Richmond Boakye: Genoa, Sassuolo, Elche, Atalanta, Roda, Latina e la Juventus che al tempo aveva deciso di spendere 4 milioni di euro per acquistarlo in comproprietà. Boakye mercoledì ha deciso il derby di Belgrado tra Partizan e Stella Rossa, permettendo ai bianco-rossi di mantenere il primo posto in classifica con 9 punti di vantaggio. Un gol importante, arrivato a 6′ dalla fine, ma che è stato dimenticato in fretta per quello che è successo sugli spalti e per quelle che sono state le conseguenze di una sfida e di un derby da sempre pericoloso in termini di ordine pubblico.
QUESTIONE DI STORIE
Il cosiddetto “Derby eterno” racchiude al proprio interno un numero indefinito di storie. Racconti di una rivalità che dura da più di 70 anni, ovvero da quando, nel 1945, furono fondate Partizan e Stella Rossa. Da una parte i “Grobari” (i becchini), ovvero i tifosi del Partizan, mentre dall’altra i “Delije” (gli eroi), ovvero i tifosi della Stella Rossa, che però sono anche soprannominati zingari, per via delle loro origini rom. Una rivalità quindi che si fonda anche, e soprattutto, sul ricordo di un passato violento, che non è ancora stato metabolizzato del tutto, e che continua a ripresentarsi. La guerra civile, il sogno della “Grande Serbia” di Milosevic, il duraturo conflitto con il popolo croato: la Serbia non sembra aver ancora dimenticato quella che è stata la dissoluzione della Jugoslavia e la conseguente guerra dei Balcani.

Una seconda storia da raccontare riguarda la tifoseria del Partizan, che è composta al suo interno da tantissime frange, tantissime organizzazioni e molteplici gruppi. Tutti condividono l’amore per la stessa squadra, anche se in realtà il tifo organizzato serbo è visto come un vero business, come una questione di rispetto e di ruoli da rispettare. Per questo motivo all’interno della tifoseria del Partizan sono sempre esistiti disguidi, alcune volte tali per cui si decideva di dividere le stesse fazioni da un cordone di sicurezza, come se fossero tifosi di squadre rivali.
COS’È SUCCESSO?
Come detto quindi, mercoledì si è giocato il derby eterno con il solito clima battagliero regalatoci dal Marakana di Belgrado. Nel corso del primo tempo però, ci si è accorti che qualcosa stava andando storto, che qualcosa stava succedendo. Nella curva dei tifosi del Partizan infatti è scoppiato un forte e violento scontro, che ha causato poi 19 feriti di cui uno particolarmente grave. Le immagini hanno documentato in maniera ineludibile la violenza con la quale è avvenuta la rissa, e le immagini di ragazzi feriti a sangue come una scena di guerra hanno subito fatto il giro del mondo. Ma cosa è accaduto veramente?


La prima ipotesi che è stata fatta raccontava di un imboscata da parte dei tifosi dello Stella Rossa all’interno della curva del Partizan. Un gesto di sfida, arroganza e coraggio, che avrebbe provocato l’ira dei tifosi di casa che si sarebbero vendicati immediatamente. I tifosi dello Stella Rossa si fanno chiamare sì eroi (Delije), ma pensare che pochi uomini possano decidere di infiltrarsi in un settore colmo di tifosi avversari in una partita del genere, è abbastanza inverosimile. Difatti qualche ora dopo è emersa una seconda versione dei fatti, indubbiamente più credibile.
La seconda versione parlava di un possibile scontro tra due fazioni interne dei tifosi del Partizan, più precisamente tra Alkatraz e Young Boys. Emerge in questo caso il continuo conflitto tra le frange di tifosi serbi: Alkatraz infatti è un sottogruppo dei Grobari, la celebre fazione storica dei tifosi del Partizan, Young Boys invece è un sottogruppo della nuova fazione dei Zabranjeni, i quali si stanno ritagliando uno spazio sempre più importante all’interno del del tifo organizzato serbo. Questi due gruppi quindi si sarebbero scontrati per questioni interne, relative a spazi, importanza ed eventuali business collegati al mondo ultras. Non un’infiltrazione da parte dei tifosi avversari quindi.
Poche ore fa è emersa una terza notizia, la quale ha aggiunto un particolare interessante, che arricchirebbe la questione di dinamiche extracalcistiche. Tra gli arrestati infatti compaiono sei croati, tre dei quali sembrerebbero aver ricevuto circa 10 mila euro per creare disordini e scontri durante il derby. Ciò che colpisce è che a pagarli sarebbe stato un rappresentante della criminalità organizzata di Belgrado. La notizia riportata da Blic, un quotidiano belgradese, mischia ancora una volta le carte in tavola, facendo prendere una piega ulteriore alla storia. Non sarebbe quindi solamente una questione di calcio, ma anche di affari, soldi e criminalità.
La verità emergerà più avanti probabilmente, ma il quadro che va formandosi lascia più di un dubbio su ciò che è avvenuto al Marakana. Mercoledì è successo qualcosa che va oltre il calcio, che evidenzia la difficoltà di un Paese che non è ancora riuscito a mettersi alle spalle un passato violento.