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Che fine ha fatto Fredy Guarin?

Che fine hanno fatto?

Che fine ha fatto Fredy Guarin?

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Fredy Guarin è stato un faro e un simbolo per un’Inter in piena crisi. Arrivato al fotofinish dal Porto, il colombiano è stato uno dei punti fermi dell’Inter targata Stramaccioni prima e Mazzarri poi; fino ad addirittura indossare la fascia di capitano agli albori dell’Inter guidata da Roberto Mancini. Guarin lascia la penisola nel 2016, rotta verso la Cina. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti sia per i nerazzurri che per il colombiano; ma che fine ha fatto Fredy Guarin?

Fonte: pagine romaniste (profilo Instagrama)

GLI INIZI

Guarin nasce calcisticamente nella sua Colombia, dove muove i primi passi nel calcio professionistico; prima l’Atletico Hulia, poi l’Envigado, e infine un prestito al Boca Juniors. Il futuro interista in maglia xeneizes vivrà solo due presenze, ma tanto basta per lanciarlo verso l’Europa. Il centrocampista cafetero vola oltreoceno,  direzione Francia, precisamente al Saint-Etienne, dove arriva in prestito. Le prestazioni con i verdi sono subito positive, e il club francese decide di riscattare Guarin per la stagione successiva. Poi nel 2008 la svolta nella carriera del colombiano, la chiamata del Porto.

Con i dragoni portoghesi Guarin vive probabilmente i suoi anni migliori; si rivela un centrocampista duttile, grintoso, fisico e anche dotato di discreta tecnica. Al Porto Guarin prende parte al più grande ciclo della squadra lusitana dopo il miracolo di Mourinho; una squadra straordinaria, che poteva vantare un allenatore come Andrè Villas-Boas, erede designato dello Special One; e giocatori del calibro di Otamendi in difesa, il nostro Guarin e Joao Moutinho a centrocampo, ed un attacco stellare formato da Hulk, Radamel Falcao e James Rodriguez. In quella squadra straordinaria Guarin raccoglierà gli unici trofei della sua carriera, 2 Campionati portoghesi, 3 Coppe di Portogallo, 3 Supercoppe e un’Europa League, degna fine di un’era per i dragoni.

LA CONSACRAZIONE NERAZZURRA

La vittoria dell’Europa League dà inizio alla dissoluzione di quel Porto, e Fredy Guarin nel gennaio del 2012 passa all’Inter. Una squadra, quella nerazzurra, nel pieno della crisi post-triplete che solo ora si sta arrestando. Un club in completa ricostruzione sia a livello di squadra che a livello societario, senza alcun riferimento dopo gli addii dei vari Zanetti, Cambiasso, Milito e Samuel. Guarin arriva così a Milano in un clima di sfiducia e incertezza. L’inizio è sicuramente difficile, infatti a causa di un infortunio il colombiano farà il suo esordio solo l’1 aprile 2012, in occasione anche della prima panchina di Andrea Stramaccioni. La stagione successiva il sudamericano trova il suo spazio nella gerarchie del biscione, affermandosi come un titolare. Nei preliminari di Europa League sigla il suo primo gol in nerazzuro, e pochi mesi dopo Guarin firma anche il tabellino della Serie A in una rocambolesca vittoria contro la Sampdoria. La stagione 2012/2013 rimane tutt’ora la migliore per il cafetero con 47 presenze e 10 reti a referto fra campionato e coppe.

Fonte: passione nerazzurra

Nella stagione 2013/14 il colombiano cementa la sua posizione come punto fermo del centrocampo interista. Mentre la stagione successiva è poi caratterizzata dall’avvicendamento sulla panchina interista di Roberto Mancini. Sotto la guida dell’attuale CT della Nazionale Guarin si ritrova addirittura ad indossare per diverse partite la fascia di capitano. Nel Febbraio del 2015 il centrocampista sigla anche la sua prima doppietta in Serie A, in una gara stravinta contro l’Atalanta, per poi chiudere in anticipo la stagione a causa di un infortunio.

Nel 2015 arriva infine l’addio di Guarin alla maglia nerazzurra. Scavalcato nelle gerarchie sia come capitano che come titolare decide di lasciare Milano, firmando un contratto da 12 milioni di euro annui con il club cinese Shanghai Shenhua.

DALLA CINA CON FURORE

In Cina Fredy Guarin vive 3 anni da protagonista assoluto; mettendo insieme una Coppa di Cina e oltre 100 presenze condite da 28 reti e svariati assist. Dalla Cina il colombiano continua però a mandare messaggi d’amore verso l’Inter, sperando di essere richiamato a Milano.

La tanto attesa chiamata in Europa non arriva, ma arriva quella verso casa. Guarin infatti nel Settembre 2019 torna in Sudamerica, al Vasco da Gama.

CHE FINE HA FATTO FREDY GUARIN

Guarin

Fonte: virgilio sport

Non è forse un caso l’arrivo del girovago colombiano al Vasco. Il club brasiliano è infatti nato come la squadra dei coloni portoghesi, e Guarin con la squadra crociata ha subito avuto un feeling simile ha quello già avuto al Porto. Con la maglia del Vasco il colombiano sigla appena 14 presenze, ma tanto basta per far scattare la scintilla; un innamoramento sugellato addirittura dalla croce di Malta, simbolo della compagine brasiliana, tatuata sulla pelle del centrocampista colombiano. Nell’agosto del 2020 però le strade fra Guarin e il Vasco si sono separate; il centrocampista infatti palesando problemi personali e sanitari decide di rescindere il contratto con il club.

Il 30 dicembre 2020 il cafetero è però tornato sulla piazza, finalmente a casa sua, in Colombia. Guarin ha infatti firmato con i Milionarios, uno dei club più gloriosi dell’intero paese; e, nonostante una forma fisica non proprio smagliante, ha preso parte a 4 partite segnando anche una rete. Il giro del mondo di Fredy Guarin sembra essersi concluso proprio laddove è iniziato, o forse no?

(Fonte immagine in evidenza: goal.com)

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Calcio e dintorni

Torino, l’ex portiere è nella bufera: l’accaduto e le conseguenze!

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Cairo

Vi ricordate di Lyn Gomis? Colui che si è fatto conoscere in Serie A per via del suo passato al Torino, sale alla ribalta della cronaca sportiva per un gesto davvero poco nobile.

Attualmente rientrante nella rosa del Genola, formazione appartenente alla seconda categoria piemontese, l’estremo difensore senegalese si è reso protagonista di un episodio riprovevole; nel corso della partita di campionato contro il Langa Calcio, disputata domenica, questi ha aggredito l’arbitro del match sia fisicamente, prendendolo per il collo, sia verbalmente, attraverso offese, esclamate sia in campo che negli spogliatoi. Questa condotta violenta gli è costata una lunghissima squalifica, che scadrà soltanto il 13 ottobre 2023. Di seguito, riportiamo il testo del comunicato, redatto dal Giudice Sportivo:

Nello specifico, dopo la convalida della rete del 3 a 3, il portiere del Genola, Sig. Gomis Lys, raggiungeva di corsa l’arbitro che si dirigeva a centro campo e lo afferrava per il collo, provocandogli dolore, oltre ad insultarlo ripetutamente. Intervenivano in difesa del direttore di gara alcuni giocatori di ambo le compagini. Al termine della partita mentre l’arbitro raggiungeva gli spogliatoi scortato dai Dirigenti della squadra ospite nonché da giocatori di entrambe le Società, dopo aver subito ulteriore aggressione fisica da un altro tesserato del Genola, il Sig. Gomis continuava a insultarlo e minacciarlo, con una tale veemenza da indurlo a richiedere l’intervento di una volante dei Carabinieri, ai quali veniva esposto l’accaduto

Dal canto proprio, il portiere non ci sta a subire questo contraccolpo, che, di fatto, potrebbe costringerlo a chiudere ingloriosamente la sua carriera, dati i suoi 32 anni d’età. Le parole, espresse a La Stampa, dichiarano un pronto ricorso, di concerto con la società. E la motivazione è semplice: in sedici anni di carriera, non si è mai reso protagonista di episodi come quello per cui è stato accusato e squalificato:

I fatti non sono andati così. Con la società faremo presto ricorso. Non sono un violento. In 16 anni di carriera professionistica, non ho mai avuto e creato problemi

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Calcio e dintorni

Un Chelsea mondiale: dove sono finiti i Blues del 2012?

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Ziyech

Oggi pomeriggio alle 17.30 il Chelsea affronta il Palmeiras nella finale della Coppa del Mondo per Club. Per la squadra londinese, vincitrice dell’ultima edizione di Champions League, è la seconda occasione nei suoi 117 anni di storia per sollevare il trofeo istituito nel 2000 dalla FIFA.

L’ultima partita giocata dai Blues in questo torneo risale al 2012. Gli allora Campioni d’Europa guidati da Rafa Benitez, subentrato all’esonerato Roberto Di Matteo, si arresero in finale contro il Corinthians a Yokohama. Il gol di Paolo Guerrero al 69° regalò ai Brasiliani la vittoria.
Oggi, dieci anni dopo quella deludente sconfitta, dove sono i giocatori di quel Chelsea?

Petr Čech nella sala dei bottoni

Nonostante la sconfitta in Coppa del Mondo, il leggendario portiere ceco aiutò il Chelsea a vincere l’Europa League quella stagione.
Dopo  aver lasciato i Blues, Petr Čech chiuse la sua carriera all’Arsenal prima di tornare al Chelsea come membro dello staff tecnico di Frank Lampard.
Lampard durò un anno e mezzo sulla panchina della squadra londinese ma l’ex portiere rimane una figura molto importante al fianco della mano destra di Roman Abramovich, Marina Granovskaia.

Non solo calcio per Čech, dato che nell’ottobre 2019 ha giocato come portiere per i Guildford Phoenix, squadra di hockey su ghiaccio della quarta divisione del campionato hockeistico inglese.

Chelsea-Liverpool solo andata

Nonostante la sconfitta contro il Corinthians, per Frank Lampard la stagione 2012-2013 si concluse con un record positivo. Con il gol alla penultima giornata di campionato contro l’Aston Villa, Lampard diventò il miglior marcatore nella storia dei Blues.

L’ultima tappa prima del ritiro dello storico capitano inglese sarà al New York City FC prima di andare ad allenare il Derby County.
Dopo la brutta esperienza sulla panchina del Chelsea, Lampard è da qualche settimana l’allenatore dell’ Everton.

Last dance in Derby

Altro ex del Chelsea ora nello staff tecnico dell’ Everton è Ashley Cole. L’esterno inglese lascia il Chelsea nel 2014 per affrontare quella che si rivelerà essere una deludente esperienza con la maglia della Roma. Nel 2016 Cole vola in America e gioca con i Los Angeles Galaxy.
Prima di ritirarsi, il vecchio amico Lampard gli chiede una mano al Derby County e Ashley Cole si mette a disposizione per l’ultima danza della sua carriera da calciatore professionista.

Metà Niño, metà torero

Arrivato a Londra con tante aspettative, Fernando Torres non fu in grado di replicare le incredibili giocate con la maglia del Liverpool.
Nonostante questo El Niño contribuì con un gol alla vittoria nella finale di Europa League contro il Benfica prima di lasciare il Chelsea nell’estate del 2014 per andare al Milan.

Prima del ritiro Torres ha giocato per qualche stagione nell’Atletico Madrid, la sua squadra del cuore, e ora allena il Juvenil A, l’Under-19 dei Colchoneros.

Hazard o Marin?

Non tutti i calciatori di quel Chelsea hanno appeso gli scarpini al chiodo.
Dopo aver segnato 110 gol in 353 partite con il Chelsea, Eden Hazard si trasferirà al Real Madrid. I vari infortuni hanno però reso l’avventura spagnola del belga un vero e proprio incubo fino a questo momento.

Altro giocatore ancora in attività, seppur lontano dai radar del calcio europeo, è Oscar.
Il brasiliano si presentò sul palcoscenico della Champions League con due gol contro la Juventus nel 2012.
Oscar diventa un perno del centrocampo di Mourinho ma l’arrivo di Conte nel 2016 lo mette ai margini del progetto e lo porta a trasferirsi in Cina allo Shangai Port con il quale ha giocato quasi 150 partite e vinto un campionato cinese.

Meteora di quel Chelsea fu Marko Marin. Arrivato dal Werder Brema con l’etichetta di “Messi Tedesco”, Marin deluse in Inghilterra e girò il Vecchio Continente in lungo e in largo come prestito.
Dopo un esperienza in Arabia Saudita, Marin gioca adesso a Budapest con il Ferencvaros.

Una colonna basca al Chelsea

Non tutti i calciatori di allora hanno lasciato il Chelsea. Chi è rimasto è Cesar Azpilicueta, che nel frattempo è diventato una colonna dei Blues giocando da jolly nella retroguardia.
Con la maglia del Chelsea Azpilicueta ha vinto di tutto e negli ultimi tre anni è stato il capitano della squadra della quale è diventato una colonna portante.

Adesso, con il contratto in scadenza questa estate, Cesar è in cerca della sua prossima avventura.

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Calcio Internazionale

Il presidente del Lille rivela: “Un big può tornare da noi!”

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Hazard può tornare al Lille

L’avventura con la camiseta blanca di Eden Hazard stenta a decollare. Il classe 1991 è stato il colpo ad effetto dell’estate 2019 del Real Madrid, che intendeva far dimenticare la cessione di Ronaldo, avvenuta 12 mesi prima. Ma, di fatto, l’unica cosa in cui il belga ha sostituito il portoghese è il nome soprastante la maglia numero 7.

Complici gli infortuni, una forma fisica non sempre ottimale e l’esplosione dei due millenials brasiliani, Vinicius Jr e Rodrygo, Hazard è sempre più ai margini del progetto galáctico. Questi fattori lo hanno iscritto nella lista dei possibili partenti dalla Casa Blanca già a gennaio. La cifra richiesta è pari a 40 milioni; tuttavia, si può aprire anche al prestito.

In quest’ultimo senso, la suggestione dell’ultima ora porterebbe Hazard di nuovo dove tutto è incominciato. Al Lille del presidente Olivier Letang.

È AS a dare forma a tale ipotesi. Ipotesi suggestiva, il cui impulso deriva dall’intervista del presidente del club francese all’Equipe du Soir:

Un ritorno di Hazard al Lille? Non è impossibile vederlo qui”, ha affermato Letang. “Può sembrare impossibile, ma non lo è. Ovviamente Hazard è un giocatore incredibile, con grandi qualità. In questo momento, è un giocatore del Real Madrid, ma in futuro le cose potrebbero cambiare“.

Affinché il trasferimento vada in porto, è necessario che i blancos abbassino le richieste. I 40 milioni di euro rappresentano una pretesa economica troppo elevata per le casse del club francese, pronto a perseguire anche la strada del prestito. A patto che Florentino Pérez sia disposto ad accettare di accollarsi grande parte di un lauto stipendio, di cui vorrebbe liberarsi.

Immagine in evidenza presa da Wikimedia Commons con diritti Google Creative Commons

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Calcio Internazionale

Bayern Monaco, un ex portiere fa successo all’estero

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Bayern Monaco

Tutto inizia con la maglia del Bayern Monaco. Lukas Raeder, portiere tedesco classe 1993, viene aggregato alla squadra della Baviera a soli 19 anni. Per lui si prospetta un futuro da campione in Germania. Sulle orme di tanti altri illustri predecessori.

Tuttavia, la carriera di Raeder come portiere del Bayern Monaco, in realtà, non spicca mai. Un po’ per demeriti suoi. Un po’ perchè, nel 2012, quando Lukas Raeder approda ai bavaresi, in porta c’è già Manuel Neuer. Due anni alle spalle dell’attuale portiere del Bayern Monaco sono stati duri da sostenere, per un giovanissimo prospetto che vuole dimostrare il suo valore. E così, nell’estate del 2014, Raeder va via a parametro zero dal Bayern Monaco e dalla Germania. Destinazione Portogallo.

Il Vitória Setúbal è la sua seconda squadra, ma anche con i portoghesi il minutaggio scarseggia. Totalizza solo 27 gare in tre stagioni. Per cui il percorso di Raeder è costretto a proseguire in Inghilterra con la maglia del Bradford City, prima di fare rientro in patria, nelle serie minori: ad attenderlo si presentano in ordine di tempo il Rot-Wein Essen e il Lubecca.

Ora il suo presente si chiama Lokomotiv Plovdiv, squadra appartenente al massimo campionato bulgaro. A 27 anni, Raeder ha ancora voglia di mettersi in mostra e di sognare le competizioni europee. Il terzo posto in campionato, infatti, garantisce la possibilità di arrivare in Conference League. Tuttavia, al di là delle soddisfazioni che può regalare il rettangolo verde, è al di fuori del campo che Raeder ottiene il successo maggiore.

Unico calciatore tedesco in Bulgaria e con la fama di calciatore che ha annusato grandi palcoscenici, il tedesco è diventato una vera e propria star. Come, del resto, lo dimostra questa dichiarazione.

Come portiere tedesco, sono molto concentrato sulla Bulgaria. I portieri tedeschi hanno una reputazione particolarmente buona qui ed è per questo che ricevo molta attenzione. Mi parlano spesso in tedesco gli avversari o anche i tassisti. Il Bayern è totalmente presente qui e spesso me lo chiedono. Abbiamo uno o due tifosi del Bayern nella squadra e anche nella dirigenza.Tutti qui conoscono ‘Mia san mia“.

Immagine in evidenza presa da pixabay con diritti Google Creative Commons

 

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