‘O surdato ‘nnamurato, canzone che è stata presa a rappresentanza della squadra azzurra, spesso anche con fare irriverente da parte degli avversari. La canzone è diventata talmente rappresentativa che non solo è stata interpretata da due grandi come Nino D’Angelo e Massimo Ranieri, ma persino da Diego Armando Maradona. Proprio Nino D’Angelo ha portato il Napoli nel suo lavoro, sia musicale che cinematografico. “A bandiera tutta azzurra ca rassomiglia ‘o cielo e ‘o mare ‘e sta città” canta in Napoli Napoli, colonna sonora del film Quel ragazzo della Curva B, film manifesto dell’amore di Nino per Napoli.

Non mancano ovviamente le voci più recenti a rappresentare il Napoli. Su tutti il rapper Clementino, tifoso vero della Curva B che anche dopo il successo non ha smesso di sostenere la squadra in mezzo ai suoi fratelli. A lui si deve una versione rap del motivo che sta accompagnando in questi ultimi anni il tifo napoletano, Un giorno all’improvviso. Infine spicca uno degli ultimi arrivati sulla scena musicale, il vincitore dell’ultima edizione di X-Factor Anastasio. Oltre ad essere un tifosissimo degli azzurri, ha composto una canzone in onore di Maurizio Sarri. Il tecnico ex Napoli diventa l’incarnazione della passione e del duro lavoro, l’esempio per raggiungere i risultati nella vita e la guida a cui tende il giovane rapper.

Nino D’Angelo in “Quel ragazzo della curva b”

PENISOLA MUSICALE

La Serie A può vantare una sostanziosa rappresentazione nel panorama musicale. Storico tifoso del Bologna è Gianni Morandi, che ne è stato anche presidente onorario dal 2010 al 2014. Fedele rossoblu è anche Cesare Cremonini, anche se “da quando Baggio non gioca più” forse il suo Bologna non è quello di prima. Per la Fiorentina ci sono Marco Masini e Piero Pelù, mentre tifosissimo del Sassuolo è Nek, che ha anche scritto l’inno dei neroverdi. Altro inno per una squadra di A è stato scritto dai Sonohra, che nel 2013 hanno scritto Vola con noi per il loro Chievo. Prima i mussi volanti cantavano sulle note di Ivana Spagna, anche lei tifosa dei clivensi, più volte identificatasi nella squadra per il fatto di essere partita da zero e aver raggiunto la vetta.

Un altro celebre tifoso della Fiorentina è Gaetano Curreri, leader degli Stadio. La band ha scritto nel 2011 Gaetano e Giacinto, testo dedicato a due grandi campioni come Facchetti e Scirea. Loro sono due punti di riferimento, per la loro capacità di aver lottato nella vita. Gaetano e Giacinto sono esempi di un calcio che forse oggi non c’è più, sono i personaggi che tengono in vita i sogni dei bambini, che aiutano anche gli adulti a sopravvivere giorno dopo giorno. Chiudiamo questa rassegna con uno dei maggiori esponenti della scena indie odierna, forse il vero volto di questa nuova tendenza musicale che sta conquistando i giovani di oggi. In Frosinone Calcutta commenta l’assurdità delle notizie che si leggono al giorno d’oggi sui giornali ponendo come esempio la notizia della promozione dei ciociari in Serie A. Una notizia che un tifoso del Latina come lui non deve aver preso troppo bene.

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Calcio e dintorni

Mourinho convocato in procura federale: squalifica in arrivo?

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Le designazioni arbitrali della 3ª giornata

MOURINHO PROCURA FEDERALE – Nelle scorse settimane le dichiarazioni di José Mourinho in merito all’arbitro Mercenaro e il capitano del Sassuolo, Domenico Berardi, hanno scatenato una reazione a catena nell’opinione pubblica e legale del mondo calcistico.

Le accuse rivolte dall’allenatore della Roma nei confronti dei due personaggi sopracitati hanno avuto un peso, considerando che sia gli organi arbitrali che il club neroverde hanno accusato lo Special One di aver violato l’art. 4 e l’art. 37 del codice di giustizia sportiva, sottolineando la mancanza di lealtà e di esempio disciplinare. Pertanto, Mourinho ha dovuto difendersi personalmente, presenziando presso la procura federale e avendo un colloquio diretto con Giuseppe Chiné, cercando di giustificare le sue dichiarazioni attraverso valutazioni frutto di evidenze, come riportato dal Corriere dello Sport.

L’esito dell’udienza è ancora ignoto, ma persiste la possibilità di una squalifica di Mourinho, presumibilmente nel nuovo anno, seppur di minore durata in relazione alla richiesta iniziale dell’accusa. Maggiori informazioni saranno comunicate nei prossimi giorni, ma gli scenari possibili sono ancora molteplici.

Nel frattempo la Roma si prepara ad accogliere la Fiorentina in un match che potrà dire molto sul percorso in campionato dei giallorossi. Con la sconfitta del Napoli di ieri sera, aumentano le possibilità per i capitolini di consolidare il quarto posto in classifica, ma occhio all’armata viola, anch’essa animata da forti speranze europee.

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Calcio e dintorni

Ennesimo atto vandalico alla targa di Valentino Mazzola: la denuncia del Torino

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Torino

MAZZOLA – Il Grande Torino è stato e sempre sarà nell’album dei ricordi del calcio italiano e non solo, venendo ricordato come uno dei più grandi gruppi della storia del gioco per risultati e, purtroppo, per la tragica fine capitatagli. Tra questi, uno dei personaggi di maggiore spicco è senza alcun dubbio il capitano Valentino Mazzola, leggenda eterna del Toro. L’affezione della città piemontesenei confronti di tale mito sportivo è sempre stata molto forte, tanto da dedicargli un parco in piazza Galimberti, con tanto di targa celebrativa ad honorem.

Tuttavia, questo elemento commemorativo è stato vittima di vandalismo nella giornata di ieri, essendo distrutto in mille pezzi. Considerando che non si tratta dell’unico precedente a riguardo, la risposta del club Torino non si è fatta attendere, denunciando fortemente l’accaduto sui social con un forte messaggio:

“Valentino Mazzola resterà nella storia, mentre i vandali resteranno tali”.

Sdegno e disgusto causato da un gesto deplorevole, che va contro il ricordo di un campione senza tempo che ha legato il proprio destino ad una maglia e ad un’intera città. Il ricordo di Mazzola rimane vivo nella mente e nello spirito del Torino in tutte le sue forme. Rimane la solidarietà unanime nei confronti dell’ambiente granata per gesti vergognosi come quello accaduto nella giornata di ieri.

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Calcio e dintorni

ESCLUSIVA – Lo sviluppo dei nuovi talenti di adidas studiando Bellingham

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La crescita e la formazione di nuovi talenti è da sempre uno dei punti cardini all’interno del progetto adidas. Il brand, infatti, ha fatto della crescita e l’accompagnamento verso i propri obiettivi di giovani calciatori una propria prerogativa. L’ultima importante iniziativa del Team Football Italia è stata quella di proporre un viaggio nella dimensione Real Madrid per studiare da vicino l’ambiente in cui lavora quello che al momento è il giovane più forte al mondo: Jude Bellingham. Sette giovanissimi calciatori seguiti dal brand, sono partiti alla volta della capitale spagnola per poi immergersi in un clima da grande calcio. Dalla visita al Bernabeu e al museo del club, fino ad assistere alla gara di Champions League Real Madrid-Napoli. Una vera e propria esperienza a 360 gradi, per arricchire il proprio bagaglio culturale oltre che calcistico.

Di seguito la lista completa dei giovani calciatori che ne hanno preso parte:
Jacopo De Vincenzo, Lazio
Lorenzo Hallidri, Verona
Francesco Paesanti, SPAL
Marco Damioli, Atalanta
Samuel Prendi, Atalanta
Gabriel Masullo, Monza
Gabriele Borsa, Milan

Noi di Numero Diez abbiamo intervistato lo Scouting Manager di adidas Kevin Cauet, che compone il team football SPOMA con Alfredo Freda, Senior Manager del brand tedesco. Siamo entrati nei particolari di quella che è stata questa importante esperienza, approfondendo il tema della crescita calcistica e soprattutto personale di questi ragazzi: dallo stile di vita sano alla mental health, indispensabili per raggiungere traguardi importanti. Di seguito l’intervista.

L’INTERVISTA A KEVIN CAUET, SCOUTING MANAGER ADIDAS

Quali sono i criteri utilizzati per la scelta dei talenti da seguire?

“È molto complesso. Fino a 17/18 anni si fa una valutazione prettamente calcistica: aspetto tecnico, tattico, fisico e mentale. In più di quello che può essere l’ambiente di crescita del ragazzo: famiglia, stile di vita ecc. Arrivati a una certa età ci dobbiamo ricordare che siamo un brand sportivo e non un club. Dobbiamo fare una selezione molto stringente: non solo di chi arriverà in Serie A, ma anche di chi un giorno potrà arrivare a vestire la maglia della Nazionale italiana o di un top club mondiale. Per quello è fondamentale valutare anche la realtà in cui cresce il ragazzo, il suo percorso di crescita e il progetto intorno a lui. Ci sono tantissimi aspetti di cui tenere conto”.

Anche Francesco Camarda è tra i talenti della scuderia di adidas Italia. Che idea si è fatto del suo avvicinamento alla prima squadra del Milan e il traguardo di più giovane esordiente di sempre in Serie A?

“Innanzitutto se lo merita. È un ragazzo d’oro, che viene da una famiglia spettacolare. Per lui ci sono dei presupposti di crescita importanti. Avere un quadro sano extra-calcistico è decisivo. Così il ragazzo può lavorare tranquillo, va a scuola e non è vittima dell’ossessione di arrivare. Lui sta vivendo questo momento a modo suo. È un ragazzo mentalmente molto preparato per la sua età. Tecnicamente, credo salti all’occhio di tutti, è a un livello molto avanzato se lo si paragona ai suoi coetanei. E anche tatticamente direi che ha una comprensione del gioco importante. Sa quello che può fare – e lo fa molto bene – e quello che non può fare. Ha ancora 15 anni e deve ancora formarsi dal punto di vista fisico: chiaro che, rispetto a quando giochi in Primavera, in prima squadra gli avversari sono molto più grossi e forti fisicamente. Lui però è un giocatore molto intelligente e lo sta facendo vedere: così riesce a compensare”.

Tornando sulla spedizione a Madrid e l’immersione nel mondo del Real Madrid: come nasce l’idea del viaggio e quali sono gli obiettivi dell’iniziativa?

È un’iniziativa in generale del Team Football, non solo in italiana. In tutto il mondo, Europa compresa, cerchiamo sempre di coinvolgere i nostri ragazzi con questo tipo di iniziative. L’idea è quella di dare a questi ragazzi un’esperienza extracalcistica. Questo viaggio non è né una selezione tra i nostri talenti né una ricompensa ai migliori. È semplicemente un viaggio, un’opportunità in più per i ragazzi di adidas per arricchirsi di un’esperienza, che li possa fare crescere dal punto di vista personale, facendoli lavorare sulla propria maturazione psicologica ed emotiva. Io credo che oggi questi ragazzi vengano considerati troppo presto come giocatori di calcio, quando hanno ancora 13 o 14 anni. Talvolta ci si dimentica che oltre a sapere giocare con i piedi, per essere professionisti c’è bisogno di una certa stabilità mentale. Per questo il tema di mental health è molto importante. A 13 anni sappiamo che siamo sempre condizionati dalle nostre emozioni, quindi ci si apre al mondo, si vedono altre culture, lingua diversa e si respira anche un calcio diverso. Non a caso siamo andati a vedere lo stadio, il museo e abbiamo conosciuto tante persone diverse. Quello che facciamo sulla nostra Next Gen è un progetto che permette di lavorare sulle attitudini individuali del ragazzo in termini di adattamento, prese di decisione, apertura mentale, tolleranza. Aspetti che servono nel calcio ma anche nella vita. E proprio per questo colgo l’occasione per ringraziare i club che hanno messo a disposizione i loro ragazzi, garantedogli la possibilità di vivere questo viaggio: non è una cosa scontata”.

Lavorando anche in paesi diversi, ha riscontrato differenze significative con l’Italia nel modo di rapportarsi ai giovani calciatori?

“Io credo che ogni Paese abbia il suo modo. Ogni paese ha una propria cultura, l’importante è capirne le caratteristiche e lavorarci sopra. Sarebbe presuntuoso e non da intenditore dire che dobbiamo allenare i ragazzi o le ragazze tutti allo stesso modo. I bambini e le bambine vanno capiti, ognuno di noi è fatto a modo suo e sta’ a noi farlo. È un dovere non solo nostro che siamo sponsor ma spetta ai club, alla scuola, ai genitori… ognuno deve trovare le chiavi di questi ragazzi per farli crescere nel miglior modo possibile. Sicuramente io ritrovo differenze nella metodologia non solo calcistica, ma anche nell’apprendimento scolastico. Io arrivo dal settore francese e quindi noto grande differenza da questo punto di vista. Da noi per esempio si cerca di trasmettere degli strumenti che permettano ai ragazzi di poter essere autonomi il più presto possibile. Quindi di prendere delle decisioni, avere la capacità di ragionare per quello che può essere l’ambiente che ci circonda, per arrivare all’obiettivo e trasmettere un certo stile di vita. Qui abbiamo un approccio diverso, perché siamo più su una metodologia direttiva. Con questo viaggio invece si cerca di far capire che possiamo comunque raggiungere obiettivi e fare cose ottimali senza per forza dover seguire un sistema solo, ma prendere il meglio da tanti sistemi e tante metodologie per creare qualcosa che arricchisca il proprio bagaglio. Sulle attività che organizziamo c’è sempre un fine: l’obiettivo in questo caso è veramente quello di creare un percorso per questi ragazzi e dargli la possibilità di crescere sotto tutti questi punti di vista. Altro esempio: recentemente, nell’ambito di un evento adidas è intervenuto Alessandro Nesta, un’icona del nostro calcio. Abbiamo deciso di affiancargli sul palco un difensore del domani, come Marco Palestra dell’Atalanta. Non c’era nessun intento pubblicitario, ma solo l’obiettivo di farli interagire. Il fatto che un aspirante calciatore possa confrontarsi con una leggenda come Nesta, chiedere consigli, imparare a parlare in pubblico: è una gran cosa. Esercitarsi nel public speaking aiuta a gestire lo stress ed è una skill che serve per la vita, non solo da calciatore”.

Il viaggio a Madrid ha permesso di studiare da vicino quello che probabilmente è il giovane calciatore più forte al mondo: Jude Bellingham? C’è un nome che secondo lei potrà ripercorrere le orme dell’inglese?

In questo caso faccio fatica a fare un nome. Parliamo di ragazzi giovanissimi e le variabili sono infinite. Prendiamo la storia di Bellingham: arriva al Real Madrid dopo un percorso calcistico realizzato in vari paesi. Parte dal Birmingham, poi va al Borussia Dortmund per poi arrivare al Real. Un viaggio. Ed è proprio questa la connessione che voglio fare con l’esperienza dei ragazzi a Madrid. Prendere un aereo significa sperimentare, in Italia ma anche all’estero. Ci permette di vedere come funziona il calcio altrove, di capire come si lavora cercando di migliorarsi tutti i giorni. Questa predisposizione, abbianata alla continuità mentale che Bellingham ha sempre avuto, è l’inizio del percorso. Quello che sta facendo Bellingham è qualcosa di eccezionale. Tra i nostri atleti ce ne sono diversi di grandissimo talento, con ottime predisposizioni; ma da qui ad arrivare a 18 anni passa tanto tempo. Ci vogliono tranquillità, umiltà e tanto lavoro. Questo è il mio consiglio più che dare un nome”.

Qual è il suo obiettivo con adidas per il futuro?

“L’obiettivo è continuare così come stiamo facendo. In Serie A è stato fatto un grande lavoro in termini di share of voice. Anche in ambito di Nazionale maggiore direi che siamo messi molto bene: è stato fatto qualcosa di davvero importante da parte del team football, e mi riferisco a Giacomo Zerella e Alfredo Freda, che hanno aumentato il portfolio dei calciatori per il nostro Paese selezionando tanti ottimi profili. Nello scouting vogliamo andare ad arricchire il nostro gruppo di giocatori con grande potenziale. Questo è qualcosa a cui tengo particolarmente: siamo una grande famiglia. Ci sono tanti ragazzi che fanno tutti parte di questo progetto e noi vogliamo ovviamente cercare quelli che arriveranno a questo livello qui. Ma con calma e pazienza, perché prima di tutto deve rimanere un piacere e non un’ossessione. Un altro esempio è Wisdom Amey, che ha esordito prima di Camarda e deteneva il record di più giovane debuttante di sempre in A. Bisogna continuare sempre a lavorare con questi ragazzi e far sì che arrivino a realizzare i propri obiettivi accompagnandoli tutti i giorni. La qualità del servicing, della famiglia, delle persone per adidas è sempre stata un must”.

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Cellino e l’incredibile retroscena ai tempi del Leeds: allenatore esonerato per colpa di… un divano!

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Cellino

CELLINO LEEDS – Massimo Cellino è da anni una delle personalità più controverse e particolari del calcio italiano, e non solo. Infatti, l’attuale presidente del Brescia è stato il patron del Leeds nel periodo compreso fra il 2014 e il 2017, periodo in cui il club alternata promozioni e retrocessioni in Premier League.

Alla base dei vari problemi vissuti in alcune situazioni vi erano incomprensioni tecnico-tattiche, ma anche linguistiche. Infatti, secondo quanto dichiarato ai microfoni del Daily Mail, la pronuncia inglese dell’originario cagliaritano non è mai stata impeccabile. Pertanto, a causa di questa insufficienza linguistica, le conseguenze sono state importanti anche nel percorso del Leeds.

Nello specifico, la richiesta del presidente di cambiare un divano presente nel suo ufficio ha subìto un’interpretazione del tutto erronea, spingendo i dirigenti del club a esonerare Brian McDermott, allenatore in carica fino a quel momento. Il problema di fondo è stato l’incomprensione fra il termine couch (divano) e coach (allenatore). Inoltre, secondo quanto sottolineato da Cellino stesso, l’equivoco non è stato mai noto, venendone a conoscenza solo il giorno della vigilia del successivo impegno.

Un episodio molto controverso, quindi, che ha portato all’esonero di un indifeso allenatore a causa di, incredibile ma vero, un divano. Questo episodio, dunque, è sempre rimasto incompreso dai tifosi, che non hanno mai visto di buon occhio Cellino.

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