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Il teorema del Chievo

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Il teorema del Chievo

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Non c’è mai troppa riconoscenza verso il Chievo Verona. Perchè c’è così poco riguardo e tanta distanza da un club che quando in Italia parliamo di aziendalismo nessuno si sente di citare? Perchè di fatto i clivensi sono questo, sono un club dove una strategia dirigenziale chiara e coesa da parecchi anni ha portato la squadra di un piccolo quartiere veronese a imporsi come formazione stabile nel massimo grado del calcio italiano. Comunicazione seria e impeccabile unita a pianificazione e progettazione accorta più sul lungo che sul breve. A Bottagisio, centro sportivo dei gialloblu, si traccia una linea che va da agosto a maggio: in quella retta c’è racchiuso in fase ipotetica il campionato del Chievo, che corrisponde dall’inizio del campionato fino alla sua fine. A essa si unisce un’altra linea succursale che invece è quella del reale andamento delle cose, quella che insomma, non si disegna ad ante ma si percorre settimana dopo settimana durante la stagione. L’importante per la dirigenza è che quella seconda linea arrivi dove termina la prima, e a meno che essa, la seconda, non abbia troppe curve verso il basso rispetto alla prefissata, allora la gestione verrà valutata idonea fino al raggiungimento del punto finale. Non è un caso che negli ultimi anni la seconda linea tracciata dal presidente Campedelli abbia sempre seguito quella prestabilita a inizio stagione, perchè se Rolando Maran è da tre stagioni fisso sulla panchina del Bentegodi e la squadra, una delle più esperte della A, cambia pochissimo, allora vuol dire che il sistema funziona, e allora quelle ipotesi teoriche di inizio campionato diventano man mano un teorema: il teorema del Chievo.

OLD BUT GOLD

L’età media dell’intera rosa del Chievo Verona è di 28,1 anni, la più alta del campionato italiano. Per quanto il dato possa suscitare commenti ilarici e di scherno non va affatto giudicata negativamente la scelta dei gialloblù. In tre anni (esclusa questa stagione) di gestione Maran sono arrivati un nono e un quattordicesimo posto al netto di una spesa complessiva annuale rispettivamente di  7,40 milioni e 5,90 milioni di euro. Praticamente una spesa ridicola in confronto ai parametri medi della Serie A, che con il Chievo presente ininterrottamente dalla stagione 2008-2009 ha visto l’esplosione di talenti come Cyril Thereau, el Pata Castro, Luca Rigoni, Walter Birsa, Michael Bradley, Francesco Acerbi, Bostjan Cesar, Kevin Constant e perchè no anche l’eroe del web Davide Moscardelli. Trascurando momentaneamente la linfa che il club ha saputo dare a giocatori come Paloschi o Gamberini, da tempo in Serie A ma comunque spariti dai bagliori del mainstream, il Chievo è stata negli anni un’oasi felice per molti giocatori in cerca di stabilità. Obbiettivi chiari e accessibili, uno stipendio buono ma non esagerato, una pressione limitata a un ristretto numero di eventi, una tranquillità personale in una città di provincia sono i massimi sistemi dell’offerta che il Chievo può concedere a un suo assistito; non è un caso che professionisti dal passato ragguardevole come Dainelli, Gamberini o Gobbi abbiano scelto Verona e la sua ala mussa per poter trovare gli stimoli ideali che accompagnassero la loro carriera verso la fine.

La presenza di figure storiche della medio-bassa classifica della Serie A hanno etichettato il Chievo come una squadra di vecchi. Epiteto sconsiderato ma in altri termini abbastanza realistico che tuttavia non tiene conto di alcuni dati illuminanti: i clivensi hanno ottenuto sotto la gestione Maran ben 132 punti in tre stagioni, non considerando i 21 del campionato in corso. Con una rosa appunto di “vecchi” il Chievo ha messo più volte i bastoni fra le ruote in particolar modo a Roma e Napoli, club blasonati ma che storicamente al Bentegodi hanno trovato un ambiente ostile alla vittoria. Considerata una squadra noiosa, il Chievo non ha mai nascosto che nel personale pragmatismo dell’obiettivo l’unica cosa che contasse veramente è il risultato finale e la tranquillità in sede di bilanci, che negli anni ha comportato, di conseguenza, a una gestione accurata della rosa e del rapporto entrate-uscite. Il buon settore giovanile dei gialloblu non ha dato enormi soddisfazioni in termini di aggregazione di talenti alla prima squadra, anche se nella stagione in corso, sia l’ottimo Depaoli che il promettente Bastienne stanno trovando una progressiva continuità nel giocare da titolari, conquistando meritatamente i complimenti tanto del proprio allenatore quanto degli addetti ai lavori.

PRESENTE

L’attuale campionato del Chievo è nel pieno del rispetto delle attese. Oltre agli omaggiati clichè (pareggi con Roma e Napoli, buon rullino di marcia in generale) la squadra di Maran si è in ogni modo confermata una squadra tosta da battere e dalle profonde convinzioni tattiche. Il ruolo di Birsa, geometrico trequartista attualmente fermo a due reti stagionali, è diventato quanto mai fondamentale per la gestione delle ripartenze del Chievo: l’ex Milan è spesso l’asso nella manica dei gialloblu e meglio che nelle stagioni passate si sta dimostrando un valido epicentro tecnico per il comando del possesso palla.

A lui si legano di conseguenza il generale buon livello del centrocampo dei veronesi, in cui la muscolosità di Castro e Radovanovic, uniti alla sufficiente qualità di Rigoni, stanno offrendo un bel disegno del Chievo 2017/2018. La difesa avrebbe potuto fare qualcosa in più visti i 26 gol subiti, e nello specifico va raccontato anche lo strepitoso presente dell’estremo difensore Stefano Sorrentino, che negli ultimi mesi del 2017 sembra aver trovato al Bentegodi una seconda giovinezza a 38 anni. Il portiere ex Palermo e Aek Atene ha evitato che la cifra delle reti subite lievitasse in particolar modo negli scontri contro le big del campionato, e gli insulti personali ricevuti dai tifosi giallorossi dopo il match di domenica scorsa testimoniano la validità della sua prestazione. Di fatto, la difesa totalmente over 30 con Cacciatore, Dainelli, Gamberini e Gobbi è un fortino d’esperienza su cui Maran ha oramai riposto la massima fiducia, visto che nella gestione delle situazioni e quando c’è da far emerge la personalità del gruppo, i senatori della retroguardia sono sempre i primi a farsi valere. Inevitabile a questo punto non citare il giocatore che negli anni si è cucito la maglia del Chievo Verona addosso: Sergio Pellissier. Classe 1979 e nativo di Aosta, il bomber dei clivensi ha segnato più di 100 con la stessa maglia, raggiungendo con la camiceta dei veronesi quota 130 reti: record assoluto.

Questa in corso è per il centravanti di Maran la sedicesima stagione al Bentegodi, e dal 2003 in poi, ovvero dal suo arrivo, con il Chievo ha sempre giocato in Serie A ad esclusione dell’unico anno di B nel campionato 2007/2008. Pellissier oggi ha ancora la forza di guidare l’attacco di Maran insieme alla rivelazione dello scorso anno Roberto Inglese, Riccardo Meggiorini, al giovane Mariusz Stepinski e l’ultimo arrivato dall’Empoli Manuel Pucciarelli: il parco attaccanti del Chievo, finora,  ha regalato alla sua squadra undici dei diciassette gol segnati in totale dai clivensi. Due di questi portano ancora una volta la firma di Sergio Pellissier, che instancabilmente non vuole saperne di appendere le scarpe al chiodo. Magari sta aspettando che il Chievo retroceda o incappi in un’annata difficile in modo da poter veramente soffrire fisicamente la competizione con gli altri attaccanti – più freschi e moderni di lui – e decidere quindi di farsi da parte. Ma con una programmazione così e un Pellissier del genere, per ora, sia il Chievo che l’attaccante dovranno chiudere dentro un cassetto le aspettative di brutti sogni.

 

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Putiferio a Brescia, scandalo a Budapest – La Rassegna Social

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Punto d’informazione, di impressioni e passioni condivise, i social network oggi più che mai raccontano le emozioni dei tifosi. Numero Diez vi presenta la rassegna dedicata ai più importanti messaggi della giornata di ieri.

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Calcio Internazionale

Sfuriata Mou, niente PSG in caso di maxi-squalifica

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Mourinho

Il futuro di Josè Mourinho è ancora da definire. Le dichiarazioni criptiche dello Special One rilasciate al termine della finale di Budapest hanno infuso nell’ambiente giallorosso forti preoccupazioni. Decisioni che si dice siano state giá comunicate al gruppo, ricostruzioni di discorsi più o meno attendibili e un gelo totale tra allenatore e proprietà: la permanenza dell’uomo di Setubal a Roma é una questione più che mai aperta. A scombinare le carte in tavola, secondo una ricostruzione fatta dal The Sun, potrebbe essere la squalifica che la UEFA infliggerá con ogni probabilità ai danni di Mourinho. Vediamo perché.

NIENTE PSG IN CASO DI MAXI SQUALIFICA

Sebbene il contatto tra le due parti sia stato smentito in diverse occasioni dall’attuale tecnico della Roma, la destinazione parigina è sicuramente tra i pensieri dell’ex Inter e United (tra le altre). Il PSG sembra voler rompere con Galtier e tra i nomi scelti per sostituirlo spicca quello di Mourinho, già cercato anche dalla Federazione Portoghese. I francesi tuttavia non sarebbero disposti a metterlo sotto contratto nel caso in cui questo riceva una maxi squalifica da parte della UEFA.

Le pesanti parole dello Special One nei confronti dell’arbitro Taylor avranno sicuramente ripercussioni e se il massimo organo calcistico europeo dovesse squalificare il mister per più di 5 partite il club di proprietà qatariota girerebbe altrove lo sguardo. Il PSG vuole la Champions e, anche se apparentemente “piccolo” come fattore, un’eventuale assenza del tecnico per tutta la fase a gironi peserebbe molto, forse troppo. 

 

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Bundesliga

Lo Stoccarda batte 3-0 l’Amburgo nell’andata dello spareggio: salvezza ad un passo

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Augsburg-Bayer Leverkusen

La gara di andata dello spareggio per conquistare l’ultimo posto nella prossima Bundesliga tra Stoccarda e Amburgo termina con un netto 3-0, che in vista del ritorno mette in chiaro le cose: lo Stoccarda è ad un passo dalla permanenza nel massimo campionato tedesco. Infatti in Germania, visto che la prima serie è a 18 squadre invece che a 20 come in Italia, le ultime due della classe (18esima e 17esima) retrocedono direttamente, mentre la 16esima, in questo caso proprio lo Stoccarda, deve giocarsi la permanenza contro la terza classificata della 2. Bundesliga, la “Serie B” tedesca, l’Amburgo.

Nella gara di andata non c’è storia: Mavropanos mette subito la gara in discesa per i padroni di casa segnando dopo appena 42 secondi, mentre Vagnoman e Guirassy siglano il secondo e il terzo gol rispettivamente al 51′ e al 54′. Al 69′ l’espulsione di Suhonen per l’Amburgo complica ancora di più le cose in vista della gara di ritorno (in programma lunedì 5 giugno alle ore 20:45) per la storica squadra tedesca che, salvo miracoli, sarà costretta a restare in seconda serie anche l’anno prossimo.

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