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Champions League, guida al girone H

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Champions League, guida al girone H

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Nonostante l’inserimento nella confortante prima fascia, la Juventus di Massimiliano Allegri esordirà nella Champions League 2018/2019 in un girone tutt’altro che agevole. Dopo aver pescato il Manchester United, assieme al Tottenham la squadra più temibile presente in seconda fascia, il raggruppamento dei bianconeri è stato chiuso dall’ostico Valencia di Marcelino e dai veri outsider di questa edizione, gli svizzeri dello Young Boys.

L’idea di contendersi la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta in arene bollenti come Old Trafford e  Mestalla non farà dormire sonni tranquilli ai tifosi bianconeri, ma le ambizioni di vittoria confermate a più riprese dai dirigenti della Vecchia Signora e l’enorme potenziale raggiunto dalla rosa non possono che porre la Juventus nel ruolo di favorita di questo girone.

Oggi analizzeremo in maniera dettagliata quali sono i punti di forza e i punti deboli delle tre avversarie dei torinesi.

SECONDA FASCIA – MANCHESTER UNITED

Josè Mourinho è alle prese con quello che è forse l’ultimo tentativo di riprendere il timone del Manchester United, ma l’impresa appare complicata. Reo di non esser stato in grado di dare una chiara identità di gioco alla sua squadra, il tecnico portoghese in queste prime uscite stagionali ha guidato i Red Devils alla conquista di solo 6 punti sui 12 disponibili e a prestazioni come quelle con Brighton e Tottenham poco incoraggianti. L’obbiettivo in Champions è sicuramente quello di migliorare l’ottavo di finale della passata stagione e di evitare brusche battute d’arresto come quella contro il Siviglia. Il materiale umano a disposizione c’è in abbondanza, ciò che manca è una guida tecnica capace di valorizzare al meglio questi calciatori.

PUNTI DI FORZA

Le frecce nella faretra dei Red Devils sono sicuramente le numerose individualità di livello presenti in rosa. La tecnica in velocità di Sanchez, lo strapotere fisico e il killer instict di Lukaku, le falcate a metà campo di Pogba e l’imprevedibilità di Rashford sono tutte qualità che se ben amalgamate potrebbero rendere i rossi di Manchester una squadra da primissima fascia anche per la vittoria finale. Specialmente l’attaccante belga in questo avvio di stagione ha dimostrato sia con il club che con la Nazionale di esser già entrato in piena forma e di esser pronto a fare a sportellate con le difese di mezza Europa. La sua doppietta in 44′ contro il Burnley ha regalato tre punti d’oro alla squadra e ha permesso a Mourinho di lavorare durante la sosta con lo spettro del licenziamento più lontano.

Inoltre, sebbene i 7 gol subiti nelle prime quattro di campionato non facciano ben sperare in ottica futura, lo scorso anno i Red Devils hanno costruito le loro fortuna su una fase difensiva arcigna ed efficace (28 gol subiti). Il recupero dell’ivoriano Bailly, praticamente inutilizzato durante la passata stagione, potrebbe dare una mano a Mourinho in questo senso.

PUNTI DEBOLI 

Facciamo una premessa d’obbligo: il problema più grande con il quale si deve interfacciare Josè Mourinho esula da ogni discorso tattico ed è la mancanza di fiducia di alcuni giocatori nei suoi confronti. Il rapporto di odio e amore con Lukaku, le continue frecciatine di Pogba e l’incapacità di valorizzare calciatori dal valore assoluto come Mata e Sanchez non hanno favorito la formazione di un gruppo solido ed affiatato e le scorie di questi rapporti travagliati si rivedono anche sul campo.

Lo United ha un gioco poco codificato, basato più sulla giocata individuale che sulla costruzione organica di occasioni da gol. Il centrocampo, nonostante l’innesto qualitativo di Fred, appare poco assortito e affiatato con l’attacco, reparto che a sua volta vive solo dei duelli fisici di Lukaku e di sporadiche fiammate di Alexis Sanchez. L’incapacità di trovare un contesto tattico ideale per l’asso cileno è una delle principali colpe imputate a Mourinho.

TERZA FASCIA – VALENCIA

Dopo anni di mediocrità il Valencia è tornato nell’élite del calcio spagnolo grazie all’avvento di Marcelino in panchina. A cavallo del semplice ma efficace 442 il tecnico spagnolo ha conquistato il cuore dei tifosi a suon di prestazioni superbe e grazie ad una qualificazione in Champions League che mancava da tre anni.

Il mercato estivo ha rinforzato sensibilmente il reparto offensivo dei pipistrelli in virtù degli arrivi di giocatori di levatura internazionale come Gameiro e Batshuayi e soprattutto della riconferma di uno dei tanti uomini rigenerati dalla cura Marcelino, Rodrigo.

 

PUNTI DI FORZA

I punti di forza degli spagnoli sono legati in maniera indissolubile all’interpretazione ortodossa del 442: due linee strette a difesa della porta, esterni tecnici e con gamba, mediano di rottura e creatore di gioco in mezzo al campo e punte rapide e mobili. Il cuore di questa squadra è sicuramente il numero 10, Dani Parejo, giocatore dotato di tecnica sopraffina e visione del gioco fuori dal normale, qualità che nel corso della sua carriera fatta di alti e bassi sono state spesso oscurate da una scarsa mobilità. Le sue doti nell’imbeccare con continuità punte ed esterni offensivi hanno mandando in tilt le difese spagnole e la presenza al suo fianco dei 7 polmoni di Geoffrey Kondogbia ha posto un velo sulle lacune difensive da sempre presenti nel pacchetto Parejo.

Oltre alla cabina di regia sono state determinanti le prestazioni dei quattro uomini offensivi scelti per la maggiore da Marcelino: Guedes, Santi Mina, Rodrigo e Zaza. Tutti tra assist e gol hanno raggiunto la doppia cifra e soprattutto Rodrigo ha ridato un’impennata ad una carriera che sembrava aver intrapreso la via del declino.

PUNTI DEBOLI

Il poco convincente avvio in campionato ha messo in luce quelli che sono i limiti ben mascherati da Marcelino l’anno scorso. L’ottima copertura delle vie centrali non è supportata da un’altrettanto certosina concentrazione sulle catene laterali, occupate dall’italiano Piccini (anello debole dell’11 spagnolo) e da Gaya. Questa poca attenzione sui cambi di gioco potrebbe favorire calciatore come Douglas Costa e Cuadrado, mortiferi nell’uno contro uno. In mezzo all’area invece, giocatori statici come Garay e Diakhaby difficilmente riusciranno a contenere Ronaldo e in questo senso i cross di terzini ed esterni bianconeri potrebbero essere determinanti.

QUARTA FASCIA – YOUNG BOYS

Esordienti in Champions ed autentici outsider di questo girone, gli svizzeri dello Young Boys vengono da una stagione memorabile culminata con l’eliminazione inflitta alla Dinamo Zagabria nei preliminari di agosto.

PUNTI DI FORZA

Oltre alle ovvie motivazioni e alla consapevolezza di non avere nulla da perdere, le armi degli svizzeri sono legate ad un reparto offensivo capace di segnare 84 gol nella scorsa stagione e guidato dall’ex Psg Hoarau, autentico ariete dell’aria di rigore. Il 442/4231 del giovane tecnico Seoane ha messo in mostra anche Nsame e Fassnacht, giocatori che hanno costruito le loro fortune negli spazi creati dall’enorme centravanti francese.

PUNTI DEBOLI

In una competizione e in un girone che annovera tra i tanti attaccanti come Cristiano Ronaldo, Dybala e Lukaku la difesa dello Young Boys non sembra avere a disposizioni le contromisure fisiche e mentali per reggere. Assieme a questo la totale manca di esperienza a questi livelli inserisce gli svizzeri in quel lotto di squadre che faticheranno a fare punti nel girone.

POSSIBILITA’ DI PASSAGGIO DEL TURNO

La chiave di volta del girone della Juventus è nel match contro il Valencia, il risultato che verrà fuori dal Mestalla ci darà percezione di quella che è la dimensione dei bianconeri e stabilirà le gerarchie nel girone. La sensazione è che gli spagnoli e l’attuale Manchester United daranno vita ad un’equilibrata battaglia per la conquista del secondo posto, ma le insidie legate a ciò che prima abbiamo analizzato dei due schieramenti potrebbero trascinare anche i bianconeri in questa lotta alla sopravvivenza.

DIFFICOLTA’ DEL GIRONE: 7/10

 

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Coppa Italia

Pronostico Fiorentina-Parma, statistiche e consigli per la partita

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Pronostico Fiorentina-Parma

PRONOSTICO FIORENTINA-PARMA, STATISTICHE E CONSIGLI PER LA PARTITA – Mercoledì 6 dicembre, alle ore 21:00, la Fiorentina incontra il Parma per gli ottavi di finale di Coppa Italia, in un match che può nascondere insidie. Scopriamo, dunque, il pronostico per la partita insieme a qualche statistica e qualche consiglio per gli scommettitori.

COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE

Partiamo dai padroni di casa. La Fiorentina ha vissuto tanti alti e bassi nell’ultimo periodo, con alcune cadute evitabili, come contro l’Empoli, ma anche vittorie prestigiose, come quella di Napoli. La squadra di Italiano si è imposta nel corso dell’ultima giornata per 3-0 contro la Salernitana e ha preparato al meglio la partita di Coppa Italia. Vedremo se la preparazione sarà ripagata anche dal verdetto del campo.

Il Parma viene da sei vittorie in otto partite nell’ultimo mese. Gli uomini di Pecchia procedono spediti verso la risalita nel massimo campionato e si trovano, ad oggi, a pari punti – 33 – col Venezia. Gli emiliani stanno facendo molto bene e ora sognano anche i quarti di finale di Coppa Italia, un risultato che sarebbe importantissimo per il loro morale. In mezzo c’è la Viola, che avrà tutte le intenzioni di battere i crociati.

IL PRONOSTICO DI FIORENTINA-PARMA

Per quanto sulla carta l’esito sembri scontato e i pronostici siano tutti a favore della Fiorentina, spesso la Coppa Italia ha regalato sorprese. Attenzione, dunque, al Parma, che vorrà fare uno scherzetto agli avversari. Per questo, non consigliamo alcun segno fisso, bensì una giocata sul numero complessivo di gol. Il pronostico che potrebbe essere meno rischioso e pagare di più è il MULTIGOL CASA 2-4, in quota 1.62. Benché l’esito finale non sia scontato, la Viola, infatti, potrebbe andare a segno più volte, data la tendenza dei giocatori di Italiano a tenere palla. In alternativa, anche il segno GOL, quotato, invece, 1.75 sui principali bookmakers, potrebbe essere fruttuoso, dato che entrambe le squadre sono decisamente inclini al gol.

PROBABILI FORMAZIONI

Fiorentina (4-2-3-1): Christensen; Kayode, Martinez, Ranieri, Parisi; Mandragora, M.Lopez; Ikone, Barak, Sottil; Nzola. All. Italiano

Parma (4-3-2-1): Chichizola; Delprato, Osorio, Circati, Di Chiara; Bernabé, Hernani, Estevez; Mihaila, Man; Benedyczak. All. Pecchia

 

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ESCLUSIVE

ESCLUSIVA – L’agente di Ikwuemesi: “Si sta adattando alla Serie A, la Salernitana sta lavorando nella giusta direzione”

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La Salernitana sta affrontando un periodo delicato, in piena lotta per la permanenza in Serie A. Nell’ultima giornata di campionato, i granata sono usciti sconfitti dal Franchi perdendo 3-0 contro la Fiorentina. Nonostante la sconfitta anche abbastanza netta, però, i campani sono reduci da un momento anche abbastanza positivo. A risollevare il morale infatti sono il pareggio preziosissimo in casa del Sassuolo e, soprattutto, la prima vittoria in campionato arrivata all’Arechi contro la Lazio.

Uno dei volti di quest’ultimo periodo in casa Salernitana, è sicuramente Chukwubuikem Ikwuemesi. Arrivato quest’estate dagli sloveni del Celje, l’attaccante nigeriano sotto la gestione Inzaghi sta trovando spazio ed anche i primi gol della sua avventura italiana. Per scoprirne di più sul classe 2001, noi della redazione di Numero Diez abbiamo intervistato Thaddeus Kennedy Idama, agente del calciatore facente parte del KCG Sporting Management.

Di seguito, la nostra intervista ESCLUSIVA.

L’INTERVISTA ESCLUSIVA A THADDEUS KENNEDY IDAMA, AGENTE DI IKWUEMESI

Parto chiedendole la sua opinione sul momento attuale di Ikwuemesi alla Salernitana.

“Sta provando a dare il massimo. Essendo calciatore giovane, che proviene da un campionato non molto noto in Europa, sta cercando di adattarsi. Credo farà meglio sul lungo termine”.

Crede che la Salernitana riuscirà a centrare l’obiettivo salvezza?

“Siamo in attesa di scoprirlo, perché la Salernitana è una buona squadra, staff e dirigenti hanno il compito di gestire la situazione e lo stanno facendo molto bene. Il club non sta ottenendo il miglior risultato, ma spetta all’organismo che lo rappresenta fare la cosa giusta. Credo siano nella giusta direzione“.

Di recente Ikwuemesi ha segnato il suo primo gol in Serie A, contro il Sassuolo. Quali sono state le sensazioni a riguardo?

È stato un bel momento. A Sassuolo erano partiti molto bene, andando in vantaggio per 0-2. È stato comunque un buon risultato per la squadra. È un momento in cui hanno ripreso il controllo e hanno realizzato di poter tornare ad una situazione normale. Io so che chi è ai vertici della società sta facendo molto per assicurarsi di mettere i calciatori sulla buona strada. Poi vincere le partite (contro la Lazio, n.d.r.) è un sollievo per la squadra“.

Con l’arrivo di Inzaghi in panchina sembrerebbe esserci stata una svolta: 5 presenze da titolare e 2 gol in 7 partite. Com’è il rapporto con il tecnico granata?

“Gli dico che dipende tutto dall’impostazione professionale. Il ragazzo è un professionista e conosce i suoi obblighi in campo. L’allenatore è stato un professionista di altissimo livello da calciatore. Sono contento perché metterà Ikwuemesi nelle condizioni migliori e lo preparerà per le partite. Inzaghi è stato un giocatore di punta, un top player. Quando giocava, ai suoi tempi, io tifavo la Juventus e lo guardavo tanto. L’ho guardato tanto all’Atalanta quando ha segnato 15 gol in Serie A prima di trasferirsi alla Juventus. Quindi lo conosco molto bene. Quando un’ex attaccante allena il tuo calciatore, che è anche lui un attaccante, secondo me è una cosa positiva. Sono felice di vedere Inzaghi fare le cose giuste da allenatore. Poi il calciatore ha l’obbligo di rispettarlo. È questa la sua responsabilità quando scende in campo”.

Tornando invece alla trattativa che ha portato Ikwuemesi alla Salernitana: com’è nata? Ci sono retroscena?

“Per me non c’è stato nessun aspetto negativo. Eravamo tutti d’accordo nel fargli accettare questa nuova sfida. Sapevamo che non sarebbe stato facile, ma quando un giocatore focalizza la mente su qualcosa è possibile. Quindi io penso che abbia deciso di andare in Serie A e noi, dopo, siamo andati a cogliere la sfida. Sapevamo che fosse  piuttosto impegnativa, ma finora tutto bene. Si abituerà a questa situazione e, a lungo termine, otterrà risultati”.

Qual è invece il sogno per il futuro?

“Ogni giocatore ha un sogno per il futuro. Noi li lasciamo a loro. Lui ha l’ambizione di diventare un top player, di giocare club famosi. Al momento siamo concentrati prima sulla Salernitana, e poi dopo lui pensa al suo meglio. Poi lasciamo che il futuro svolga il suo ruolo”. 

Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram kcg_project

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Thauvin torna protagonista e si confessa: “Andai a giocare in Messico perché soffrivo di depressione”

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Thauvin

Un gol e un assist nelle ultime due partite per Florian Thauvin, indubbiamente uno degli uomini di maggior classe e talento a disposizione di Cioffi. La missione salvezza, in questa stagione, non sembra scontata come in altre annate per l’Udinese, che dovrà affidarsi anche (e non poco) al sinistro del francese, campione del mondo nel 2018. Neanche il più grande trionfo immaginabile nella carriera di un calciatore può però colmare i demoni interiori di una persona, come ammesso da Thauvin nel corso di un’intervista a Canal+.

DEPRESSIONE – Tre mesi prima di lasciare l’Olympique Marsiglia andai da una persona specializzata su consiglio di alcuni amici, che mi ascoltò e mi fece scoppiare a piangere. In quel momento capii di non stare bene. Ero nella fase iniziale ma già accertata di depressione. Per quello poi decisi di andare in Messico, per stare più tranquillo e avere meno pressioni nel giocare da parte di tifosi e media”.

UN PASSO INDIETRO – “Atleticamente mi sentivo al meglio, ma dal punto di vista mentale ero a pezzi. Quando questa persona mi ha fatto rendere conto della mia situazione, ho deciso che era meglio fare un passo indietro per la mia serenità. Per questo poi scelsi di andare a giocare al Tigres, in Messico”.

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Furia De Laurentiis dopo Napoli-Inter: telefonate alla Federcalcio per protestare

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De Laurentiis

Il Napoli, dopo un inizio di campionato altalenante e l’esonero di Garcia, ci si aspettava un cambio di rotta imminente. Occasione sfumata nel match di ieri giocato al Maradona contro l’Inter, perdendo per 3-0. Tuttavia secondo quanto riportato da Il Mattino, De Laurentiis sembrerebbe essersi infuriato al punto da chiamare la Federcalcio e l’AIA per protestare, riguardo la direzione gara con i nerazzurri. La scelta di non far presentare Mazzarri ai microfoni, prediligendo silenzio totale, sarebbe stata proprio la sua, dopo aver accerchiato il direttore di gara nel tunnel per cercare di ottenere delle spiegazioni, invano.

Gli episodi che avrebbero scatenato l’ira del patron partenopeo sarebbero due. Il primo per un mancato rigore concesso per un presunto fallo di Acerbi su Osimhen. Il secondo a causa della decisione di non annullare il primo gol di Calhanoglu per un fallo in precedenza di Lautaro su Lobotka.

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