Il 13 giugno, quando in Cina le lancette degli orologi segnavano le ore 23.30, circa, la delusione sportiva del popolo cinese ha preso piede in maniera divampante. Al minuto ’94 del match valevole per le qualificazioni al Mondiale di Russia 2018 la Nazionale cinese, guidata da Marcello Lippi, è stata raggiunta dalla Siria sul punteggio di 2-2. Questo è un pareggio che ha tanto un sapore beffardo per la Cina. La matematica non condanna, ancora, in via definitiva i ragazzi di Lippi, ma la zona play-off, occupata dall’Uzbekistan, a due partite dal termine delle gare di qualificazione, dista 6 punti. Servirebbe un vero e proprio miracolo sportivo, ma la sensazione è che questa squadra sia finita sotto la guida dell’ex c.t. azzurro troppo tardi, quando la situazione in classifica pareva, quasi, irrecuperabile e, soprattutto, l’idea comune è che la rosa della nazionale cinese non sia all’altezza di una grande manifestazione come il Mondiale.
UNA SITUAZIONE CHE SEMBRAVA GIA′ COMPROMESSA
Il 22 ottobre 2016 la China Football Association annunciava con grande orgoglio la nomina di Marcello Lippi a c.t. della Nazionale cinese. L’ex tecnico azzurro, per assumere questo incarico, aveva avuto il via libera dal Guangzhou Evergrande, società che aveva allenato per tre stagioni, a partire dal 2012. Con questo club le soddisfazioni non erano mancate: tre volte vincitore del campionato, la Super Lega cinese, e il 9 novembre del 2013 vincitore anche della Champions League asiatica.

Lippi, con quest’ultimo trionfo, è diventato il primo allenatore al mondo ad avere vinto le massime competizioni confederali organizzate da, almeno, due continenti. Un record tutto suo che Fabio Capello, però, cercherà di eguagliare, essendo stato scelto in questi giorni come nuovo tecnico del Jiangsu Suning, squadra che cercherà di portare ai vertici del calcio asiatico, coadiuvato anche da Cristian Brocchi e Gianluca Zambrotta.
Tornando, invece, a Marcello Lippi è doveroso capire in che modo la Cina si sia trovata in questa situazione, critica, che non le permetterà di partecipare al prossimo Mondiale, a meno di clamorosi colpi di scena. Il tecnico di Viareggio ha preso le redini di questa Nazionale, probabilmente, quando le sconfitte rimediate nelle prime gare di qualificazione erano già troppe. Al suo arrivo, infatti, la Cina aveva incassato tre sconfitte in quattro gare disputate. Due di queste sconfitte, per di più, erano arrivate proprio contro Siria e Uzbekistan, squadre che si giocano l’ultimo posto disponibile per accedere alla fase finale del Mondiale. Il terzo posto nel girone di qualificazione, infatti, permette di accedere ai play-off per ottenere un biglietto per Russia 2018. La Nazionale cinese, dunque, a fine 2016, si trovava in ultima posizione, avendo conquistato un solo pareggio. Era impensabile che una squadra, partita così male ai blocchi di partenza, potesse compiere un autentico miracolo, pur avendo in panchina un allenatore tra i più vincenti della storia del calcio. Per avere stimoli ancora più grandi, all’ex c.t. dell’Italia era stato offerto uno stipendio da nababbo. Al Guangzhou il suo contratto prevedeva uno stipendio che si aggirava intorno ai 60 milioni, in tre anni. Per guidare la Cina a un’impresa storica, sia per la difficoltà di classifica sia per quella strutturale della squadra stessa, Lippi aveva firmato un contratto di due anni, a 20 milioni all’anno. Un contratto identico a quello che gli era stato fatto durante i tre anni nella città di Canton. L’insuccesso della Nazionale cinese, però, è la testimonianza che, per quanto i soldi possano spingere a compiere determinate scelte, non vi è la certezza che, poi, folli investimenti, come può essere considerato quello fatto dalla Cina per assicurarsi Marcello Lippi, possano portare a grandi traguardi. Il pareggio, che ha tanto il sapore della beffa, rimediato in questa ottava gara valevole per le qualificazioni a Russia 2018 è l’emblema della situazione del calcio cinese in questo momento: “vorrei, ma non posso”. Il presidente cinese Xi Jinping si è schierato in prima fila per alzare il livello del calcio in Cina, ma il processo di crescita in questa direzione è graduale e lento, ma pare che ci sia fretta di alzare l’asticella. Sembra, infatti, che si voglia raggiungere un certo livello che, però, non è possibile raggiungere ora come ora. La parola chiave in questa situazione è: “programmazione”. La scelta di Lippi può essere stata una scelta corretta, ma gli si deve lasciare la possibilità di aprire un ciclo e portare la Nazionale cinese a livelli più alti rispetto a quelli attuali. Il passo falso con la Siria è un incidente di percorso che non deve fare pensare che tutto sia finito. Questo è il momento giusto per aprire un ciclo in Cina.
DALLA BEFFA SIRIANA AL NUOVO CORSO DELLA NAZIONALE CINESE
Il 2-2 finale del match di ieri rischia di minare le fondamenta dell’intero calcio cinese. E′ innegabile che sia difficile rialzare la testa dopo avere fallito un obiettivo che si reputava potesse essere alla propria portata. La Cina voleva a tutti i costi ottenere la qualificazione al prossimo Mondiale, ma dovrà farne a meno, con quasi assoluta certezza. Lo ripetiamo, la matematica non ha ancora condannato la squadra di Marcello Lippi, ma le possibilità di accesso all’ultimo posto valevole per Russia 2018 sono minime.

Non è corretto focalizzare l’attenzione su questo singolo passo falso, dal momento che la Cina si è ritrovata in questa tragica situazione, sportivamente parlando, a causa di un approccio alle qualificazioni poco attento, per usare un eufemismo. Il risultato ottenuto contro la Siria ha, sicuramente, contribuito al fallimento del progetto cinese, ma non deve essere considerato come il principale motivo di disfatta. A dirla tutta, nelle quattro gare disputate dalla Cina con l’arrivo di Lippi i punti ottenuti sono stati 5, a discapito del solo punto conquistato con la gestione precedente. Se il ruolino di marcia fosse stato quello avuto con il tecnico di Viareggio la Cina, in questo momento, sarebbe a ridosso della zona calda per l’accesso al Mondiale. Fare i conti a gare disputate è sempre più facile, ma una cosa è certa. La Nazionale asiatica ha bisogno di riordinare le idee, chiudere con dignità questa fase di qualificazione e iniziare, prontamente, la fase di programmazione per il futuro. I Mondiali del 2022 non sono così lontani.
Andrea Colella