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Che fine hanno fatto? Diego Ribas da Cunha

Che fine hanno fatto?

Che fine hanno fatto? Diego Ribas da Cunha

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30 agosto 2009, Roma 1-3 Juventus. Al 67′ gli ospiti si portano in vantaggio per la seconda volta: entrambe le marcature sono del nuovo fantasista brasiliano che la Juventus ha acquistato in estate dai tedeschi del Werder Brema, Diego Ribas da Cunha. È alla sua seconda gara di campionato, ma le giocate messe in mostra portano Maurizio Compagnoni ad affermare in telecronaca:

“Un fenomeno all’Olimpico”

Ed effettivamente il giocatore fa sognare i tifosi della Vecchia Signora, ma sarà solo un lampo in una stagione deludente.

IL SIMBOLO DELLA RINASCITA BIANCONERA

Cresciuto nel Santos di Pelé, Diego ha l’opportunità di misurarsi con il calcio europeo in una realtà di passaggio per molti talenti verdeoro, il Portogallo, dove il fantasista si trasferisce nell’estate 2004 all’età di 19 anni. L’esperienza nel Porto, però, non ha grande successo e due anni dopo il ragazzo si trasferisce nuovamente: è il Werder Brema a puntare su di lui. I tedeschi investono 6,3 milioni di euro, facendo del brasiliano il giocatore più pagato della storia del club. Diego cresce moltissimo nelle annate in Germania e nella stagione 2008-09 porta i suoi fino alla finale dell’ultima edizione di Coppa Uefa (persa 2-1 contro lo Shakhtar Donetsk, senza il brasiliano in campo a causa della squalifica subita in semifinale), e alla conquista della Coppa di Germania.

Dopo la grande stagione in Germania, la Juventus decide di investire ben 27 milioni di euro, in una campagna acquisti che aggiunge anche l’altro brasiliano Felipe Melo, per cui l’investimento è di 25 milioni. I due elementi dovrebbero garantire il salto di qualità alla formazione del tecnico Ciro Ferrara per puntare allo Scudetto, dopo un terzo e un secondo posto successivi alla retrocessione in Serie B a seguito della vicenda Calciopoli.

 

DELUSIONE E RIPARTENZA

L’annata però si rivela fallimentare, con la Juve che chiude settima in campionato, viene eliminata ai gironi di Champions League e poi dalla sorpresa Fulham negli ottavi di finale di Europa League, con Diego che a fine stagione viene ceduto. Nonostante buone cifre raccolte, il fantasista ha deluso, chiudendo con 44 presenze, 7 gol e 16 assist.

Il brasiliano torna dove si era consacrato, in Germania. Il Wolfsburg decide di puntare su di lui, investendo 15,5 milioni. La stagione sembra la fotocopia di quella precedente: un inizio promettente, con il gol all’esordio in Bundesliga con la nuova maglia, poi un calo delle prestazioni culminato con l’abbandono del ritiro pre-partita nell’ultima giornata di campionato e l’esclusione dalla rosa. I numeri di Diego, nel frattempo, si sono abbassati ulteriormente, con il giocatore che conclude la stagione con 6 gol e 12 assist in 35 presenze.

Vista la decisione presa dal club, in accordo con il tecnico Felix Magath, Diego deve cambiare ancora casacca. Il tentativo di rilanciarlo questa volta passa dalla Spagna e, in particolare, dall’Atlético Madrid. Diego viene prestato ai Colchoneros ed è autore di una buona stagione: se in campionato il suo rendimento è altalenante, con 3 gol e 5 assist in 30 presenze, il trequartista brasiliano è decisivo in Europa League con 3 gol e 9 assist in 12 partite, che accompagnano la squadra del Cholo Simeone alla conquista del trofeo, in cui Diego mette a segno il definitivo 3-0 nella finale tutta spagnola contro l’Athletic Bilbao.

(fonte: lastampa.it)

ANDATA E RITORNO

Terminato il prestito all’Atlético Madrid, Diego torna al Wolfsburg, che vista la stagione precedente decide di puntare nuovamente su di lui. La sua seconda esperienza nella formazione teutonica è positiva. Diego diventa centrale nel progetto e nella stagione 2012-13 gioca 90 minuti in tutte le partite di campionato, ad eccezione di due di queste (una saltata per squalifica), contribuendo con 10 gol e 6 assist. Le sue prestazioni rimangono ottime anche nella prima parte della stagione successiva, tanto che alla porta del Wolfsburg bussa ancora l’Atlético Madrid di Simeone, che conosce bene il giocatore e vuole riportarlo nella capitale spagnola per aumentare la profondità di una rosa che punta ad arrivare in fondo a tutte le competizioni.

Diego fa il suo ritorno in Spagna ed effettivamente si rivela un giocatore importante. Il suo lampo più grande rimane sicuramente il bellissimo gol nell’andata dei quarti di finale di Champions League con il Barcellona. Purtroppo la stagione si chiude con un sapore dolceamaro per i colchoneros, che conquistano la Liga dopo 18 anni ma vengono sconfitti nella finale della massima competizione europea dai rivali cittadini del Real Madrid, che, dopo il pareggio di Sergio Ramos nei minuti di recupero, dilagano nei tempi supplementari.

LA TURCHIA E IL RITORNO A CASA

Conclusa la stagione in Spagna il fantasista rimane svincolato e si accasa ai turchi del Fenerbahçe, con i quali disputa due stagioni e conquista la Supercoppa di Turchia del 2014.

Nell’estate del 2016 Diego torna in terra carioca, passando tra le fila del Flamengo di Rio de Janeiro. Anche grazie a lui, il Fla, comincia il suo percorso di ritorno ai vertici del calcio sudamericano: va vicinissimo al campionato 2018, chiuso al secondo posto. L’anno da ricordare è il 2019, con il Flamengo che conquista campionato brasiliano e Copa Libertadores. Diego ha la fascia da capitano al braccio e guida i suoi con l’esperienza che molti giovani non hanno, nonostante almeno metà stagione saltata a causa di un infortunio alla caviglia.

Diego solleva, da capitano, la Copa Libertadores conquistata nel 2019 (fonte: profilo IG @diegoribas10)

L’ultima stagione è stata interrotta a causa delle problematiche dovute al Covid-19 e Diego ha ridotto ulteriormente il suo minutaggio, anche a causa del passare degli anni, che oggi sono 35. Ormai siamo al termine della carriera di un fantasista che, come tanti brasiliani, non è mai riuscito ad esprimere pienamente il suo talento. Certo non si può dire che la carriera di Diego Ribas da Cunha sia stata un fallimento, visti tutti i trofei conquistati negli anni, ma chissà a cosa avremmo assistito se il brasiliano avesse mantenuto gli standard di quel Roma-Juventus del 30 agosto 2009.

 

 

 

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Calcio e dintorni

Torino, l’ex portiere è nella bufera: l’accaduto e le conseguenze!

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Cairo

Vi ricordate di Lyn Gomis? Colui che si è fatto conoscere in Serie A per via del suo passato al Torino, sale alla ribalta della cronaca sportiva per un gesto davvero poco nobile.

Attualmente rientrante nella rosa del Genola, formazione appartenente alla seconda categoria piemontese, l’estremo difensore senegalese si è reso protagonista di un episodio riprovevole; nel corso della partita di campionato contro il Langa Calcio, disputata domenica, questi ha aggredito l’arbitro del match sia fisicamente, prendendolo per il collo, sia verbalmente, attraverso offese, esclamate sia in campo che negli spogliatoi. Questa condotta violenta gli è costata una lunghissima squalifica, che scadrà soltanto il 13 ottobre 2023. Di seguito, riportiamo il testo del comunicato, redatto dal Giudice Sportivo:

Nello specifico, dopo la convalida della rete del 3 a 3, il portiere del Genola, Sig. Gomis Lys, raggiungeva di corsa l’arbitro che si dirigeva a centro campo e lo afferrava per il collo, provocandogli dolore, oltre ad insultarlo ripetutamente. Intervenivano in difesa del direttore di gara alcuni giocatori di ambo le compagini. Al termine della partita mentre l’arbitro raggiungeva gli spogliatoi scortato dai Dirigenti della squadra ospite nonché da giocatori di entrambe le Società, dopo aver subito ulteriore aggressione fisica da un altro tesserato del Genola, il Sig. Gomis continuava a insultarlo e minacciarlo, con una tale veemenza da indurlo a richiedere l’intervento di una volante dei Carabinieri, ai quali veniva esposto l’accaduto

Dal canto proprio, il portiere non ci sta a subire questo contraccolpo, che, di fatto, potrebbe costringerlo a chiudere ingloriosamente la sua carriera, dati i suoi 32 anni d’età. Le parole, espresse a La Stampa, dichiarano un pronto ricorso, di concerto con la società. E la motivazione è semplice: in sedici anni di carriera, non si è mai reso protagonista di episodi come quello per cui è stato accusato e squalificato:

I fatti non sono andati così. Con la società faremo presto ricorso. Non sono un violento. In 16 anni di carriera professionistica, non ho mai avuto e creato problemi

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Calcio e dintorni

Un Chelsea mondiale: dove sono finiti i Blues del 2012?

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Ziyech

Oggi pomeriggio alle 17.30 il Chelsea affronta il Palmeiras nella finale della Coppa del Mondo per Club. Per la squadra londinese, vincitrice dell’ultima edizione di Champions League, è la seconda occasione nei suoi 117 anni di storia per sollevare il trofeo istituito nel 2000 dalla FIFA.

L’ultima partita giocata dai Blues in questo torneo risale al 2012. Gli allora Campioni d’Europa guidati da Rafa Benitez, subentrato all’esonerato Roberto Di Matteo, si arresero in finale contro il Corinthians a Yokohama. Il gol di Paolo Guerrero al 69° regalò ai Brasiliani la vittoria.
Oggi, dieci anni dopo quella deludente sconfitta, dove sono i giocatori di quel Chelsea?

Petr Čech nella sala dei bottoni

Nonostante la sconfitta in Coppa del Mondo, il leggendario portiere ceco aiutò il Chelsea a vincere l’Europa League quella stagione.
Dopo  aver lasciato i Blues, Petr Čech chiuse la sua carriera all’Arsenal prima di tornare al Chelsea come membro dello staff tecnico di Frank Lampard.
Lampard durò un anno e mezzo sulla panchina della squadra londinese ma l’ex portiere rimane una figura molto importante al fianco della mano destra di Roman Abramovich, Marina Granovskaia.

Non solo calcio per Čech, dato che nell’ottobre 2019 ha giocato come portiere per i Guildford Phoenix, squadra di hockey su ghiaccio della quarta divisione del campionato hockeistico inglese.

Chelsea-Liverpool solo andata

Nonostante la sconfitta contro il Corinthians, per Frank Lampard la stagione 2012-2013 si concluse con un record positivo. Con il gol alla penultima giornata di campionato contro l’Aston Villa, Lampard diventò il miglior marcatore nella storia dei Blues.

L’ultima tappa prima del ritiro dello storico capitano inglese sarà al New York City FC prima di andare ad allenare il Derby County.
Dopo la brutta esperienza sulla panchina del Chelsea, Lampard è da qualche settimana l’allenatore dell’ Everton.

Last dance in Derby

Altro ex del Chelsea ora nello staff tecnico dell’ Everton è Ashley Cole. L’esterno inglese lascia il Chelsea nel 2014 per affrontare quella che si rivelerà essere una deludente esperienza con la maglia della Roma. Nel 2016 Cole vola in America e gioca con i Los Angeles Galaxy.
Prima di ritirarsi, il vecchio amico Lampard gli chiede una mano al Derby County e Ashley Cole si mette a disposizione per l’ultima danza della sua carriera da calciatore professionista.

Metà Niño, metà torero

Arrivato a Londra con tante aspettative, Fernando Torres non fu in grado di replicare le incredibili giocate con la maglia del Liverpool.
Nonostante questo El Niño contribuì con un gol alla vittoria nella finale di Europa League contro il Benfica prima di lasciare il Chelsea nell’estate del 2014 per andare al Milan.

Prima del ritiro Torres ha giocato per qualche stagione nell’Atletico Madrid, la sua squadra del cuore, e ora allena il Juvenil A, l’Under-19 dei Colchoneros.

Hazard o Marin?

Non tutti i calciatori di quel Chelsea hanno appeso gli scarpini al chiodo.
Dopo aver segnato 110 gol in 353 partite con il Chelsea, Eden Hazard si trasferirà al Real Madrid. I vari infortuni hanno però reso l’avventura spagnola del belga un vero e proprio incubo fino a questo momento.

Altro giocatore ancora in attività, seppur lontano dai radar del calcio europeo, è Oscar.
Il brasiliano si presentò sul palcoscenico della Champions League con due gol contro la Juventus nel 2012.
Oscar diventa un perno del centrocampo di Mourinho ma l’arrivo di Conte nel 2016 lo mette ai margini del progetto e lo porta a trasferirsi in Cina allo Shangai Port con il quale ha giocato quasi 150 partite e vinto un campionato cinese.

Meteora di quel Chelsea fu Marko Marin. Arrivato dal Werder Brema con l’etichetta di “Messi Tedesco”, Marin deluse in Inghilterra e girò il Vecchio Continente in lungo e in largo come prestito.
Dopo un esperienza in Arabia Saudita, Marin gioca adesso a Budapest con il Ferencvaros.

Una colonna basca al Chelsea

Non tutti i calciatori di allora hanno lasciato il Chelsea. Chi è rimasto è Cesar Azpilicueta, che nel frattempo è diventato una colonna dei Blues giocando da jolly nella retroguardia.
Con la maglia del Chelsea Azpilicueta ha vinto di tutto e negli ultimi tre anni è stato il capitano della squadra della quale è diventato una colonna portante.

Adesso, con il contratto in scadenza questa estate, Cesar è in cerca della sua prossima avventura.

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Calcio Internazionale

Il presidente del Lille rivela: “Un big può tornare da noi!”

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Hazard può tornare al Lille

L’avventura con la camiseta blanca di Eden Hazard stenta a decollare. Il classe 1991 è stato il colpo ad effetto dell’estate 2019 del Real Madrid, che intendeva far dimenticare la cessione di Ronaldo, avvenuta 12 mesi prima. Ma, di fatto, l’unica cosa in cui il belga ha sostituito il portoghese è il nome soprastante la maglia numero 7.

Complici gli infortuni, una forma fisica non sempre ottimale e l’esplosione dei due millenials brasiliani, Vinicius Jr e Rodrygo, Hazard è sempre più ai margini del progetto galáctico. Questi fattori lo hanno iscritto nella lista dei possibili partenti dalla Casa Blanca già a gennaio. La cifra richiesta è pari a 40 milioni; tuttavia, si può aprire anche al prestito.

In quest’ultimo senso, la suggestione dell’ultima ora porterebbe Hazard di nuovo dove tutto è incominciato. Al Lille del presidente Olivier Letang.

È AS a dare forma a tale ipotesi. Ipotesi suggestiva, il cui impulso deriva dall’intervista del presidente del club francese all’Equipe du Soir:

Un ritorno di Hazard al Lille? Non è impossibile vederlo qui”, ha affermato Letang. “Può sembrare impossibile, ma non lo è. Ovviamente Hazard è un giocatore incredibile, con grandi qualità. In questo momento, è un giocatore del Real Madrid, ma in futuro le cose potrebbero cambiare“.

Affinché il trasferimento vada in porto, è necessario che i blancos abbassino le richieste. I 40 milioni di euro rappresentano una pretesa economica troppo elevata per le casse del club francese, pronto a perseguire anche la strada del prestito. A patto che Florentino Pérez sia disposto ad accettare di accollarsi grande parte di un lauto stipendio, di cui vorrebbe liberarsi.

Immagine in evidenza presa da Wikimedia Commons con diritti Google Creative Commons

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Calcio Internazionale

Bayern Monaco, un ex portiere fa successo all’estero

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Bayern Monaco

Tutto inizia con la maglia del Bayern Monaco. Lukas Raeder, portiere tedesco classe 1993, viene aggregato alla squadra della Baviera a soli 19 anni. Per lui si prospetta un futuro da campione in Germania. Sulle orme di tanti altri illustri predecessori.

Tuttavia, la carriera di Raeder come portiere del Bayern Monaco, in realtà, non spicca mai. Un po’ per demeriti suoi. Un po’ perchè, nel 2012, quando Lukas Raeder approda ai bavaresi, in porta c’è già Manuel Neuer. Due anni alle spalle dell’attuale portiere del Bayern Monaco sono stati duri da sostenere, per un giovanissimo prospetto che vuole dimostrare il suo valore. E così, nell’estate del 2014, Raeder va via a parametro zero dal Bayern Monaco e dalla Germania. Destinazione Portogallo.

Il Vitória Setúbal è la sua seconda squadra, ma anche con i portoghesi il minutaggio scarseggia. Totalizza solo 27 gare in tre stagioni. Per cui il percorso di Raeder è costretto a proseguire in Inghilterra con la maglia del Bradford City, prima di fare rientro in patria, nelle serie minori: ad attenderlo si presentano in ordine di tempo il Rot-Wein Essen e il Lubecca.

Ora il suo presente si chiama Lokomotiv Plovdiv, squadra appartenente al massimo campionato bulgaro. A 27 anni, Raeder ha ancora voglia di mettersi in mostra e di sognare le competizioni europee. Il terzo posto in campionato, infatti, garantisce la possibilità di arrivare in Conference League. Tuttavia, al di là delle soddisfazioni che può regalare il rettangolo verde, è al di fuori del campo che Raeder ottiene il successo maggiore.

Unico calciatore tedesco in Bulgaria e con la fama di calciatore che ha annusato grandi palcoscenici, il tedesco è diventato una vera e propria star. Come, del resto, lo dimostra questa dichiarazione.

Come portiere tedesco, sono molto concentrato sulla Bulgaria. I portieri tedeschi hanno una reputazione particolarmente buona qui ed è per questo che ricevo molta attenzione. Mi parlano spesso in tedesco gli avversari o anche i tassisti. Il Bayern è totalmente presente qui e spesso me lo chiedono. Abbiamo uno o due tifosi del Bayern nella squadra e anche nella dirigenza.Tutti qui conoscono ‘Mia san mia“.

Immagine in evidenza presa da pixabay con diritti Google Creative Commons

 

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