La finale di Champions League è la partita più importante dell’anno, l’incontro che vale una stagione. Ancora una volta, è l’Inghilterra a dominare la scena. Il trofeo sarà infatti conteso tra Chelsea e Manchester City. Nonostante il blasone delle due squadre, il match è quanto mai imprevisto e imprevedibile, ed apre ad ogni tipo di risultato.
LA SPONDA BLUES
I due club detengono complessivamente una sola coppa, appartenente ai Blues e risalente alla stagione 2011/2012. Nell’occasione, gli uomini allenati da Di Matteo, trascinati da uno straordinario Didier Drogba, furono protagonisti di un cammino memorabile, eliminando il Barcellona di Pep Guardiola in semifinale e il Bayern Monaco di Jupp Heynckes in finale. È la seconda ed ultima apparizione per i londinesi, sconfitti dal Manchester United ai calci di rigore nella stagione 2007/2008. Per la prima volta nella storia della competizione, due squadre inglesi si contesero la coppa all’atto conclusivo.
Il Chelsea è alla ricerca di un bis che sarebbe inaspettato ma assolutamente meritato, nonostante le tante difficoltà. Ad inizio stagione le ambizioni erano senza dubbio molto alte: Frank Lampard doveva confermare quanto di buono visto l’anno precedente. L’ex centrocampista e leggenda inglese ha posto le basi per un futuro solido, lanciando giovani di livello assoluto come Tammy Abraham, Reece James e, soprattutto, Mason Mount. In questo contesto si può quasi affermare come il blocco del mercato abbia agevolato l’esordio delle nuove leve, che hanno dato freschezza alla squadra. L’unico acquisto è stato, di fatto, Christian Pulisic, ufficializzato nel gennaio 2019 dal Borussia Dortmund, prima della sentenza.
Nell’estate successiva, Roman Abramovic aggiunge alla rosa nomi importantissimi quali Thiago Silva, Chilwell, Havertz e Werner. Le basi per un ritorno tra le grandi d’Europa ci sono tutte, ma la squadra continua a fare fatica, in particolare contro le piccole. Lampard viene sollevato dall’incarico e sostituito da Thomas Tuchel, esonerato qualche settimana prima dal PSG.
La voglia di rivalsa delle due parti fa la differenza, e il Chelsea torna a macinare risultati positivi. L’ex tecnico dei parigini rimette tutto in discussione e valorizza chi merita. Emergono quindi le figure di Rudiger, Azpilicueta e soprattutto Edouard Mendy, acquistato dal Rennais in estate. Il portiere senegalese dà sicurezza a tutto il reparto, e i Blues ne traggono beneficio. La storia del classe ’92 è meravigliosa e riassume in pieno la stagione del Chelsea, che con il duro lavoro è tornato a grandi livelli.
Chi sa cosa significa partire dal basso e fare il possibile per arrivare al top è Ngolo Kanté, simbolo del Chelsea “operaio” di Tuchel. Il francese è l’anima della squadra e guida il centrocampo. Ha ricevuto la palma di MVP in entrambe le sfide contro il Real Madrid, in semifinale. Il 7, dopo la vittoria della Premier League e del mondiale, è alla ricerca della sua prima Champions League.
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Alla solidità difensiva si aggiunge un attacco scintillante, che mette in risalto tutto il talento dei ragazzi Blues: da Mount a Pulisic, passando per Havertz, Ziyech e Hudson-Odoi. Tantissime sono le frecce nell’arco di Tuchel.
Per il condottiero questa finale vale, se possibile, ancora di più. Il suo Paris-Saint Germain, lo scorso anno, è stato fermato solo all’ultimo atto dal Bayern Monaco di Hans Flick, l’ottavo tecnico in grado di vincere la competizione senza iniziare la stagione alla guida del club campione. Tra gli altri 7 appare il nome di Roberto Di Matteo, l’unico allenatore capace di portare la Coppa dalle grandi orecchie nell’ovest di Londra.
Il tedesco ha affrontato Pep Guardiola due volte da quando è alla guida del Chelsea e, in entrambi i casi, ha vinto.
IL LATO CITIZENS
In quel di Manchester, i Citizens godono dei favori del pronostico. Un paradosso non indifferente, se si considera che il City questa sera disputerà una finale di Champions League per la prima volta nella sua centennale storia.
Gli Sky Blues hanno letteralmente dominato l’Inghilterra nelle ultime stagioni, portando a casa 3 campionati negli ultimi 4 anni. Pep Guardiola ha a disposizione una vera e propria armata, composta da giocatori “vecchi” e “nuovi”, svezzati e a disposizione, pronti a dare tutto.
In vero, il tecnico ex Barcellona e Bayern Monaco ha sempre potuto contare su una rosa competitiva nei suoi anni ad Etihad; tuttavia, sul più bello, la sua squadra si è spesso dimostrata inadatta a certi palcoscenici. Le eliminazioni contro Monaco, Tottenham e Lione hanno fatto male, e il City sapeva che, questa volta, non poteva più sbagliare. Ha conquistato la Premier League e la Capital One Cup, ha eliminato un ottimo Borussia Dortmund e, soprattutto, un lanciatissimo Paris-Saint Germain, in grado di eliminare Barcellona e Bayern Monaco. Il salto di qualità tanto atteso è finalmente arrivato, e gli uomini di Pep sembrano quanto mai pronti.
La squadra è più rocciosa e solida che mai. Ruben Dias, Joao Cancelo e Rodri hanno contribuito a sistemare le lacune difensive.
Davanti, al talento di Mason Mount non può che rispondere Phil Foden, ormai inamovibile nello scacchiere di Guardiola. Il classe 2000 ha appena aggiunto al suo palmares la terza Premier League. I trofei in carriera diventano 11, e la sensazione è che cresceranno a dismisura.
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I due gioielli inglesi si ritroveranno l’uno contro l’altro un’altra volta, nel palcoscenico più importante. Una sfida totalmente opposta, che vede scontrarsi il nord e il sud britannico. Due fenomeni apparentemente vicini ma lontani nel percorso e nella storia.
È, infine, la finale del Kun Aguero, alla sua ultima presenza in maglia celeste. Il numero 10 lascia l’Etihad da miglior marcatore della storia del club. Con ogni probabilità partirà dalla panchina, ma avrà tempo per lasciare il segno ancora una volta. In una vecchia intervista, l’argentino affermò di voler rimanere a Manchester fino a quando il club non avrà vinto la Champions League. Questa sera potrebbe essere la chiusura del cerchio perfetta.
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