Corrono gli anni ’90, le banlieu di Bruxelles pullulano di immigrati giunti da tutta Europa in cerca di lavoro e serenità economica. Tra i tanti, una coppia formata da una donna albanese e un uomo kossovaro, da alla luce il 5 febbraio del 1995 un bambino che nasce quasi con il pallone tra i piedi. Il suo nome è Adnan Januzaj, uno dei più grandi prospetti del calcio mondiale degli ultimi anni, finito, purtroppo, nel dimenticatoio.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Giocatore dotato di grande rapidità ed agilità, Januzaj può essere schierato a centrocampo o nella trequarti offensiva. Ha giocato su entrambe le fasce, grazie alla sua velocità nonostante sia mancino. La sua tecnica sopraffina gli permette di regalare giocate di alta scuola ed essere utile in zona di rifinitura. Vizio del gol che ha un po’ perso durante la parabola della sua carriera forse a causa della piccola statura e del suo fisico.
LE PRIME ESPERIENZE
Per il belga la porta da cui entrare nel calcio europeo è quella sotto casa, si chiama RSCAnderlecht, ed è la squadra della capitale belga nota per sfornare talenti del calibro di Vincent Kompany, Dries Mertens o Romelu Lukaku. Il talentino di origini albanesi si mette in mostra nelle giovanili neroviola e suscita l’interesse del Manchester United. Ad appena 16 anni, nel 2011, il giovane classe ’95 vola in Inghilterra.
Il 16enne viene aggregato alla prima squadra nell’estate del 2013. Ad accoglierlo un ambiente orfano di Sir Alex Ferguson, rimpiazzato dallo scozzese David Moyes, ma comunque elettrizzato dalla conquista della Premier League 2012/2013. Partecipa alla tournée estiva con i red devils per poi esordire ufficialmente nella Community Shield contro il Wigan.
Sulle spalle porta il numero 44, che presto diventerà molto comune ai supporters del club di Manchester. Alla 3° presenza in Premier League, il 5 ottobre 2013, Januzaj è l’unica luce che brilla allo “Stadium of Light” di Sunderland. Una sua doppietta permette allo United di ribaltare lo svantaggio iniziale. Un piattone dal limite dell’area e uno straordinario tiro al volo folgorano il cielo, è nata una stella penseranno in molti, una stella destinata a brillare a lungo nel firmamento calcistico. Si può dire che dalle parti dell’Old Trafford di stelle se ne intendano, non da un punto di vista prettamente astrologico, ma da quello calcistico non c’è dubbio. La stagione di Adnan Januzaj, non può che riportare alla mente Ronaldo, quell’anno a Madrid sponda merengues. 35 presenze complessive e 4 reti, tutte messe a segno in Premier League, nella sua prima esperienza da rookie, utilizzando un termine cestistico, gli valgono proprio il pesantissimo epiteto di “nuovo Ronaldo“.
LA STAGIONE FLOP
Arriva la stagione 2014-2015, a Manchester è di nuovo tempo d’addii. Questa volta tocca a Ryan Giggs, uno che sa cosa vuol dire indossare la casacca dei red devils, oltre 600 presenze con più di 100 reti. Il gallese veste la maglia numero 11 che rimane quindi senza un proprietario. È la stessa leggenda ad indicare Januzaj come suo naturale successore, nella speranza possa definitivamente maturare. Le premesse per vedere sbocciare un fenomeno ci sono tutte, tanto che lo stesso ex-tecnico Sir Alex dirà di lui:
È un giocatore magnificamente completo: ha ancora 18 anni e deve ancora farsi il fisico, ma ha buone capacità tecniche, di equilibrio e accelerazione
Con il numero 11 sulle spalle, Januzaj si rivela un flop, complice forse la giovane età e la pressione mediatica a cui è sottoposto non riesce ad esplodere. Concluderà la stagione con 21 presenze complessive in prima squadra restando a secco sia per quanto riguarda i gol sia per quanto riguarda gli assist. Forse ha solo bisogno di tempo, o forse la sua dimensione non è quella inglese, fatto sta che lo United decide di cederlo in prestito al Borussia Dortmund.
L’ESPERIENZA TEDESCA E IL RITORNO IN INGHILTERRA
Arrivato a Dortmund alla corte di Tomas Tuchel, il belga trova poco spazio, giocando perlopiù spezzoni di partita. Appena 6 presenze con 2 assist a tabellino, prima di essere scaricato dai gialloneri e dover tornare in Inghilterra dopo appena 6 mesi. Tornato a casa da Louis van Gaal, che tanto lo aveva messo in mostra l’anno precedente, da lievi segnali di ripresa senza però mai incidere nei risultati della squadra.
Lo United ripone in quello che riteneva essere un vero e proprio crack ancora un po’ di fiducia; decide quindi di mandarlo in prestito al Sunderland, sperando forse che lo stadio dove aveva fatto parlare di sé per la prima volta potesse risvegliarlo. Ai black cats ritrova David Moyes, che lo schiera in campo 25 volte in campionato. Solo 3 assist e prestazioni discrete non aiutano il Sunderland ad evitare la retrocessione.
NUOVA ARIA: IL REAL SOCIEDAD
Nell’estate 2017 Mourinho decide di non puntare più su di lui, lo United fissa il prezzo: 10/12 milioni di euro. Alla porta si affacciano diversi club, la Roma a caccia del sostituto di Salah tra tutti. A spuntarla sono i baschi del Real Sociedad che riscatteranno il giovane belga per una cifra di 8,5 milioni di euro. In Spagna Januzaj sembra finalmente trovare le condizioni adatte per fare bene. Certo, non diventerà quel fenomeno mondiale che tutti si aspettavano, ma il classe 1995 riesce comunque ad offrire prestazioni di livello, 28 presenze in Liga, 3 gol e 5 assist gli valgono la riconferma. Durante questa stagione Januzaj è ancora in forza al club di San Sebastián. Procede con un ruolino di marcia sulla falsa riga dell’anno precedente, 18 presenze, 1 rete e 3 assist.
https://www.youtube.com/watch?v=1Xi3HTyXCeI
Aveva le caratteristiche per diventare uno dei migliori, invece è rimasto uno dei tanti. Chissà, magari la pressione a cui era sottoposto era davvero troppa per un ragazzo di 18 anni o forse a Januzaj mancano effettivamente le caratteristiche di un fenomeno a 360 gradi. Non ci è dato a saperlo, ma ciò che è sicuro è il rimpianto per aver visto l’ennesima rosa non sbocciare a dovere.
Vi ricordate di Lyn Gomis? Colui che si è fatto conoscere in Serie A per via del suo passato al Torino, sale alla ribalta della cronaca sportiva per un gesto davvero poco nobile.
Attualmente rientrante nella rosa del Genola, formazione appartenente alla seconda categoria piemontese, l’estremo difensore senegalese si è reso protagonista di un episodio riprovevole; nel corso della partita di campionato contro il Langa Calcio, disputata domenica, questi ha aggredito l’arbitro del match sia fisicamente, prendendolo per il collo, sia verbalmente, attraverso offese, esclamate sia in campo che negli spogliatoi. Questa condotta violenta gli è costata una lunghissima squalifica, che scadrà soltanto il 13 ottobre 2023. Di seguito, riportiamo il testo del comunicato, redatto dal Giudice Sportivo:
“Nello specifico, dopo la convalida della rete del 3 a 3, il portiere del Genola, Sig. Gomis Lys, raggiungeva di corsa l’arbitro che si dirigeva a centro campo e lo afferrava per il collo, provocandogli dolore, oltre ad insultarlo ripetutamente. Intervenivano in difesa del direttore di gara alcuni giocatori di ambo le compagini. Al termine della partita mentre l’arbitro raggiungeva gli spogliatoi scortato dai Dirigenti della squadra ospite nonché da giocatori di entrambe le Società, dopo aver subito ulteriore aggressione fisica da un altro tesserato del Genola, il Sig. Gomis continuava a insultarlo e minacciarlo, con una tale veemenza da indurlo a richiedere l’intervento di una volante dei Carabinieri, ai quali veniva esposto l’accaduto”
Dal canto proprio, il portiere non ci sta a subire questo contraccolpo, che, di fatto, potrebbe costringerlo a chiudere ingloriosamente la sua carriera, dati i suoi 32 anni d’età. Le parole, espresse a La Stampa, dichiarano un pronto ricorso, di concerto con la società. E la motivazione è semplice: in sedici anni di carriera, non si è mai reso protagonista di episodi come quello per cui è stato accusato e squalificato:
“I fatti non sono andati così. Con la società faremo presto ricorso. Non sono un violento. In 16 anni di carriera professionistica, non ho mai avuto e creato problemi”
Oggi pomeriggio alle 17.30 il Chelsea affronta il Palmeiras nella finale della Coppa del Mondo per Club. Per la squadra londinese, vincitrice dell’ultima edizione di Champions League, è la seconda occasione nei suoi 117 anni di storia per sollevare il trofeo istituito nel 2000 dalla FIFA.
L’ultima partita giocata dai Blues in questo torneo risale al 2012. Gli allora Campioni d’Europa guidati da Rafa Benitez, subentrato all’esonerato Roberto Di Matteo, si arresero in finale contro il Corinthians a Yokohama. Il gol di Paolo Guerrero al 69° regalò ai Brasiliani la vittoria.
Oggi, dieci anni dopo quella deludente sconfitta, dove sono i giocatori di quel Chelsea?
Petr Čech nella sala dei bottoni
Nonostante la sconfitta in Coppa del Mondo, il leggendario portiere ceco aiutò il Chelsea a vincere l’Europa League quella stagione.
Dopo aver lasciato i Blues, Petr Čech chiuse la sua carriera all’Arsenal prima di tornare al Chelsea come membro dello staff tecnico di Frank Lampard.
Lampard durò un anno e mezzo sulla panchina della squadra londinese ma l’ex portiere rimane una figura molto importante al fianco della mano destra di Roman Abramovich, Marina Granovskaia.
Non solo calcio per Čech, dato che nell’ottobre 2019 ha giocato come portiere per i Guildford Phoenix, squadra di hockey su ghiaccio della quarta divisione del campionato hockeistico inglese.
Chelsea-Liverpool solo andata
Nonostante la sconfitta contro il Corinthians, per Frank Lampard la stagione 2012-2013 si concluse con un record positivo. Con il gol alla penultima giornata di campionato contro l’Aston Villa, Lampard diventò il miglior marcatore nella storia dei Blues.
L’ultima tappa prima del ritiro dello storico capitano inglese sarà al New York City FC prima di andare ad allenare il Derby County.
Dopo la brutta esperienza sulla panchina del Chelsea, Lampard è da qualche settimana l’allenatore dell’ Everton.
Last dance in Derby
Altro ex del Chelsea ora nello staff tecnico dell’ Everton è Ashley Cole. L’esterno inglese lascia il Chelsea nel 2014 per affrontare quella che si rivelerà essere una deludente esperienza con la maglia della Roma. Nel 2016 Cole vola in America e gioca con i Los Angeles Galaxy.
Prima di ritirarsi, il vecchio amico Lampard gli chiede una mano al Derby County e Ashley Cole si mette a disposizione per l’ultima danza della sua carriera da calciatore professionista.
Metà Niño, metà torero
Arrivato a Londra con tante aspettative, Fernando Torres non fu in grado di replicare le incredibili giocate con la maglia del Liverpool.
Nonostante questo El Niño contribuì con un gol alla vittoria nella finale di Europa League contro il Benfica prima di lasciare il Chelsea nell’estate del 2014 per andare al Milan.
En estos tiempos nada mejor que reflexionar con una buena lectura. Os recomiendo el libro de Antonio Sánchez-Migallón “Historias de un Mentor”, un caso real de acompañamiento a un joven para animarle en su crecimiento como persona. pic.twitter.com/DX2ovDOjtY
Prima del ritiro Torres ha giocato per qualche stagione nell’Atletico Madrid, la sua squadra del cuore, e ora allena il Juvenil A, l’Under-19 dei Colchoneros.
Hazard o Marin?
Non tutti i calciatori di quel Chelsea hanno appeso gli scarpini al chiodo.
Dopo aver segnato 110 gol in 353 partite con il Chelsea, Eden Hazard si trasferirà al Real Madrid. I vari infortuni hanno però reso l’avventura spagnola del belga un vero e proprio incubo fino a questo momento.
Altro giocatore ancora in attività, seppur lontano dai radar del calcio europeo, è Oscar.
Il brasiliano si presentò sul palcoscenico della Champions League con due gol contro la Juventus nel 2012.
Oscar diventa un perno del centrocampo di Mourinho ma l’arrivo di Conte nel 2016 lo mette ai margini del progetto e lo porta a trasferirsi in Cina allo Shangai Port con il quale ha giocato quasi 150 partite e vinto un campionato cinese.
Meteora di quel Chelsea fu Marko Marin. Arrivato dal Werder Brema con l’etichetta di “Messi Tedesco”, Marin deluse in Inghilterra e girò il Vecchio Continente in lungo e in largo come prestito.
Dopo un esperienza in Arabia Saudita, Marin gioca adesso a Budapest con il Ferencvaros.
Una colonna basca al Chelsea
Non tutti i calciatori di allora hanno lasciato il Chelsea. Chi è rimasto è Cesar Azpilicueta, che nel frattempo è diventato una colonna dei Blues giocando da jolly nella retroguardia.
Con la maglia del Chelsea Azpilicueta ha vinto di tutto e negli ultimi tre anni è stato il capitano della squadra della quale è diventato una colonna portante.
Adesso, con il contratto in scadenza questa estate, Cesar è in cerca della sua prossima avventura.
L’avventura con la camiseta blanca di Eden Hazard stenta a decollare. Il classe 1991 è stato il colpo ad effetto dell’estate 2019 del Real Madrid, che intendeva far dimenticare la cessione di Ronaldo, avvenuta 12 mesi prima. Ma, di fatto, l’unica cosa in cui il belga ha sostituito il portoghese è il nome soprastante la maglia numero 7.
Complici gli infortuni, una forma fisica non sempre ottimale e l’esplosione dei due millenialsbrasiliani, Vinicius Jr e Rodrygo, Hazard è sempre più ai margini del progetto galáctico. Questi fattori lo hanno iscritto nella lista dei possibili partenti dalla Casa Blanca già a gennaio. La cifra richiesta è pari a 40 milioni; tuttavia, si può aprire anche al prestito.
In quest’ultimo senso, la suggestione dell’ultima ora porterebbe Hazard di nuovo dove tutto è incominciato. Al Lille del presidente Olivier Letang.
“Un ritorno di Hazard al Lille? Non è impossibile vederlo qui”, ha affermato Letang. “Può sembrare impossibile, ma non lo è. Ovviamente Hazard è un giocatore incredibile, con grandi qualità. In questo momento, è un giocatore del Real Madrid, ma in futuro le cose potrebbero cambiare“.
Affinché il trasferimento vada in porto, è necessario che i blancosabbassino le richieste. I 40 milioni di euro rappresentano una pretesa economica troppo elevata per le casse del clubfrancese, pronto a perseguire anche la strada del prestito. A patto che Florentino Pérez sia disposto ad accettare di accollarsi grande parte di un lauto stipendio, di cui vorrebbe liberarsi.
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Tutto inizia con la maglia del Bayern Monaco. Lukas Raeder, portiere tedesco classe 1993, viene aggregato alla squadra della Baviera a soli 19 anni. Per lui si prospetta un futuro da campione in Germania. Sulle orme di tanti altri illustri predecessori.
Tuttavia, la carriera di Raeder come portiere del Bayern Monaco, in realtà, non spicca mai. Un po’ per demeriti suoi. Un po’ perchè, nel 2012, quando Lukas Raeder approda ai bavaresi, in porta c’è già Manuel Neuer. Due anni alle spalle dell’attuale portiere del Bayern Monaco sono stati duri da sostenere, per un giovanissimo prospetto che vuole dimostrare il suo valore. E così, nell’estate del 2014, Raeder va via a parametro zero dal Bayern Monaco e dalla Germania. Destinazione Portogallo.
Il Vitória Setúbal è la sua seconda squadra, ma anche con i portoghesi il minutaggio scarseggia. Totalizza solo 27 gare in tre stagioni. Per cui il percorso di Raeder è costretto a proseguire in Inghilterra con la maglia del Bradford City, prima di fare rientro in patria, nelle serie minori: ad attenderlo si presentano in ordine di tempo il Rot-Wein Essen e il Lubecca.
Ora il suo presente si chiama Lokomotiv Plovdiv, squadra appartenente al massimo campionato bulgaro. A 27 anni, Raeder ha ancora voglia di mettersi in mostra e di sognare le competizioni europee. Il terzo posto in campionato, infatti, garantisce la possibilità di arrivare in Conference League. Tuttavia, al di là delle soddisfazioni che può regalare il rettangolo verde, è al di fuori del campo che Raeder ottiene il successo maggiore.
Unico calciatore tedesco in Bulgaria e con la fama di calciatore che ha annusato grandi palcoscenici, il tedesco è diventato una vera e propria star. Come, del resto, lo dimostra questa dichiarazione.
“Come portiere tedesco, sono molto concentrato sulla Bulgaria. I portieri tedeschi hanno una reputazione particolarmente buona qui ed è per questo che ricevo molta attenzione. Mi parlano spesso in tedesco gli avversari o anche i tassisti. Il Bayern è totalmente presente qui e spesso me lo chiedono. Abbiamo uno o due tifosi del Bayern nella squadra e anche nella dirigenza.Tutti qui conoscono ‘Mia san mia‘ “.
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