Focus sul prossimo presidente della FIGC.
UN PIZZICO DI CONTESTO STORICO

Il 13 novembre rappresenta una data infelice per il popolo italiano, è un giorno di lutto nazionale che coinvolge l’intera popolazione nelle sue sfere sociali. Questa data coincide con l’eliminazione degli Azzurri dal Mondiale, evento che non accadeva dal lontano 1958 in cui uno sconsiderato Alfredo Foni esibiva una formazione ultra-offensiva che andava a schiantarsi contro gli irlandesi. Il 2017 della Nazionale italiana, invece, è naufragato nel segno di Gianpiero Ventura, incapace di gestire un gruppo, inadatto a certi livelli e inappropriato per l’incarico assegnato.
In seguito alla disfatta, com’è ben noto, il popolo italiano ha chiamato a gran voce le dimissioni dei piani alti e piani bassi, auspicando per una ‘rivoluzione’ che potesse fornire alla FIGC le basi per ripartire da zero. Alcune poltrone sono saltate, altre no, ma gli incarichi più attenzionati – presidente della FIGC e Commissario Tecnico – sono tuttora vacanti ed attendono ansiosamente nuovi leader. Oggi ci andremo a concentrare sul ruolo di Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio.
NON È SOLO OPTI POBBÀ

Contrariamente a come viene dipinto dai media, Carlo Tavecchio non è celebre solo per le uscite inadeguate e spesso ai limiti del razzismo o dell’omofobia; il suddetto è un uomo all’antica con i propri pregi e difetti che, in un modo o nell’altro, ha comunque tirato la carretta con tutte le proprie forze. La meta non gli ha arriso, ma in caso di fallimento è giusto osservare anche il percorso intrapreso per poter fornire giudizi completi e fondati. Diamo un colpo d’occhio a ciò che ha detto in conferenza stampa:
“Le quattro squadre in Champions, gli investimenti sulla parte amministrativa, la ristrutturazione completa di Coverciano che può far giocare anche l’Under 21 con la Nazionale. Abbiamo introdotto il VAR: nel 2014 per primo in Europa ho scritto a Blatter per la tecnologia in campo. Il primo era Biscardi, il secondo Tavecchio. Chi è andato a Istanbul per organizzare Uefa e Fifa? L’Italia è rappresentata come prima nazione d’Europa che sostiene il calcio europeo. Quattro squadre in Champions sono venute perché Tavecchio ha una giacca blu? Michele Uva è vicepresidente della Uefa perché è bello? Chi ha fatto queste operazioni? Gli gnomi dietro le scrivanie?”.
Il primo punto è assai importante per il movimento nostrano. Avere ogni anno solo tre squadre in UCL – che spesso divengono due, in quanto la terza viene eliminata ai preliminari – è un serio punto a sfavore che compromette in maniera pesante la crescita e il merito di società che portano a termine straordinari risultati in campionato. Ciò è avvenuto con l’appoggio di Agnelli – capo dell’ECA – e Rummenigge, i quali hanno spinto in questa direzione per una Champions League più competitiva, costruita con maggior rigore e meno squadre materasso.

La ristrutturazione di Coverciano è, senza dubbio, un altro punto a favore, così come il VAR. La ‘moviola in campo‘ come veniva denominata prima della sua realizzazione effettiva è un cambiamento epocale per il calcio italiano che, tra l’altro, si è candidato in prima posizione quando si è discusso di sperimentazione, divenendo il primo campionato europeo ad utilizzare il marchingegno.
Ci sono altri aspetti che tuttavia non son stati curati a dovere; ne è un esempio la famosa riforma che porti la Serie A a 18 squadre; Tavecchio aveva parlato più volte di questa possibilità, promuovendola, ma non combinando effettivamente nulla di concreto. Non se n’è fatto nulla nemmeno della proposta di ‘squadre B’ che avrebbero potuto aiutare le big a crescere con maggior convinzione e mezzi i propri talenti della Primavera.

E poi ci sono i piccoli scandali in cui è stato coinvolto, gaffe a sfondo di ogni genere ed inchieste poco chiare. Non è ancora, inoltre, stato deciso a chi assegnare il demerito per l’assegnazione dell’incarico di CT a Ventura: Carlo Tavecchio scarica la colpa su Lippi, il quale a sua volta nega ed accusa l’ex presidente. Un piccolo caso, simbolo del marasma che è il calcio italiano in questo momento.
I CANDIDATI
14 gennaio 2018 – sono ora ufficiali le candidature al ruolo di Presidente della FIGC. I nomi sono quelli di:
- Damiano Tommasi;
- Cosimo Sibilia;
- Gabriele Gravina;
LE PROPOSTE

“Le parole chiave su cui tutti ci siamo trovati d’accordo sono: responsabilità, cultura sportiva, credibilità, competitività e gioco di squadra. L’unica filosofia possibile è ripartire dal calcio, dai fondamentali, dalla passione per il gioco. Non so se avrò la possibilità di parlare, ma se non sarà così di sicuro ci sarà tempo di farlo nelle prossime settimane. Non so se la Lega prenderà delle decisioni, ma ha il diritto di esprimere il suo parere. Non so se ci riuscirà e come. Noi andiamo avanti e cercheremo di portare delle proposte e delle soluzioni per una Federazioni che in questo momento storico ha bisogno di decisioni diverse da quelle che sono state fatte”.
Queste le parole di Damiano Tommasi, il quale, per chi non lo conoscesse, è una vecchia gloria del calcio italiano; il 43enne candidato alla poltrona ha infatti militato per decine di anni nel campionato di Serie A, vestendo le maglie di Hellas e Roma tra le altre. Dal 9 maggio 2011 Damiano Tommasi è al timone dell’Associazione Italiana Calciatori ed è visto come un possibile volto nuovo da cui ripartire; la sua esperienza sul campo, la sua freschezza e la sua giovine età potrebbero portare ad un effettivo svecchiamento del sistema, spesso tacciato di essere obsoleto e poco al passo coi tempi. Nelle prossime settimane, comunque, si saprà di più per ciò che concerne le idee dell’ex-Roma.

Gravina, invece, stando alle parole di Abete, è uno dei principali candidati alla poltrona grazie al suo convincente modo di lavorare; il 64enne è un imprenditore e dirigente sportivo, presidente della Lega Italiana Calcio Professionistico. Alle spalle ha grande esperienza, essendo nel mondo del calcio dagli anni ’80 ed avendo ricoperto importanti cariche anche nella UEFA.
“Sono stato l’unico rappresentante a sottolineare l’importanza di una piattaforma programmatica, che ho inviato a tutte le componenti: alcune hanno già mandato le loro osservazioni. Domani, all’assemblea della Lega Pro spero di poter convincere i colleghi a indicarmi alla presidenza federale. La Lega Pro non può essere assente dalla competizione elettorale nel momento in cui ci sono altre ipotesi così differenti tra loro. Lo scenario attuale fa venire la pelle d’oca e nessuno l’avrebbe auspicato alla vigilia, ma vedo anche aspetti positivi. Innanzitutto, ha permesso alle diverse componenti di affrontare, in questi 40 giorni, argomenti di politica sportiva, cosa che non avevamo mai fatto negli anni precedenti. Da lunedì, poi, inizieremo un nuovo confronto, sperando che ci siano delle affinità. Per questo, non escludo accordi con Sibilia e con Tommasi. Voglio confrontarmi con loro e vedere se troviamo un ampio consenso, raggiungendo una strada meno tortuosa per arrivare al processo di riforma del calcio italiano. ».
Gravina, poi, utilizza parole forti per rafforzare la propria candidatura.
“Ho già preparato una piattaforma programmatica di 50-60 pagine, una rivoluzione culturale vera e non solo annunciata come troppe volte è successo. Un secondo Rinascimento o, meglio ancora, un nuovo Umanesimo. Un passo indietro se ci fosse un candidato unico? In questo momento non penso di poter delegare per risolvere i problemi. Dico solo che chiunque guiderà la Federcalcio deve ascoltare la mia Lega e pensare ai presidenti trascinati verso il dissesto economico”.

Cosimo Sibilia – da non confondere con Carlo Sibilia – è il presidente della Lega Nazionale Dilettanti dalla quale, secondo Abete, il suddetto potrebbe attingere voti per la propria presidenza. Essendo il figlio d’uno storico presidente di club, Sibilia è sempre stato a contatto col mondo del pallone sin da piccino, giungendo a picchi importanti; è stato dirigente sportivo, membro e presidente del CONI della propria regione e Vicepresidente Vicario della FIGC.
Il 29 gennaio ci sarà l’assemblea della Federazione. Sono felice per la designazione che è stata spontanea ed unanime: competerò con altri 2 autorevoli candidati. Spero che prima del giorno delle elezioni ci saranno ulteriori confronti e l’auspicio è arrivare ad un unico candidato. Dobbiamo riportare la maglia azzurra ad essere protagonista in campo internazionale e quindi far sì che l’Italia torni ad essere un punto di riferimento mondiale. Dobbiamo discutere del settore giovanile, delle tante, troppe squadre professionistiche per cui il sistema va corretto in modo forte ed incisivo. Ho presentato un programma che comprende anche questi aspetti e per poterlo portare avanti ho bisogno del consenso. Ho in mente anche di inserire un campione, ancora in attività, nella dirigenza. In assemblea della Lega dilettanti ho detto con chiarezza che distinguerò il lato tecnico da quello politico perché nella vita non faccio il tuttologo. Abbiamo la necessità di raggiungere un obiettivo, ma per farlo, abbiamo bisogno della valutazione elettorale. Sono stati messi da parte anche dei soldi per prendere grande ct, ma non faccio nomi nemmeno sotto tortura.
Le proposte sono numerose e, da quel che si può evincere dai discorsi dei candidati, non è da escludere che nelle prossime settimane si possa decidere di convergere in una sola direzione, col consenso di tutte le parti prese in causa. Difficile preventivare come andrà e quali cambiamenti saranno realizzati, ma l’idea che accomuna i candidati sembra essere la medesima. Rifondare, ripartire, ricostruire con le idee, tenendo conto del peso specifico e del blasone che l’Italia rappresenta per il mondo calcistico. Staremo a vedere se prevarrà l’egoismo e la corsa per la carica presidenziale diverrà un free for all o se, in alternativa, l’amore per la propria nazione sarà in grado di superare barriere che per troppo tempo hanno dato un’immagine negativa.