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Che fine hanno fatto: la Juventus in B

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Che fine hanno fatto: la Juventus in B

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Ogni tifoso, ogni appassionato, chiunque abbia una squadra del cuore, ricorda il passato vissuto dalla società che ama. A seconda della fede, c’è chi ha ricordi più esaltanti, chi meno, altri tifosi invece sono caratterizzati, sono segnati dai solchi lasciati dalle amare delusioni che gli sono scivolate addosso, taglienti come lame.

Pensate ad un tifoso della Juventus: nel passato recente ci sono state gioie sconfinate, sette scudetti consecutivi, assieme alla Coppa Italia che con gli anni è diventata altrettanto un’abitudine, con il solo cruccio delle delusioni europee, quella coppa dalle grandi orecchie vista davanti agli occhi per un paio di volte, ma sempre in mano altrui. In breve, i ricordi più freschi sono molto, ma molto belli.

Ma c’è chi va più indietro. Lo sappiamo tutti, ci sono momenti in cui ci vogliamo male e in cui vogliamo rivivere le sventure peggiori della nostra squadra: ci sono milanisti che hanno rivisto la celebre finale di Istanbul, romanisti che hanno visto quella del 1986 sempre contro il Liverpool, o gli interisti che hanno deciso di rivivere ogni fotogramma di quel maledetto 5 maggio. Gli juventini, se vogliono farsi del male, rivivono la stagione 2006/07, quella del post Calciopoli: quella della Serie B.

Un anno di purgatorio, con le fiamme dell’inferno che bruciavano i piedi di quella squadra che non c’entrava niente col contesto della cadetteria, ma che a forza si è dovuta ambientare, fino ad arrivare a vincere quel maledetto campionato che ha riportato la Vecchia Signora dove le spettava.

ZOCCOLO STRANIERO

La Juventus si ritrovò sola e senza giocatori: la migrazione che avvenne dopo la retrocessione in B fu enorme, a tal punto che della vecchia guardia rimasero soltanto Nedved, Trezeguet,Buffon, Del Piero e Camoranesi (con gli ultimi tre appena reduci dal trionfo mondiale del 2006). C’erano due, tre giovani interessanti che furono confermati in prima squadra e collezionarono le prime presenze in bianconero, tra i quali Chiellini – il più navigato tra i giovani – Palladino, Marchisio, De Ceglie e Giovinco; la nuova presidenza Cobolli Gigli puntò molto anche sulle forze straniere, non a caso venne puntellata la rosa con molti elementi di spicco dei vari campionati esteri.

Dietro rimase Igor Tudor, colosso croato classe ’78, che oggi ha intrapreso la carriera da allenatore, e che molti ricorderanno nel recente passato come allenatore dell’Udinese: doveva essere colui che avrebbe dovuto ritirare su i friulani, invece dopo due partite e raggiunta la salvezza a fine campionato, è stato esonerato. Accanto a lui arrivo Robert Kovac, fratello del più noto Niko, e anche lui croato; un passato in Germania per lui con la maglia del Bayern, per poi andare alla Juve per un paio di anni e chiudere la carriera prima al Dortmund e poi a casa, alla Dinamo Zagabria. Oggi è il vice di suo fratello Niko Kovac, dunque assieme a lui siede sulla panchina del Bayern Monaco, squadra che lo ha lanciato.

In difesa c’era un’altra coppia francese, quella composta da Boumsong e Zebina: due difensori potenzialmente validi, ma con amnesie che, in un modo o nell’altro, compromettevano il lavoro della squadra. Il primo ha concluso una discreta carriera tra Lione e Panathinaikos, il secondo invece ha chiuso col calcio dopo essere tornato in Francia, prima al Tolosa e poi all’Arles-Avignone; oggi l’ex Roma mette a frutto la sua grande cultura e la sua passione per l’arte (è un gallerista), mentre Jean-Alain è stato incaricato dalla Federazione del Camerun per ridare linfa e forza alla nazionale. Probabilmente il nome di Seedorf nasce anche dalle sue idee.

Davanti invece, a fare da riserva a Del Piero-Trezeguet, c’erano Marcelo El Panterón Zalayeta e il bulgaro Valeri Bojinov: il primo ha chiuso in patria, al Peñarol, e chissà che poi non si sia dedicato all’apertura di un chiosco come aveva promesso qualche anno fa. Il buon Valeri invece ha peregrinato per l’Europa e non solo (ha giocato anche in B cinese), e da poche ore ha fatto ritorno in patria, al Botev Vratsa.

LA GIOVENTÙ BIANCONERA

Detto dei colpi esteri, vi avevamo già citato alcuni dei ragazzi che sfruttarono “l’occasione” della Serie B per mettere minuti con la maglia della Juve, una cosa da mettere nel curriculum perchè senza Calciopoli tutto questo non sarebbe mai successo: chissà se gente come Chiellini, Marchisio o Giovinco oggi sarebbero ciò che sono, se non avessero avuto la retrocessione in B della Juve e dunque una vetrina dove mettersi in mostra.

Qua vi stiamo parlando dei più fortunati, ma c’è chi lo è stato meno: non è andata male a Raffaele Palladino, che si è fatto tanta Serie A col Genoa e col Parma, per poi andare in B col Crotone – riprendendosi proprio la A – e con lo Spezia, ultima sua squadra dalla quale si è svincolato pochi mesi fa. Lo stesso vale per Paolo De Ceglie, che come Palladino da Parma ci è passato, per poi iniziare una discesa impetuosa verso l’anonimato: 7 presenze con il Marsiglia, dove i tifosi lo hanno eletto come peggiore acquisto della storia recente dell’unico club di Francia ad aver vinto una Champions League, poi un anno ai margini della rosa bianconera, un periodo da svincolato – con annesso rifiuto del Benevento che lo ha snobbato totalmente – e una metà stagione in Svizzera con la maglia del Servette. Tuttora è fermo.

Ci sono poi altri ragazzi del vivaio che sono scesi in campo in quella stagione, senza però poi aver la fortuna di sbancare il lunario: Dario Venitucci e Raffaele Bianco hanno avuto una carriera discreta in cadetteria, col secondo che oggi è a Perugia e ha pure assaggiato la A col Carpi, poi c’è Felice Piccolo che giocò quasi 10 partite in bianconero per poi andare in Romania a trovare fortune; col Cluj è stato anche capitano ed ha avuto l’occasione di calcare i palcoscenici europei di Champions ed Europa League. L’ultimo, ma non per importanza, è Matteo Paro: ritenuto uno dei talenti più in erba del vivaio juventino, forse non ha rispecchiato fino in fondo le aspettative che si nutrivano in lui; Genoa, Bari, Piacenza, Vicenza e Mantova, chiudendo poi a Crotone e tornando a Genova in veste di match analyst.

Perchè molti di questo gruppo sono diventati allenatori.

DAL CAMPO ALLA PANCHINA

Tolto Federico Balzaretti, falcidiato dagli infortuni e oggi all’interno della dirigenza della Roma, ed Emanuele Belardi, responsabile del settore giovanile della sua Reggina, ci sono tanti italiani ex Juve che sono diventati allenatori, o quantomeno lo stanno diventando. Detto di Kovac e Tudor, un altro difensore come Nicola Legrottaglie ha intrapreso il cammino verso la panchina: prima le giovanili del Bari, poi all’Akragas ed infine a fare il vice di Rastelli a Cagliari. Come lui anche Alessandro Birindelli ha iniziato dai ragazzi, a Pisa, poi Trapani, Empoli e di nuovo a Pisa, suo luogo di nascita.

Diverso il cammino di Cristiano Zanetti e Giuliano Giannichedda: il primo ha iniziato dai ragazzi, fino poi ad arrivare ad allenare la Massese in Serie D, mentre il secondo è partito dalle nazionali giovanili per poi intraprendere il suo percorso in Serie C, partendo dalla Racing Roma, passando per la Viterbese, fino ad arrivare ad oggi sulla panchina della Pro Piacenza. Un altro ex Juventus – che in quella stagione fu anche protagonista in negativo visti i diversi infortuni – che ha intrapreso la carriera di allenatore da poco è Marco Marchionni: per adesso l’ha intrapresa da vice di Silvio Baldini, che ha avuto in panchina nella sua ultima esperienza alla Carrarese, dove ha deciso di restare per apprendere l’arte dell’insegnante di calcio.

Ma perché così tanti hanno iniziato ad intraprendere la carriera da mister?

Semplice, perché l’allenatore di quella squadra è stato un campione del mondo da giocatore, ha portato a casa un paio di Champions con la maglia di OM e proprio Juventus, ma soprattutto, da quando ha scelto di sedersi in panchina, è arrivato a conquistare una coppa di un certo valore.

Mesdames et Messieurs, Didier Deschamps. 

 

 

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Calcio Internazionale

La Rassegna Social del Diez – Il Siviglia vince l’Europa League

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Punto d’informazione, di impressioni e passioni condivise, i social network oggi più che mai raccontano le emozioni dei tifosi. Numero Diez vi presenta la rassegna dedicata ai più importanti messaggi della giornata di ieri.

 

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Le partite del giorno – Giovedì 1 giugno

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Il calcio, si sa, non si ferma mai: ogni giorno, da ogni angolo del pianeta, giocatori di tutto il mondo sono pronti, con le proprie giocate sul rettangolo verde, a regalare emozioni ai tifosi. Numero Diez vi presenta quindi le principali gare che ci attendono nella giornata di oggi.

SERIE B

Ore 20:30 Brescia-Cosenza

EREDIVISIE

Ore 18:45 Heerenven-Twente

Ore 21:00 Utrecht-Sparta Rotterdam

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Calcio Internazionale

Mourinho: “Parlerò con la società. Non posso dirvi che rimango”

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Una finale di Europa League intensa, vissuta, lunghissima, logorante per tutti quei tifosi che sono rimasti incollati alla TV. Mourinho è alla sesta finale europea nella sua carriera ed alla seconda con la Roma, uno score sicuramente non indifferente per quello che è uno dei migliori allenatori della storia del calcio. Purtroppo, alla fine si è dovuto arrendere al Siviglia. Per la prima volta, Josè Mourinho deve abdicare in una finale. Queste le sue parole nel post partita.

PARTITA – “Sono morti di stanchezza fisica, mentale. Per un risultato ingiusto con tanti episodi. Siamo orgogliosi, puoi perdere una partita ma mai la tua dignità e personalità. Ho vinto 5 finali e ho perso questa, torno a casa più orgoglioso. I ragazzi hanno dato tutto.”

RISULTATO – “Sono attaccato alla maglia, alla nostra natura. Prendiamo le cose con serenità e umiltà, lavoriamo tanto. Ognuno reagisce in un modo diverso, uno piange e l’altro no ma siamo tristissimi tutti. Arriviamo a casa morti di stanchezza e per il risultato ingiusto. Grande partita, grande finale, un arbitro che sembrava spagnolo ma abbiamo dato tutto. Lamela doveva prendere il secondo giallo, non lo prende e diventa rigorista.”

FUTURO – “Vado in vacanza lunedì. Se fino a lunedì abbiamo tempo di parlare allora parleremo, se no vado in vacanza e poi si vedrà. Devo lottare per questi ragazzi e non posso dirti oggettivamente che rimango. Sono un uomo serio, ho detto alla società che sarebbero i primi a sapere di un contatto con un club. Ci ho parlato a dicembre per la nazionale portoghese, dopodiché non ho avuto nessun contatto. Ho un anno di contratto con la Roma e al momento la situazione è questa.”

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Europa League

Siviglia-Roma 1-1 (4-1 d.c.r.), le pagelle: brilla Dybala, male Gudelj

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Lamela

Il Siviglia vince l’Europa League. Percorso straordinario dei ragazzi di Mendilibar, con il club spagnolo che si conferma una sentenza della competizione. Infatti, è la settima volta che il Siviglia porta a casa l’Europa League. Decisiva la vittoria ai calci di rigore.

LE PAGELLE DEL SIVIGLIA

Bono 7: incolpevole sulla rete di Dybala. Un paio di parate monstre che proteggono il risultato.

J.Navas 6: molto propositivo in fase offensiva, mette in difficoltà Spinazzola sulla fascia (Dal 94′ Montiel 6: prova a creare insidie ma il tempo non gli concede di prendere ritmo).

Badé 5.5: si fa fregare dallo scatto di Dybala in occasione del gol dell’1-0. Diverse sbavature nel corso del match.

Gudelj 5: si trova un po’ in difficoltà negli attacchi della Roma, soprattutto perché dalla sua parte si aggira uno scatenato Dybala. Rischia un rigore ingenuo, dando un calcio in testa ad Abraham a metà del primo tempo (Dal 126′ Marcao sv).

Telles 6.5: soffre Dybala, ma in fase offensiva riesce a creare pericoli sulla fascia mancina. Sale molto nel secondo tempo (Dal 94′ Rekik 6.5: entra con voglia e fa ammonire Zalewski. Molto dinamico e pericoloso.).

Rakitic 6: fatica a contenere gli attacchi giallorossi. Trova, tuttavia, un palo clamoroso alla fine del primo tempo.

Fernando 6: uno dei pochi che prova a rendersi pericoloso, seppure il suo ruolo non sia poi così offensivo (Dal 128′ Jordan sv).

Ocampos 6: inizialmente sembra poter diventare pericoloso, si spegne e si accende a tratti.

O.Torres 6.5: molte azioni passano da lui. Si sacrifica e corre molto, dando una mano anche in difesa (Dal 46′ Suso 6.5: molto frizzante, riesce a rendersi pericoloso e a pochi minuti dal suo ingresso fa ammonire Mancini).

Gil 5.5: un totale fantasma. Non riesce ad incidere, così come i compagni di reparto nel primo tempo (Dal 46′ Lamela 6: incontenibile, riesce a svariare su tutta la trequarti con una super dinamicità. Rischia un rosso molto molto ingenuo sbracciando su Ibanez).

En-Nesyri 5.5: un po’ in ombra. Qualche sponda, ma c’è poco di concreto. Costantemente ingabbiato.

All. Mendilibar 5.5: squadra che imposta in maniera sterile e astratta, senza riuscire a concretizzare le occasioni.

LE PAGELLE DELLA ROMA

Rui Patricio 5.5: viene beffato dalla deviazione di Mancini in occasione del pareggio. Rischia di buttare tutto nel finale con una papera non concretizzata dal Siviglia.

Mancini 6.5: palla da visionario servita a Dybala per il gol dell’1-0. Sfortunato nel trovare la deviazione che si trasforma in autogol.

Smalling 7: il solito muro. Imponente al centro della difesa, mette in tasca gli attaccanti del Siviglia e sventa tutti i palloni che insediano l’area.

Ibanez 6.5: prestazione solida, come tutta la difesa della Roma. Bravissimo in fase di copertura e di impostazione.

Celik 6.5: passa da lui l’azione del gol dell’1-0. Bravo nel spezzare il gioco per non far prendere ritmo al Siviglia (Dal 91′ Zalewski 6: prova a creare qualche insidia offensiva, con poco successo).

Cristante 6: prestazione sufficiente del centrocampista giallorosso che si dimostra un valore aggiunto nei calci piazzati.

Matic 7: importantissimo in entrambe le fasi di gioco per la Roma. Strappi offensivi e chiusure importanti in difesa (Dal 119′ Bove sv).

Spinazzola 6: si divora la rete dell’1-0 nelle battute iniziali del match. Prova a rendersi pericoloso e cerca di salire in cattedra (Dal 106′ Llorente sv).

Pellegrini 6.5: prestazione di sacrificio del capitano giallorosso che svolge la doppia fase in maniera buona ed efficiente (Dal 106′ El Shaarawy sv).

Dybala 7.5:  indescrivibile. Elegante in fase offensiva, un pericolo costante per la difesa del Siviglia. Il gioiellino della Roma brilla e porta i giallorossi in vantaggio dopo la mezz’ora di gioco (Dal 68′ Wijnaldum 5.5: soffre con tutta la squadra un Siviglia che cerca la vittoria a tutti i costi. Non entra mai in partita).

Abraham 7: molto ispirato, va ad un passo dal gol più di una volta ma Bono e la sfortuna si oppongono (Dal 75′ Belotti 6.5: prova a mettere lo zampino vincente, seppure sia una partita che ha difficoltà a sbloccarsi).

All. Mourinho 6: la squadra parte molto bene, ma poi soffre tanto nel secondo tempo.

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