Il coronamento di una lunghissima e illustre carriera per Pantaleo Corvino, che ha ricevuto il premio come miglior ds d’Italia. Il direttore sportivo del Lecce ha ritirato il trofeo a Palermo, durante la Palermo Football Conference, e non ha nascosto la sua gioia nel ricevere un tale riconoscimento per una carriera lunga 50 anni nel mondo del calcio. Ecco le parole di Corvino durante la conferenza di Palermo.
QUAL È LA SENZAZIONE NEL RICEVERE QUESTO TROFEO? – “Devo essere sincero, mi sento onorato di ricevere questo premio in una città come Palermo. E’ un premio che voglio condividere con la società, con Trinchera, col mister Baroni e con tutti i tifosi”.
COM’È INIZIATA LA SUA ILLUSTRE CARRIERA COME DS – “Inseguendo un sogno! Fino a 16 anni volevo fare il calciatore, poi la malattia di mio padre mi portò ad abbandonarlo e feci domanda all’aeronautica per portare a casa la pagnotta. Ora sono 50 anni che faccio questo lavoro, iniziando dalla terza categoria, arrivando 4 volte in Champions League. Il mio sogno da dirigente si è materializzato”.
IL “METODO CORVINO” PER IL RUOLO DI DS – “Il compito di un direttore è quello di riuscire a fare il meglio con le risorse che uno ha. Sono partito dalla terza categoria, ho vinto i campionati, ho vinto la Serie B più volte, poi le partite in Serie A e in Champions League. Un dirigente deve fare col meglio che ha a disposizione”.
SU STREFEZZA – “Andare sui mercati alternativi stranieri perché si fa fatica in Italia è il compito di un manager. Ma ci sforziamo anche a prendere calciatori in campionati inferiori italiani, sempre per fare di necessità virtù. Lui o Baschirotto sono l’emblema di una politica a rischio, perché in Serie A non è facile salvarsi. Oggi il Lecce ha 8 punti dalla zona retrocessione, la strada intrapresa è quella giusta che ci può portare fino in fondo, a lottare fino all’ultima giornata”.
SUL SUO LAVORO CON IL LECCE – “Ho ritrovato il Lecce in B, con la Primavera in A2. Oggi è prima in classifica, che non è importante ma ti fa capire che ci sono risorse tecniche importanti. Poi riportato la prima squadra in Serie A. Ognuno segue la sua strada, il suo percorso. Quando arrivi da matricola, dovendo essere un club sostenibile e che deve patrimonializzare con ciò che ha, non è un esercizio facile. Siamo la squadra più giovane d’Italia e la quarta più giovane d’Europa. Abbiamo fatto operazioni su mercati alternativi con un monte ingaggi da 16 milioni lordi. Abbiamo pescato giocatori sconosciuti, credendo nelle loro potenzialità e sperando che potessero diventare qualità. Hjulmand risponde a queste caratteristiche. Oggi è il campitano del Lecce, è partito per la Nazionale danese”.