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Come sarebbe il Santos se non avesse venduto nessuno?

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Come sarebbe il Santos se non avesse venduto nessuno?

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Il Santos è una delle squadre più importanti e rinomate del continente sudamericano: dal 1912, anno della sua fondazione, la squadra bianconera ha messo in bacheca una quantità industriale di trofei, nazionali e non. Si va dai 22 Campionati Paulisti agli 8 titoli del campionato nazionale, senza dimenticare le 3 Coppe Libertadores, un record brasiliano condiviso con il San Paolo e il Grêmio. O Peixe, come ormai il club è conosciuto in tutto il mondo, è sempre stato un club che ha fatto dei giocatori di talento la propria arma vincente, grazie soprattutto ad una efficace rete di scouting e ad un’organizzazione delle strutture giovanili davvero invidiabili. Uno dei calciatori più forti della storia, Pelè, è nato e cresciuto con la maglia del Santos cucita sul petto. E allora, come ha fatto Transfermarkt qualche giorno fa, perché non fare anche un tuffo nel passato e vedere come sarebbe oggi il Santos se non avesse venduto nessuno?

 

PORTIERE

Partiamo dal ruolo del portiere. Il sito Transfermarkt ha deciso di optare per l’attuale estremo difensore del Santos: Éverson Pires. Il portiere brasiliano è stato acquistato dal Santos nell’ultima sessione di mercato, prelevato dal Cearà, ma si è sin da subito imposto come il portiere titolare della squadra attualmente terza in campionato. Il suo nome è, in realtà, balzato alla cronaca per aver messo a segno una rete su punizione nel settembre 2018. Un evento che ha scatenato su di lui le attenzioni di tutto il mondo, arrivando a scomodare un paragone abbastanza azzardato come quello con la leggenda Rogerio Ceni, che in più di 20 di anni carriera con la maglia del San Paolo di gol su punizione, la sua specialità, ne ha realizzati oltre 100. Difficile arrivare ad emulare le gesta del suo collega, ma Éverson Pires è senza dubbio uno dei portieri più interessanti che si siano visti dalle parti di Vila Belmiro.

DIFENSORI

Sulla linea difensiva troviamo due conoscenze del nostro campionato. Alex Sandro e Danilo, infatti, hanno vestito entrambi la gloriosa maglia del Santos. Alex Sandro lo ha fatto per due stagioni, 2010 e 2011, mentre il suo compagno Danilo lo ha fatto per un altro anno, lasciando il Brasile nel 2012 per andare al Porto, la stessa società che dodici mesi prima aveva acquistato l’attuale terzino sinistro della Juventus. Entrambi poi, ironia della sorte, sono stati ceduti nell’estate del 2015: Alex Sandro venne acquistato dalla Juventus per 26 milioni di euro, una cifra allora record per un terzino sinistro; Danilo andò al Real Madrid, dove in realtà ebbe poca fortuna, per 31, 5 milioni. I due, oggi, sono di nuovo compagni in Italia, con la maglia della Vecchia Signora, con l’intento di ritornare ad essere quella coppia di terzini che così tanto bene fece ai tempi del Porto.

(Fonte: profilo Twitter Juventus)

Al centro della difesa ecco Lucas Verissimo e Marcelo: due centrali difensivi agli antipodi che in linea ipotetica, insieme, avrebbero potuto guidare con grande carisma la squadra brasiliana. Verissimo è ancora oggi un giocatore alvinegro, un centrale elegante e molto bravo in fase di lettura. Ha 24 anni e negli scorsi mesi è stato vicinissimo alla Roma e soprattutto al Torino. Non ha avuto, invece, la carriera che ci si aspettava Marcelo: dopo aver lasciato il Santos nel lontano 2008, si è trasferito prima in Polonia e poi in Olanda, al PSV. Poi altre esperienze con Hannover, Besiktas e oggi Lione. All’inizio della propria carriera si considerava Marcelo uno dei centrali più interessanti del panorama brasiliano: carismatico, intelligente tatticamente e in grado di impostare da dietro. Con il tempo, però, tra infortuni e varie vicissitudini Marcelo non è mai riuscito ad imporsi nel calcio che conta.

CENTROCAMPO

In linea mediana Transfermarkt schiera due giocatori di ottimo talento. Parliamo di Thiago Maia, classe ’97, oggi in forza al Lille dopo aver vinto l’oro olimpico con la Nazionale brasiliana nel 2016, e Lucas Lima, 29 anni, eclettico trequartista con più di 120 presenze con O Peixe e oggi perno del Palmeiras. Il primo quest’estate è sembrato essere molto vicino al passaggio al Genoa, mentre Lucas Lima, nonostante l’età non più giovanissima, dal 2015 è entrato nel giro della Nazionale verdeoro, con la quale ha collezionato 14 presenze e 2 gol.

(Fonte: profilo Facebook Lucas Lima)

Nel ruolo di trequartista ecco una vecchia conoscenza del campionato italiano, e in generale uno dei calciatori più apprezzati del nostro calcio. Felipe Anderson è uno dei talenti più esplosivi che siano mai cresciuti con la maglia del Santos. Esordisce a 17 anni nell’ottobre 2011 e qualche mese più tardi mette a segno la prima rete da professionista. In Brasile si afferma come un trequartista rapido, tecnicamente dotatissimo; mentre una volta arrivato in Italia, nel 2013 alla Lazio, viene utilizzato spesso da ala d’attacco, sfruttando al massimo le proprie capacità in allungo e in accelerazione. Se al Santos in 110 presenze aveva realizzato solo 9 reti, con la maglia biancoceleste arriva a toccare quota 34 reti in 177 gettoni. Oggi Felipe Anderson – che come Thiago Maia ha vinto l’oro olimpico nel 2016 – milita in Premier League con il West Ham, dopo che gli Hammers hanno sborsato nell’estate 2018 circa 38 milioni di euro.

Visione di gioco, velocità e anche un gran tiro dalla media e lunga distanza: tre cose che hanno fatto di Felipe Anderson uno dei calciatori più forti che abbiano giocato in Serie A negli ultimi anni.

ATTACCO

Se il Santos non avesse venduto i tre attaccanti di cui stiamo per parlare, avremmo avuto a che fare con un tridente spettacolare. Immaginatevi Neymar, Robinho e Rodrygo tutti insieme: un attacco che sprigiona lo splendore del conturbante fútbol bailado da tutti i pori. È, tra l’altro, un tridente che mette insieme tre generazioni diverse. Robinho, classe ’84, da quando ha esordito nel 2002 con il Santos è stato sempre paragonato a Pelè, la stessa persona che era riuscita a farlo arrivare a Vila Belmiro. Nel 1999, infatti O’ Rey, è responsabile delle giovanili del Santos e dalle famose “escolinhas”, scuole calcio di futsal, scopre un giocatore che a primo impatto pare devastante: dribbling fulmineo, grande agilità nello stretto, Rei de la pedalada, come veniva chiamato. Peccato, però, che nonostante il talento espresso in gioventù, durante la sua carriera calcistica – Real Madrid, Manchester City, Milan, di nuovo Santos, Guangzhou, Atlético Mineiro, Sivasspor e Basaksehir – Robinho non sia mai stato in grado di esprimere al pieno tutte le sue enormi potenzialità.

Robinho contro la difesa dell’Italia durante la Confederations Cup 2009.

Potenzialità che si intravedono eccome, invece, nella nuova stellina del Real Madrid, Rodrygo Goes. Ala dal fisico brevilineo, dotato di un dribbling spesso imprevedibile, Rodrygo Goes, classe 2001, è il nuovo volto del calcio brasiliano. Cresciuto nelle giovanili del Santos, a 17 anni, due mesi e sei giorni, il 15 marzo 2019 diventa il brasiliano più giovane della storia a segnare una rete in Copa Libertadores. Secondo Transfermarkt il suo valore, oggi, si aggira intorno ai 40 milioni di euro, che testimoniano l’enorme potenziale del giovane brasiliano. Meninho da Vila, come sono stati spesso ribattezzati tutti i più grandi campioni passati per Vila Belmiro, ha avuto un impatto folgorante con il calcio europeo: 4 presenze e 2 gol in Liga e la tripletta al Galatasaray all’esordio in Champions League. Occhio…

Fonte: profilo ufficiale Twitter @RodrygoGoes

E poi Neymar. L’ultimo nome di questa speciale top 11 è proprio quello del fuoriclasse brasiliano. Inutile ribadire che si sta parlando di uno dei calciatori più forti del mondo e della storia del calcio: Neymar è il diez in persona, nonostante abbia più volte indossato il numero 11, calciatore immarcabile nello stretto e veramente strabiliante quando prende il pallone e inizia a pensare cosa farci. Il problema per i difensori, però, è che lui sa sempre cosa fare. O Ney, come per ribadire che se esiste un vero erede di Pelè quello è Neymar, ha giocato in Brasile con il Santos dal 2009 al 2013, collezionando 225 presenze e 136 reti, un bottino eccezionale considerando che all’epoca Neymar aveva poco più di vent’anni.

(Fonte: profilo Instagram Neymar jr.)

Passato al Barcellona per poco meno di 90 milioni di euro, il campione verdeoro si consacra a livello mondiale tra i calciatori più forti del globo: vince in maglia blaugrana 2 campionati, 3 coppe nazionali, una Champions League e una Coppa del Mondo per club. Nel 2017 Neymar viene acquistato dal PSG per la cifra record di 222 milioni di euro: si tratta del trasferimento più costoso della storia del calcio. Certo, se fosse rimasto al Santos è difficile pensare che avremmo potuto parlare di Neymar in questi termini. Poco male, comunque. L’unica cosa certa, invece, è che se il Santos non avesse venduto nessuno sarebbe stata senza dubbi una delle squadre più complete di sempre.

 

(Fonte immagine in evidenza: profilo Facebook Neymar Jr.)

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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Hazard torna a giocare: disputerà la Kings World Cup

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hazard

Direttamente dalla pagina X della Kings League, Eden Hazard ha annunciato in un video-annuncio la sua partecipazione alla Kings League di Gerard Piqué. Nella descrizione del contenuto pubblicato si legge inoltre la frase Il ritiro non è per tutti.

L’ANNUNCIO

“Si è parlato molto del motivo per cui ho lasciato il calcio. Ma io sono sicuro di una cosa: giocherò la Kings World Cup“.

A meno di un anno di distanza dall’addio al calcio professionistico, l’ex Real Madrid ha comunicato la scelta di iniziare questo nuovo capitolo della propria vita, comunicando che farà parte del team Deptorstra FC, guidato dalla streamer Celine Dept (la più seguita in assoluto su YouTube nel 2023), in occasione del torneo di calcio a 7 in programma il 26 maggio in Messico. La competizione si concluderà l’8 giugno.

Oltre ad Hazard, anche Rio Ferdinand è entrato a far parte di questo contesto relativamente nuovo, composto da altre stelle del passato come Zlatan Ibrahimovic, Mario Gotze e Neymar. L’ex bandiera del Manchester United sarà infatti co-presidente del team Five FC, insieme a Jeremy Linch (freestyler e content creator con oltre 50 milioni di follower su tutti i suoi social).

Il torneo vedrà la partecipazione di 32 squadre qualificate, che voleranno in America centrale per disputare la competizione.

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Flash News

Juventus, la squadra più giovane degli ultimi 30 anni: il dato

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Juventus Danilo Fagioli Cambiaso

La Juventus, nelle passate due stagioni, ha dovuto fare i conti con un ricambio generazionale fondamentale per il prosieguo della storia vincente della società. Via Buffon, via Chiellini, via Bonucci. Via le colonne portanti dei bianconeri per fattori d’età. A pensare che, come riportato dal Corriere dello Sport, nella stagione 2016-2017, l’età media della squadra ha raggiunto il picco dei 28 anni e 8 mesi.

Questo ha portato al vincere subito, all’instant team che, come abbiamo poi visto, è stato difficile da gestire. Sia economicamente (il monte ingaggi arrivava a 150 milioni, contro i 122 di oggi), sia a livello fisico. Il Coronavirus, poi, ha dato il colpo di grazia sulle casse dei club e la Juventus è una delle squadre che ha subito più perdite. Probabilmente, anche questo modo di agire avrà aggiunto mil carico, sulla situazione economica non idilliaca della Vecchia Signora.

Quello che è sicuro è che la Juventus ha cambiato filosofia. Ed è un cambio storico. Per la prima volta dopo 30 anni, come riportato dal Corriere dello Sport, i bianconeri sono più giovani che mai. Bisogna tornare nella stagione 1993-1994 per una Signora ancora più giovane. Età media di 25 anni e 3 mesi. Conte, Peruzzi, Ravanelli e un neanche ventenne Del Piero. Più vecchia di 5 mesi, quella attuale.

Il tema è quello del dominio sul campionato: la Juventus vinceva e convinceva sempre di più perché aveva esperienza. Tanta esperienza. Eppure, con questo ricambio generazionale, dai vari Nicoloussi Caviglia, a Vlahovic e Iling-Junior, passando per Miretti e Cambiaso, il piazzamento è comunque più che buono. La Juventus avrà perso d’esperienza ma, a lungo termine, ha fatto un cambio di filosofia storico che potrebbe giovare, economicamente, nel prossimo futuro.

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Tripletta da record per Gudmundsson: c’è un solo precedente

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Gudmundsson calciatore del Genoa - Serie A - Coppa Italia

Quella in corso è, senza troppi dubbi, la stagione di Albert Gudmundsson. Tra Serie A e Coppa Italia, infatti, l’islandese ha messo a referto 12 gol e 4 assist in 29 presenze complessive. Il giocatore aveva già fatto vedere ottime cose in Serie B (11 gol e 5 assist lo scorso anno), ma replicare questi numeri in massima serie non era cosa scontata. L’ultima perla è arrivata in nazionale. Nella sfida della sua Islanda contro Israele, andata in scena giovedì e valevole per le semifinali dei playoff di qualificazione ad Euro 2024, Gudmundsson ha dato prova delle sue incredibili qualità mettendo a referto una tripletta. Per il classe 1997 si tratta del primo hat trick in carriera, escludendo quelli messi a referto con squadre giovanili.

UN SOLO PRECEDENTE

Potremmo dire, per certi versi, che i tre gol di Gudmundsson rappresentano quasi un unicum. Nella storia, infatti, un solo giocatore era riuscito a realizzare una tripletta in una sfida valevole per gli spareggi di un europeo. Stiamo parlando di Ruud van Nistelrooy, leggenda del calcio ed ex calciatore, tra le altre, di Manchester United e Real Madrid. L’attaccante olandese fu in grado di realizzare una tripletta in un match tra Olanda e Scozia che terminò con un tennistico 6-0. La vittoria, risalente al 19 novembre 2003, valse alla nazionale dei Paesi Bassi il pass per gli europei dell’estate successiva.

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