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Ad un passo dai sessanta e “ad un passo” da un sogno. Oggi Maurizio Sarri compie 59 anni. Per omaggiarlo andiamo a ripercorrere i momenti più importanti della sua carriera recente. Una spirale ambiziosa ed inaspettata portata avanti da questa piccola rivoluzione attraverso un gioco frizzante e ragionevolmente spregiudicato. I passi più importanti della trasformazione del Napoli passano decisamente da questi momenti.

VETRINA

Probabilmente quel Empoli-Napoli ha fatto cambiare idea ad Aurelio De Laurentiis. Una sorta di passaggio del testimone tra Benitez e Sarri in una stagione altalenante di quel Napoli che si spinse fino alle semifinali di Europa League ma al contempo ha perso la Champions League nel rocambolesco match contro la Lazio. Al Castellani l’Empoli annientò i partenopei con un 3-0 nel primo tempo. I toscani fecero venire il mal di testa a tutta la retroguardia difensiva azzurra con il risultato di due autogol: uno di Britos e l’altro di Albiol. La partita si concluse con un 4-2 per i padroni di casa, con il Napoli sempre più in difficoltà per un posto in Champions League e con ADL forse convinto dal degno sostituto di Rafa Benitez.

RIVOLTA

Le prime tre partite di Sarri al Napoli furono estremamente deludenti, solo 2 punti conquistati in ed un gioco visto solo nel primo tempo contro la Sampdoria. Arrivò anche la bocciatura di Maradona, la quale sapeva molto di ben servito. Sarei aveva bisogno di mischiare un po’ di più le carte e modellare il modulo alle caratteristiche dei giocatori a disposizione. Così arrivò il 4-3-3 contro il Brugges, non esisteva più quel numero dieci che dovesse creare il gioco, anzi le chiavi furono affidate ad un inaspettato Jorginho. Il Napoli disintegra la squadra belga con una manita, allo stesso modo farà poi subito dopo contro la Lazio. Una piccola rivincita contro i biancocelesti che sembrava l’inizio di una rinascita.

PRIMATISTA

La rinascita ha toccato il primo apice con la vittoria contro l’Inter. Al San Paolo il Napoli ha tentato e messo a segno il golpe. Higuain fredda i nerazzurri dopo un minuto, si ripeterà nella ripresa tenendo testa in velocità a Murillo e Miranda. A nulla servirà la rete di Ljajic poiché Reina fa un miracolo allo scadere che fa impazzire di gioia il San Paolo. Per la prima volta Sarri si ritrova da solo al primo posto in campionato, un risultato che fino a qualche mese fa non avrebbe creduto possibile.

ROTTURA

Odi et amo. Così si potrebbe raffigurare il rapporto tra De Laurentiis ed il mister azzurro. Sono uomini dalle idee diverse ma con determinati valori che portano entrambi ad unirsi per la causa comune. Il rapporto idilliaco si rompe dopo la sconfitta dello Juventus Stadium per mano di Zaza. Il Napoli perde la vetta e De Laurentiis invece perde la testa. Il patron napoletano entra nello spogliatoio e inizia a dire la sua con toni molto accesi. A sarei tutto questo non va giù, cala il freddo in quel rapporto che poi con il tempo si stabilirà. C’è da dire che Sarri avesse anche pensato di  andarsene a fine campionato ma la Champions, la sua piccola rivoluzione  e le clausole di contratto lo hanno fermato.

RACCOGLIERE I FRUTTI

Quella notte non sarà ricordata per lui ma per un altro protagonista. Napoli-Frosinone ha un solo nome inciso sopra, ed è ovviamente quello di Gonzalo Higuain. Quella tripletta conclusa con una rovesciata da thriller lo hanno consegnato alla storia del campionato italiano. I meriti in questo caso vanno divisi a metà tra il calciatore e l’allenatore che gli ha ridato vita dopo le delusioni del mondiale e della prima Copa America. Un patto tra i due ad inizio stagione ha convinto l’argentino a restare, con il lavoro del tecnico Higuain si trasformò in una macchina da gol inarrestabile. L’abbraccio tra i  2 al terzo gol è la ciliegina sulla torta di tutto quel ciclo.

ESORDIO

La prima volta in Champions League non si scorda mai. Per Sarri fu la trasferta in casa della Dinamo Kiev vinta in rimonta per 2 a 1. Era l’inizio di un possibile nuovo Napoli che stava trasformando leggermente il suo gioco grazie all’innesto di Arkadius Milik. Il polacco è un ariete dal piede educato e dalla sensibilità nei movimenti. Con lui il Napoli stava diventato più sporco ma decisamente più cinico. Il quadro di tutto questi viene rappresentato proprio da questa partita con il polacco che in breve tempo fa doppietta su due cross partiti dalle fasce. Col senno di poi senza l’infortunio di Milik avremmo avuto quel Napoli ma probabilmente non avremmo avuto nemmeno questo Mertens.

RIVOLTA (ATTO II)

Con Milik ai box doveva essere Gabbiani il suo erede. Il regno del bergamasco però ha vita piuttosto breve, ovvero 57 minuti. Questo è il tempo che è servito a Sarri per capire che Gabbiani non era adatto al ruolo di punta. Contro la Roma partì titolare ma scomparve nel nulla, al 57′ Sarri si stufò e fece entrare Mertens come falso nueve. Il tutto suscitò lo stupore e la rabbia del pubblico che non riusciva a capacitarsi di una scelta del genere. Ci volle un po’ di tempo ma come sappiamo alla fine aveva ragione lui.

ROTTURA (ATTO II)

Real Madrid-Napoli è forse la partita del rimpianto, ma non perché il Napoli poteva passare il turno con la futura vincitrice della Champions League, semplicemente perché poteva essere gestita meglio. Il palcoscenico era perfetto per un piccolo colpo di stato che non si è concretizzato a causa del valore degli avversari e dalla poca esperienza dei ragazzi azzurri. Proprio quest’ultimo fattore ha fatto andare su tutte le furie De Laurentiis, che già disse la sua qualche settimana prima dopo il pareggio contro il Palermo. Le dichiarazioni pubbliche fecero scatenare una guerra tra spogliatoio e presidente con Sarri che meditava sempre di più sull’addio a fine stagione. Quella sorta di patto scudetto lo ha frenato ed almeno per questa stagione resterà a Napoli.

 

PRIORITÀ

Probabilmente non lo ammetterà mai, ma anche lui contro lo Shakhtar aveva in mente solo il campionato. Il Napoli si brucia la carta Champions League al primo incontro perdendo in casa degli ucraini. Quel girone che doveva sembrare una passeggiata si è trasformato una caduta che ha portato il Napoli direttamente in Europa League. In Ucraina il mister si presentò con un piccolo turnover più mentale che fisico. C’erano Milik e Diawara, due scelte che alla fine non erano tutto sommato sbagliate. L’atteggiamento però ha teso una trappola agli azzurri che sono usciti con la coda tra le gambe dal campo. Questo cambio ha dimostrato come dal principio la priorità è una sola, probabilmente è una scelta piuttosto sbagliata, ma lo si vedrà soltanto alla fine.

sconfitta

Anche in questi punti si può intravedere quanto la vita di Sarri sia un continuo andare controcorrente. I suoi modi di fare hanno dei pro e dei contro da tenere sotto controllo, ma ognuno ha il suo metodo ed i fatti dimostreranno quale sarà il più efficace. Nel frattempo tanti auguri mister!

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La Flop XI della Serie A 22/23 votata da Numero Diez!

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La lunghissima stagione di Serie A 2022/23, iniziata nella metà metà di agosto e conclusa il 3 giugno, è finalmente giunta al termine. Spaccata in due dal mondiale in Qatar, tra novembre e dicembre, questo campionato ha incornato il Napoli. Decisamente tante, invece, le delusioni viste. Resta solo l’ultimo verdetto: quello che proverrà da domenica prossima, quando si giocherà lo spareggio salvezza tra Verona e Spezia. La nostra redazione si è occupata di votare la Flop XI della Serie A appena trascorsa, la mostreremo di seguito seguendo il modulo classico del 4-3-3.

TITOLARI

Portiere – LUIS MAXIMIANO: se Ivan Provedel è stato eletto miglior portiere di questa Serie A, il rovescio della medaglie riguarda il portiere che, almeno sulla carta, è sbarcato nella Capitale per essere il titolare. La stagione del portoghese è durata appena 6′: il tempo di farsi cogliere in flagrante bloccando la palla con le mani fuori dall’area di rigore. Rosso diretto, tunnel degli spogliatoi dello Stadio Olimpico e nessun’altra presenza nel massimo campionato.

Terzino destro- SERGINHO DEST: il terzino statunitense ha vestito la maglia del Milan con le prospettive di dar seguito a quanto di buono si diceva su di lui. Cresciuto nell’Ajax come uno dei craque della prossima nazionale a stelle e strisce, poi trasferitosi in Catalogna per vestire la maglia del Barcellona, le prospettive di un giocatore in grado di spaccare in due il campionato c’erano tutte. A 22 anni e con maggiore esperienza europea, il Milan sembrava la squadra perfetta per lui. Soprattutto perchè la sua indole offensiva e la sua polivalenza sulle due fasi lo rendeva un ottimo profilo sia per giocare come terzino, che per muoversi da ala. In totale scenderà in campo appena 8 volte, senza neanche toccare quota 330′ minuti giocati e senza lasciare la firma in nessuna gara.

Difensore centrale – MILAN SKRINIAR: pesa e non poco la situazione legata al mercato e al mancato rinnovo con l’Inter. Nella prima parte di stagione alterna ottime partite a prestazione decisamente sottotono. Non sembra il difensore che si è visto negli scorsi anni, sia per efficacia, che per concentrazione nelle varie gare. Se il derby di andata, in cui ha sofferto per tutto il tempo le accellerate di Leao, sembrava il punto più basso, peggio ancora ha fatto il 23 gennaio, in Inter-Empoli: due gialli in poco più di 15′ e squadra lasciata in 10 uomini per un’ora, nella sconfitta contro i toscani. Rientra per il derby di campionato, vinto 1-0, e scende in campo nella grigia trasferta di Genova contro la Sampdoria. Poi, il vuoto. Termina la stagione tra infermeria e panchina, guardando un ottimo Darmian prendere il suo posto e accumulando solo 21 gettoni stagionali.

Difensore centrale – LEONARDO BONUCCI: nell’estate in cui De Ligt e Chiellini hanno salutato la casacca bianconera e in cui il pacchetto di difensori centrali era in emergenza, lui sarebbe dovuto essere il faro al quale aggrapparsi. Invece la sua stagione ha vissuto di pochissime luci e tantissime ombre: Bremer, neoarrivato bisognoso di un tutor, lo ha trovato in un Danilo ben più affidabile. Gatti lo ha rapidamentie scavalcato nelle gerarchie, così come Alex Sandro, spesso utilizzato da braccetto nella difesa a 3. Per Bonucci solo 16 gettoni, di cui 9 da titolare su 38 disponibili. Riesce, però, a trovare anche una rete in questa stagione.

Terzino sinistro – ROBIN GOSENS: dopo uno scudetto sfumato e l’addio del miglior Ivan Perisic visto a Milano, i tifosi neroazzurri guardavano a Gosens come all’ancora di salvezza per la nuova stagione. Il tedesco, acquistato a gennaio dello scorso anno, sembra aver recuperato del tutto dall’infortunio e può tornare ad essere quel terzino che faceva timore all’Europa intera con la maglia dell’Atalanta. Tra infortuni e poco spazio, però, il tedesco non ha rispettato le attese. Decisamente meglio Dimarco, che lo ha costretto a tanta panchina e a solo 11 gare da titolare, sulle 32 totali disputate. I numeri, comunque, non mancano: 3 reti e 2 assist. Ma da lui ci si aspettava sicuramente di più.

Mezz’ala destra – PAUL POGBA: indubbiamente se si cerca la parola “flop” sul dizionario di questa Serie A, non può mancare la sua foto. Arrivato a parametro zero, tra la gioia e il gaudio di tutto l’universo Juventus. Di fatto, invece, il suo apporto sarà pari a zero. Solo 6 partite disputate, una sola da titolare, terminata con uno dei tantissimi infortuni di quest’anno. Si fa molta fatica a descrivere la stagione di uno dei giocatori che, lo scorso agosto, era dato tra i candidati alla Top XI.

Mediano- LEANDRO PAREDES: il suo compito era quello di portare all’interno della mediana bianconera garra ed esperienza e, magari, essere un buon esempio per la crescita di giocatori più giovani come Fagioli e Miretti. Il suo impatto, invece, sarà esattamente il contrario. I due italiani lo superano nelle gerarchie e di lui si evidenziano soprattutto i passaggi a vuoto. Stagione ampiamente sotto la sufficienza, con 6 gialli e 1 rosso e con 8 partite dal 1′ a fronte delle 25 totali.

Mezz’ala sinistra – GEORGINO WIJNALDUM: pesa molto, forse troppo, il suo infortunio ad inizio stagione. Nel 2022, praticamente, non scende mai in campo. Arriva a calcare il prato dell’Olimpico con frequenza solo da fine febbraio in poi, riuscendo a siglare ben due reti contro Sassuolo e Sampdoria. Una stagione in salita, ma francamente inadatta per quelle che erano le aspettative su di lui.

Ala destra- CHARLES DE KETELAERE: inutile girarci attorno, impossibile non pensare a lui tra i flop di questa stagione. Sbarcato a Milano con tanta, sicuramente troppa prressione addosso per un semplice 2001, il belga non rispetterà mai le aspettative. Il buon ritiro prestagionale impatta ancora di più su un giocatore che raccoglie in totale solo 1 assist in 32 partite giocate. Tantissime le dimostrazioni di inadeguatezza, i gol sbagliati, ma anche le giocate positive a cui non è stato dato seguito. I buoni propositi per smentire tutto ciò, sin dalla prossima stagione, ci sono tutti. Ma per ora non può scrollarsi di dosso l’etichetta di flop.

Centravanti – ANDREA BELOTTI: la promessa era quella di restare competitivo anche in una piazza come Roma e partendo dalla panchina alle spalle di Abraham. Il Gallo ha interrotto in estate il suo rapporto pluriennale con il Torino, del quale era anche capitano, per provare nuove esperienze in Serie A. Mourinho, inoltre, gli garantisce le 31 partite in cui, sia partendo da titolare che subentrando, ha opportunità di mettersi in mostra. Ma l’unico momento degno di nota, nella sua produzione offensiva stagionale, è il calcio di rigore sbagliato al 92′ contro il Torino nell’ultima uscita, prima della pausa per il mondiale. La cifra 0 nella casetta gol segnati pesa tantissimo.

Ala sinistra – DIVOCK ORIGI: sarebbe dovuto essere il nome per far rifiatare Giroud e assicurare gol, portando con sè anche il carico di esperienza internazionale dopo la parentesi al Liverpool. Pochissime, invece, le gioie dell’attaccante belga in questa stagione, che pure segna due reti contro Monza e Sassuolo. Il titolare Giroud è stato costretto agli straordinari, anche a causa dei vari infortuni che lo hanno colpito nel corso dell’anno.

RISERVE

Oltre all’undici “ideale“, abbiamo deciso di elencare anche due riserve per reparto, che non hanno particolarmente brillato in questa stagione.

Portiere – ALESSIO CRAGNO

Terzino – MANUEL LAZZARI

Difensore centrale – MERIH DEMIRAL

Mezz’ala destra – HARRY WINKS

Mediano – GIULIO MAGGIORE

Centravanti – ANDREA PINAMONTI

Centravanti – LUKA JOVIC

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Il Celtic cerca il successore di Postecoglou: tra i nomi anche Maresca

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Celtic

Il Celtic fresco del Treble casalingo vinto, ha però bisogno di trovare un nuovo allenatore. Il biennio sotto la guida di Postecoglou è stato fantastico e pieno di trofei e soddisfazioni ma ora gli Hoops devono voltare pagina. L’australiano, infatti, è diventato l’allenatore del Tottenham e ora sono molti i profili che interessano ai campioni di Scozia per la guida tecnica.

Tra questi Sky Sports sottolinea anche il nome di Enzo Maresca. L’ex centrocampista italiano è attualmente il vice-allenatore del Manchester City di Guardiola. Il 43enne sarebbe tra i tanti nomi uno dei più papabili al ruolo di nuovo allenatore, anche se i tifosi sognano il grande ritorno di Brendan Rodgers.

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La Champions “rovina” i piani di Gagliardini: nozze rimandate

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Gagliardini

Aver raggiunto la finale di Champions League è stata, ovviamente, una grande emozione per tutti i giocatori dell’Inter. Eppure, la sfida contro il Manchester City ha “rovinato” i programmi di qualcuno.

NOZZE RIMANDANTE

Il calciatore in questione è Roberto Gagliardini. Secondo quanto riportato dalla rivista Chi, il centrocampista e la sua fidanzata Nicole Ciocca hanno dovuto rimandare la data delle nozze. La cerimonia, infatti, era stata fissata per il 10 giugno, proprio il giorno della finale di Champions.

Ma non è tutto, anche altri due calciatori nerazzurri sono stati coinvolti in questi cambiamenti: Lautaro Martinez e Alessandro Bastoni. Entrambi, infatti, si sono sposati subito dopo la fine del campionato. Addirittura Agustina Gandolfo, consorte dell’attaccante argentino, ha rivelato di aver avuto pochissimo tempo a disposizione per organizzare rito e cerimonia, a causa dei numerosi impegni della formazione nerazzurra.

 

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Pagelle Serie A – Sampdoria, 2: campionato disastroso

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PAGELLE SERIE A – SAMPDORIA, 2: Per la Sampdoria, quella di quest’anno, è stata una stagione complicatissima. I blucerchiati hanno vissuto un’annata caratterizzata soprattutto dalla difficile situazione societaria, con lo spettro del fallimento che aleggiava su Marassi e probabilmente sventato con la cessione solo pochi giorni fa. Situazione extra campo a parte, anche quella vista sul terreno di gioco è stata drammatica, con la retrocessione e l’ultimo posto in classifica. A niente è servita la cura Stankovic, che subentrato a Giampaolo prima del Mondiale, è riuscito a dare dignità al finale di campionato ma non punti.

LA STAGIONE

Quello della Sampdoria è stato campionato semplicemente disastroso. Partendo da agosto, con Giampaolo in panchina, la squadra non è mai riuscita a trovare un’identità. Già dalle prime giornate dove, nonostante il pareggio casalingo con la Juventus, spicca il netto ko per 4-0 con una diretta concorrente come la Salernitana, si erano intraviste le prime fragilità.

Ad ottobre si è cercata la svolta, con l’esonero del tecnico e l’arrivo in panchina di Stankovic. A cambiare, è stato sicuramente lo spirito e, solamente in piccola parte il rendimento. Con il serbo in panchina i blucerchiati hanno provato a lanciare il cuore oltre l’ostacolo e, solamente all’undicesima giornata è la prima vittoria in campionato in casa della Cremonese.

Nemmeno la sosta riservata a Qatar 2022 però è riuscita a riportare serenità. Al rientro, la vittoria esterna con il Sassuolo aveva riportato un entusiasmo poi stroncato da un nuovo filotto di sconfitte, interrotte di tanto in tanto da pareggi come quello a sorpresa contro l’Inter.

Da marzo poi l’ultimo disperato tentativo avviato dal successo sul Verona e poi reso inutile dalla clamorosa sconfitta casalinga contro la Cremonese e dagli ormai inutili pareggi negli scontri decisivi contro Spezia e Lecce. Una situazione che poi ha portato inevitabilmente all’aritmetica retrocessione alla Dacia Arena contro l’Udinese.

ASPETTATIVE E MERCATO

In casa Sampdoria le aspettative, non di certo altissime, erano quelle di una salvezza quantomeno tranquilla. La stagione precedente aveva già fatto accendere il campanello d’allarme, con la salvezza raggiunta matematicamente solo alla penultima giornata. Quest’anno si è riuscito a fare di peggio, grazie anche ad una gestione scellerata anche dal punto di vista del mercato.

Comprensibile, vista li situazione societaria, la scelta di voler far cassa con la cessione di Damsgaard per 15 milioni. Decisamente meno comprensibile invece quella di lasciar partire l’ossatura della squadra composta da gente come Candreva, Thorsby, Ekdal e Yoshida, e quella di non trattenere calciatori di proprietà come Caprari e Bonazzoli che in prestito avevano fatto benissimo.

Decisamente errata la scelta degli acquisti con cui rimpiazzarli, con gli arrivi di Djuricic e Rincon, e quelli in prestito di Pussetto, Villar e Winks. I riscatti poi di Sabiri, ceduto alla Fiorentina e tenuto in prestito fino a fine stagione, e di Caputo, girato inspiegabilmente all’Empoli in cambio di Lammers nel mercato invernale. Inutili poi gli arrivi di Jesè Rodriguez e di un Zanoli comunque valorizzato a gennaio. Scelte sicuramente poi pagate a caro prezzo sul campo.

 

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