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Comunicazione per Samir Nasri: ultima chiamata per la carriera

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Comunicazione per Samir Nasri: ultima chiamata per la carriera

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Una delle metafore più banali e utilizzate per descrivere la vita di una persona è quella che paragona il suo percorso a quello delle montagne russe. Come la famosa attrazione, infatti, l’esistenza è fatta di continue salite e discese emotive che si susseguono periodicamente. Una delle parti più importanti della vita di un essere umano è la sfera lavorativa: solitamente in questo ambito la carriera inizia con ripide salite che con impegno e professionalità sono destinate a trasformarsi in dolci discese. La giostra della vita e del lavoro di Samir Nasri, tuttavia, è stata un po’ diversa dalle altre anzi quasi contraria alla prassi: prima, infatti, sono arrivati rassicuranti pendii seguiti poi da infinite scalate di cui non si vedeva la fine. Per capire quello che è successo, tuttavia, occorre tornare al punto di partenza, da quella caotica Marsiglia da dove tutto è iniziato.

LE PETIT ZIZOU

Comincia da Gavotte Peyret, uno dei tanti quartieri disagiati della città portuale, la storia di Samir Nasri. Vera e propria babele di culture e nazionalità differenti, questa zona della città si trova a 5 minuti da Le Castellane dove un certo Zinedine Zidane ha tirato i suoi primi calci al pallone. Guarda caso il piccolo Samir in quartiere proprio per la sua superiorità tecnica era diventato per tutti le petit Zizou.  Fu la strada infatti ad accorgersi per prima del suo talento: con gli amici, infatti, allestiva il suo Velodrome personale nella piazza del quartiere dove le porte erano le serrande dei negozietti e i segnali stradali dei difensori aggiunti da saltare. Qui, dove col pallone dava spettacolo con giocate che ricordavano le invenzioni del 10 francese, fu notato per la prima volta da un osservatore dell’Olympique Marsiglia di passaggio in quartiere.

Photo : Reportages / Icon Sport

Lo scout francese lo osservò per una buona mezz’oretta e rimase estasiato dalle qualità tecniche nello stretto del piccolo, al punto che, dopo essersi fatto indicare dove poteva trovare i suoi genitori, lo portò immediatamente alle giovanili dell’OM. La sua maturità calcistica ma soprattutto le sue grandi qualità lo portarono ad essere aggregato sempre a squadre anagraficamente più grandi di lui, sino al punto che a 17 anni fece il suo esordio in prima squadra. Qui l’allenatore Albert Emon ebbe l’intuizione di collocarlo come centrocampista centrale nel suo 4-4-2 offensivo dove le doti da regista di Samir potevano rendere al meglio. Le grandi prestazioni offerte in questo ruolo valsero alla squadra la conquista della coppa Intertoto Uefa nel 2005 mentre a Samir, nel 2007, il trofeo come miglior giovane della Ligue 1 consegnato dal suo mentore Zinedine Zidane.

ENGLAND CALLING

Le grandissime prestazioni offerte con la maglia dell’Olympique Marsiglia non passarono inosservate al di là della Manica, in particolare a Londra sponda Arsenal dove Arsenè Wenger era sempre prontamente informato e attento quando si trattava di giovani talenti francesi. Nel 2008, quindi, Samir passò ai gunners per una cifra intorno alle 14 milioni di sterline, operazione importante per l’epoca che certificava la volontà dei londinesi di accappararsi il fenomeno francese. All’Emirates Nasri incise a tratti ma quando era in giornata lo spettacolo era assicurato. La sua stagione migliore in maglia biancorossa fu quella del 2010/11 dove le sue grandi prestazioni e i suoi 15 gol in 46 presenze gli valsero il titolo di giocatore francese dell’anno.

L’ottima stagione all’Arsenal accese l’interesse di molti top club inglesi e non solo ma a spuntarla, nella corsa al talento francese, fu il Manchester City di Roberto Mancini, società dal progetto ambizioso che stregò il giocatore desideroso di vittorie. E i trofei arrivarono: al primo anno con l’allenatore italiano, infatti, conquistò subito la Premier League e successivamente la Community Shield. L’arrivo poi di Manuel Pellegrini nel 2013, oltre a portare nella sua bacheca un’altra Premier e due League Cup, diede a Samir un lascito emotivo incredibile trovando nell’allenatore argentino la figura di un secondo padre. Samir aveva tutto: successo, soldi, fiducia dell’allenatore, amore, insomma nulla poteva andare storto. O forse no.

 

http:/https://youtu.be/7XVH4d0gsEE

 IL BUCO NERO DI NASRI 

La forza caratteriale nella quotidianità come nel calcio è fondamentale per superare i momenti negativi che si incontrano nell’arco di una vita. Quando tutto va a gonfie vele, spesso il primo no o il primo evento negativo che si presenta, è visto come un ostacolo insormontabile per quelle persone che non sono state mai abituate ad affrontare sfortune nella propria vita. E Samir nell’ambito calcistico era proprio una di queste persone; dal mondo del pallone, infatti, Nasri ha sempre avuto la certezza di essere importante e di avere la fiducia dell’allenatore ma quando questi aspetti sono venuti meno, per ragioni di concorrenza o di infortuni personali, il giovane francese è caduto in un turbine di negatività.

Il ragazzo allegro, simpatico e amico di tutti in spogliatoio fu presto sostituito dal suo alter ego malvagio e sconsolato. Non parlava più con nessuno, tentava di infortunare in allenamento la concorrenza (anche chi gli era stato vicino come David Silva), cercava eccessi extracalcistici e preferiva la solitudine. Samir soffriva di depressione. Il suo agente e mister Pellegrini tentarono ripetutamente di recuperarlo, nascondendolo dai media e cercando di reinserirlo nella quotidianità calcistica ma tutto era invano. Con l’arrivo di Guardiola nell’estate del 2016 le cose non cambiarono al punto che la rescissione tra il club e il giocatore sembrò l’unica soluzione sensata.

Nemmeno il tempo di fare le valigie che Samir si ritrovò catapultato a Siviglia, in Spagna dove era appena arrivato Jorge Sampaoli che aveva fatto espressamente il suo nome per la sua batteria di trequartisti. Un nuovo campionato, la possibilità di riscattarsi e la fiducia di un allenatore, cos’altro serviva per ripartire? Probabilmente l’aspetto più importante di tutti e che a Nasri in quel momento ancora mancava, ovvero la fiducia nelle proprie capacità.A Siviglia giocava ma a livelli bassi neanche lontanamente paragonabili a quelli inglesi, si sentiva spossato fisicamente al punto che decise per una soluzione tragica e estrema; il 26 dicembre 2016 si iniettò per via endovenosa 500 ml di micronutrienti, una quantità 10 volte quella consentita che lo trascina nel mondo del doping.

Il misfatto, tuttavia, non venne alla luce subito, Samir continuava a giocare (male) e ad essere avvolto dal turbine della depressione; in estate passò all’Antalyaspor, ennesima avventura calcistica che chiuse nel dicembre 2017 con una rescissione consensuale. Nasri era a un passo dal toccare il fondo che venne raggiunto un mese dopo con la scoperta da parte dell’agenzia anti doping della sua contravvenzione avvenuta un anno prima. La UEFA usò il pugno duro: squalifica di 6 mesi poi prolungata nell’agosto 2018 di un altro semestre, morale il giocatore poteva tornare a disposizione nel 2019. Una mazzata. Un colpo durissimo. Forse il colpo decisivo per porre fine alla sua carriera. O forse no. Perché quella batosta creò in Nasri l’effetto opposto, accendendo in lui la voglia di riscatto.

IL RITORNO ALLE ORIGINI PER RIPARTIRE

La storia di Samir Nasri sembra perfetta per le più classiche pellicole di stampo americano: lo sportivo o l’uomo di successo che dopo un periodo buio riparte dalla periferia per tornare al successo. E il talento francese ha seguito proprio questa strada: tornato al suo quartiere d’origine, si è circondato dell’affetto della sua famiglia e ha ripreso la forma allenandosi con gli storici amici d’infanzia. A Novembre 2018, poi, la possibilità che qualche mese prima non sembrava neanche lontanamente immaginabile: Manuel Pellegrini, il suo padre calcistico ora in guida al West Ham, gli dà la possibilità di allenarsi con gli Hammers per un periodo di prova.

Nasri e Pellegrini ai tempi del Manchester City. Un rapporto che va al di là del rettangolo di gioco.

Nasri non si lascia sfuggire l’occasione: lavora sodo, ritrova la serenità e si integra perfettamente nel gruppo. A gennaio con l’apertura del calciomercato la fine dell’incubo: Samir firma un contratto di sei mesi con opzione di rinnovo per il West Ham. Il debutto è stato in Fa cup contro il Birmingham ma la vera partita che sancisce il suo ritorno è stata quella di Sabato 12 contro l’Arsenal, la sua ex squadra; Samir ha giocato dietro le punte, ruolo a lui più congeniale servendo ottimi palloni ai compagni e in particolare l’assist per il gol decisivo di Rice.

http:/https://youtu.be/YlVebEeIWdI

In una prospettiva estrema la carriera di Samir Nasri potrebbe essere paragonata ad un’ originale riscrittura della Divina commedia di Dante Alighieri. Se la celebre opera si articola su un percorso che parte dall’Inferno per arrivare al Paradiso, il cammino di Nasri parte invece dalla volta celeste per sprofondare improvvisamente negli inferi ed infine risalire nel purgatorio. Ora Samir si trova nel secondo regno, quasi alle porte del Paradiso calcistico coincidente con il rinnovo che spera di raggiungere il prima possibile grazie al suo impegno e alla preziosa guida del suo Virgilio calcistico, Manuel Pellegrini.

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Arrivano le parole di Gravina su Acerbi: “La sentenza va rispettata”

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FIGC

Dopa la decisione del giudice sportivo di assolvere Acerbi sono arrivate le dichiarazioni del presidente della Figc Gabriele Gravina circa l’accaduto. Nelle ultime ore la sentenza aveva scatenato le reazioni più disparate, a partire dall’indignazione del Napoli resa nota tramite un suo comunicato ufficiale. A cercare di placare le acque ci ha provato proprio Gravina, a conclusione dell’Assemblea di Lega odierna. Gravina ha invocato il rispetto verso la sentenza del giudice sportivo. Inoltre si è pure detto disposto a credere alla difesa di Acerbi che aveva saltato per via del caso gli ultimi impegni con la Nazionale italiana. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni.

GRAVINA – “L’assoluzione di Acerbi? Si tratta di una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono  principi che devono essere rispettati altrimenti corriamo il rischio di  far saltare tutto il sistema. Io accetto il verdetto e sul piano umano  abbraccerò il ragazzo quando lo incontrerò. Abbiamo saputo di una verifica da parte del giudice sportivo e allora, per evitare forme di distrazione, lo abbiamo lasciato a casa. È stata una decisione a scopo precauzionale, non perché già condannato. Acerbi ha fornito le proprie motivazioni e noi crediamo alle parole del ragazzo”.

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Flash News

Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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Khvicha Kvaratskhelia, giocatore del Napoli - Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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