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Chelsea: sconfitti da sé stessi

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Chelsea: sconfitti da sé stessi

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Chelsea

Ventisei sono i punti del Chelsea. I punti che i londinesi di Antonio Conte ha totalizzato in tredici gare sono undici in meno della prima in classifica, il Manchester City. Quel Manchester guidato da un De Bruyne in forma smagliante, ormai affermatosi nell’olimpo del calcio che conta. Ma non solo: poiché i punti del Chelsea sono anche tre in meno del Manchester United.

I Red Devils, invece, sono trascinati nel vero senso della parola da Lukaku: il centravanti belga è solito mettere il timbro su ogni partita disputata da quando gioca per i diavoli rossi.

In questa Premier League il Chelsea campione d’Inghilterra in carica è terzo in classifica ad 1/3 di torneo giocato. Torneo che vede come miglior marcatore il nuovo acquisto del Liverpool Mohammed Salah, cecchino infallibile, ultimo acquisto dei Reds nella sessione estiva del mercato. Tre nomi con un denominatore comune.

ERRORI CHE PESANO

Dal Chelsea ci si aspetta di più. E ci si aspetta di più per quanto fatto la scorsa stagione.

Con l’arrivo di Antonio Conte sulla panchina dei blu di Londra, il nuovo 3-5-2 con Marcos Alonso e Victor Moses a spingere sulle fasce, con la freschezza e l’imprevedibilità di Kanté in mezzo al campo, i Blues hanno portato a casa la Premier League davanti a compagini più accreditate e che avevano speso ben di più nel mercato estivo.

Il calciomercato fatto l’estate uscente, però, fa riflettere ed è chiaro come non stia portando i frutti sperati. Gli acquisti di Morata e Bakayoko sono costati assieme la bellezza di 102 milioni di euro bonus esclusi e sono serviti per accontentare un furioso Conte, che sembrava in procinto di lasciare già in estate proprio per la deludente campagna acquisti. Peccato che i campioni, i blues, li avessero già in casa.

MINIERA D’ORO

È l’estate 2011: il Belgio non sta passando un grande periodo a livello nazionale. Non è riuscito a conquistare la qualificazione ai mondiali, terminando al quarto posto in un girone con Spagna, Bosnia, Turchia, Estonia e Armenia, e perdendo sei incontri su dieci: un disastro.

Nel frattempo, però, il Chelsea ha adocchiato un talento tra le fila del Genk, una delle migliori scuole calcistiche d’Europa. Un giovane rosso di capelli con sfumature bionde, che dal vivaio ha pian piano preso sempre più piede in prima squadra: Kevin De Bruyne.

Frank Vercauteren, mister cinquantatreenne, è l’uomo che per primo gli ha dato fiducia nella stagione 2010-2011. Il giovane centrocampista impiega ben poco a guadagnarsi il posto: alla prima vera stagione da titolare mette a segno sei reti e, udite udite, diciassette assist.

La partita che lo consacra è quella che alla penultima di campionato gli mette difronte i rivali del KAA Gent. La classifica scotta poiché le prime tre – le due avversarie più l’Anderlecht – si trovano a ridosso una con l’altra. Quell’incontro il Gent lo vince per 3-2, con De Bruyne autore di una rete e due assist.

A fine campionato sarà solo secondo posto, dopo ben diciannove partite giocate come primi della classe.

CHIAMATA DA LONDRA

Il rammarico gli passa, però, quando arriva la chiamata da Londra: il Chelsea è fortemente interessato al profilo e mette immediatamente sul piatto otto milioni di euro e la possibilità di lasciar crescere per un ulteriore anno il ragazzo in patria. Il club belga non può che accettare, col ragazzo che nella seguente annata non delude le attese. Anzi, fa ancora meglio della precedente annata: mette a segno otto gol e quindici assist.

L’arrivo a Londra, però, è duro e spigoloso. Il Chelsea, nell’estate 2012, spende 77 milioni di euro per comprare Oscar e Hazard. Due profili simili al talento appena arrivato dal Genk. E allora poco importa se il belga ha servito trentadue assist e ha messo a segno tredici reti in due anni. Poco importa se De Bruyne può giocare sia come ala sinistra che come trequartista, e rendersi quindi utile in più ruoli.

blues lo mandano in prestito al Werder Brema, con cui mette a segno 10 gol e 9 assist in 33 presenze. Ma nonostante ciò, il trattamento dei blues, in particolare di Mourinho, che era appena tornato a Londra, non cambia. Appena 9 presenze tra tutte le competizioni, per poi essere ceduto a gennaio, al Wolfsburg, per 16 milioni di sterline.

LA COLONIA BELGA

Rimaniamo in Belgio ma focalizziamoci ora sul ruolo di centravanti. In estate il tecnico italiano ha praticamente salutato anticipatamente Diego Costa, il quale ha avuto diversi battibecchi sia col mister che con il presidente Abramovich. Al suo posto è arrivato Morata. Il centravanti spagnolo è stato il contentino del presidente per calmare un funesto Conte che, nonostante conosca lo spagnolo per averlo voluto sin dai tempi della Juve, aveva prima chiesto a gran voce Lukaku.

Torniamo ora indietro. A cavallo del nuovo decennio, a Londra, si erano interessati particolarmente ai talenti belgi: un calcio lontano per qualità e risultati da quelli dei paesi più blasonati, ma ricco di talenti.

I blues hanno deciso negli anni di cambiare registro: dopo la colonia portoghese, formata dai vari Ricardo Carvalho, Bosingwa, Paulo Ferreira, Deco e Hilario – per citarne qualcuno – si decide di guardare in Belgio: da lì a poco arriveranno a Stamford Bridge De Bruyne, Musonda, i fratelli Hazard, Courtois e per ultimo Batshuayi.

Fra questi anche Lukaku: anche lui esploso in Belgio, il centravanti di Anversa al debutto fra i grandi mise a segno 19 reti e 11 assist, regalando all’Anderlacht il titolo.

TALENTO SFUMATO

La chiamata dei blues pare essere l’inizio della sua ascesa ma non ha mai le giuste occasioni: il Chelsea, che lo paga appena 15 milioni, gli concede poche chances in prima squadra, ma riesce a ritagliarsi un trafiletto in under 23, con la quale segna sette reti in nove partite.

Il centravanti, dopo una positiva esperienza in prestito al West Bromwich (17 reti in 35 partite), è costretto a ripartire dall’Everton. Il Chelsea ottiene una plusvalenza di 15 milioni di euro, ma perde quello che da lì a qualche anno sarebbe diventato il centravanti più forte della storia del calcio statisticamente parlando: mai nessuno aveva segnato nella storia del calcio 188 gol a soli 24 anni (contando solo le reti in prima squadra).

E INFINE LUI

Il capocannoniere attuale della Premier League: è lui che dopo tredici giornate conduce la classifica marcatori del campionato inglese. Stiamo parlando di Mohammed Salah.

L’egiziano a Liverpool s’è dimostrato cecchino e inesauribile uomo di corsa. A disposizione di mister Klopp sia come ala da ambedue le parti, ma anche disposto ad accettare il ruolo di centravanti, sta usufruendo del 4-3-3 del mister tedesco come meglio può. Sono dieci le reti in campionato, ben quindici i gol in tutte le competizioni con i Reds. Arrivato in estate dalla Roma, s’è rivelato subito un ingranaggio perfetto nel meccanismo del Liverpool.

E pensare che anche l’esterno egiziano è stato sotto contratto con i blu di Londra. Venne prelevato per 15 milioni di euro dagli svizzeri del Basilea: con i crociati aveva messo a segno dieci gol e undici assist a soli vent’anni.

PEGGIO CHE MAI

Ma i londinesi, ancora una volta, hanno peccato di eccessiva fretta.

Perché a differenza dei primi due, esplosi altrove e mai veri protagonista della scena prima della cessione, Salah nei due anni seguenti alla sua firma col Chelsea, con la maglia dei blues e con quella della Fiorentina, che veste per 6 mesi, mette a segno 21 reti e 14 assist. Nell’estate del 2015, passa alla Roma per 20 milioni di euro.

Cinque milioni di plusvalenza per un giocatore che, in due anni a Roma, va in gol 34 volte e mette a segno 24 assist.

 

Salah, De Bruyne e Lukaku: tre giocatori che oggi, in Premier League, si stanno prendendo ogni luce della ribalta del campionato inglese. Tre giocatori sui quali il Chelsea non ha mai creduto fino in fondo e che ora i blues rischiano di vedere esultare sotto i propri occhi. Beffati da sé stessi.

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Dove vedere Genoa-Frosinone in tv e streaming

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DOVE VEDERE GENOA-FROSINONE – Conclusa la sosta nazionali, la Serie A torna in campo per affrontare la 30ª giornata. Il campionato inizia a volgere verso la sua fase conclusiva, con i punti in palio che iniziano ad essere pesanti. Allo stadio Luigi Ferraris si gioca Genoa-Frosinone, in programma per sabato 30 marzo alle ore 15:00. I padroni di casa cercheranno di dare lo strappo finale per garantire un finale di stagione ancora più tranquillo, gli ospiti hanno bisogno di vincere per uscire dalla zona retrocessione, in una lotta salvezza che continua ad essere molto avvincente. Andiamo a scoprire insieme dove vedere Genoa-Frosinone.

DOVE VEDERE GENOA-FROSINONE – COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE

Ultimo periodo povero di risultati per il Genoa di Alberto Gilardino. I padroni di casa non vincono dal match del 24 febbraio contro l’Udinese: dopo quella partita sono arrivate due sconfitte ed un pareggio, ottenuto nell’ultima gara di Serie A contro la Juventus. Nel match contro i bianconeri, il Genoa ha difeso la propria porta fino all’estremo, riuscendo a strappare un punto ad una Juventus in difficoltà. Prima del lunch match del 17 marzo, il Grifone ha subito una rocambolesca sconfitta nella partita contro il Monza, dopo aver recuperato ben 2 gol di svantaggio dopo un primo tempo opaco. I gol di Gudmundsson e di Vitinha non sono bastati a completare la rimonta, dato che gli ospiti hanno trovato la rete dei 3 punti con Maldini.

Il Frosinone di Eusebio Di Francesco sta vivendo un momento molto complicato, che lo ha relegato alla diciottesima posizione in classifica. In una lotta salvezza che non fa prigionieri, i giallazzurri non riescono a vincere dalla partita contro il Cagliari del 21 gennaio. Dopo il 3-1 contro i sardi, il Frosinone arriva alla partita con il Genoa con 2 punti fatti in 8 partite, bottino troppo magro per poter sperare nella permanenza in Serie A. Nell’ultima gara di campionato, i ciociari hanno perso 2-3 contro la Lazio, dopo essere andati in vantaggio con il gol di Lirola. La Lazio si porta sull’1-3 con la doppietta di Castellanos, mentre il Frosinone accorcia le distanze con Cheddira, ma non riesce a strappare il pareggio.

DOVE VEDERE GENOA-FROSINONE IN TV E STREAMING

Arriviamo alla domanda clou: dove vedere Genoa-Frosinone. sarà visibile esclusivamente su DAZN. Per seguire l’evento in TV, sarà indispensabile scaricare l’app DAZN su una smart TV compatibile, una console PlayStation o Xbox, oppure utilizzare dispositivi come Amazon Firestick e Google Chromecast, o il TIMVISION Box. Gli abbonati Sky che hanno incluso l’opzione “Zona DAZN” potranno anche sintonizzarsi sul canale 214 di Sky per non perdere l’azione sul campo.

GENOA-FROSINONE: LE PROBABILI FORMAZIONI

GENOA (3-4-2-1): Martinez; De Winter, Bani, Vazquez; Sabelli, Badelj, Frendrup, Messias; Vitinha, Gudmundsson; Retegui. All. Alberto Gilardino

FROSINONE (4-3-3): Turati; Lirola, Okoli, Romagnoli, Zortea; Mazzitelli, Barrenechea, Brescianini; Soulè, Cheddira, Gelli. All. Eusebio Di Francesco

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Lo sfogo di Messias: “Anche noi calciatori siamo umani, il razzismo può uccidere”

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In merito alle vicende di razzismo di cui si sta molto parlando in questo periodo, ha voluto dire la sua anche Junior Messias. Ai microfoni di Sky Sport, l’esterno in forza al Genoa, ha ribadito quanto un insulto di questo tipo possa ferire i calciatori, che sono prima di tutto persone.

LE PAROLE DI MESSIAS

RAZZISMO – “Purtroppo sono cose che stanno capitando spesso. È capitato in Serie A, è capitato in Spagna. A volte la gente colpisce senza sapere cosa sente un’altra persona. Noi siamo calciatori ma prima di tutto siamo esseri umani: abbiamo una vita come tutti. Le persone, prima di fare un insulto razzista devono pensarci bene. Il razzismo può portare anche alla morte”.

Oltre al caso Acerbi-Juan Jesus di cui si è molto discusso in Italia, è di questi giorni la conferenza stampa che ha coinvolto Vinicius Junior che è scoppiato in lacrime parlando del tema razzismo. Pochi mesi fa invece, restando in Italia, in occasione di Udinese-Milan, fu Maignan il bersaglio di insulti sul suo colore di pelle. Questi sono solo alcuni esempi recenti di un problema che continua ad esistere.

Nel mondo del calcio e non solo, gli insulti razzisti continuano ad essere all’ordine del giorno,  ma ancora una soluzione non sembra essere alle porte.

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Esordio per Carboni con l’Argentina: l’Inter vara le opzioni per il futuro

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carboni inter

Valentin Carboni ha già avuto modo di stregare la Serie A a suon di giocate. Martedì notte è arrivato anche il debutto con la maglia dell’Argentina a soli 19 anni. In 8′ minuti appena è riuscito anche a stupire i giornalisti connazionali. Come riportato dalla Gazzetta dello Sport, l‘Inter, che detiene il cartellino del giocatore, sta già pensando al futuro del talento argentino.

I POSSIBILI SCENARI SUL FUTURO DI CARBONI

Per questa stagione l’Inter ha preferito mandare Carboni in prestito al Monza per “farsi le ossa”: operazione che sembra essere particolarmente riuscita. In vista della prossima stagione è probabile che il classe ’05 cominci il ritiro in nerazzurro ma non è esclusa un’altra esperienza in prestito, in un club di fascia più alta rispetto al Monza. Un’altra opzione potrebbe essere la cessione, ma in quel caso ci sarebbe sicuramente un diritto di ricompra, così come successo con Fabbian, ora al Bologna. Carboni potrebbe essere anche utilizzato come merce di scambio, per esempio nell’affare Gudmundsson. Ci sono dunque tante possibilità che riguardano il futuro di Carboni; una cosa è certa, l’Inter ha una grande considerazione del giocatore e a gennaio ha già rifiutato un’offerta ricevuta dalla Fiorentina di circa 20 milioni. Il club nerazzurro valuta Carboni circa una quarantina di milioni di euro.

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Kovacevic sulla Juventus: “Il mio cuore è bianconero, Vlahovic un campione”

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Juventus Dusan Vlahovic

Darko Kovacevic ha parlato ai microfoni di Tuttospsort in occasione della sfida di questo sabato tra due delle sue ex squadre: Juventus e Lazio. Tra i temi trattati, Kovacevic ha ripercorso il suo passato in bianconero e ha voluto elogiare Vlahovic.

LE PAROLE DI KOVACEVIC

SU JUVENTUS-LAZIO – “Ho giocato con entrambe le squadre, ma il mio cuore è juventino. I 2 anni in bianconero sono stati davvero speciali, conservo ancora tanti bei ricordi. Spero che la Juve sabato possa vincere e arrivare in Champions”.

SUL MONDO JUVENTUS – “La Juve è molto amata in tutto il mondo: quando ne fai parte, capisci la sua importanza. Sono stati anni bellissimi nei quali ho giocato con il miglior giocatore al mondo: Zidane. C’erano poi tanti campioni come Del Piero, Davids, Trezeguet e Tacchinardi. Grandi uomini oltre che giocatori fantastici. Quando sei alla Juventus, devi giocare per vincere. Quella è l’unica cosa che conta. A livello personale la doppietta all’Inter a San Siro fu un bellissimo momento”.

SU VLAHOVIC –Dusan sta diventando un campione. So che si trova bene ed è molto felice alla Juventus. Sta dimostrando di essere un top player e ha un bel futuro davanti. La Juve è il club perfetto per crescere e diventare uno dei migliori attaccanti al mondo: 15 gol sono un bottino importante, ma può fare ancora meglio nei prossimi anni. Peccato non ci sia sabato: la sua assenza pesa”.

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