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Nella casa del Fulham: un pomeriggio a Craven Cottage

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Nella casa del Fulham: un pomeriggio a Craven Cottage

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Play every minute”. Gioca ogni minuto, non mollare mai. Un mantra dipinto a chiare lettere nel massimo luogo di sacralità in cui una squadra di calcio si può trattenere: lo spogliatoio. Tre semplici parole che raccontano identità e tradizione di quello che ancora oggi è il più antico club di Londra a giocare in Football League (organizzazione che riunisce Championship, League One e League Two, ovvero i tre campionati professionistici inglesi al di sotto della Premier League, ndr): il Fulham Football Club.

Fondato nel 1879 con il nome di Fulham St Andrew’s Church Sunday School F.C., la società ora di proprietà del miliardario statunitense (di origine pakistana) Shahid Khan è conosciuta ovunque per la sua “casa” leggendaria, considerata da sempre uno degli stadi più iconici del calcio mondiale: Craven Cottage. Mecca degli appassionati, immancabile meta di pellegrinaggio nella vita di ogni calciofilo. Motivi per cui Numero Diez ha deciso di porlo al centro di questo racconto, portandovi al suo interno. Lì, dove leggende come Johnny Haynes, Bobby Moore, George Best e pure Pelé, hanno messo in fila almeno una volta i propri passi. Nella sponda ovest della capitale inglese, sulle rive del Tamigi, al centro di Stevenage Road.

Statua Johnny Haynes.
(Fonte: foto scattata da Marco Garghentino)

TERRENO DI CACCIA

Ma facciamo un passo indietro. Affinché i puntini che andremo a mettere in fila possano formare un armonico dipinto, è necessario procedere con ordine. Passo dopo passo, lasciandosi catturare da un luogo che come pochi altri al mondo è capace di richiamare alla contemplazione. Pietrificati come dopo aver incrociato lo sguardo delle Gorgoni: così ci si sente dinanzi alle lignee porte contornate da rossi mattoni. Incalcolabili occhi a costruzione di un volto gemello all’Ibrox di Glasgow, città scozzese che ha dato i natali a chi quel viso 115 anni fa lo ha prima immaginato e poi disegnato: Mr. Archibald Keir Leitch. Architetto scozzese, celebre per aver dato forma alla maggior parte degli stadi britannici più famosi nel mondo, Leitch è però soltanto il secondo nome che può essere nominato in ordine cronologico ripercorrendo la vita di Craven Cottage. Il primo resta infatti quello di William Craven, sesto barone dell’omonima casata. Fu lui che nel 1780 diede l’ordine di costruire il cottage originale nell’area in cui oggi i giocatori del Fulham sono soliti dare la loro prima carezza al pallone: nel cerchio di centrocampo.

“Tutta questa area, prima che le case venissero costruite, era utilizzata come terreno di caccia dai Reali. Questo è il motivo per cui questo campo ha una grande storia – ci ha raccontato Paul, guida ufficiale di Craven Cottage che ogni giorno cerca di tramandare la storia di questo magnifico impianto a chi decide di fargli visita – Il Cottage originale era posto dove ora si trova il centro del campo e lì rimase fino all’incendio che lo rase al suolo nel 1888”.

DAL RABBIT HUTCH ALLA JOHNNY HAYNES STAND

Nei suoi primi anni di vita il Fulham, fondato da alcuni fedeli della Chiesa d’Inghilterra posta a Star Road, cambiò molti campi da gioco, utilizzando addirittura il The Eight Bells di Fulham High Street tra il 1886 e il 1888 come spogliatoio per i propri giocatori. Un fatto davvero curioso dal momento che oggi questo pub è diventato il luogo di ritrovo dei tifosi della squadra in trasferta.

Porta di ingresso alla tribuna Johnny Haynes.
(Fonte: foto scattata da Marco Garghentino)

“Chi gestiva il Fulham all’epoca iniziò a pensare che questi terreni fossero il luogo perfetto nel quale costruire una casa permanente per il club, nel 1894. Viste le attività di caccia che si erano sempre tenute però, i campi erano così trascurati che ci vollero due anni per ripulirli e renderli utilizzabili per la costruzione di un impianto. La prima partita ufficiale a Craven Cottage può infatti essere riconosciuta in quella che il 10 ottobre 1896 vide il Fulham confrontarsi con il Minerva. La prima tribuna era formata da quattro strutture in legno che potevano accogliere 250 persone l’una. Sembrava una sorta di recinto per conigli e per questo venne ribattezzata come ‘rabbit hutch’”.

Dato che con il tempo i ‘conigli’ iniziarono a diventare troppi in relazione alla capienza della tribuna, il club decise di affidare al già citato Archibald Keir Leitch la costruzione di una struttura più idonea a ospitare una partita di calcio, senza correre il rischio che qualcuno si potesse ferire. Nacque così nel 1904 Craven Cottage, costruito in quattro mesi e costato 15 mila pound. Un capolavoro che comprendeva la tuttora esistente Stevenage Road Stand (ora conosciuta con il nome di Johnny Haynes Stand, in onore dello storico capitano dei Whites che vestì solamente la maglia del Fulham per tutta la sua carriera, ndr) e il cottage dal quale è possibile ammirare una delle viste più iconiche al mondo. Parole di Paul e che ci sentiamo di confermare pienamente.

Storici seggiolini in legno nella tribuna Johnny Haynes.
(Fonte: foto scattata da Marco Garghentino)

A tutti gli effetti un edificio storico, né la facciata né il cottage possono essere modificati. Tutto deve restare invariato nell’aspetto esterno, motivo per cui il club ogni volta che vuole porre anche solo della segnaletica rimovibile sulla facciata dello stadio è obbligato a chiedere un permesso al Local Council. Per questo le porte d’ingresso dello stadio (basse e strette se paragonate ai moderni tornelli presenti in diversi impianti, ndr) sono sempre le stesse, così come il 1880 scolpito tra i mattoni della Johnny Haynes Stand. Un numero che dovrebbe rappresentare la data di fondazione del club. Ehi, un attimo. Ma non era il 1879? Esatto. Come i più attenti avranno notato c’è infatti un errore.

“Si crede che a sbagliare fu proprio chi stava scolpendo il numero, forse un tifoso del Chelsea – racconta Paul ridendo – Un errore che non può essere però modificato dato che la facciata non si può toccare.”

Ad essere ancora presente oggi a Craven Cottage è inoltre la tradizione che vede un dipendente del club tenere il conto degli spettatori che varcano i cancelli d’ingresso premendo con un piede un pulsante collegato a un contatore. Il fascino della storia.

TRADIZIONE E MODERNITÀ

Tribuna stampa Craven Cottage.
(Fonte: foto scattata da Marco Garghentino)

Visitare la “casa” del Fulham nel 2020 non significa però solamente immergersi nel passato. Questo è infatti l’anno che più di tutti gli altri proietterà il club verso il futuro. È l’anno in cui il volto di Craven Cottage cambierà per sempre, unendo una volta per tutte tradizione e modernità. Se infatti la Johnny Haynes Stand non può essere modificata, a essere stata abbattuta lo scorso novembre è la Riverside Stand, affacciata da sempre sul Tamigi. Al suo posto sorgerà ora una nuova tribuna piena di bar, negozi e aree in cui tifosi e famiglie potranno vivere il mondo Fulham tutti i giorni, portando così nuove entrate nelle casse del club. Quello che accade da anni negli stadi più famosi del mondo e che dal luglio del 2021 sarà possibile trovare dunque anche qui. Un progetto voluto con forza dal presidente Shahid Khan, convinto che ciò potrà aiutare uno dei club più storici al mondo ad accrescere il proprio valore economico, potendo così diventare sempre più competitivo anche sotto il profilo sportivo. La nuova tribuna è stata inoltre progettata per permettere ai passanti di percorrere il lungofiume senza essere costretti a deviare il proprio tragitto per superare Craven Cottage, come è sempre avvenuto fino ad ora.

 L’ESSENZA DI CRAVEN COTTAGE

Lato dello storico cottage.
(Fonte: foto scattata da Marco Garghentino)

Tradizione e modernità dunque, come in un film di Robert Zemeckis. La Johnny Haynes Stand da una parte, con i suoi seggiolini in legno massiccio e la sua spartana e per questo molto affascinante tribuna stampa. La nuova Riverside Stand dall’altra, con i suoi pubs e i coffee shops. Ad unirli un terreno verde, undici uomini intenti a rincorrere un pallone e il leggendario cottage. L’essenza di casa Fulham. È in queste quattro mura che è infatti possibile trovare la summa del mondo Cottagers. Al piano terra, dove il terreno bacia le fondamenta, si trovano gli spogliatoi che ospitano squadra di casa, ospiti (una volta riservato al Fulham ma poi passato agli avversari per questione di spazi imposti dalla Federazione, ndr) e direttori di gara. Stanze immodificabili nella loro struttura (per questo lo scambio di spogliatoi è stato necessario, ndr), vere e proprie sale di preghiera. Ridotte nelle dimensioni e adornate da equipaggiamenti standard. Chi si ritrova a essere loro ospite non può che sentirsi che come un fedele in contemplazione.

Panoramica dello spogliatoio del Fulham.
(Fonte: foto scattata da Marco Garghentino)

L’esatto opposto di quanto è possibile ammirare al piano superiore, lussuoso rifugio di presidente, famiglia e amici. Per entrare al suo interno è infatti necessario un invito, riservato solitamente a pochi eletti. Una stanza da oltre un milione di sterline, tanto Shahid Khan ha speso per cucina, mobili e arredi. Il luogo più esclusivo di tutto Craven Cottage e nel quale è possibile perdere lo sguardo tra fotografie e memorabilia dei giocatori più importanti che abbiano mai avuto l’onore di affondare i propri tacchetti in questo terreno di caccia. Da Pelé a Bobby Moore, da George Best all’onnipresente Johnny Haynes. Il tutto a pochi passi dalla porta che una volta spalancata dà accesso alla quarantina di seggiolini (ancora in legno originale!) che permettono di ammirare il campo come in nessun altro luogo è possibile fare (anch’essi riservati a chi possiede un invito, non è infatti possibile acquistare biglietti per questi posti, ndr). Lì, a pochi metri da quella che una volta era la stanza dello Snooker, sport da sempre tra i più celebri in terra d’Albione. Ai suoi piedi il piccolo tunnel che accompagna l’ingresso in campo dei giocatori, anticipato ritualmente dal suono di una campanella, il cui pulsante si trova all’interno dello spogliatoio più vicino, quello dell’arbitro.

Esterno e interno dello storico cottage.
(Fonte: foto scattata da Marco Garghentino)

TROFEI, THE FLAG, PINTA E… PIE

Come in ogni stadio che si rispetti, anche Craven Cottage ospita l’area trofei. Una piccola teca posta nello stomaco della tribuna principale (la Johnny Haynes Stand, ndr) e che al suo interno accoglie le coppe più importanti mai alzate dal club.

Bacheca dei trofei del Fulham a Craven Cottage.
(Fonte: foto scattata da Marco Garghentino)

“Una delle stanze più particolari di questo impianto è però il The Flag, il nostro pub”.

Ci racconta Paul, aprendoci le porte di quello che è letteralmente il piccolo stadio in cui i tifosi si ritrovano quando la squadra gioca in trasferta. Un pub completamente in legno, formato da pochi banconi e sgabelli e le cui pareti sono dipinte da quadri che ripercorrono la storia del Fulham. Dieci pound per un posto, una pinta e una pie. Rigorosamente la Cottage Pie! Questo il prezzo che il club chiede a chi vuole acquistare uno speciale biglietto che da diritto ad assistere alle partite in trasferta dei Whites dagli schermi del pub. Il The Flag, così chiamato a ricordo della tradizione che vedeva il Fulham collocare le diverse bandiere delle squadre di League One (lega in cui il club militava all’epoca di questa pratica, ndr) a corona della Riverside Stand, modificando di volta in volta il loro ordine da sinistra a destra in base all’andamento della classifica.

The Flag pub all’interno di Craven Cottage
(Fonte: foto scattata da Marco Garghentino)

Un luogo come nessun altro al mondo, nel cuore di uno stadio come nessun altro al mondo. E allora “Excuse me… una pinta ghiacciata e una Cottage Pie, please”. Il nostro pomeriggio di un giorno a Craven Cottage lo vogliamo finire così.

(Fonte immagine in evidenza: storica facciata di Craven Cottage in Stevenage Road. Scattata da Marco Garghentino)

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Xabi Alonso sempre più vicino alla permanenza al Leverkusen: niente Bayern Monaco e Liverpool

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xabi alonso

XABI ALONSO – In Germania c’è una squadra che sta per spezzare l’egemonia degli ultimi anni del Bayern Monaco. Si tratta del Bayer Leverkusen dell’ex bavarese Xabi Alonso, che si trova al primo posto in classifica a +10 proprio dal Bayern secondo. Quando mancano soltanto otto giornate al termine del campionato, la Bundesliga sembra ormai nelle mani dei rossoneri.

Il Bayern Monaco, che in estate si separerà da Thomas Tuchel, è alla ricerca di un allenatore per la prossima stagione, e tra i nomi che circolano uno dei più insistenti è proprio quello di Xabi Alonso, che però è legato fino al 2026 con il Leverkusen, che non sembra avere alcuna intenzione di liberarlo in direzione Monaco di Baveria.

LE PAROLE DI HOENESS SU XABI ALONSO

Intervenuto ai microfoni di Das Erste, il presidente onorario del Bayern Monaco Uli Hoeness è intervenuto proprio sull’argomento, mostrandosi molto pessimista sul possibile approdo in panchina del tecnico spagnolo nella prossima stagione. Di seguito, le sue dichiarazioni: “La vedo molto dura prendere Xabi Alonso, per non dire impossibile. Credo resti al Leverkusen“.

ANCHE IL LIVERPOOL VA OLTRE E PENSA AD AMORIM

Oltre al Bayern Monaco, anche il Liverpool – che in estate saluterà Jurgen Klopp – è una delle squadre più interessate a Xabi Alonso. A questo punto però, viste anche le dichiarazioni di Hoeness, i due club dovranno con ogni probabilità virare su altri profili. Per la panchina degli inglesi, in questo momento, il nome più caldo sembrerebbe essere quello dell’attuale tecnico dello Sporting Lisbona Ruben Amorim.

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Chi è Cavan Sullivan, la stellina del calcio USA già nell’orbita del Manchester City

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CHI È CAVAN SULLIVAN – Pensate, a malapena 14 anni, ritrovarvi già sui media calcistici, oltre ad essere in orbita Manchester City, club che al momento domina i riflettori europei. Questo è il mondo di Cavan Sullivan, talento classe 2009 dei Philadelphia Union, che ha esordito con tanto di assist in MLS Next pro. Ormai nel calcio la ricerca del talento parte da età sempre più basse, soprattutto nei campionati esteri, dove i giovani talenti che impressionano gli scout vengono convinti a firmare, o corteggiati, già giovanissimi. Un esempio può essere l’acquisto di Paez da parte del Chelsea, nella scorsa stagione. Ora è invece il turno di Sullivan, trequartista di pura classe che ha addosso gli occhi della migliore squadra del miglior campionato al mondo: la Premier League. 

DAGLI USA ALL’INGHILTERRA

Proprio con la costante scoperta e crescita di talenti sempre più giovani, non è facile impressionare. Eppure, nessuno può evitare di guardare un quattordicenne che, all’esordio coi grandi, si iscrive addirittura al tabellino degli assistman. Parliamo comunque di un giocatore che fa parte della Philadelphia Union Academy da quando ha a malapena 11 anni. Alto 1,58 e in possesso di doppia nazionalità (Americano e tedesco), Sullivan ha fatto parlare di sè con un’etichetta pesantissima. La definizione di ‘nuovo Messi‘ è ovviamente prematura, eppure il talento è cristallino ed innegabile.

Del resto, il Manchester City sembra avere già accordo con società e giocatore, mancano soltanto le firme di rito. Le regole sui trasferimenti e sul lavoro minorile non permetteranno comunque al ragazzo di raggiungere i Citiziens prima dei 18 anni. Per propiziarne il percorso di crescita, la decisione comune tra le società è di tenerlo in patria, dove arriverà ad esordire in MLS. Dopodichè potrà partire per l’Europa. Sicuramente il nome di Cavan Sullivan è destinato a catturare sempre di più l’attenzione nel corso degli anni, anche perchè prima di raggiungere il nostro calcio bisognerà attendere ancora qualche anno.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Parlando di un giocatore molto giovane, è difficile darne un quadro generale completo. Nonostante ciò si può tranquillamente asserire che stiamo per vedere un talento innato dal punto di vista tecnico. L’obiettivo sarà quello di sgrezzarsi nei prossimi anni a livello tattico, affrontando gradualmente un calcio più fisico. Il piede è il mancino, proprio come quel fenomeno generazionale che ha portato ad un altro livell0 il numero 10, che ora milita proprio in MLS all’Inter Miami: Lionel Messi. Sullivan dà la sensazione di poter essere un giocatore abile nello stretto e palla al piede, veloce e tecnicamente impeccabile. Ma solo il tempo potrà dirci dove può arrivare questo ragazzo.

Fonte immagine in evidenza: profilo IG Cavan Sullivan

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Bundesliga

Infortunio al ginocchio per Bensebaini in Nazionale: il Dortmund lo perde fino a fine stagione

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Ramy Bensebaini, giocatore del Borussia Dortmund e Randal Kolo Muani, giocatore del PSG, Champions League

Il Borussia Dortmund sarà impegnato in un finale di stagione di fuoco. In Bundesliga si trova attualmente al quarto posto della classifica, ma con la qualificazione in Champions League ancora in bilico. Per quanto riguarda invece la Champions, i gialloneri sfideranno l’Atletico Madrid per guadagnarsi un posto in semifinale, traguardo che manca dalla stagione 2012/13 (in quel caso fu finale contro il Bayern Monaco). Il Borussia Dortmund ha però perso un giocatore fondamentale per lo scacchiere di Terzic: Ramy Bensebaini resterà infatti fuori fino al termine della stagione, saltando tutti gli impegni nazionali e internazionali.

IL RENDIMENTO DI BENSEBAINI IN QUESTA STAGIONE

Il terzino sinistro algerino Bensebaini ha giocato 17 partite in Bundesliga in questa stagione, di cui 11 dal primo minuto. Una stagione non esattamente da ricordare quella dell’ex laterale del Borussia Mönchengladbach, visto che adesso dovrà rimanere ai box a lungo. Come riportato da TMW, Bensebaini ha riportato un infortunio al legamento collaterale mediale del ginocchio e ha finito in anticipo la stagione, anche se è riuscito a evitare l’operazione. L’infortunio è arrivato nella sfida amichevole giocata tra la sua Algeria e la Bolivia. Ennesimo infortunio dunque causato dalla sosta per le Nazionali, che ha creato problemi in tutto il mondo, non solo in Italia.

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Calcio Internazionale

Chi è Mateo Joseph, il talentino del Leeds decisivo con la Spagna U21

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Madueke, gioocatore del Chelsea, e Mateo Joseph, giocatore del Leeds United, Premier League

CHI È MATEO JOSEPH – Non è una rarità ormai assistere a casi come quello di Jamal Musiala, che dopo aver effettuato la trafila delle nazionali giovanili dell’Inghilterra (ossia il luogo dov’è cresciuto), ha deciso di intraprendere la propria carriera internazionale vestendo la maglia della Germania, sua terra natale. Seppur in misura minore, è ciò che è successo anche a Mateo Joseph Fernández-Regatillo, ventenne attaccante del Leeds United.

TRA SPAGNA E INGHILTERRA

Nato a Santander nell’ottobre del 2003, Mateo Joseph è dunque di nazionalità spagnola, ma il cognome del padre ne tradisce le origini inglesi, che sarebbero inevitabilmente tornate a bussare alle sue porte qualche anno più tardi. Dopo essersi formato nelle giovanili del Racing Santander prima, e dell’Espanyol poi, ecco il richiamo della foresta: a portarlo oltremanica è stato infatti il Leeds United nel gennaio 2022.

Nei successivi due anni, Joseph avrebbe proseguito il proprio stage nell’Under 21 dei Peacocks, mettendosi in mostra come attaccante un po’ atipico; i suoi 180 centimetri forse non sono tantissimi per essere un centravanti, tant’è che predilige soprattutto calpestare le zolle del mezzo spazio di sinistra per poi venire a giocare in posizioni più centrali. La convocazione dell’Inghilterra U20 non tarda ad arrivare, e il giovane puntero riesce anche a ritagliarsi un piccolo spazio durante lo scorso Mondiale della sopracitata categoria. Il ct Ian Foster lo impiega però come esterno sinistro nel proprio tridente, e l’avventura dei Tre Leoni si interrompe precocemente agli ottavi di finale contro l’Italia di Casadei.

IL DEBUTTO CON LE FURIE ROSSE

I tempi intanto sono ormai maturi per il debutto in prima squadra, seppur sul palcoscenico minore della Championship; Joseph però, in un Leeds che stradomina il campionato insieme al Leicester, non riesce ad accumulare abbastanza minuti, restando dunque a secco di gol. Per sbloccarsi sceglie dunque un’occasione speciale: gli ottavi di finale di FA Cup in casa del Chelsea, in cui mette a segno una doppietta che non basta per avere la meglio sui Blues, salvati da un gol allo scadere di Gallagher.

Sono a tutti gli effetti le sue due prime reti da professionista, ed è forse grazie alla notte di Stamford Bridge che la Spagna U21 lo ha convocato nell’ultima pausa per le nazionali; Joseph ha dunque deciso di accettare la chiamata delle Furie Rosse, che annovera ragazzi del calibro di Fermin Lopez Pablo Barrios, debuttando da subentrato nell’amichevole persa contro la Slovacchia. Poco male, perchè nel match successivo contro il Belgio, valido per le qualificazioni al prossimo Europeo U21, ha firmato il gol vittoria all’88’, dopo essere sceso in campo appena 5 minuti prima. Come inizio poteva andare decisamente peggio…

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